PASSO/I admirabilis 1 Gn litt 11,15,
3.2.1 A TTESTAZIONI PREAGOSTINIANE DI PROVIDEO
Il verbo prouideo è calco del greco προοράω (cf. Varro ling. 6,96: prouidere <a> προιδεῖν); il suo valore etimologico è quello di ‘vedere ciò che sta davanti’: il preverbo
pro- può avere sia valore spaziale (vedere ciò che sta davanti agli occhi del corpo o
della mente)124 sia valore temporale (vedere ciò che è avanti nel tempo). Prouideo designa quindi in primo luogo un’attività mentale (cf. gr. προνοέω), la capacità di presagire o di anticipare le cose (sia positive sia negative) attraverso il ragionamento125 oppure in seguito a un’ispirazione divina126 (prouideo è infatti impiegato in riferimento alla divinazione). La capacità di anticipare gli eventi è chiaramente una prerogativa degli dèi, per i quali nulla è imprevisto127.
Prouideo esprime inoltre l’azione di ‘provvedere’, ‘prendersi cura’ di qualcosa o
di qualcuno (il suo valore è affine a quello di verbi come consulo, curo etc.): impiegato dapprima in riferimento ad attività umane quotidiane, ma anche in ambito politico e militare128, il verbo acquista un’accezione tecnica nel lessico filosofico di Cicerone, dove esprime l’attività provvidenziale della divinità stoica, intesa come mente che governa razionalmente l’universo. Questo valore si consolida nel De natura deorum: in quest’opera prouideo designa nello specifico la protezione e la cura divine nei confronti degli esseri umani: la coppia verbale consulo et prouideo è infatti complementare a
124 Con valore metaforico (gli occhi della mente) v. Lucr. 4,883s.; Cic. leg. 1,60: ingenii aciem ad bona
seligenda et reicienda contraria, quae uirtus ex prouidendo est appellata prudentia; Ps 15,8 (Vulg.): prouidebam dominum in conspectu meo... (LXX: προωρώμην τὸν κύριον ἐνώπιόν μου διὰ παντός).
125 Cic. de orat. 2,333: ut mente prouidere, auctoritate probare, oratione persuadere possis; diu. 2,16:
medicus morbum ingrauescentem ratione prouidet.
126 diu. 1,63: cum ergo est somno seuocatus animus a societate et a contagione corporis, tum meminit
praeteritorum, praesentia cernit, futura prouidet; 64; 2,124; Tusc. 1,66: his ... in naturis nihil inest, quod uim memoriae mentis cogitationis habeat, quod et praeterita teneat et futura prouideat et complecti possit praesentia ... unde ad hominem venire possint nisi a deo; cf. nat. deor. 2,162: multa augures prouident.
127 Cf. Pacuu. trag. 408: ... si quae euentura sunt prouideant, aequiperent Ioui; Cic. rep. 6,1: siquidem est
deus qui uiget, qui sentit, qui meminit, qui prouidet, qui tam regit et moderatur et mouet id corpus cui praepositus est, quam hunc mundum ille princeps deus; Sen. benef. 4,32,1: quae repentina putamus, illis superis prouisa ueniunt ac familiaria.
128 Cic. fam. 2,8,2: ad omnia quae prouidenda sunt in re publica. Per l’uso di prouidentia e prouideo in ambito politico è imprescindibile il lavoro di Martin (1982).
40
quella costituita da verbi di governo come administro e rego, che si riferiscono invece all’attività regolatrice dei processi naturali (nat. deor. 1,4: qui [sc. philosophi] deorum
mente atque ratione omnem mundum administrari et regi censeant, neque uero id solum, sed etiam ab isdem hominum uitae consuli et prouideri)129. La cura divina nei
confronti degli esseri umani, rivolta anche ai singoli individui130, consiste nel finalismo della natura, che la provvidenza costituisce e governa a vantaggio dell’uomo.
Anche Seneca usa il verbo prouideo per esprimere l’azione provvidenziale degli dèi: essa riguarda sia l’aiuto divino nei confronti dell’uomo (benef. 6,23,5: omnibus
alimenta protinus et auxilia prouiderint [sc. di]) sia, più in generale, la direzione
dell’universo che, in quanto mortale, necessita di una protezione divina per mantenersi vivo nel tempo (epist. 58,27: Miremur ... deumque inter illa uersantem et hoc
prouidentem, quemadmodum quae inmortalia facere non potuit, quia materia prohibebat, defendat a morte ac ratione uitium corporis uincat)131. Infine, Seneca
riferisce il verbo prouideo a Giove, personificazione della divinità stoica (Sen. nat. 2,45,2: is [sc. Iouis] est enim cuius consilio huic mundo prouidetur)132.
