• Non ci sono risultati.

O PERATIO , OPEROR , OPVS

E XCVRSVS I L “ LAVORO ” DELLA PROVVIDENZA : FACIO , FIO E OPERATIO , OPEROR , OPVS

2. O PERATIO , OPEROR , OPVS

La famiglia etimologica di opus presenta un numero altissimo di occorrenze agostiniane9 e ha un ampio spettro semantico10. In associazione al lessico della provvidenza essa è rappresentata da opus (‘lavoro’, ‘opera’)11, vale a dire il risultato concreto di un lavoro o di un’opera (gr. ἔργον); da operatio (gr. ἐργασία / ἔργον)12, che designa invece l’atto o il risultato dell’operari e, infine, da operor (gr. ἐργάζομαι; ‘essere attivo’ o ‘occupato’, ‘fare (qualcosa)’, ‘lavorare’)13. Da un lato, il sostantivo

opus era impigato già nel lessico filosofico per indicare metaforicamente l’universo e le

cose generate dalla forza della natura o della divinità, oppure per designare l’azione corrispondente di formazione dell’universo; dall’altro lato, operor e operatio si presentavano invece al lessico cristiano come lessemi depurati di qualsiasi accezione filosofica14.

Nel latino dei pagani operor (non attestato prima di Plinio, a esclusione del participio operatus) designa soprattutto lo svolgimento di compiti e occupazioni relativi alla sfera umana: non presenta quindi legami stretti con il lessico religioso15. Sulla base del valore cosmologico di opus, il verbo corrispondente, molto diffuso nel latino biblico e cristiano16, si specializza (con Tertulliano) come verbo tecnico della creazione17. Esso pone un particolare accento su un aspetto specifico e tangente al nucleo concettuale

8 Casu fieri è attestato e.g. in Cic. har. 19; Verr. 2,2,162; diu. 2,18; nat. deor. 2,98; temere fit / fieri in Cic. diu. 2,15; Att. 7,18,4; Sen. contr. 7,7,13; Plin. nat. 2,100.

9 Il solo sostantivo opus è attestato 5800 in A., operor ricorre ca. 2800 volte, operatio quasi 300, e opera poco meno di 200 volte.

10 V. Alici 2006, 15ss.; Drecoll 2012, 300ss.

11 Quint. inst. 2,14,5: opus est, quod efficitur ab artifice; v. DEL, s.u. opus. 12 Th.l.L. IX/2,672,21ss., s.u.

13 In A. questo verbo ricorre soltanto nella forma deponente. Nel corpus agostiniano la famiglia di opus è rappresentata anche da opera, operarius, operatiuus (attestato solo in diu. qu. 63: illa ... quae per uerbum

facta sunt operatiua potentia), operator, operatorius, operatrix, operatus, operosus, opifex, opificium.

14 A differenza di fabrico, ad esempio, corrispondente a δημιουργέω, e sentito quindi come termine caratterizzato in senso filosofico, espressione di una concezione di creazione differente da quella cristiana: v. Braun 1962, 381.

15 Se si esclude il participio operatus, riferito all’assolvimento di obblighi religiosi: v. Th.l.L. IX/2,690,6ss., s.u. operor, opero.

16 Operor è lessema del sermo cottidianus (v. Braun 1962, 382, n. 3), ma designa anche l’attività di Dio, di Cristo o di altre forze sovrannaturali (v. Th.l.L. IX/2,690,6ss., s.u. operor, opero). La Vulgata presenta circa 250 attestazioni di questo verbo.

168

della creazione, ovvero sull’elemento del ‘lavoro’, dell’opera organizzatrice e ordinatrice di Dio: operor designa una sorta di δημιουργεῖν cristiano, in cui l’atto creativo primordiale si integra nella dimensione del tempo (un concetto vicino a quella che A. definisce administratio) e nel complesso delle attività divine (opera), designate proprio da questi stessi lessemi18. Sul valore del verbo si modella infine quello di

operatio (e di operator), sostantivo raro negli autori pagani (7 occorrenze), e

diffusissimo invece da Tertulliano in poi. Esso ha sia un valore concreto (designa il risultato di un’azione), equivalente a opera mundi, sia un valore più astratto, quando esprime il processo, l’atto creativo. Attraverso le traduzioni più antiche della Bibbia,

operatio si consolida inoltre come traduzione del greco ἐνέργεια19.

