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L A METAFORA AUTOBIOGRAFICA

2.2.1 ‘D ARE FORMA ’

2.3 U SI AGOSTINIANI : IL GOVERNO DELL ’ INDIVIDUO

2.3.4 L A METAFORA AUTOBIOGRAFICA

Per completare questa rassegna sull’uso di guberno e derivati in riferimento al governo di Dio sull’individuo ricordiamo due passi delle Confessiones in cui il verbo è usato con valore metaforico e autobiografico, benché non in presenza immediata di una delle parole-chiave:

conf. 4,23: et errabam typho et circumferebar omni uento et nimis occulte gubernabar abs te.

122 Ibid. 1215,1ss.

123 Cf. Rufin. Clement. 1,32,3: ex ratione et ordine stellarum agnoscere potuit conditorem eiusque

prouidentia intellexit cuncta moderari; Petr. Chrisol. serm. 62.

124 Pacioni 1994a, 146s., in partic. n. 48.

125 Th.l.L. VIII 1214,11ss., s.u. moderor; cf. Cic. leg. 2,15: dominos esse omnium rerum ac moderatores

deos, eaque, quae gerantur, eorum geri iudicio ac numine… et, qualis quisque sit, quid agat, quid in se admittat, qua mente, qua pietate colat religiones, intueri piorumque et impiorum habere rationem.

126 In Rufino sembra ricorrente l’intreccio fra i lessemi membri della famiglia lessicale di moderor e il lessico della provvidenza e della giustizia: v. e.g. Rufin. Orig. Princ. 2,9,8: quae omnia ... uirtute

sapientiae suae prouidens atque dinoscens moderamine iudicii sui, aequissima retributione uniuersa disposuit (qui si tratta però del concetto retributivo e non distributivo di giustizia); 3,1,17: prouidentiam dei iuste omnia moderantem et aequissimis dispensationibus pro singulorum meritis; 3,2,3; Apol 2,12: iustitiam esse dei prouidentiam, quae moderatur uniuersa; Clement. 1,33,1: iudicium futurum, bonorum remunerationem, malorum poenas, iusto cuncta moderanda iudicio declarauit.

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conf. 6,8: cogitabam haec et aderas mihi, suspirabam et audiebas me, fluctuabam et gubernabas me, ibam per uiam saeculi latam nec deserebas.

Si è visto che sin dall’antichità le metafore del mare e della navigazione esprimono l’azione divina sull’universo e che con Seneca esse assumono anche significato esistenziale (v. supra, 99). Nei due passi agostiniani, queste ultime hanno funzione autobiografica e presentano molti degli elementi già visti in altri contesti127, come ad esempio il contrasto tra sfera umana e sfera divina (cf. l’antitesi asimmetrica in conf. 4,23: errabam ... circumferebar vs. gubernabar; bimembre in conf. 6,8: fluctuabam vs.

gubernabas), tra la condizione di instabilità psicologica di A.128, malato di superbia nel

quarto libro (errabam typho)129 e ancora incerto nel muovere i primi passi verso la fede nel sesto130, e l’azione esercitata da Dio sull’io agostiniano che la subisce (cf. la diatesi passiva gubernabar), completamente ignaro (nimis occulte) del significato ultimo degli eventi che egli si trova a vivere.

In entrambi i passi, guberno esprime l’idea del moto coerente e finalizzato (alla conversione), impresso da Dio alla vita di A. I primi membri dell’antitesi esprimono invece l’idea di un movimento opposto a quello appena descritto: erro, circumferor e

fluctuo evocano un moto oscillatorio e disordinato, privo di direzione131. Circumfero, al

passivo, è sinonimo di fluctuo; con questo valore è usato prevalentemente in immagini di derivazione biblica132, come sembra confermare l’attestazione paolina del nesso

circumferri omni uento (Eph 4,14)133.

