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A DMINISTRO COME ESPRESSIONE DEL ‘ MOVIMENTO ’ DELLA PROVVIDENZA

“ SECONDO MOMENTO ” DELLA CREAZIONE

1.2.4.1 A DMINISTRO COME ESPRESSIONE DEL ‘ MOVIMENTO ’ DELLA PROVVIDENZA

Gn. litt. 5,20,41: mouet itaque occulta potentia uniuersam creaturam suam eoque motu illa uersata, dum angeli iussa perficiunt, dum circumeunt sidera, dum alternant uenti, dum abyssus aquarum lapsibus et diuersis etiam per aerem conglobationibus agitatur, dum uireta pullulant suaque semina euoluunt, dum animalia gignuntur uarioque adpetitu proprias uitas agunt, dum iniqui iustos exercere permittuntur, explicat saecula, quae illi, cum primum condita est, tamquam plicita indiderat: quae tamen in suos cursus non explicarentur, si ea ille, qui condidit, prouido motu administrare cessaret.

Come emerge dal passo citato, l’azione amministratrice della provvidenza si caratterizza come intervento dinamico (prouido motu): qui administro è espressione del ‘movimento’ della provvidenza105. Il lessico impiegato si concentra sull’idea del movimento (cf. mouet ... eoque motu ... uersata); A. accenna a tutte le direttrici di movimento che compongono un unico, controllato, moto provvidenziale: ritroviamo, infatti, il moto circolare (uersata; circumeunt); alternato (altenant); verticale (verso il basso: lapsibus; o verso l’alto, come crescita: cf. pullulant); l’aggregazione (conglobationibus); il dispiegamento o la distensione (euoluunt; explicat)106 di quanto era prima ripiegato su se stesso (tamquam plicita); e, in termini metaforici, il perseguimento di un fine (perficiunt); la dinamica del progresso morale (exercere), che allo stesso tempo implica il movimento di inclusione del negativo all’interno del

103 Altaner respinge l’ipotesi che Gregorio di Nissa, come anche Atanasio, possano essere stati fonti di A., adducendo come argomento a favore di questa tesi l’assenza di traduzioni latine di questi autori o comunque l’impossibilità da parte nostra di ricostruire la storia della ricezione in lingua latina di questi autori (Altaner 1967, 248; 285). Sul problema della relazione fra A. e Gregorio di Nissa, v. anche Meyer 1914, 138ss. e Solignac 1972a, 665, che interpreta l’analogia fra i due autori come dimostrazione che «les idées de celui-ci [sc. Gregorio di Nissa] s’insèrent dans une tradition, celle des commentateurs “platoniciens” de la Genèse» (ibid.).

104 Altaner 1967, 247; 437ss. La traduzione eustaziana si concentra tuttavia soprattutto sulla creazione seminale in senso proprio, vale a dire sullo sviluppo dei semi vegetali, che sono soltanto la traduzione metaforica di un concetto astratto: le rationes causales sono infatti incorporee, invisibili e anteriori a qualsiasi realizzazione fisica, e quindi anche ai semi (cf. Gn. litt. 6,6,9-10 e le precisazioni terminologiche in Solignac 1972a, 662).

105 Sui due aspetti – dinamico e provvidenziale – della administratio, v. Solignac 1972c, 676ss. 106 Cf. Cic. Tim. 14: uniuersi corpus planum et aequabile explicaretur.

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disegno provvidenziale (v. supra, 75). A queste direttrici di movimento si contrappone il moto apparentemente privo di direzione (agitatur), generalmente attribuito al caso (cf.