Nella Vulgata, prouideo è attestato come corrispondente di diversi verbi greci, come ὁράω / προοράω, ἐπισκέπτομαι, προβλέπω, ἐτοιμάζω133; inoltre il verbo latino non è sempre il traducente di προνοέω e di προοράω, resi di tanto in tanto con verbi o locuzioni differenti, come nel caso di Sap 6,7: in quanto creatore del piccolo e del grande, Dio provvede a entrambi allo stesso modo; il chiaro riferimento alla πρόνοια divina è espresso in questo versetto dalla forma verbale corrispettiva (LXX: ... μικρὸν καὶ μέγαν αὐτὸς ἐποίησεν [sc. ὁ πάντων δεσπότης] ὁμοίως τε προνοεῖ περὶ πάντων); il
129 Il verbo è ripreso con ironia dagli epicurei, che descrivono la divinità stoica come costantemente impegnata a pensare a tutto (Cic. nat. deor. 1,54: omnia prouidentem et cogitantem et animaduertentem et
omnia ad se pertinere putantem curiosum et plenum negotii deum?).
130 Cic. nat. deor. 2,164: nec uero universo generi hominum solum sed etiam singulis a dis inmortalibus
consuli et prouideri solet.
131 Secondo Seneca, come la provvidenza divina è necessaria alla salvaguardia di un universo reso mortale dalla presenza della materia, allo stesso modo la prouidentia umana (la virtù) deve proteggere la parte mortale dell’uomo (epist. 58,29 cit. supra, 18): Seneca trae quindi un insegnamento morale dalla cosmologia platonica che sta descrivendo in questo passo.
132 Cf. Sen. Phaedr. 466ss.: prouidit ille maximus mundi parens, / cum tam rapaces cerneret fati manus, /
ut damna semper subole repararet noua. Prouideo ricorre in contesto ermetico per esprimere la cura e
l’aiuto provvidenziale degli dei (come previdenza rispetto al futuro?); v. [Apul.] Ascl. 38: hi [sc. dii
caelestes] nostri ... singillatim quaedam curantes, quaedam sortibus et diuinatione praedicentes, quaedam prouidenteshisque pro modo subuenientes humanis amica quasi cognatione auxiliantur.
133 Fra i verbi greci resi con prouideo bisogna aggiungere καταδέχομαι (‘ricevere’, ‘ammettere’) e si riferisce all’atto mentale che porta a prendere in considerazione un problema (cf. Dt 32,29: intellegerent
41
latino scarta invece il verbo tecnico corrispondente prouideo, preferendogli l’espressione alternativa e filosoficamente meno caratterizzata cura est (Vulg.: pusillum
et magnum ipse fecit [sc. cuiusquam dominus] et aequaliter cura est illi pro omnibus).
Nella Vulgata, prouideo esprime sia l’idea della prescienza, dell’annuncio anticipato dei profeti o della Scrittura (con questo valore il verbo latino rende il greco προοράω, come in Act 2,31 e in Gal 3,8)134, sia l’idea del progetto divino finalizzato al bene – e dunque implicitamente provvidenziale (Hbr 11,40) –135, sia l’idea dell’attenzione divina (Nm 27,16)136, sia, infine, la facoltà di Dio di predisporre beni per la prosperità futura del suo popolo (Ez 20,6)137. Da ultimo, in Gn 22,8, prouideo è attestato con valore riflessivo e designa l’atto con cui Dio si procura la vittima del sacrificio a lui offerto (è l’episodio del sacrificio di Isacco)138.