127 In A., l’immagine del mare simboleggia, in generale, il saeculum. L’espressione in profundum (maris) esprime la condizione di assoluta disperazione dei peccatori: v. Lomiento 2009, 178, n. 97 (ibid. 157); Rondet 1954, II 691ss.

128 La metafora dei fluctus con accezione psicologica è attestata a partire da Lucrezio. Nel De rerum

natura essa è riferita, nello specifico, all’ira (3,298; 6,74) e alla condizione di angoscia del genere umano

prima dell’avvento di Epicuro (6,33s.) (v. Konstan 2007). Una distinzione analoga è in Virgilio: nell’Eneide, l’immagine illustra sia l’effetto dell’ira sull’animo umano (Aen. 4,531; 12,527; 829) sia, più in generale, l’incertezza psicologica (8,19ss.; 12,486s.); il tema dell’oscillazione interiore si approfondisce nella riflessione di Seneca (tranq. anim. 2,10; 10,6; breu. uit. 2,3; 18,1; epist. 4,5; 52,1; 95,57; 111,4; 120,20). Sul tema dei “flutti interiori”, v. anche Ov. trist. 1,11,9 s.; Manil. 5,221; Apul.

Socr. 12; met. 5,21; 23; 7,4; 11,29.

129 Courcelle 1984, 329ss.; O’Donnell 1992, 421; Pizzolato 1992-1997, II 183.

130 Conf. 6,5,8: sed id credebam aliquando robustius, aliquando exilius… Il VI libro delle Confessiones è il libro dei 30 anni di A. e rappresenta il culmine della sua crisi intellettuale ed etica. La terminologia marina sottolinea la profondità della crisi, nella quale la fluctuatio si rivela essere una fase intermedia necessaria nel passaggio dalla malattia alla salute: v.Pizzolato 1968, 93.

131 Per la medesima antitesi, fra moto caotico e moto ordinato, v. supra, 112.

132 Th.l.L. III 1142,83ss., s.u. circumfero. Cf. Aug. ep. 105,2: … omni uento iactari et circumferri, sicut

scriptum est: qui fidit in falsis, hic pascit uentos; ciu. 22,18: … ut ultra non simus paruuli iactati et circumlati omni uento doctrinae…

133 Eph 4,14: ut iam non simus paruuli fluctuantes et circumferamur omni uento doctrinae in nequitia

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Questo riferimento al mare, metafora della condizione di incertezza dell’animo di A., lascia trasparire l’accezione tecnica di guberno e l’idea di un Dio “timoniere”, che guida la vita dell’individuo attraverso le onde del saeculum. Il parallelismo antitetico tra i verbi esprime non solo il contrasto tra due movimenti di carattere opposto ma anche la polarità tra la sfera umana e la sfera divina, con un’asimmetria nella relazione tra l’io agostiniano, semplice navigante ancora smarrito nel saeculum, passivo e inconsapevolmente (occulte) guidato dalla provvidenza, e Dio, unico vero soggetto agente. Emerge qui tutta la passività dell’individuo predestinato, a fronte dell’azione divina134. È l’insufficienza della volontà del singolo, determinata dalla macchia del peccato originario, incancellabile in modo autonomo, a rendere necessario l’intervento divino: il timone orgogliosamente impugnato dal saggio senecano (v. supra, 99) torna nuovamente nelle mani di Dio.

per Paolo, infatti, il raggiungimento della maturità comporta la fermezza della fede e la conseguente unità della comunità cristiana. L’interpretazione in chiave neoplatonica di Mario Vittorino (in Eph. 4,14) sembra avvicinare il versetto paolino al percorso di conversione descritto da A.

134 Per un’interpretazione della sezione autobiografica delle Confessiones come «lode stupita della grazia predestinata» (Lettieri 2001, 152) sottoforma di testimonianza soggettiva; v. Lettieri 2001; per una rassegna delle altre ipotesi sulle motivazioni della composizione delle Confessiones, v. Catapano 2010, 121s.

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