• Non ci sono risultati.

G VBERNO E DERIVATI NEGLI AUTORI CRISTIAN

METAFORA “ EDILE ”

2. G VBERNO , GVBERNACVLVM , GVBERNATIO , GVBERNATOR

2.1 A TTESTAZIONI DI GVBERNO E DERIVATI PRECEDENTI E CONTEMPORANEE AD A GOSTINO

2.1.3 G VBERNO E DERIVATI NEGLI AUTORI CRISTIAN

Negli autori cristiani anteriori e contemporanei ad A., la famiglia lessicale di guberno presenta un altissimo numero di occorrenze sia con valore traslato sia con valore tecnico (la metafora della nave è versatile e molto diffusa con diverse sfumature di significato)59. Se si esclude Ambrogio, autore nel quale guberno e derivati ricorrono spesso con accezione morale (per esprimere sia il governo dell’anima sul corpo sia quello di Dio sull’anima stessa)60, Lattanzio è l’autore che presenta il numero più cospicuo di occorrenze di questi lessemi. Prima di lui, il modulo prouidentia (mundum)

gubernari, coniato da Cicerone (nat. deor. 2,73), presenta solo qualche occorrenza

sporadica e in ambito cristiano è attestato per la prima volta in Minucio Felice:

prouidentia mundus regitur et unius dei nutu gubernatur (20,2, con un accento sulla

componente volontaristica dell’attività divina)61.

Le attestazioni teologico-provvidenzialistiche della famiglia lessicale di guberno negli autori cristiani riflettono in linea di massima l’uso classico (cosmologico). Questi lessemi ricorrono spesso in contesto apologetico, nell’ambito del confronto fra e

57 La versione greca del versetto presenta una struttura del periodo un po’ diversa dal testo latino: è infatti assente il verbo tecnico κυβερνῶ (LXX: ... Ἐγώ εἰμι ὁ θεός σου, δέδειχά σοι τοῦ εὑρεῖν σε τὴν ὁδόν, ἐν ᾗ πορεύσῃ ἐν αὐτῇ).

58 Cf. Cypr. domin. orat. 1: Euangelica praecepta ... nihil sunt aliud quam magisteria diuina...

gubernacula dirigendi itineris, praesidia obtinendae salutis... In Is 43,16, è espressa la metafora di Dio

che apre una strada nel mare: ... Dominus, qui dedit in mari uiam et in aquis torrentibus semitam (LXX: ... κύριος ὁ διδοὺς ὁδὸν ἐν θαλάσσῃ καὶ ἐν ὕδατι ἰσχυρῷ τρίβον); v. Scarpat 1999, III 117.

59 Cristo è il gubernator che salva dalla tempesta del saeculum (Ambr. hex. 3,5,24); permette di superare gli scogli del peccato e conduce alla resurrezione (Petr. Chrys. serm. 8); in Cromazio di Aquileia, il motivo della gubernatio mundi è associato a quello della nave-croce (serm. 37,8): Dio è quindi creatore e salvatore allo stesso tempo; è il capitano che guida la nave nel percorso verso la virtù (Quodu. uirtut.

carit. 4).

60 Il ‘governo’ dell’anima sul corpo è una metafora già platonica e stoica: v. supra, n. 7; Ambrogio riprende la celebre immagine platonica della biga in Isaac 8,65: ipse rector est, qui nouit equos proprios

gubernare; per altre attestazioni ambrosiane della famiglia lessicale di guberno con accezione psicologica

v. hex. 6,6,39; Noe 11,38: mens ... sensus gubernat ... ibi gubernaculum ... foris diluuium; Isaac 2,4 etc.; per guberno in riferimento al governo divino dell’anima v. Ambr. bon. mort. 7,26; 10,44: cor regis in

manu domini et ab eo regitur et gubernatur; Iac. 1,5,17.

61 Cf. Cypr. ep. 59,5: cuius [sc. dei] nutu et arbitrio regi et gubernari omnia; ep. 66,9,1: Christum qui

arbitrio et nutu ac praesentia et praepositos ipsos et ecclesiam cum praepositis gubernat... (per la stessa iunctura, cf. Cic. Verr. II 5,34: nutu atque arbitrio ... gubernari); Rufin. Orig. in Gen. 3,2: superni nutus moderamine gubernatum; Paul. Nol. carm. 6,130: … cuncta regit nutuque gubernat [sc. deus]; Hier. dial. c. Pelag. 1,1: dei nutu omnia gubernentur; epist. 64,18.

