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I. Lo spazio del teatro

4. Gli anni Trenta

5.2. La fuga verso est

Dopo avere fatto ritorno a Leopoli, città in cui l’atmosfera era più leggera che nel cuore della Russia e in cui la coppia si rimise al lavoro con la sensazione di riuscire, letteralmente, a respirare con più facilità, nel giugno del 1941 Ida si recò in tournée con la compagnia nella città di Rovno, con l’idea di allestire Il decimo comandamento e Mirele Efros. All’alba del 22 giugno, però, gli artisti furono svegliati da rumori di spari e bombardamenti, che annunciavano l’inizio della cosiddet- ta “Operazione Barbarossa” con cui il Terzo Reich invadeva un’attonita Unione Sovietica rescindendo il patto di non ag- gressione. Poche ore più tardi, in una città presa di mira dalla Luftwaffe, la compagnia di Ida fu costretta ad andare in scena di fronte a una platea deserta poiché il direttore ammini- strativo, un ligio burocrate ebreo sovietico, sosteneva di non avere ricevuto ordine di cancellare lo spettacolo. A distanza di anni Ida ricorderà che per molti attori e membri dell’or-

160. I. Kaminska, My life cit., p. 134. 161. Ibid.

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chestra quella matinée goldfadeniana sarebbe stata l’ultima, tetra, performance prima di andare incontro alla morte.

Nel terrore di cadere in mano tedesca, Ida, che nel frat- tempo aveva scoperto di essere incinta, riprese la fuga verso est. Seguita da molti membri della compagnia, intraprese un viaggio estenuante, a piedi e in treni colmi di profughi, per approdare dapprima a Kiev e poi a Char’kov, città in cui incontrò molti amici e colleghi. Da qui, Ida e Meir salirono sull’unico treno deserto, che era diretto a Baku, capitale della Repubblica Socialista Sovietica Azera e importante riserva petrolifera dell’urss. In città vigevano tuttavia norme severe in merito all’accoglienza dei rifugiati e, dopo qualche giorno di riposo, Ida e compagni ricevettero la visita di una pattu- glia militare, che li costrinse a imbarcarsi su una nave diretta verso la sponda opposta del Mar Caspio. A Tashkent, capitale della Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka, incontrarono altri colleghi, temporaneamente evacuati nello stesso luogo: la star dell’operetta Clara Young, amica di vecchia data di Ester Rokhl, il compositore Henryk Wars, celebre autore di musiche per il cinema, i comici Shimen Dzigan e Yisroel Shu- macher, nonché lo stesso Solomon Michoels con la troupe del Teatro Statale Yiddish di Mosca.

Ida e Meir conclusero provvisoriamente il proprio esodo stabilendosi nella città di Frunze (oggi Bishkek), capitale del- la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma del Kirghizistan in cui avrebbero trascorso quasi tre anni. Qui, nell’ottobre del 1941, l’attrice mise al mondo un figlio prematuro di no- me Wiktor e qualche settimana dopo Ruth, che aveva rag- giunto la madre dalla Siberia, diede alla luce Erika (chiamata così in omaggio alla bisnonna Ester Rokhl Kaminska).

Inizialmente la compagnia di Ida fu assorbita all’interno della filarmonica locale, una condizione che permetteva agli artisti di ricevere le tessere indispensabili per procurarsi da mangiare, e suscitò l’interesse delle poche decine di ebrei residenti in questo paese industriale dell’Asia centrale. Con il passare dei mesi, però, su Frunze si riversò un grande nu- mero di profughi provenienti dalle altre regioni dell’Unione Sovietica, dalla Polonia e dall’Ucraina, tra cui anche molti attori dei teatri yiddish di Leopoli e Białystok. La missione di Ida si ripropose allora con rinnovata urgenza: il teatro di- venne il principale luogo di aggregazione di esseri umani che condividevano la medesima condizione di esuli e il bisogno

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di difendere la propria identità attraverso la «consolazione offerta da una parola in yiddish».162 Di nuovo a capo di una

compagnia teatrale, Ida si mise all’opera riscrivendo a me- moria alcuni testi gordiniani, tra cui L’orfana Chasie, Il macello e Sonata a Kreutzer, e allestendoli di fronte a un pubblico sempre più numeroso e coinvolto:

Quando apparvi sulla scena fui testimone di una di- mostrazione commovente. Tutta la platea si alzò in piedi, applaudendo e piangendo. Anche noi sulla scena comin- ciammo a piangere. In piedi, ci guardavamo gli uni gli altri, spettatori e attori, senza un tetto, perseguitati, a migliaia di chilometri dalle nostre case, dove molti di noi avevano lasciato i propri cari.163

L’importanza del lavoro di Ida Kaminska, e ancor più del suo ruolo di «madre di tutti»164 gli ebrei espatriati, riaffiora

nelle memorie di coloro che scamparono all’eccidio nazista trovando rifugio in Asia: per esempio Renee Grobart, figlia dell’attore Mordechai Abelman e all’epoca della guerra una bambina, racconta che a Frunze gli ebrei cercavano di stare insieme per ricevere aiuti dal governo sovietico e si commuo- ve al ricordo dell’attrice perché «her name meant a lot in that time. Just say that this was [Ester Rochl’s] Kaminska’s daughter meant that we got maybe more water or another piece of bread».165

Con il passare dei mesi Frunze fu percorsa da alcuni im- portanti cambiamenti: se nel primo periodo il pericolo mag- giore per i rifugiati era rappresentato dall’epidemia di tifo, che causò la morte di alcuni attori, in seguito l’eco della pro- paganda nazista e le condizioni di crescente impoverimento provocarono il risveglio di comportamenti antisemiti. A ciò si aggiungeva l’ambigua politica sovietica: per effetto dei fragili accordi tra il Cremlino e Władysław Sikorski, primo ministro del Governo Polacco in esilio, a Frunze e in molte altre città furono inaugurate rappresentanze polacche, che si occupa- vano di distribuire aiuti agli esuli, ma dopo qualche tempo

162. Ivi, p. 170. 163. Ibid. 164. Ivi, p. 176.

165. Intervista n. 3921, Renee Grobart (Varsavia 1934), 13/7/1995, Stati Uniti, USC Shoah Foundation – The Institute for Visual History and Education Universi- ty of Southern California.

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furono soppresse e chiunque vi fosse stato registrato – inclusa Ida con la sua famiglia – fu interrogato dall’nkvd con l’accu- sa di avere tradito la causa socialista.

Con il peggioramento dell’atmosfera politica anche le opportunità teatrali si fecero sempre più sporadiche per cui Kaminska decise di proseguire la propria ricerca altrove. Avu- ta notizia dell’imminente apertura di una compagnia teatrale in seno all’Armata Polacca filosovietica, contattò la scrittri- ce e attivista comunista Wanda Wasilewska proponendole di unirsi, insieme al marito e al figlio, all’esercito. Dal momento che la proposta non si concretizzò, nell’aprile del 1944 Ida e Meir affidarono la compagnia nelle mani dell’attore Simche Natan e raggiunsero Ruth e Ady a Mosca.