Di seguito una sinossi delle attestazioni agostiniane di questi lessemi in relazione al lessico della provvidenza:

LESSEMI NR. OCCORRENZE

PASSI DATAZIONE

opus 13 uera rel. 2: quae [sc. qualiacumque opera naturae] administrante diuina p-a gignerentur.

388-391

diu. qu. 24: si non p-a uniuersus mundus administratur, est aliqua natura atque substantia quae ad opus p-ae non pertineat.

388-391

lib. arb. 2,41: “in uiis ostendet se illis hilariter et omni p-a occurret illis” [Sap 6,16]. quoquo enim te uerteris, uestigiis quibusdam quae operibus suis inpressit loquitur tibi.

391-395

Gn. litt. 8,12,25: qui [sc. deus] operatur omnem salutem gemino illo opere p-ae.

412-414

Gn. litt. 8,19,38: opus diuinae p-ae bipertitum. 412-414 Gn. litt. 8,24,45: deus bipertito p-ae suae opere

praeest uniuersae creaturae suae.

412-414

Gn. litt. 8,26,48: in opere diuinae p-ae ista cognoscere ... in illo, quo intrinsecus creatas etiam extrinsecus administrat ...

412-414

Gn. litt. 9,14,24: bipertito opere diuinae p-ae. 412-414 Gn. litt. 9,15,28: deus uniuersam creaturam suam

bipertito quodam modo opere p-ae ... administret.

412-414

Gn. litt. 9,18,33: easque [sc. causas absconditas] inplet non illo opere p-ae … illo, quo eas administrat, ut uoluerit, quas, ut uoluit, condidit.

412-414

Gn. litt. 11,11,14: ex quo opere diuinae p-ae in eos ueniat inponendae commotio disciplinae ...

412-414

Gn. litt. 11,22,29: illi deus per sanctos angelos facit illo opere p-ae, quo creatas naturas administrat.

412-414

18 Braun 1962, 383.

19 E.g.: Sap 13,4 (cit. infra, 170); 1 Cor 12,6 (ἐνεϱγήματα); 10 (Vetus Latina: alii datur operatio uirtutis;

169

en. Ps. 144,25: audiuimus ... p-am in omnibus operibus eius, confessionem omnium operum eius.

412/414 o 416/41720 operatio 2 Gn. litt. 8,9,17: gemina operatio p-ae. 412-414

cura mort. 16: cur non istas operationes angelicas credimus per dispensationem p-ae dei bene utentis et bonis et malis secundum inscrutabilem altitudinem iudiciorum suorum?

ca. 421-423

operor 5 en. Ps. 9,20: quo mysterio agitur, ut etiam haereses esse permittantur ... se quia hoc de peccatis eorum diuina operatur p-a.

394/39521

Gn. litt. 8,12,25: qui [sc. deus] operatur omnem salutem gemino illo opere p-ae.

412-414

s. 10,5: non solum quia cum peccat, non eo peccat animo, qua p-a deus de peccato eius operatur iustitiam.

ca. 412

s. 125,5: operante utique diuina p-a, quia per malam uoluntatem malus esse uoluit, non autem deus malum ordinando fecit.

