I. Lo spazio del teatro
6. Verso la creazione di un Teatro Statale Yiddish in Polonia
6.1. Nuove bas
Dal momento che con la Seconda guerra mondiale e la Shoah era scomparso quasi il novanta per cento degli ebrei polacchi e la costellazione di teatri in lingua yiddish si era spenta per sempre, la responsabilità degli artisti sopravvissuti era accresciuta dal dolore della solitudine e dalla determina- zione a tramandare la memoria di chi non c’era più, tradu- cendo anche sulla scena il precetto religioso che impone al popolo ebraico il dovere del ricordo.173 Fin dal suo ritorno,
Kaminska si sentì investita della missione di mantenere in vita l’eredità del popolo ebraico, la preziosa yiddishkheyt, attraver- so il teatro. Nonostante il feroce sterminio, in Polonia era rimasta una delle più cospicue comunità ebraiche (formata da oltre trecentomila persone) e fin dai primissimi mesi del dopoguerra si era impegnata nella ricostruzione della vita culturale yiddish: uno sforzo che avrebbe condotto alla cre- azione dell’unico teatro statale ebraico del mondo (oltre a quello israeliano) e di una delle pochissime scene teatrali del secondo Novecento in cui si recitava in yiddish.
Il centro della rinascita ebraica del dopoguerra non fu però la città di Varsavia, che nel conflitto era stata com- pletamente distrutta, ma la regione sud-occidentale della Bassa Slesia, prima appartenuta alla Germania, nella quale era rimasto un esiguo gruppo di sopravvissuti (circa due-
mila persone).174 La Bassa Slesia appariva agli ebrei come
una regione amichevole perché libera dall’antisemitismo serpeggiante anche nei primi mesi dopo la guerra ed era un luogo ideale in cui insediarsi per via del clima adatto all’agricoltura e del territorio ricco di risorse minerarie e naturali. Ancora più importante, gran parte della zona era passata indenne sotto la guerra (con l’eccezione di Breslau/ Wrocław), tutti i centri abitati erano dotati di elettricità e riscaldamento e le abitazioni (nonchè le fattorie e le fab- briche) dei tedeschi espulsi venivano ridistribuite tra ebrei e polacchi.
173. «Soltanto presso Israe le, e non altrove, l’ingiunzione a ricordare è sentita come comandamento religioso per un intero popolo». Il tema è sviluppato in Yo- sef Hayim Yerushalmi, Zakhor: storia ebraica e memoria ebraica, intr. di Harold Bloom, Giuntina, Firenze 2011.
174. Per approfondire cfr. Agnieszka Ilwicka, Grand Illusion? The Phenomenon
of Jewish Life in Poland after the Holocaust in Lower Silesia, «The Person and the
Challenges», 4, 2, 2014, pp. 97-125 e Anna Hannowa, Ku upan´stwowieniu Teatru
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La comunità ebraica che si stabilì nella Bassa Slesia era composta da sopravvissuti ai campi di sterminio e da ebrei rimpatriati dai territori orientali, i cosiddetti Kresy. Il pro- gramma di disumanizzazione e di sterminio elaborato dai nazisti aveva lasciato i superstiti in una condizione di solitu- dine e profonda disperazione: stremati dall’esperienza della guerra, ebrei e polacchi si misero al lavoro per riassegnare alla vita un valore e le prime associazioni che crearono fu- rono gruppi di teatro amatoriale, molto popolari in tutte le nuove comunità ebraiche. Mentre costruivano scuole, case di preghiera e cooperative di lavoro, questi uomini sradicati e soli si rivolgevano istintivamente al teatro confidando nel suo ruolo terapeutico e nella sollecitazione sensoriale offerta dalla parola yiddish e dalla comunanza con altri sopravvissuti, che sulla scena cantavano la vita ricacciando, almeno per qualche ora, i traumi postbellici. Ben prima dell’arrivo di Ida Kaminska erano sorte diverse iniziative musicali e teatrali, spesso di carattere occasionale e organizzate nello spirito del puro divertimento e della restaurazione di una fiducia nel futuro. Nel luglio del 1946 la riattivata Associazione degli Artisti delle Scene Ebraiche decretò l’istituzione di due com- pagnie teatrali professionali, con sede a Wrocław e Łódz´ città industriale con una lunga tradizione culturale yiddish che aveva preso il posto di Varsavia quale centro della vita cultu- rale e amministrativa: la direzione della prima fu assunta da Zalmen Koles´nikow, anche se a guidare gli attori era Simche Natan, mentre la compagnia con sede a Łódz´ era diretta da Moishe Lipman.
