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Memoria dell’effimero

1.3 Dicotomie del XXI secolo

1.3.2 Effimero / eterno

Un’altra dicotomia è rappresentata dall’ossimoro effimero – eterno, il quale caratterizza la danza, ma anche la nostra epoca.

Comincerei ad affrontare tale questione con un’“immagine”, alquanto suggestiva, ma allo stesso tempo esaustiva sul concetto, evocata da Georges Didi- Huberman in apertura dell’articolo L'espace danse. Egli inizia il discorso sullo spazio della danza descrivendo le sensazioni che si hanno guardando una stella nel cielo notturno. Luce tremolante, fissa, eterna, ma forse già morta, dato che sappiamo che le stelle che rischiarano il nostro presente possono essere esplose da anni immemorabili116.

Cosa dunque di più eterno delle stelle, le quali però possono essere proprio le artefici di questa illusione?…

In questa ottica affermare che l’eternità non consiste nel “restare tale e quale”, o nella durata, ma in ciò che guarda alla disparizione117, è quanto mai appropriato.

Nel 1863 Charles Baudelaire, nel Pittore della vita moderna, scriveva che la modernità dell’opera d’arte consisteva nel suo essere qualcosa di effimero, quindi di irriducibilmente contingente, e insieme qualcosa di eterno, e dunque di immutabile.

116

Cfr. DIDI-HUBERMAN G., L'espace danse: Etoile de mer Explosante-fixe, in "Les Cahiers du Musée national d'art moderne", N. 94, hiver 2005/2006, p. 37.

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Se l’immemorabile è un non tempo, un tempo di origini da ricreare, l’effimero non è che un passaggio, modulazione di un divenire da captare, nel suo sorgere e nel suo «momento opportuno», il kairòs dei Greci118. Quest’ultimo è uno dei tre momenti in cui Christine Buci Glucksmann sviluppa la sua filosofia dell’effimero. Gli altri due sono quello Barocco, in cui la stessa intuizione sembra avanzare ulteriormente e segnare uno scarto che va dal tempo delle forme, alle forme del tempo, e quello giapponese, o più ampiamente asiatico, che risponde, sotto diverse forme, alla stessa istanza di tempo. Il tempo definisce una pragmatica dell’evento e l’effimero ha quindi il compito di catturare il tempo nel flusso impercettibile e nell’intervallo tra le cose119

.

La tematica dell’effimero oggi si riscontra in numerosi campi della vita sociale e ciò è sintomatico di un’accelerazione dei tempi che sradicano le stabilità, occultando il limite estremo dell’effimero, la morte, e portano al crollo degli “immutabili”. L’unica cosa che sembra immutabile è proprio l’effimero, è il transeunte che non cessa mai di transitare, il passaggio che non cessa mai di passare. Molta parte delle arti contemporanee allude, nell’atto stesso di presentarsi, alla propria sparizione, a un’irrimediabile caducità. In proposito Adorno afferma: «è pensabile che oggi forse sono necessarie opere che brucino se stesse tramite il loro nucleo temporale, che abbandonino la loro propria vita all’attimo della manifestazione della verità e scompaiano senza lasciar traccia, senza che ciò le sminuisca in un modo qualunque»120.

118

http://www.dombis.com/info/CBG_Les_spirales_du_temps.pdf (traduzione dell’autore). Il Kairòs dei greci è il tempo dell’attimo-evento, l’opportunità da colgliere “al volo”, di inaudita concentrazione e compressione, che racchiude in sé passato, presente e futuro, che infrange e scompiglia l’ordine cronologico lineare del tempo. Questo concetto sarà ripreso da Benjamin nelle Tesi sulla filosofia della storia attraverso lo Jetztzeit, il “tempo ora” concepito come arresto messianico dell’accadere. Cfr. CARBONI M., Cesare Brandi, op. cit., p. 152.

119

Cfr. PITOZZI E., L’impermanente trasparenza del tempo. Conversazione con Christine Buci- Glucksmann, in “Art’o”, Anno 8 N. 20, primavera 2006.

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L’arte infatti, in quanto cartina tornasole dei tempi e specchio di essi, è sempre più effimera, immateriale, fluida, concettuale e, anche se potrebbe sembrare una contraddizione, non mette più al centro l’oggetto, in un’epoca dove viene dato più valore all’oggetto piuttosto che alla persona.

