• Non ci sono risultati.

131 3.3 Il corpo del danzatore

3.6 Danza Arte Dal ritmo, al corpo: elementi in comune e contaminazioni.

3.6.1 Dialoghi tra arte e danza

Come premesso la danza ha da sempre avuto rapporti con le altre arti sotto molteplici punti di vista. Nello specifico per le arti visive la danza è stata fonte di ispirazione, ricordiamo ad esempio – limitandoci alla modernità - la regina del movimento e dell’astrazione, con l’utilizzo di tutte le ultime novità “tecnologiche”, Loïe Fuller che influenzò diversi artisti, soprattutto futuristi tanto affascinati dal movimento e dalla tecnologia361, o al poliedrico Nijinsky ammirato dai più disparati

360

DERRIDA J., Donner le temps. 1. La fausse monnaie, Paris, Galilée, 1991; [trad. it. di G. Berto, Donare il tempo. La moneta falsa, Milano, Cortina, 1996].

361

I futuristi furono molto affascinati dal movimento e dall’utilizzo delle tecnologie da parte di questa danzatrice, cfr. CARANDINI S., La danzatrice è una metafora. Poesia del corpo e astrazione dello spazio nella danza di Loïe Fuller, in “L’astrazione danzata. Le arti del primo novecento e lo spettacolo di danza”, (Ricerche di Storia dell’arte), Roma, La Nuova Italia Scientifica, 49 (1993), p. 17; in generale sul rapporto futurismo - danza e danza - arte astratta si veda: SINA A., Avant-gardes féminines du début XX siècle, dans le champ de la performance et de la danse, in MACEL C. - LAVIGNE E. (a cura di), Danser sa vie. Art et Danse de 1900 à nos jours, catalogo della mostra Danser sa vie, 23 novembre 2011 - 2 aprile 2012, Paris, ed. Centre Pompidou, 2011, pp. 110-117. La Fuller anticipa anche un nuovo modo di rappresentazione (la materializzazione della vita psichica) che trionferà in tutti i primi passi della pittura astratta (Wassily Kandinsky, Robert e Sonia Delaunay, Morgan Russe, Gino Severini ecc…), ROUSSEAU P., Corps Fluidiques: danse, hypnose et médiumnisme au passage du siècle, in Danser (catalogo), op. cit., p. 99.

160

artisti (Rodin, Modigliani, Chagall, Oskar Kokoshka, ecc.)362 cui fece anche da modello. E ancora l'arte che ritrae la danza, come è stato per Isadora Duncan e i numerosi disegni a lei dedicati da Plinio Nomellini363, ma anche da Bakst (1908) e Prampolini (1927); oppure viceversa l'arte che influenza la danza, che quindi si può ispirare a quadri, a bassorilievi (si pensi al già citato Après midi d’un faune, o in generale a come la scena coreutica abbia cercato di arricchirsi tramite l’appropriazione di codici visivi e delle innovazioni nel campo delle arti plastiche). Poi vi è quel rigoglioso fiorire di collaborazioni (che in alcuni casi potremmo definire veri e propri “dialoghi” come vedremo più avanti con l’esempio di Carolyn Carlson e Rothko) che porta ad impegnare numerosi artisti nelle produzioni coreutiche del ‘900 (ad es. Fortunato Depero interpellato per le scenografie e i costumi de Le Chant du Rossignol, le scenografie di Picasso a partire da Parade, de Chirico e la collaborazione con i Ballets Suedois, ecc.)364 e che in alcuni casi, nell’ultimo secolo, arrivano a delle fusioni totali, fino a creare delle difficoltà nel distinguere i confini tra l’una e l’altra espressione artistica.

I maggiori artisti del XX secolo, da Debussy a Mallarmé, da Cocteau a Picasso, da Stravinskij a Cage, da Andy Warhol a Rauschenberg, si sono incontrati nelle produzioni di danza di questo secolo. Proprio attraverso le opere coreografiche, nate da questi incontri “destabilizzanti”, è possibile leggere alcune delle principali novità dell’arte del '900. Le più importanti produzioni di Maurice Bejart, George Balanchine, Merce Cunningham sono frutto di una estetica che li ha accomunati all’arte figurativa come a quella letteraria e musicale del secolo passato.

362

Si veda il catalogo della mostra dedicatagli al musée d’Orsay dal 24 ottobre 2000 al 18 febbraio 2001: Nijinsky (1889-1950), a cura di Kahane Martine, Paris, Réunion des Musées Nationaux, 2000.

363

Cfr. NOMELLINI E. B. – VEROLI P. (a cura di), Duncan Isadora, l’arte della danza, Palermo, L’Epos, 2007. Anche la Duncan fu non solo soggetto di opere, ma vera e propria fonte di ispirazione per altri artisti come Auguste Rodin e Gabriele D’Annunzio.