Gn. litt. 5,21,42: casibus ... et fortuitis motibus agitari)107. Ogni genere di movimento è

compreso nel prouidus motus divino, in contrasto con la tesi secondo la quale alcuni ambiti di azione sfuggono all’azione della provvidenza. Questa enfasi sul dinamismo dell’intervento amministratore di Dio108 risente forse anche dell’antica contrapposizione tra l’inattività del dio epicureo e l’attività della divinità stoica: in Cic. nat. deor. 1,52, il verbo uerso, che ritroviamo nel passo agostiniano, è infatti riferito al moto dell’universo (esso stesso logos divino, secondo gli stoici) attorno all’asse celeste; il dio stoico, immanente, è inplicatus (nat. deor. 1,51; 52), “avvolto” nell’universo e per così dire “intrappolato” nelle sue attività (secondo gli epicurei è infatti un dio indaffaratissimo:

laboriosissimus; ibid. 1,52)109.

Il potente influsso dell’immaginario teologico epicureo si evince anche dall’uso di administro e derivati nel De ira dei di Lattanzio. Quattro delle sette occorrenze di questi lessemi all’interno dell’opera lattanziana compaiono in contesto antiepicureo, contro la concezione di una divinità immobile e imperturbabile (per Lattanzio, il movimento è infatti sinonimo di esistenza)110, e negare l’intervento di Dio sull’universo significa appiattirsi su una posizione ateista (ira 4,3: deus igitur non est... si omnino

nulla habet uoluntatem, nullum actum, nullam denique administrationem quae deo digna sit)111. L’administratio divina è quindi il risultato dell’interazione tra una

107 V. Gn. litt. 3,10,14: ... facit occultis imperiis et opere dei a summis ad infima uniuersa, quae creauit,

administrantis. unde in illo psalmo, cum commemorata essent: “ignis, grando, nix, glacies, spiritus tempestatis” [Ps 148,8], ne talia sine diuina prouidentia fieri mouerique putarentur, continuo subiecit: “quae faciunt uerbum eius” [Ps 148,8]. I fenomeni atmosferici avversi costituiscono uno degli argomenti

tradizionali contro la provvidenza. Il moto inclusivo dell’azione provvidenziale qui non è diluito solo nel tempo ma anche nello spazio, perché si estende lungo l’intera direttrice alto-basso (a summis ad infima) e include nella administratio divina anche le realtà inferiori, apparendemente dominate dal caso.

108 In contesto omiletico, l’evidenza del movimento serve come indizio per dedurre l’esistenza della fonte del movimento stesso. A. spiega il concetto dell’administratio divina dell’universo, attraverso la similitudine tra anima e corpo, applicando il consueto metodo sintetizzabile nella formula a uisibilibus ad

inuisibilia: sicut ergo ex motibus et administratione corporis animam, quam non uides, intellegis, sic ex administratione totius mundi et ex regimine animarum intellege creatorem (s. Dolbeau 26,31).

109 Sul logos stoico come principio attivo e dinamico v. SVF I 85, 102-104, 496; 2, 411, 413, 418, 421, 432, 484, 555. Colish 1985, I 24s.

110 Cf. Lact. ira 4,3: deus igitur non est, si nec mouetur quod est proprium uiuentis. L’antitesi tra la quies della divinità epicurea (corrispondente a un non-essere: ibid. 17,4) e la actio o administratio divina sostenuta invece da Lattanzio emerge anche in ira 17,4: dei uero actio quae potest esse nisi mundi

administratio?; v. il commento di Ingremeau 1982, 233 ad 4,3.

111 «Les deux premiers substantifs expriment “la disposition et l’aptitude”, “la destination subjective”; le troisième, en -tio, passe de la disposition à l’action effective» (Ingremeau 1982, 233, che riprende Benveniste 1948, 48).

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componente dinamica (actus) e un elemento volontario (uoluntas), consistenti nella

gubernatio mundi (o cura rerum) e nella cura uiuentium112; l’interesse e la premura di

Dio per le cose e per le creature sono due aspetti tra loro interconnessi del concetto di provvidenza113. A ben vedere, però, anche la uoluntas (o diuina lex; ira 17,5) ha in sé una sua componente dinamica, che si attua sul piano morale. Infatti, la cura di Dio nei confonti degli esseri umani consiste, in ultima analisi, in una dinamica di conversione114: è il desiderio di Dio che ogni essere umano divenga sapiens e bonus (17,4), obbedendo così alla legge eterna di Dio (17,5: aeterna diuina lex).

