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L A PROVVIDENZA GOVERNA E IL CASO SCONVOLGE : GVBERNO VS AGITO

2.2.1 ‘D ARE FORMA ’

2.2.2 L A PROVVIDENZA GOVERNA E IL CASO SCONVOLGE : GVBERNO VS AGITO

Gn. litt. 5,21,42: admoneri autem nos oportet his, quae in tempore formantur atque nascuntur, quomodo ista considerare debeamus. non enim frustra scriptum est de sapientia, quod amatoribus suis “ostendit se in uiis hilariter et in omni prouidentia occurrit illis” [Sap 6,16]. nec omnino audiendi sunt, qui putauerunt sublimes quidem mundi partes, id est a confinio corpulentioris aeris huius et supra, diuina prouidentia gubernari, hanc autem imam partem terrenam et humidam aerisque huius uicinioris, qui terrarum et aquarum exhalationibus humescit, in quo uenti nubesque consurgunt, casibus potius et fortuitis motibus agitari.

In Gn. litt. 5,21,42, guberno è antitetico ad agito, i due verbi esprimono due moti di natura contrapposta: quello ordinatore e finalizzato della provvidenza, che dirige le cose, e quello disordinato e turbolento del caso (v. supra, s.u. administro). Si tratta del consueto problema dell’estensione dell’azione della provvidenza: l’antitesi esprime l’idea di una provvidenza “debole”, che governa senza intervenire su tutti gli aspetti della natura, ma limita la sua azione alla sola sfera celeste dell’universo, lasciando in balìa del caso la parte inferiore di esso96. A questa idea A. contrappone Sap 6,16b, versetto citato raramente prima di lui, e utilizzato da A. come prova scritturistica a favore dell’idea dell’onnicomprensività dell’azione della provvidenza, espressa dal sintagma in omni prouidentia (ἐν πάσῃ ἐπίνοιᾳ)97. Tale iunctura costituisce a mio avviso il nucleo concettuale della citazione scritturistica (il versetto ha infatti la funzione di cerniera fra le due sezioni del passo). A. adotta l’espressione biblica in omni

prouidentia per esprimere l’onnicomprensività dell’azione provvidenziale e si serve di Sap 6,16b per affermare la funzione istruttiva della creazione (cf. admoneri ... oportet)98,

ma lo cita anche con l’intento polemico di dimostrare che la sapienza si mostra con una

96 L’idea di una provvidenza “debole” o “limitata” è erroneamente attribuita ad Aristotele: v. supra, 15. Secondo A., nessuna creatura o fenomeno naturale può essere determinato dal caso, pertanto anche gli eventi prodigiosi o apparentemente inspiegabili ricadono sotto la sfera di azione della provvidenza; cf.

ciu. 12,28: quid autem sub tanta gubernatione diuinae prouidentiae, quamuis eius causa lateat, frustra gignitur?

97 L’esegesi agostiniana del versetto si fonda su una traduzione molto differente dal testo greco (Vulg.: ...

in uiis ostendit se illis hilariter et in omni prouidentia occurrit illis; cf. LXX: ... ἐν ταῖς τρίβοις

φαντάζεται αὐτοῖς εὐμενῶς καὶ ἐν πάσῃ ἐπινοίᾳ ὑπαντᾷ αὐτοῖς): il traduttore latino ha infatti riferito il nesso ἐν πάσῃ ἐπίνοιᾳ alla sapienza anziché ai suoi amatores e reso ἐπίνοια con prouidentia, una scelta sorprendente, perché il sostantivo greco designa «la riflessione, le intenzioni delle quali è scrutatore il Signore» (Scarpat 1989, I 389; v. anche id. 1996, II 267s.). Lo stesso traducente si incontra in Sap 9,14; mentre in Sap 15,4, il sostantivo greco ἐπίνοια è reso con excogitatio; in 14,3 prouidentia traduce invece πρόνοια; v. ibid., I 475.

98 Con questo significato Sap 6,16b ricorre nel II libro del De libero arbitrio, per affermare che ovunque ci voltiamo, la sapienza ci parla con le tracce delle sue opere. In lib. arb. 2,41-46, il versetto è un presenza, per così dire, carsica, e attraverso l’identificazione delle uiae di cui si parla nel testo biblico con i uestigia

sapientiae, A. fonde la metafora scritturistica e con i concetti filosofici in una sintesi originale: v. infra,

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provvidenza che raggiunge ogni cosa99. Costituiscono delle risposte alle tesi avversarie anche i riferimenti a Ps 148,7-8 e Mt 6,30: la citazione tratta dal salmo 148 serve infatti a dimostrare che i fenomeni avversi all’uomo sono in realtà la realizzazione della parola (uerbum) di Dio; l’allusione evangelica richiama, invece, l’idea della cura divina rivolta anche alle creature ordinate sul gradino più basso della scala ontologica (un tema che ritroviamo in Plotino, 3,2,13)100.

2.2.2.1IL “SECONDO MOMENTO” DELLA CREAZIONE: VARIAZIONI LESSICALI

prou. dei 12: Nam et in rerum aliarum conditione et gubernatione procul dubio prouidentia eius apparet, sine qua nullum folium labitur, nullum germen emittitur...

op. mon. 35: et quod sequitur de uolatilibus caeli et de liliis agri, ad hoc dicit, ne quisquam deum putet seruorum suorum necessaria non curare, cum eius sapientissima prouidentia usque ad ista creanda et gubernanda perueniat.

I due passi sono accomunati dalla presenza della coppia lessicale composta da un lessema di creazione e guberno / gubernatio. Abbiamo visto che questo modulo è frequente sia in A. sia negli autori a lui precedenti, in ambiente sia classico che cristiano (v. supra). Attraverso questa coppia lessicale, A. distingue i due momenti della creazione, e in questo contesto, l’equivalenza semantica tra administro / administratio e

guberno / gubernatio è evidente101. L’azione governatrice della provvidenza ha un

aspetto, per così dire, durativo, perché si dispiega nel tempo e consiste nel mantenimento della forma nel divenire, nel ‘portare a compimento’ la creazione di tutti gli esemplari naturali formati soltanto in potenza (vale a dire come rationes causales delle cose) durante la creazione esamerale102. I due passi presentano due aspetti diversi ma complementari della gubernatio divina sull’universo: in prou. dei 12 il governo della provvidenza si configura come il presiedere da parte di Dio al processo vitale e allo sviluppo di tutti gli esseri, anche dei più insignificanti: la provvidenza è “garante” del compimento del ciclo biologico della natura, non senza una componente volontaristica, che si evince in particolare dalla metafora della foglia che cade (uno fra gli eventi naturali più imprevedibili, anche esso deciso da Dio); richiamandosi a

99 L’interpretazione agostiniana si basa sul valore strumentale di in (Hofmann-Szantyr 1965, 126), confermato dalla variante per della Vetus Latina e dallo stesso A., che talvolta cita il versetto omettendo la preposizione (come in lib. arb. 2,41), uniformando, quindi, il costrutto a un uso sintattico più classico. 100 A. allude esplicitamente a questo passo plotiniano in ciu. 10,14, discusso infra (v. appendice, 283- 285).

101 Cf. il cumulo sinonimico in Gn. litt. 5,23,46, cit. e discusso s.u. administro (v. in partic. 85). 102 Per questo concetto v. supra, s.u. administro, 77ss.

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immagini evangeliche (Mt 6,26; 28), op. mon. 35 pone invece l’accento sull’aspetto della cura di Dio per le sue creature: il governo dell’universo l’interesse di Dio a che ogni creatura abbia il necessario per la sua sopravvivenza103.