103

posizioni cristiane e quelle filosofiche pagane (in contesti sia filo- sia antiprovvidenzialistici, quando vengono riportate le tesi avversarie). Questo dato vale soprattutto per Tertulliano, Minucio Felice e Lattanzio, ma l’idea del governo divino dell’universo, sintetizzata nel modulo mundum / omnia gubernari (talvolta arricchito dalla presenza del verbo rego), è trasversale a moltissima produzione cristiana62. Nell’uso cristiano di guberno e derivati è inoltre possibile isolare l’idea del governo complessivo dell’universo, che si estende alle sue singole parti; l’idea della distinzione fra attività creatrice e azione governatrice dell’universo; quella della provvidenza come

uirtus e, infine, l’analogia fra l’attività della provvidenza sull’universo e il carattere

ispirato delle Scritture.

Tertulliano impiega guberno nel riferire la posizione di Varrone, secondo il quale l’azione dell’anima mundi divina sull’universo corrisponderebbe a quella dell’anima umana sul corpo (ad nat. 2,2: Varro ignem mundi animum facit, ut perinde

<i>n mundo ignis omnia gubernet sicut animus in nobis). In ciu. 4,31, anche A. si

confronta con Varrone e gli riconosce il merito di avere concepito Dio come anima governatrice dell’universo. È proprio con il nesso mundum gubernare che è espresso l’accordo tra Varrone e A.: quest’ultimo condivide, infatti, la concezione (di origine stoica)63 di una divinità razionale, governatrice dell’universo64. In Apol. 11, Tertulliano si confronta ancora una volta con le teorie filosofiche pagane e parla di un ‘timone della ragione’ (cum omnis rationis gubernaculo), come garanzia dell’ordine e della buona disposizione del corpo dell’universo. In Apol. 47, il sostantivo gubernator è usato in

62 Frequenti esempi di questa iunctura sono attestati in Lattanzio: inst. 3,20,13: quis enim non sentiat

hunc mundum tam mirabili ratione perfectum aliqua prouidentia gubernari...?; 4,3,3; 5,2,4; 7,3,25, cit. infra, 105; epit. 4,5: [sc. deum] totius summae gubernatorem. Altri esempi della iunctura o di nessi

corrispondenti sono in Ambrogio (Cain et Ab. 1,1,4; epist. 31,1: Quem [sc. mundum] factum non oportuit

sine gubernatore et quodam patre indefensum relinqui; hex. 1,2,7, dove il tema del dio gubernator è in

chiave antiepicurea), in Cromazio di Aquileia (in Matth. 42: nauigaret ille qui totum mundum diuina

uirtute gubernat), nelle traduzioni di Rufino (Orig. in Leu. 7,7 mundus dei prouidentia gubernetur; Rufin. Clement. 4,8,1: prouidentiam, per quam mundus regitur et gubernatur; 8,6,6) e in Girolamo (in Matth. 1: omnia prouidentia gubernari); cf. l’epiteto divino gubernator mundi (Paul. Nol. epist. 49,3), usato

nell’ambito della metafora nautica.

63 Cic. nat. deor. 1,39-41; Diog. Laert. 7,148; cf. Lact. inst. 1,5,12; v. Hagendahl 1967, II 604s.; cf. la definizione pitagorica di Dio, riportata in Lact. inst. 1,5,17: [sc. deus est] animus per uniuersas mundi

partes omnemque naturam commeans atque diffusus, ex quo omnia quae nascuntur animalia uitam capiunt.

64 Ciu. 4,31,2: hi soli ei [sc. Varroni] uideantur animaduertisse quid esset Deus, qui crediderunt eum esse

animam motu ac ratione mundum gubernantem. Guberno presenta sia la componente dinamica del

‘dirigere’ (cf. motu) in modo finalizzato sia quella di ‘ordinare’ e ‘reggere’ in modo razionale (cf.

ratione); cf. ciu. 4,11; 7,6: Hagendahl 1967, II 615s. Sul concetto di anima mundi in A., v. O’Daly 1986-

1994, 334s., id. 1988, 88-95; Teske 2001, 119s. (sul prudente agnosticismo mantenuto da A. nei confronti di questo concetto).

104

senso tecnico: la figura del capitano della nave è rappresentativa della concezione teologica platonica, perché esemplifica l’idea di un’azione immanente di dio65, in antitesi all’immagine del vasaio (figulus), che è metafora della concezione stoica di una divinità che interverrebbe sul mondo dall’esterno: Positum uero extra mundum Stoici [sc. deum adseuerant], qui figuli modo extrinsecus torqueat molem hanc; intra mundum

Platonici, qui gubernatoris exemplo intra id manet, quod regat (Apol. 47)66.