Ritroviamo la medesima componente dinamica di administro anche nell’uso apuleiano del verbo in mund. 27 (an non eiusmodi compendio machinatores fabricarum

astutia unius conuersionis multa et uaria pariter administrant?): il verbo è impiegato in

contesto cosmologico, ma senza particolari connotazioni di carattere tecnico (e non è forse un caso che qui administro non traduca διοικέω, ma ἀποτελέω: ‘portare a termine’; ‘produrre’)115. Il verbo ricorre nell’ambito della metafora del dio artigiano (o, più precisamente, ‘burattinaio’, come dirà lo stesso Apuleio immediatamente dopo)116, per dimostrare che a dio non servono molti aiuti (eccetto quello degli astri)117 per regolare i vari moti dell’universo, dei quali dio è l’unica fonte (unius conuersionis /

pariter us. multa / uaria).

In A., l’energia divina che porta a compimento la creazione è trascendente (potentia occulta)118: la administratio è un movimento esterno alla creazione stessa

112 Lact. ira 4,4: … quae dignor administratio deo adsignari potest quam mundi gubernatio, quam cura

uiuentium maximaeque generis humani...?

113 In questo passo Lattanzio usa cura e prouidentia con valore sinonimico: v. Ingremeau 1982, 234, ad

loc.

114 Per A. la conuersio implica l’idea letterale ‘volgersi’ verso Dio per farvi ritorno. Sul ruolo della

conuersio nel processo della creazione, v. Vannier 1991, in partic. 11-14; 123-147.

115 Cf. Arist. mund. 398 b 14-16: ὥσπερ ἀμέλει δρῶσιν οἱ μηχανοτέχναι, διὰ μιᾶς ὀργάνου σχαστηρίας πολλὰς καὶ ποικίλας ἐνεργείας ἀποτελοῦντες.

116 Cf. Apul. mund. 27: etiam illi, qui in ligneolis hominum figuris gestus mouent, quando filum membri,

quod agitari uolent, traxerint, torquebitur ceruix, nutabit caput, oculi uibrabunt, manus ad ministerium praesto erunt nec inuenuste totus uidebitur uiuere.

117 Il potere intermedio degli astri è un’aggiunta apuleiana e costituisce un’importante differenza rispetto al testo greco; v. i commenti di Beaujeu 1973, 331s., ad loc.; Bajoni 1991, 132s., ad loc.

118 L’aggettivo occultus esprime la trascendenza dell’azione provvidenziale sul cosmo in Gn. litt. 3,10,14:

occultis imperiis et opere dei ... administrantis; 3,17,26: occulto nutu administranti; 8,9,17: per occultam Dei administrationem; cf. conf. 7,2: occulta inspiratione intrinsecus et extrinsecus administrantem omnia, quae creasti, ma l’aggettivo qui ha il valore soltanto di ‘invisibile’: A. sta descrivendo la sua idea

originaria (prima di venire in contatto con la filosofia platonica) su Dio come presenza immanente nell’universo.

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(extrinsecus administrat)119, con cui la provvidenza dispiega (explicat) i saecula (non semplicemente gli intervalli di tempo, ma anche l’insieme degli esseri e degli avvenimenti in essi compresi)120, che prima erano come ripiegati su se stessi (tamquam

plicita). Questa immagine trova riscontro nella metafora del cielo “ripiegato” (plico), di Is 34,4 (Vetus Latina)121: “caelum” enim “plicabitur ut liber” [Is 34,4] et nunc sicut pellis extenditur super nos (conf. 13,16; v. ibid. 18), ma anche, più in generale, nella

interpretazione della Genesi intesa allo stesso tempo come racconto e come creazione materiale, uno spunto fornito dal testo biblico stesso, nelle sue versioni più antiche122:

hic est liber creaturae caeli et terrae, cum factus est dies, fecit Deus caelum et terram