Uno dei primi problemi da affrontare era la mancanza di edifici adatti ad accogliere le compagnie yiddish e poiché il teatro costituiva il luogo di aggregazione favorito dalla comu- nità ebraica del primo dopoguerra la questione suscitava un grande interesse. Nonostante l’indifferenza degli ortodossi e dei sionisti – che consideravano la permanenza in Polonia temporanea e giunsero addirittura a istituire una campagna anti-teatrale giudicando la colletta per la costruzione del te- atro uno sperpero che sarebbe stato più proficuo indirizzare al sostegno degli ebrei che combattevano in Palestina – la collettività partecipò con entusiasmo alla ricostruzione, chi versando l’un per cento del proprio stipendio (una scelta condivisa anche da molti polacchi), chi offrendo la propria manodopera. Nell’aprile del 1949, a Wrocław, questo sforzo
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collettivo condusse all’inagurazione di un teatro da cinque- cento posti con un ottimo equipaggiamento tecnico, sito in via S´widnicka 28 e intitolato a Ester Rokhl Kaminska. La pièce scelta per il debutto fu Stelle vagabonde, per la regia di Zygmunt Turkow, divenuto direttore di un teatro yiddish a Rio de Janeiro e tornato in visita in Polonia. Alla morte di Simche Natan, nel dicembre del 1946, a Ida fu offerto di prenderne il posto e la sua visita a Wrocław, due mesi più tardi, fu accompagnata dalla speranza che l’attrice avrebbe preso in mano le redini del Nidershlezyer Idisher Teater (Te- atro Yiddish della Bassa Slesia).
In realtà fino al 1948 l’attrice non si legò stabilmente a nessun ensemble, ma intraprese diverse collaborazioni, pro- babilmente con l’intento di saggiare le forze degli attori e cer- care il luogo più adatto alla realizzazione dei propri progetti. Un altro fattore che incise sicuramente sulla decisione fu la notizia, ricevuta pochi giorni dopo il ritorno a Varsavia, che la figlia e il genero erano stati arrestati in Unione Sovietica con l’accusa di spionaggio e alto tradimento. Da quel momento Ida trascorse i mesi tornando regolarmente nella capitale per cercare l’aiuto di persone influenti, ma tutti i suoi tentativi si rivelarono vani e Ruth e Ady furono condannati a trascorre- re diversi anni in Siberia, separati l’uno dall’altra e senza il permesso di vedere la figlia.175 In quei primi mesi angosciosi,
Ida si trovò spesso a recitare in uno stato di allucinazione, credendo di riconoscere la figlia e la nipotina tra il pubblico. Sarebbe riuscita a riabbracciarle soltanto nel 1956.
Anche per accrescere ulteriormente la propria popolari- tà e sperare in un trattamento di favore nei confronti della famiglia esiliata, Ida si impegnò in un’intensa tournée con il Teatro Yiddish della Bassa Slesia, visitando tutti i piccoli e grandi centri slesiani e spingendosi fino a Łódz´, Varsavia e Szczecin. Ovunque, gli attori si trovarono di fronte una pla- tea appassionata di spettatori ebrei, che dopo l’orrore del nazismo provavano un forte attaccamento nei confronti della cultura yiddish, ma anche di polacchi, che pur non capendo la lingua avevano preso l’abitudine di partecipare a un teatro
175. Un’esperienza raccontata nel dettaglio da Ruth Turkow Kaminska nel libro autobiografico I Don’t Want To Be Brave Anymore, New Republic Books, Washington D.C. 1978, poi ripubblicato con il titolo Mink Coats and Barbed Wire, Collins and Harvill Press, London 1979.
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che sembrava parlare a tutti. Questa familiarità presentava anche un risvolto negativo perché l’atteggiamento degli spet- tatori ricordava quello diffuso nei teatri all’aperto dell’ante- guerra, in cui tutti mangiavano e bevevano commentando ad alta voce ciò che accadeva sulla scena, mentre i bambini correvano per la sala e cercavano di arrampicarsi sul palco- scenico. Per venire incontro ai gusti di tutti gli spettatori, il teatro di Wrocław proponeva opere di genere differente, compresi vaudeville e varietà, mentre la maggior parte dei drammi attingeva al canone classico (composto dalla triade Gordin, Goldfaden, Aleichem).
Anche la compagnia del Teatro Yiddish di Łódz´ speri- mentava analoghe difficoltà causate dalla mancanza di una sede e dalla necessità di difendersi dal fuoco della critica che, seguendo con attenzione la rinascita del teatro yiddish, era particolarmente esigente e disprezzava ogni forma di facile intrattenimento, etichettandolo come shund. Il diret- tore Lipman non fu in grado di rispondere alle aspettative e le sue produzioni furono giudicate di bassa lega, incapa- ci di reggere il confronto con le produzioni polacche e di innalzare il livello artistico del teatro yiddish. La stagione 1947/1948 del Teatro Yiddish di Łódz´ si concluse pertanto sotto la direzione di Ida Kaminska, che in dicembre aveva debuttato a Wrocław con la regia di Stasera verrà un amico di Yvan Noé e Jacques Companeez, dramma ambientato duran- te la Seconda guerra mondiale in un ospedale psichiatrico in cui trovano rifugio alcuni membri della resistenza e un ebreo.