In Tertulliano, il verbo prouideo presenta più di 20 occorrenze, sia con il valore di ‘prevedere’ sia con quello di ‘provvedere’. Si è visto che, quanto meno nella prima fase della sua produzione, Tertulliano impiega prouidentia per rendere il greco πρόγνωσις, per esprimere, cioè, l’idea della prescienza divina139. Non mancano esempi del verbo impiegato con questo stesso valore etimologico, per rendere il carattere ispirato della Scrittura (praescr. 6: prouiderat iam tunc spiritus sanctus futurum … angelum
134 Nei due versetti è attestata la forma participiale prouidens, trattata infra, 47: Act 2,31: prouidens [sc.
propheta] locutus est de resurrectione Christi; Gal 3,8: prouidens … scriptura quia ex fide iustificat gentes Deus praenuntiauit Abrahae…; cf. il commento di Mario Vittorino, ad Gal. 1,3,8: prouidens, inquit, scriptura, id est quae futura sunt uidens scriptura, id est prophetia quae scripta est. Lo stesso
valore del verbo è in adu. Ar. 3,16: prouidens [sc. propheta] locutus est de resurrectione Christi, quia
neque relictus est in inferno …
135 Hbr 11,40: Deo pro nobis melius aliquid prouidente ut ne sine nobis consummarentur (cf. τοῦ θεοῦ περὶ ἡμῶν κρεῖττόν τι προβλεψαμένου ἵνα μὴ χωρὶς ἡμῶν τελειωθῶσιν). All’attivo προβλέπω significa ‘vedere prima’, ‘prevedere’; la diatesi media sviluppa invece il valore di ‘preparare’, ‘predisporre’, secondo un uso che pare più raro rispetto al primo valore del verbo (cf. LSJ, s.u. προβλέπω, in cui l’unico esempio fornito del valore medio è proprio questo versetto); cf. Ps 36,13: prouidet [sc. deus] quia ueniet
dies eius (LXX: πϱοβλέπει; Vulg.: prospicit).
136 Nm 27,16: prouideat Dominus Deus spirituum omnis carnis hominem… (cf. LXX: Ἐπισκεψάσθω κύριος ὁ θεὸς τῶν πνευμάτων καὶ πάσης σαρκὸς ἄνθρωπον). Il verbo greco ἐπισκέπτομαι significa ‘indagare’, ‘rivolgere l’attenzione’, senza quindi un riferimento forte alla sfera del futuro. Il passo si riferisce all’individuazione di un successore di Mosè come guida del popolo di Israele.
137 Ez 20,6: quam [sc. terram] prouideram eis fluentem lacte et melle quae est egregia inter omnes terras (LXX: ἣν [sc. γῆν] ἡτοίμασα αὐτοῖς γῆν ῥέουσαν γάλα καὶ μέλι κηρίον ἐστὶν παρὰ πᾶσαν τὴν γῆν). In questa attestazione di prouideo trovano sintesi sia l’elemento della proiezione dell’azione divina nel futuro, che si svolge nel tempo secondo un preciso disegno originario, sia l’aspetto della protezione e cura divina per il suo popolo. Il verbo greco corrispondente, ἐτοιμάζω, si concentra invece soprattutto sul primo aspetto (‘preparare’, ‘tenere pronto’).
138 Gn 22,8: … Deus prouidebit sibi uictimam holocausti ... (cf. LXX: Ὁ θεὸς ὄψεται ἑαυτῷ πρόβατον εἰς ὁλοκάρπωσιν); Ambr. Abr. 1,8,74; epist. 55,2.
42
seductionis; carne Christi 23; adu. Hermog. 32,1), né sono assenti attestazioni in cui prouideo esprime la cura divina (cult. fem. 2,10: omnia … a deo prouisa; patient. 4,3; 6: deus thesauro suo prouidet, nec sinet obrepere indignos). Esse si riferiscono soprattutto
al fatto che Dio procura tutto il necessario al bene delle sue creature140, secondo un uso del verbo che si ritrova anche nella Bibbia (cf. Ez 20,6; Hbr 11,40); paenit. 1, presenta invece un’attestazione di prouideo più caratterizzata in senso filosofico: qui è infatti particolarmente marcato l’aspetto dell’ordine e del governo dell’universo da parte della ragione divina (res dei ratio quia deus omnium conditor nihil non ratione prouidit
disposuit ordinauit).