(Gn 2,4), mentre nella Vulgata è attestata invece la lezione generationes caeli et terrae. Questo versetto è citato da A. alla fine di Gn. litt. 5,23,46, passo in cui incontriamo l’aggettivo (raro) administratorius123 (in associazione a guberno e rego) a variare il sintagma prouido motu administrare di Gn. litt. 5,20,41: ea, quae omnia simul fecit,

administratorio actu gubernans et regens sine cessatione operatur (Gn. litt. 5,23,46).

La metafora del “secondo momento” della seconda creazione come il gesto di ‘srotolare’ di un volume si fa esplicita (con una sovrapposizione tra creazione materiale e libro, inteso come supporto fisico e come narrazione): quae [sc. opera] nunc usque

operatur, per uolumina temporum explicandorum uelut exordium narrandi sumens (Gn.

litt. 5,23,46).

L’azione amministratrice della provvidenza riguarda sia il piano cosmologico sia il livello morale, perché coinvolge le naturae e le uoluntates (A. parla di opus

bipertitum in Gn. litt. 9,15,28: su questa iunctura, v. infra, 169-171), sottoposte

entrambe alla medesima azione ordinatrice, che stabilisce una gerarchia fissa tra i diversi elementi del creato, secondo una relazione che va dal migliore al peggiore e che vede Dio al vertice della piramide ontologica e morale: dei prouidentia regens atque

administrans uniuersam creaturam, et naturas et uoluntates, naturas, ut sint, uoluntates

119 Gn. litt. 8,26,48: in opere diuinae prouidentiae ista cognoscere ... quo intrinsecus creatas etiam

extrinsecus administrat, cum sit ipse [sc. deus] nullo locorum uel interuallo uel spatio incommutabili excellentique potentia et interior omni re, quia in ipso sunt omnia, et exterior omni re, quia ipse est super omnia.

120 Solignac 1972c, 677.

121 Cf. Aug. en. Ps. 103,1,7: “extendit caelum sicut pellem” [Ps 103,2]. 122 Solignac 1972b, 668s.

123 Come si è visto (supra, n. 51), administratorius è attestato soltanto in Hbr 1,14 e in Girolamo, dipendente da questo versetto (Th.l.L. I/1,731, 5ss., s.u.). La formazione agostiniana è tuttavia slegata dall’uso biblico dell’aggettivo e sembra determinata dalla struttura sintattica del passo, in cui si concentrano i tre termini tecnici administro, guberno, rego (v. supra, 69s.).

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autem, ut nec infructuosae bonae nec inpunitae malae sint, subdit primitus omnia sibi, deinde creaturam corporalem creaturae spiritali ... in uoluntatibus autem bonas sibi, ceteras uero ipsis seruientibus sibi. (Gn. litt. 8,23,44). Se sul piano delle naturae questa

azione ordinatrice ha lo scopo di garantire l’esistenza delle creature stesse, su quello delle uoluntates la gerarchia morale ha lo scopo di garantire la giustizia, intesa nei termini di equilibrio retributivo tra colpa e castigo (ibid.: ut hoc patiatur uoluntas mala,

quod ex iussu dei fecerit bona, siue per se ipsam siue per malam; v. Gn. litt. 11,22,29).

Sotto l’administratio della provvidenza ricade anche l’adempimento della grazia, essa stessa “causa nascosta”: habet ergo deus in se ipso absconditas quorundam

factorum causas ... easque inplet ... illo [sc. opere prouidentiae], quo eas administrat, ut uoluerit, quas, ut uoluit, condidit. ibi est et gratia, per quam salui fiunt peccatores (Gn. litt. 9,18,33). I risvolti escatologici dell’administratio divina emergono da Gn. litt.

11,15,20, discusso infra, s.u. ineffabilis, 201-203.