In Lattanzio, l’uso di guberno e derivati si attesta, in modo più evidente che in altri autori cristiani, su valori essenzialmente classici. Nella maggior parte dei casi, infatti, questi lessemi compaiono nell’ambito di un confronto con la filosofia pagana. Lattanzio offre diversi esempi del valore cosmologico di guberno e derivati, ed è nel concetto stoico di prouidentia gubernatrix rerum (inst. 1,2,3) che Lattanzio individua il tema principale delle opere filosofiche di Cicerone (in particolare del De natura

deorum), ma l’idea del governo della provvidenza sull’universo rappresenta, a suo

avviso, una posizione condivisa non solo dagli stoici: his igitur tot ac tantis testibus

conprobatur unius dei potestate ac prouidentia mundum gubernari (inst. 1,8,1). In

Lattanzio la famiglia lessicale di guberno compare anche con valore tecnico per esprimere il governo divino dell’universo, in associazione ad altre metafore, già classiche: in inst. 3,20,14, ad esempio, la figura del gubernator è associata a quella dell’amministratore della domus (come già in Cicerone) e alla funzione direttrice dell’anima; invece, in inst. 7,3,6, a queste immagini si aggiunge quella dell’auriga67, già vista in Apuleio e, prima ancora, in Filone (v. supra, n. 49).

In inst. 7,3,12, la fase creatrice dell’attività divina è distinta da quella di gestione dell’universo nel tempo, realizzata attraverso l’intervento della provvidenza (a deo

factum esse mundum et eiusdem prouidentia gubernari): Lattanzio presenta questa idea

come un insegnamento derivato da Platone e sarà presente anche in A., dove guberno varia di tanto in tanto administro, verbo tecnico del “secondo momento” della creazione

65 Abbiamo già visto come la concezione della divinità come κυβερνήτης sia ben attestata in Platone, che a sua volta la eredita dalla tradizione letteraria e filosofica a lui precedente (v. supra, 93).

66 La posizione attribuita da Tertulliano agli stoici non coincide tuttavia con il loro pensiero (v. Moreschini 2006, 322, n. 225); cf. SVF II 1043 (= Salu. gub. 1,1,3), dove le notizie relative a stoicismo e platonismo sono invertite rispetto al passo tertullianeo; cf. Min. Fel. 17,4 (passo vicino alla sensibilità stoica): aliquod numen praestantissimae mentis, quo omnis natura inspiretur moueatur alatur

gubernetur.

67 Lact. inst. 7,3,6: si regit [sc. mundum], non utique sicut mens corpus regit, sed tamquam domum

dominus, nauem gubernator, auriga currum, nec tamen mixti sunt iis rebus quas regunt; cf. epit. 2,3 nec potest aliter rerum summa consistere, nisi ad unum cuncta referantur, nisi unus teneat gubernaculum, nisi unus frena moderetur regatque uniuersa membra tamquam mens una; v. anche ira 11,4.

105

(v. infra, 113ss.). In Lact. ira 4,4 (cit. supra, s.u. administro, 84, n. 112), la gubernatio

mundi costituisce una componente della administratio divina, assieme alla cura uiuentium. Anche qui, quindi, il governo dell’universo si presenta come azione

complementare e successiva all’atto creatore (ira 2,2: potestas ac prouidentia effecerit a

principio mundum et gubernet in posterum; inst. 5,8,5: deus mundi huius effector et gubernator)68.

L’azione governatrice coinvolge le singole parti dell’universo (inst. 7,3,25:

mundum omnesque partes eius ut uidemus mirabilis ratio gubernet) e si estende dalla

terra al cielo69: è un’idea che percorre tutto il secondo libro del De natura deorum di Cicerone, ma l’accezione di guberno come organizzazione complessiva delle diverse parti di un tutto composito era già implicita in Lucrezio (1,21). A questa premessa segue l’idea di una presenza costante del gubernator divino in ogni parte dell’universo, un concetto espresso, ad esempio, anche nelle traduzioni rufiniane di Origene, che interpreta così Hier 23,24: habet hic mundus gubernatorem suum, habet qui eum regat

et habitet in ipso, omnipotentem Deum (Rufin. Orig. in Leu. 5,2)70.

La famiglia lessicale di guberno è attestata spesso quando un autore riporta (in forma diretta o indiretta) posizioni antiprovvidenzialistiche71. Un primo esempio di questo uso del modulo prouidentia gubernari è in Gell. 7,1,1 (cit. supra, 94), dove il

focus del problema è nello specifico il governo delle res humanae (cf. anche Fronto p.