364

Rimando al catalogo della mostra del MArt di Trento e Rovereto per numerose altre indicazioni: BELLI G. - GUZZO VACCARINO E. (a cura di), La danza delle avanguardie : dipinti, scene e costumi, da Degas a Picasso, da Matisse a Keith Haring [Rovereto, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, 17 dicembre 2005 - 7 maggio 2006], Milano, Skira, 2005.

161

Come nell’arte Barocca pittura, scultura, architettura dovevano fondersi in una medesima espressione, ora, in un’epoca dove il corpo diviene il (s)oggetto principe, è nella danza che assistiamo a interazioni tali da creare un unicum365. Michel Fokine nel 1904 scrive: «Il balletto non dovrebbe essere fatto più di numeri, entrées e così via, dovrebbe mostrare una unità di concezione artistica… un’unità di armoniosa fusione dei tre elementi: musica, pittura e movimento»366. Questo è ciò che si ricerca e ciò a cui si arriva nel corso del secolo. In un solo linguaggio confluiscono arti figurative, cultura musicale e cultura del corpo. Corpo che effettivamente nell’arte contemporanea acquista nuova centralità, soprattutto negli anni Sessanta/Settanta quando diviene luogo e testimonianza di un’arte di tipo processuale ed è soggetto e oggetto dell’opera, da un lato come presenza, dall’altro come rappresentazione, come si può vedere nella body art e nell’arte concettuale367. Il corpo è dunque il protagonista nelle arti della contemporaneità, svolgendo le più svariate funzioni (si

365

In alcuni casi si ha un valore di arte totale come quello pensato da Wagner (è il caso ad esempio di Pina Bausch), ma si ha spesso anche un genere nuovo dove le arti giocano indipendentemente dei ruoli paralleli che il pubblico può apprezzare come interattivi, cfr. LOUPPE L. - DOBBELS D. et al., Danses tracées : Dessins et Notation des Chorégraphes, catalogo dell’esposizione, Marseille, Centre de la Vieille Charité, Musées de Marseille/Paris, ed. Dis voir, 1991, pp. 142-143. Questa fusione tra le arti è sottolineata anche da Germano Celant nel teso, dal titolo esplicativo in tal senso, CELANT G., Artmix. Flussi tra arte, architettura, cinema, design, moda, musica e televisione, Milano, Feltrinelli, 2007. Non si dimentichi poi la nuova forma di danza dell’inizio del ‘900, la metacoria, che voleva rappresentare la fusione di tutte le arti compresa la geometria.

366

Citato in SORELL W., Storia della danza, op. cit., p. 387.

367

EVOLA D., Tadeus Kantor, op. cit., p. 169. Alcuni pensatori (Adorno e Horkheimer) vi vedono un corpus oggetto nel processo di alienazione moderna dove la natura sarebbe ridotta a materiale e materia, cfr. ADORNO T.W. –HORKHEIMER M., Dialettica dell’illuminismo, Torino, Einaudi, 1966, pp. 249 e ss.

Fra le varie pratiche artistiche contemporanee la danza riscontra molta affinità con la body art, dove il corpo viene utilizzato come mezzo di espressione e come linguaggio a partire da Allan Kaprow, Yves Klein, Piero Manzoni, per arrivare alle performances di Marina Abramovic e alle tecno performances di Orlan. A tal proposito si rimanda ai seguenti testi: VERGINE L., Body art e storie simili: il corpo come linguaggio, Milano, Skira, 2000; MACRÌ T., Il corpo post organico, Genova, Costa & Nolan, 2006; DORFLES G., Ultime tendenze nell’arte d’oggi, Milano, Feltrinelli, 2001.

162

pensi solo a titolo di esempio fra tanti possibili alle antropometrie di Yves Klein, dove il corpo è un ideale “pennello”).

Date tutte le caratteristiche comuni è naturale che siano nati fruttuosi dialoghi tra i due soggetti del nostro discorso, artista e danzatore. Si pensi a Martha Graham e le sculture di Isamu Noguchi (parti integranti delle coreografie)368, a Merce Cunningham e le musiche di John Cage. Più recentemente Sidi Larbi Cherkaoui collabora con la performer Marina Abramović nel Bolero presentato all’Operà de Paris nel 2013. Quest’ultima è una delle pioniere della performance – proprio la performance individuale viene vista come il fenomeno veramente nuovo e inedito dove l’artista è globalmente impegnato369

- ed è proprio con questa espressione artistica che si crea la maggiore confusione tra danza arte e arte danza e con cui sono comuni i problemi conservativi.

