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Nome che designa una serie di organizzazioni culturali e sociali sorte in Euro pa tra il 1920 e il 1930, che raggiungevano un centinaio di centri abitati La prima

I. Lo spazio del teatro

69. Nome che designa una serie di organizzazioni culturali e sociali sorte in Euro pa tra il 1920 e il 1930, che raggiungevano un centinaio di centri abitati La prima

Kultur-lige fu creata a Kiev all’inizio del 1918 allo scopo di promuovere lo sviluppo di varie sfere della cultura yiddish. Tra i suoi fondatori figuravano membri dei par- titi socialisti ebraici e sionisti ed esponenti di rilievo della vita culturale e politica come Perets Markiš e Dovid Bergel’son. L’organizzazione comprendeva sezioni dedicate all’arte, alla musica, alla letteratura e all’editoria; con il suo sostegno furono aministrate scuole e corsi per adulti, realizzati progetti teatrali ed esperi- menti drammatici ambiziosi. A Kiev era attiva una biblioteca e nell’autunno del 1928 fu inaugurata l’Università Popolare Ebraica. Inizialmente le autorità sovieti- che appoggiarono la Kultur-lige, ma negli anni Venti ne liquidarono il comitato

36 Indomita yidishe mame. Ida Kaminska e la sua famiglia teatrale

ebraico ispirato ai principi dello yiddishismo e che gli artisti locali avrebbero voluto che Ester Rokhl, Ida e Zygmunt ne facessero parte. In breve, la coppia si trasferì a Kiev, dove il 20 luglio 1919 venne al mondo la figlia Ruth.

In quel periodo l’intera area centro-orientale si trovava in uno stato di anarchia armata e di scontro tra le autorità po- lacche, che volevano consolidare le proprie frontiere a est, e i gruppi nazionalisti ucraini, in conflitto inoltre con il pote- re sovietico che la Russia rivoluzionaria – che con l’Armata Rossa stava marciando verso occidente – aveva già imposto nelle regioni lituane e bielorusse. L’Ucraina, in particolare, viveva una situazione complessa di guerra, rivoluzione, in- surrezioni contadine e nazionalismi contrapposti tra le due repubbliche; inizialmente l’Ucraina di Kiev, guidata dall’ata- mano Semën Petljura, aveva promesso alla minoranza ebrai- ca pari diritti, ma non fu in grado di garantirle neppure una basilare sicurezza: bande criminali diedero avvio a una lunga serie di pogrom, che costarono la vita a oltre cinquan- tamila ebrei. Nel timore degli eccessi antisemiti, pochi mesi dopo la nascita della figlia, Ida e Zygmunt, insieme a Ester Rokhl e ai colleghi della compagnia, si misero nuovamente in viaggio attraverso la Bielorussia diretti verso Mosca, dove vigeva un clima di guerra. Durante la permanenza in città, la giovane coppia si recò con grande emozione al Teatro d’Arte per assistere alla leggendaria rappresentazione dei

Bassifondi di Gor’kij diretta da Stanislavskij: a dispetto delle

grandi aspettative, rivolte soprattutto alle interpretazioni di Vasilij Kacˇalov e Ivan Moskvin, Ida ricorda con enorme fru- strazione di essere stata costretta a cedere al sonno, indotto dall’estrema stanchezza dovuta alle dure condizioni di vita e alla necessità di coniugare il lavoro con l’accudimento della figlia.

Nonostante in quel periodo l’Unione Sovietica fosse l’uni- co paese in cui la cultura ebraica beneficiava di una sovven- zione statale, dopo avere trascorso due anni turbolenti lon- tano da Varsavia la compagnia Kaminski desiderava soltanto fare ritorno in quella che considerava la propria casa. Anco-

centrale, sostituendolo quasi esclusivamente con membri del Partito Comunista. Gran parte delle istituzioni che ne avevano fatto parte passarono sotto il controllo delle Sezioni Ebraiche del Commissariato dell’Educazione e furono trasformate in appendici degli organi burocratici sovietici.

Lo spazio del teatro

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ra una volta gli artisti ripresero il cammino verso il confine polacco. L’anno 1920 coincise con il raggiungimento di un accordo tra Polonia e Ucraina – che prevedeva il riconosci- mento dell’indipendenza della seconda in cambio della sua rinuncia alle pretese sulla Volinia e sulla Galizia orientale – e con la ripresa delle ostilità contro la Russia bolscevica. Lungo la strada gli artisti si fermarono per una stagione a Vitebsk, dove proposero alla popolazione, atterrita dalle sommosse e dai pogrom, opere del vecchio repertorio come Mirele Efros e nuovi drammi come Una donna senza importanza di Oscar Wilde; successivamente sostarono nella cittadina di Polotsk, continuamente attraversata dagli scontri a fuoco tra l’Armata Rossa e l’esercito polacco; poi ancora a Nevel’, dove furono raggiunti da Jonas Turkow, che aveva lasciato l’Armata Rossa in cui era stato precettato tempo prima, e dove si trattennero per qualche tempo allestendo spettacoli in cambio di viveri, traducendo nuovi drammi e recitando sporadicamente an- che in lingua russa. Tra i tumulti della rivoluzione, anche Ida e i compagni maturarono la convinzione che Lenin, Trockij e le loro promesse di libertà, uguaglianza e fratellanza in un mondo senza sfruttamento rappresentassero la concreta speranza in un futuro migliore.70

Le ultime tappe del lungo viaggio verso casa inclusero Minsk – dove nella vetrina di un negozio trovarono la foto- grafia di Yosef Kaminski, che avevano perso di vista all’inizio del conflitto e che scoprirono avere tenuto un concerto nel- la città quando ancora era in mano ai polacchi – e Vilnius, dove la comunità ebraica accolse con calore Ester Rokhl, «i suoi figli e la sua troupe».71 Per qualche tempo la compagnia

riprese con successo il lavoro sulla scena, adattandosi a reci- tare nelle ore diurne per non sfidare il coprifuoco, ma con l’occupazione della città da parte delle truppe del generale Z·eligowski l’atmosfera si inasprì. Il sogno del capo di Stato polacco Józef Piłsudski di creare una confederazione di pa- esi indipendenti dell’Europa Orientale era sfumato e questi aveva comandato al suo generale di occupare la Lituania cen- trale per annetterla alla nuova repubblica polacca. La guerra sovietico-polacca, avviata nel febbraio del 1919, si era conclu- sa: a metà agosto la controffensiva polacca aveva costretto

70. I. Kaminska, My life cit., p. 54.