235,26: si prouidentia res gubernantur, hoc idem recte prouisum est?)72. Il passo di

68 Lo stesso tema è sviluppato in ira 10,51: tanta rerum magnitudo, tanta dispositio, tanta in conseruandis

ordinibus temporibusque constantia aut olim potuit sine prouido artifice oriri aut constare tot saeculis sine incola potenti aut in perpetuum gubernari sine perito ac sentiente rectore.

69 Nell’Ambrosiaster emerge il tema degli elementi naturali a servizio del governo divino (in Rm 2,3: cum

eius nutu ac prouidentia uita ipsa gubernetur ministris elementis; v. anche Hier. ad Gal. 2): gli astri, ad

esempio, sono lo strumento con cui Dio governa l’universo (qu. 3,2) e il genere umano (115,39). Nella traduzione rufiniana dello pseudo-Clemente (Clement. 5,29,2) la gubernatio mundi, cioè la subordinazione e gestione di ogni elemento o fenomeno naturale a Dio, funge da prova della cura divina nei confronti degli esseri umani. Infine, secondo Arnobio il Giovane (in Io. 6), in quanto gubernator dell’universo, il Padre è come un contadino capace di gestire i fenomeni atmosferici (et pluuias et

tempora), per coltivare così nel modo migliore la vigna-Cristo (il passo è cit. supra, 87).

70 Sulla permanenza di Dio nel mondo, v. anche Ambr. fide 5,16: Non solum “permanet” dixit, sed etiam

permanebit, ut eius dispositione, “quae uentura sunt”, gubernentur; in. psalm. 118, serm. 12,11: In caelo ergo uerbum permanet, quod secundum uerbi dispositionem regitur et gubernatur.

71 Cf. la serie di interrogative dirette, inaugurata da “Putas Deus est qui gubernat uniuersa?”, che riassumono i dubbi degli impii nella traduzione rufiniana delle omelie di Basilio (Rufin. Basil. hom. 1); cf. Hier. in Is. 18,11: nihil ad deum pertinere credentes, sed uel stellarum cursu uel uarietate fortunae

omnia gubernari.

72 Rufin. Clement. 8,4,5: dico non secundum prouidentiam dei gubernari mundum, quia multa in eo

iniuste et inordinate geri uidemus; Gaudent. serm. 44: “Si dei prouidentia gubernaretur hic mundus, numquam promiscue bonos et malos tribulationum, dolorum, aerumnarum atque aegritudinum plagae

106

Gellio è citato anche da Lattanzio (epit. 24,5), ma un ulteriore esempio del ragionamento contro gli avversari della provvidenza è presentato in inst. 7,3,26: … si et

prouidentia summi dei ex dispositione rerum et uirtus ex magnitudine et potestas ex gubernatione manifesta est, hebetes ergo et insani qui prouidentiam non esse dixerunt.

La provvidenza è intesa qui come energia ordinatrice; il governo delle cose (gubernatio) è invece effetto dell’azione della potenza divina73. L’associazione di prouidentia con

potestas si riscontra anche in ira 2,2 (potestas ac prouidentia); in Lattanzio, la famiglia

lessicale di guberno è attestata sia in relazione al tema dell’unicità di Dio, capace di governare l’intero universo senza bisogno di alcun sostegno esterno (inst. 1,3,2; 1,3,21:

quodsi in uno corpore tantarum rerum gubernationem mens una possidet et uniuersis simul intenta est, cur aliquis existimet mundum non posse ab uno regi, a pluribus posse?) sia della perfezione di Dio, della sua capacità, cioè, di governare senza sosta il

cosmo (inst. 1,3,11: perfectus igitur non erit qui cessantibus ceteris non potest omnia

gubernare)74.

Fin qui gli usi cristiani di guberno non si discostano quindi di molto dai valori già visti negli autori pagani; tuttavia, nella traduzione rufiniana del De Principiis di Origene guberno compare in due contesti in parte differenti: in Princ. 1,2,9, l’idea del governo divino delle cose compare nell’ambito dell’esegesi di Sap 7,2575, versetto in cui la sapienza è definita uapor uirtutis dei76. Secondo Origene, la uirtus divina di cui si parla nel Libro della Sapienza, altro non è che l’energia con cui Dio interviene nell’universo e lo governa, esercitando la sua provvidenza: ... “uirtus dei”, qua uiget,

qua omnia uisibilia et inuisibilia uel instituit uel continet uel gubernat, qua ad omnia sufficiens est, quorum prouidentiam gerit, quibus uelut unita omnibus adest (Rufin.

conficerent...”. Nello pseudo-Mario Vittorino (Phys. 6), ai negatori di Dio si risponde che il gubernator

divino si riconosce nelle cose da lui create, secondo l’idea (comune anche ad A.) della contemplazione dell’universo come lode a Dio.