? (dopo 1 giu. 411?)22

c. Iul. 3,34: de immundis et contaminatis, quae uoluerit [sc. p-a] operatur, munda tamen ipsa et incontaminata persistens.

ca. 421-423

Tabella 32 Attestazioni agostiniane di opus, operatio, operor associati alle parole-chiave

Le attestazioni agostiniane della famiglia lessicale di opus sono concentrate soprattutto nel De Genesi ad litteram. In quest’opera, i sostantivi opus e operatio si specializzano nell’espressione tecnica bipertitum (o geminum) opus (o operatio) diuinae prouidentiae, con cui A. designa il concetto della “doppia azione” della provvidenza (Gn. litt. 8,9,17; 12,25; 19,38; 24,45; 9,14,24; 15,28). Esso compare per la prima volta in Gn. litt. 8,9,17, formulato con il sintagma gemina operatio prouidentiae: A. distingue infatti fra un agire provvidenziale naturalis, relativo, cioè, all’ordine e allo sviluppo delle creature (una

administratio invisibile), e un agire uoluntarius, vale a dire un intervento mediato da

volontà angeliche e umane sottoposte al volere divino23. La stessa duplicità si riscontra nell’essere umano: in questo caso, A. parla di gemina prouidentiae potentia (il primo aspetto inerisce al corpo e il secondo all’anima dell’uomo)24. La uariatio lessicale fra

20 V. Müller 1996-2002b, 824. 21 Müller 1996-2002b, 807. 22 Drobner 2003, 223s.

23 La prima attività, dice A., si occupa dell’esistenza delle creature (Gn. litt. 8,24,45: ut fiant [sc.

naturae]) , la seconda si riferisce alle volontà subordinate al volere divino (ibid.: ut sine suo iussu uel permissu nihil faciant [sc. uoluntates]; v. anche 9,15,28; cf. 11,22,29). Questa dipendenza è di ordine

metafisico, ma non esclude la possibilità di autodeterminazione della volontà libera da un punto di vista psicologico e morale; ne costituisce, al contrario, il fondamento, perché questa stessa subordinazione alla provvidenza è intesa come esercizio di una libera scelta (v. Solignac 1972e, 512s.; Drecoll 2012, 302). Le volontà angeliche non si creano da sé, ma permettono a Dio di completare la creazione delle cose nel tempo, in conformità agli archetipi contenuti nel verbo (Gn. litt. 9,15,28); v. Solignac 1972f, 526s. Aug.

cura mort. 16: operationes angelicas; cf. Tert. resurr. 5: angelorum ... operatio.

170

operatio e potentia induce a pensare che il primo sostantivo non esprima genericamente

l’azione della provvidenza, ma che la individui in modo specifico come energia vitale, come forza che spinge alla crescita, mette in moto lo sviluppo e il progresso dell’universo25. Si è detto, infatti, che talvolta nella Vetus Latina, il sostantivo operatio rende il greco ἐνέργεια (ad esempio in Sap 13,4: δύναμιν καὶ ἐνέργειαν; cf. Aug. trin. 15,2: uirtutem et operationem)26. Del resto in questo passo, A. paragona l’universo a un grande albero (in ipsum mundum uelut in quandam magnam arborem rerum): l’operatio è dunque la forza vitale che lo attraversa dalle radici alle fronde. Il valore biblico di

operatio come ‘energia’ è dunque recuperato per designare un concetto che ricorda da

vicino la forza con cui il logos o pneuma stoico permea l’universo (nel caso agostiniano si tratta però di una provvidenza onnipresente e trascendente allo stesso tempo).

A. innova infine il concetto, introducendo l’idea della bipartizione dell’azione provvidenziale. Nei passi successivi del De Genesi ad litteram nei quali compare questo concetto, il lessico si consolida nel nesso opus bipertitum: l’aggettivo indica una suddivisione organizzata e ordinata in due parti (fra un prima e un dopo, ad esempio) e rimanda in modo particolare all’ambito della parola. Questo stesso aggettivo ricorre infatti proprio nell’incipit del De Genesi ad litteram, in riferimento alla Scrittura (Gn.

litt. 1,1,1: omnis diuina scriptura bipertita est, vale a dire suddivisa fra Antico e Nuovo