Interessante è anche un altro tipo di “dialogo” fra artista e danzatore. Quello dove l’opera d’arte, e di conseguenza l’artista, ispirano un danzatore che vuole rendere visibile questo scambio di emozioni. È il caso di Carolyn Carlson, recentemente protagonista di un incontro/conferenza Paesaggi contemporanei tra danza e arti visive, (condotto da Leonetta Bentivoglio), tenutasi il 4 luglio 2014 presso il teatro di Villa Torlonia a Roma. Partendo dallo spettacolo che aveva avuto

368

In questo caso, come afferma Elisa Guzzo Vaccarino (GUZZO VACCARINO E., L’arte in ballo. Da Diaghilev a Forsythe, dalla Gesamtkunstwerk al coreografo-autore totale, in BELLI G. - GUZZO VACCARINO E. (a cura di), La danza delle avanguardie: dipinti, scene e costumi, da Degas a Picasso, da Matisse a Keith Haring [Rovereto, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, 17 dicembre 2005-7 maggio 2006], Milano, Skira, 2005, p. 35), sembra ribaltarsi la relazione danza arti plastiche poiché le ragioni della drammaturgia coreografica guidano la creatività dello scenografo. Eloquenti le parole di Noguchi: «Per me, la danza è un’estensione di un’aria sculturale – l’aria in cui accade che ci troviamo a stare dentro. Dire soltanto che la danza è un’altra forma d’arte non è abbastanza. L’arte è più di ciò che ci si trova a guardare», cit. in TRACY R., Spaces of the Mind, Isamu Noguchi’s Dance Designs, New York, Limelines Editions, 2001, p.19

369

Cfr. LISTA G., La danza come performance individuale da Loie Fuller alle avanguardie, in BELLI G. - GUZZO VACCARINO E. (a cura di), La danza delle avanguardie, op. cit., p. 59. Cfr. anche ALVARO E., L’Art de la performance, une révolution du regard, in “Ligeria, dossiers sur l’art”, n. 2, Paris, luglio-settembre 1988.

163

luogo il giorno prima al festival internazionale di Villa Adriana a Tivoli, Dialogue with Rothko –del quale è stata interprete e coreografa - Carolyn Carlson racconta il suo personale “dialogo” con l’artista.

Rothko è per lei un pittore il cui linguaggio fatto di campiture di colori, è l’espressione più intensa di una semplicità che rimanda direttamente all’essenziale. Nessuna interpretazione è necessaria. Le parole del saggista Youssef Ishaghpour sono esplicative di quanto finora detto: «Rothko n’essaye pas de créer une image ou un signe de l’absolu, en allant, comme le vaut Newman, "au-delà du visible et du connu à la recherche de vérités cachées" pour les traduire en symboles visuels. Il tente, avec les moyens de la peinture, sans image et sans symbole, de faire pressentir le mystère de l’absolu dans ce qui nous en sépare»370.

Carolyn Carlson, una delle più importanti danzatrici contemporanee in continuo rapporto con le arti visive, ha scoperto Rothko vedendone le opere a Parigi. Ne è rimasta molto colpita. Dopo averne letto la storia lo ha sentito ancora più vicino. Ha iniziato così il suo personale dialogo con l’artista. In particolare è la tela intitolata Black, Red over Black on Red che ha colpito Carolyn Carlson ed è proprio questo quadro che la coreografa cerca di raccontare nel suo libro- tributo al pittore Dialogue avec Rothko371, cui si ispira lo spettacolo. Attraverso i colori della tela, il rosso e il nero, Carlson ha la sensazione di poter leggere nell’anima dell’artista, per unirsi al suo pensiero come in sogno, in un impulso visionario appassionato. La coreografa e la tela sono una cosa sola: l’opera ci mostra un anelito di poesia pura. La tela sta al pittore come lo spazio sta all’espressione astratta. Carlson usa il movimento come Rothko usa il colore.Colori che sono energie.

Fabrizio Migliorati, nella recensione che ha fatto dello spettacolo, ha affermato che le due tele vuote che fanno da sfondo allo spazio divengono “sindoni visive” e la danzatrice si muta in pittura, in quadro grondante dolore. Lo spettacolo giunge così a mostrare il suo aspetto rituale nel suo versante più intenso, più drammatico: quello

370

ISHAGHPOUR Y., Rothko. Une absence d’image: lumière de la couleur, Farrago, Tours, 2003, pp. 103-104.

371

164

del sacrificio. In questo dialogo infatti si fondono la realtà e il mito (proprio come nella pittura di Mark Rothko), la sofferenza del poiein pittorico e la passione contemporaneamente vitale e mortale372. Dialogo al limite della misticità, poiché tratta di un mistero ineffabile come è l’arte di Rothko e la danza.