Lo spirito del Moderno, e con esso l’arte contemporanea, è l’udito che si nega a quel suono di flauto che rappresenta, secondo la tradizione islamica, il pianto di Satana, per l’impossibilità di opporsi al passato che si accumula121.

Si moltiplicano dunque gli interventi e le riflessioni sull’argomento dell’effimero. Ad esempio il festival di storia dell’arte dell’INHA di Parigi del 2013 (31/05 - 02/06) era dedicato a l’éphémère. Prima di questo interesse generalizzato al tema dell’effimero si parlava di esso soprattutto in relazione alla danza e per comprendere meglio tale problematica molti erano i rimandi alla cultura orientale, specialmente quella giapponese.

Il Giappone è stato definito il Paese del mondo effimero e del movimento; la concezione del tempo qui è fatta di istanti effimeri122. C’è dunque una valorizzazione dell’effimero, colto soprattutto nel suo carattere di “impermanenza” (mujo in giapponese). Questa impermanenza risponde al passaggio da una cultura degli oggetti e della stabilità, al nostro presente articolato attorno a una cultura del flusso, della fluidità, della trasparenza e dell’instabilità globalizzata123. Per questo motivo, secondo Christine Buci Glucksmann, la ricerca dell’effimero diviene esplicita negli anni ‘60. Questo passaggio porta allo svilupparsi di un altro tipo di immagini “post-effimere” che la studiosa chiama “immagini flusso”124

. E la fluidità e la liquidità sono metafore pertinenti quando vogliamo comprendere e interpretare la natura della contemporaneità, che viene vista come un processo di “liquefazione” dello sviluppo della società. Anche i rapporti umani, per riprendere il pensiero del

121

CARBONI M., L’ornamentale tra arte e decorazione, Milano, Jaca Book, 2001, p. 54.

122

Cfr. DELAY N., Le jeu de l’éternel et de l’éphémère, Arles, Editions Philippe Picqueier, 2004, p. 7.

123

Cfr. PITOZZI E., L’impermanente trasparenza del tempo, op. cit.

124

Ivi, p. 17 e cfr. BUCI-GLUCKSMANN C., La folie du voir. Une esthétique du virtuel, Paris, Galilée, 2002, terza parte.

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sociologo Zygmunt Bauman, sono liquidi125. I liquidi non fissano una forma propria, dunque non fissano lo spazio e non legano il tempo. La vita così è, secondo la definizione pirandelliana, un flusso continuo che cerchiamo di arrestare, di fissare in forme stabili.

Dietro questa estetica della fluidità c’è una politica delle identità fluide..

Ecco dunque la crisi dell’identità connessa e accompagnata anche alla crisi dell’arte e della cultura. Queste ultime, strette tra la doppia azione coercitiva del passato, che torna continuamente, e del mercato, che considera la cultura come uno dei tanti prodotti del consumo, non sono più in grado di immaginare il nuovo e il cambiamento126.

«L’arte del cambiamento deve portare in sé il principio effimero che scopre nel mondo»127.

Fra le arti, ritengo che la danza più di altre possa avere questo ruolo, un ruolo “catartico” o, usando delle metafore, di bussola/stella polare.

125

Zygmunt Bauman è autore di diversi testi che spesso nel titolo hanno la parola ‘liquidità’ e affrontano le tematiche della società moderna che ci porta a perdere di vista alcuni punti di riferimento, che ci fa correre incessantemente. Riprendendo le parole di Valéry nella prefazione al testo di Bauman, Modernità liquida: « Interruzione, incoerenza e sorpresa sono le normali condizioni della nostra vita. Sono diventate finanche dei bisogni reali per tante persone le cui menti non sono più nutrite da nient’altro che mutamenti repentini e sempre nuovi stimoli», VALÉRY P., Sull’essere leggeri e liquidi, prefazione a BAUMAN Z., Liquid Modernity, Oxford, Polity Press, Cambridge e Blackwell Publishers Ltd, 2000 [trad. it. di Sergio Minucci, Modernità liquida, Laterza, Bari-Roma, 2002].

126

Cfr. OTTOBRE A., Memoria ed esperienza estetica, in DI GIACOMO G. (a cura di), Volti della memoria, Milano, Mimesis, 2012, p. 148.

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1.3.3 La crisi della cultura nel tempo moderno e il ruolo identitario della