Testamento; ciu. 17,3: bipertita ... eloquia prophetarum), stabilendo implicitamente quella corrispondenza fra creazione e racconto essenziale per la concezione agostiniana di provvidenza. L’aggettivo bipertitus, relativo all’ordine di un testo o di un discorso27, all’organizzazione dei concetti (Cic. inu. 1,67; 72: bipertitam ... argumentationem), evoca dunque la metafora verbale: la Genesi intesa sia come ‘racconto’ sia come ‘atto’ di creazione (Gn. litt. 5,23,46: quorum operum eius [sc. dei], quae nunc usque operatur,

per uolumina temporum explicandorum)28, come “articolazione” esteriore del uerbum29

(cf. lib. arb. 2,41, in cui la provvidenza parla attraverso le sue opere: v. infra, 280).

25 È già emersa più volte l’importanza dell’idea di movimento nella teologia e cosmologia antica, platonica (l’anima mundi come principio dinamico) e stoica (la tensione, il τόνος, con la quale il pneuma raggiunge tutte le cose), in antitesi alla staticità del dio epicureo. A. poteva ritrovare traccia di questo concetto, in termini naturalmente differenti, e più astratti, nel Libro della Sapienza: v. infra, 284, n. 30. 26 La Vulgata presenta invece il nesso uirtutem et opera; altri esempi sono cit. supra, n. 19.

27 Th.l.L. II 2002,43ss., s.u. bipertitus.

28 V. supra, s.u. administro, 85. Questa sovrapposizione fra atto e racconto di creazione è supportata anche dalla Scrittura: la versione di Gn 2,4 citata da A. (Gn. litt. 5,5,1-3; 3,5; 5,16; 11,27; 23,46) presenta infatti il nesso liber creaturae caeli et terrae (LXII: ἡ βίβλος γενέσεως οὐρανοῦ καὶ γῆς; cf. Vulg.:

171

Si è detto che nel latino cristiano operor acquista valore tecnico nel lessico della creazione, e indica precisamente il costante intervento ordinatore di Dio nel mondo. Il verbo ricorre in Io 5,17 (... Pater meus usque modo operatur et ego operor), versetto citato da A. come espressione dell’azione di Dio e di Cristo nel tempo. La preoccupazione di A. è infatti quella di conciliare l’apparente contraddizione fra i due testamenti, e in particolare tra questo versetto giovanneo e Gn 2,2, sul riposo di Dio (conpleuitque Deus die septimo opus suum quod fecerat et requieuit die septimo ab

uniuerso opere ...; da notare il ricorrere di opus anche in questo versetto). Il concetto di

administratio e della creazione causale rappresenta la soluzione a questa apparente

contraddizione fra i due versetti.

In relazione al lessema prouidentia, operor designa nello specifico l’azione ordinatrice di Dio che “mette al suo posto” il malvagio, proprio come il pittore capace di fare un buon uso del colore nero (s. 125,5); la provvidenza agisce quindi sul negativo (en. Ps. 9,20) e realizza (operatur) la giustizia (s. 10,5) o la guarigione (salutem) della volontà malata, come il medico opera (operatiuus, operanti) positivamente sul corpo (Gn. litt. 8,12,25)30.

generationes caeli et terrae), espressione «condensée de toute son interprétation de la création» (Solignac

1972f, 670). Sulla metafora del mondo come libro, v. Blumenberg 1989.

29 «[...] uerbum in various acceptations, according to Augustine it literally expresses the act of mental generation of meaning, the fuit of a reflective actualization of those spiritual virtualities» (Alici 2006, 21). A. interpreta il legame fra origine dell’essere e genesi del significato come rapporto dialettico tra uerbum e opus (ibid. 16 e passim).

30 Operor unito a un oggetto astratto (con il valore di ‘realizzare’) è attestato soprattutto nel latino cristiano (cf. Th.l.L. IX/2,693,54ss., s.u. operor, opero): per il nesso salutem operari, cf. Ps 73,12 (cf. Cypr. Quirin. 2,29); Phil. 2,12; Tert. bapt. 5; carn. 14; Ambr. parad. 15,75; off. 1,3,9.

172