Anche in Lattanzio prouideo ricorre circa 20 volte, in prevalenza con valore cosmologico: il verbo designa infatti l’azione di salvaguardia e protezione divina delle creature141, oltre che il sovrintendere da parte di Dio al compimento dei processi naturali (inst. 2,11,6: nondum enim natis animalibus aliquis utique prouidit ut nascerentur). L’aspetto della razionalità (Dio inteso come intelligenza e ragione) costituisce l’essenza del prouidere lattanziano, che consiste quindi in un’attività della mente (divina) e ha la sua ragione di essere proprio in questa concezione razionale di Dio: ut animalia recens
edita uel haberent alimentum uel non haberent periculum, necesse est ut aliquis diuina nescio qua ratione prouiderit (2,8,11)142. L’aspetto della conoscenza anticipata,
implicito nel valore etimologico di prouideo, emerge come elemento complementare al concetto di provvidenza, in relazione all’idea del disegno razionale realizzato dalla provvidenza stessa nell’interesse delle sue creature (cf. l’esempio dell’architetto in opif. 6,5, con cui Lattanzio spiega l’idea della progettualità divina)143. Per Lattanzio la provvidenza di Dio coincide con l’essenza stessa del divino e, come si è detto, negare la
140 Se però Dio ritiene di dovere rafforzare la volontà umana può procurare anche il male; cf. adu. Marc. 2: ... – nam et illud [sc. malum] utique deus prouidebat – ut fortior homo praetenderet …
141 Lact. inst. 2,14,1: prouidens deus ne fraudibus suis diabolus … uel corrumperet homines uel
disperderet … misit angelos ad tutelam cultumque generis humani.
142 La ragione costituisce l’elemento di somiglianza fra l’essere umano e il suo creatore, secondo una concezione che molto deve al pensiero stoico, trasmesso al mondo latino da Cicerone; cf. Lact. ira 18,14:
si deo subiacet cogitare, sapere, intellegere, prouidere, praestare, ex omnibus autem animalibus homo solus haec habet, ergo ad dei similitudinem factus est (prouideo si riferisce qui a tutti gli effetti a
un’attività mentale); opif. 2,1: dedit enim homini artifex ille noster ac parens deus sensum atque
rationem, ut ex eo appareret nos ab eo esse generatos, quia ipse intellegentia, ipse sensus ac ratio est.
143 Lact. opif. 6,5: si peritus architectus cum magnum aliquod aedificium facere constituit, primo omnium
cogitat quae summa perfecti aedificii futura sit ... cur deum quisquam putet in machinandis animalibus non ante prouidisse quae ad uiuendum necessaria essent quam uitam ipsam daret?; cf. opif. 2,1: ceteris animantibus (escluso l’uomo) quoniam rationalem istam uim non attribuit, quemadmodum tamen uita earum tutior esset, ante prouidit.
43
prima corrisponde a negare l’esistenza stessa di Dio (ira 4,6: si nihil curat, nihil
prouidet, amisit omnem diuinitatem; 9,5).
In Ambrogio, il verbo prouideo ricorre circa 40 volte. In hex. 2,3,10, compare in riferimento alla creazione, ma in un contesto decisamente diverso da quello visto, ad esempio, in Lattanzio. Prouideo si trova infatti nel commento a Gn 1,6, in cui è descritta la separazione del cielo dalle acque: Dio si preoccupa (prouideo) di mantenere nel tempo la distinzione fra il firmamento e le acque, stabilita il secondo giorno della creazione (qui iussit discerni aquam interiecto et medio firmamento prouidit
quemadmodum diuisa atque discreta manere possit). Ambrogio impiega inoltre prouideo per esprimere l’utilità dell’intera creazione per l’uomo (Iob 3,6,16: operator mundi prouidens generationi humanae omnia ad utilitatem nostri uel tristia uel ea quae parum delectent fecerit). Per descrivere la facoltà di Dio di anticipare i bisogni degli
esseri umani, l’autore istituisce un’analogia fra Dio e un re umano: anche in questo caso si tratta del disegno provvidenziale di Dio che attuato nel futuro per il bene di chi lo ama (in psalm. 118,5,14: si reges terrae norunt commoda prouidere sequentibus se,
quanto magis deus, qui bonus est, nouit quemadmodum profutura disponat diligentibus se!) o per aiutare l’uomo a correggere i propri peccati (in psalm. 118,14,3: prouidens dominus disposuit in hoc mundo testamentum suum, ut magis hic fleamus peccata nostra quam flenda seruemus)144. Anche Ambrogio usa prouideo con il valore
etimologico di ‘prevedere’, in riferimento alle profezie formulate nella Scrittura (cf.
Abr. 2,11,89) o, più in generale, alla facoltà di anticipare e prevenire le difficoltà
future145.