73 L’uso di uirtus «per designare la forza sovrannaturale di Dio e la sua ipostasi nella persona del Verbo» (Loi 1970, 70) è già tertullianeo ed è determinato dal latino biblico, dove uirtus rende δύναμις o ἰσχύς (ibid. 70-74 su uirtus e potentia); cf. Ambr. Abr. 2,3,9: cuius [sc. dei] inuisibili uirtute aduertit omnia regi

et gubernari; Ambrosiaster in Rom. 4,22: mundus certa lege et potestate gubernatur et regitur modo definito a deo (con un richiamo all’accezione politica del verbo). Troviamo traccia di questo uso anche in

A. (c. Faust. 22,83 uirtus bonitatis suae [sc. prouidentia]: v. infra, s.u. bonitas).

74 Cf. opif. dei 16,10: diuina mens dei per uniuersas partes intenta discurrit et omnia regit, omnia

moderatur, ubique praesens, ubique diffusa, dove il concetto platonico-aristotelico di Dio come incorporalis mens si fonde con quello stoico di pneuma diffuso dappertutto: Perrin 1974, II 388, ad loc.

75 A. conosce Sap 7,25, ma le sue opere non presentano citazioni dirette della prima sezione del versetto, cui fa invece riferimento Origene.

76 Cf. LXX: ἀτμὶς... τῆς τοῦ θεοῦ δυνάμεως; sull’origine presocratica del valore filosofico di ἀτμίς, v. Scarpat 1996, II 70s.

107

Orig. Princ. 1,2,9). Se, da un lato, il contesto esegetico sembra conferire una diversa

profondità concettuale e teologica rispetto ai passi visti finora, bisogna tenere presente, dall’altro lato, che il Libro della Sapienza si caratterizza per un lessico di matrice stoica. Nella traduzione rufiniana del De Principiis di Origene, il tema del governo della provvidenza, espresso dal nesso prouidentiae gubernatio (4,1,7), è declinato in termini esegetico-scritturistici: si stabilisce infatti un parallelo ‒ nel segno del mistero ‒ tra l’azione della provvidenza nell’universo e il carattere ispirato della Scrittura (per l’analisi del passo, v. infra, cap. II, 176s.).

Da questa rassegna emerge che in ambito cristiano le occorrenze della famiglia lessicale di guberno congiunte a prouidentia, risentono in larga parte del valore filosofico ben consolidato nella riflessione pagana. Le numerose occorrenze di guberno e derivati in ambito cristiano presentano tuttavia una ricchezza semantica ulteriore rispetto agli usi pagani: oltre ai valori teologico-provvidenzialistici della famiglia lessicale di guberno appena visti, in ambito cristiano questi lessemi assumono infatti anche un valore che si potrebbe definire “educativo-correttivo” e “morale-pastorale” (v. Rufin. Orig. in Num. 20,3). Particolarmente significativa in questo senso è l’associazione di guberno (con il valore di ‘dirigere’; ‘tenere diritto’) alle metafore della frusta e del bastone, dei quali Cristo si serve per aiutare e correggere il fedele77. L’azione governatrice di Dio evita inoltre l’errare dell’uomo (nella doppia accezione di ‘vagare’ e ‘sbagliare’), spalancandogli le porte del paradiso: rector enim noster sic

undique cuncta gubernat, / ut modo qui nobis errorem mentis ademit / hic meliore uia paradisi limina pandat (Paolin. Nol. carm. 32,161ss.); la clausola classica cuncta gubernare (v. supra) acquista così un valore escatologico78.

Anche il valore proprio di guberno e derivati, impiegati come lessemi tecnici del lessico nautico, acquista significati ulteriori: incontriamo così il Verbo divino che funge da timone (gubernaculum) della nave, nel dirigere la vita del fedele (Paolin. Nol. epist. 23,30); altrove è invece la croce di Cristo ad assolvere la medesima funzione:

gubernaclo crucis hanc regente / nunc ratem in nobis pia uela cordis / pandimus...

77 Paolin. Nol. epist. 5,17: “uirga eius [sc. Christi] et baculus ipsius nos consolatur et sustinet et

gubernat.

78 Così anche Petr. Chrys. serm. 8, dove Cristo è il timoniere che guida la nave del fedele oltre il peccato e verso la resurrezione.

108

(carm. 17,181s.), con un’interiorizzazione della metafora nautica79; infine, Dio è il timoniere che guida la nave dell’uomo nel suo percorso verso la virtù (Quodu. uirtut.

carit. 4).