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Il diritto alla prova contraria

3. Le attività preliminari al dibattimento

3.1. La citazione di testimoni, periti e consulenti tecnici

3.1.8. Il diritto alla prova contraria

Ai sensi dell’art. 495 comma 2 c.p.p., le parti hanno diritto all’ammissione della prova contraria. In base ad esso “l'imputato ha diritto all'ammissione

delle prove indicate a discarico sui fatti costituenti oggetto delle prove a carico; lo stesso diritto spetta al pubblico ministero in ordine alle prove a carico dell’imputato sui fatti costituenti oggetto delle prove a discarico”. Tale

diritto può essere esercitato secondo le modalità previste dal comma 4

dell'art. 468, secondo il quale “In relazione alle circostanze indicate nelle

liste, ciascuna parte può chiedere la citazione a prova contraria di testimoni, periti e consulenti tecnici non compresi nella propria lista, ovvero presentarli al dibattimento”.

Tali formalità indicate dall’art. 468, comma 4 c.p.p. prescindono dagli adempimenti prescritti, a pena di inammissibilità, dal comma 1 dell’art. 468 e cioè dalla presentazione, almeno sette giorni prima della data fissata per il dibattimento, di una lista con l’indicazione della prova e delle circostanze su cui deve vertere l'esame.

103

CORBETTA, L’indicazione nella lista, cit., 409.

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Su questa linea si è più volte espressa la Suprema Corte affermando che il termine perentorio per il deposito della lista dei testi da sentire, stabilito a pena di inammissibilità dall’art. 468 comma 1, vale soltanto per la prova diretta e non anche per quella contraria, prevista dal comma 4 dello stesso articolo, giacché altrimenti il diritto alla controprova, che costituisce un aspetto fondamentale del più generale diritto di difesa, ne risulterebbe vanificato105.

Secondo un primo orientamento giurisprudenziale, il diritto di ciascuna parte a presentare testimoni al dibattimento a prova contraria, è subordinato dal

citato comma 4 dell’art. 468 alla presentazione della lista della controparte106.

Al di fuori di questa ipotesi, è inammissibile la deduzione di prova testimoniale nel dibattimento, salvo il caso (art. 493 comma 3) di dimostrata impossibilità di farlo tempestivamente. In particolare, riguardo alla produzione di documenti al dibattimento, la controparte ha la facoltà di esaminarli a norma dell'art. 495 comma 3 e può contrastarli con produzione di

105

Cass., sez. V, 17 febbraio 2003, n. 12559/04, Tortolo, C.E.D. Cass., n. 228023; Cass. pen. 2005, 1282. Nella giurisprudenza di merito, in senso difforme dall'orientamento della S.C., si è affermato che, dal tenore dell’art. 468 comma 4 (richiesta di citazione o presentazione immediata al dibattimento) non può desumersi la possibilità di prescindere dalle formalità di cui all'art. 468 comma 1 (presentazione, a pena di inammissibilità, di una lista con l'indicazione della prova e delle circostanze su cui deve vertere l'esame), ai fini dell'esercizio del diritto all'ammissione delle prove a discarico previsto dall'art. 495 comma 2, poiché tale comma attiene alle modalità per assicurare la presenza in dibattimento dei soggetti a discarico e non ai criteri di ammissibilità. D'altronde, la nuova formulazione dell'art. 111 Cost., nelle condizioni di parità che debbono essere garantite nello svolgimento del processo, induce a ritenere che esse debbano consentire anche al p.m. di conoscere preventivamente il contenuto delle prove (eventualmente a discarico) richieste dalla difesa (Trib. Pisa, 28 giugno 2000, Saggese, Giur. it. 2000, 2153, con nota di RANOLDI).

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Tali affermazioni sono state sottoposte a critica, considerando che l'art. 495 comma 2, nello stabilire che “l'imputato ha diritto all'ammissione delle prove”, opera volutamente un riferimento generico alle prove senza prescrivere alcuna corrispondenza tipologica tra prova diretta e prova contraria, ma richiedendo solo che le prove a discarico vertano su fatti costituenti oggetto delle prove a carico e viceversa. Si è anche osservato che, mentre l'esercizio del diritto alla prova contraria avverso le testimonianze è garantito dal legislatore con l’obbligo di presentazione delle liste testimoniali almeno sette giorni prima della data di inizio del dibattimento, nei confronti di documenti prodotti da una parte soltanto in apertura di dibattimento, le altre parti, se fosse loro preclusa la prova contraria testimoniale, potrebbero trovarsi nell’impossibilità di difendersi efficacemente, e una tale ingiustificata compromissione delle facoltà difensive appare ancor più evidente se solo si pone mente che la giurisprudenza della Cassazione consente la produzione di documenti fino al momento delle conclusioni (CONFORTI, Sul contenuto, cit., 3013 ss.).

propri documenti, ma non può ottenere l'ammissione di una prova testimoniale contraria107.

Secondo un diverso indirizzo, invece il diritto di articolare la prova contraria

prescinde dalla deduzione probatoria della parte avversa108.

Il termine finale della richiesta a prova contraria, prescindendo dalla scadenza di cui all'art. 468 comma 1, deve essere individuato nel momento che precede

l’ordinanza di ammissione delle prove di cui all'art. 495 comma I109. Dopo

tale momento le successive domande delle parti potranno essere valutate dal giudice in modo discrezionale in base all'art. 507110 c.p.p..

L’art. 495, al comma 2, prevede un diritto alla controprova, indicando però espressamente, come titolari di tale diritto, soltanto l’imputato e il pubblico ministero e non anche le altre parti private né, tanto meno, i soggetti (come la persona offesa, il danneggiato dal reato e gli enti “esponenziali”) che non sono parti del processo.

Per questi soggetti privati la prova contraria è ammessa come una possibilità

secondaria, a cui non corrisponde un dovere del giudice di accettarla111. La

parte civile, potrà domandare, ma non ha il diritto di ottenere gli strumenti probatori per contestare le specifiche circostanze che vengono indicate dal reo, non essendo possibile equipararla al pubblico ministero; d’altra parte, anche all’imputato non viene riconosciuta la prova contraria sui fatti concernenti la propria responsabilità civile112 .

107

Cass., 10 aprile 1995, Vincenti, Cass. pen. 1996, 3011.

108

La Cassazione ha affermato che il diritto di articolare la prova contraria, ai sensi dell’art. 468 comma 4, oltre ad essere svincolato dalle forme indicate nel comma I di tale articolo (deposito della lista almeno sette giorni prima del dibattimento), prescinde dalla deduzione probatoria della parte avversa (Cass., 13 gennaio 1995, D’Alessandro, in Cass. pen. 1996, 2234

Si veda Rassegna Lattanzi-Lupo, VII, 29 s.

109

Trib. Torino, 17 aprile 1991, Dif. pen. 1992, n. 34, 84

110

TONINI, Manuale, 511.

111

C. cost., n. 532 del 1995, in Cass. pen. 1996, 1370.

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CREMONESI, Dalla lista dei testi alla prova contraria. Partita a scacchi fra accusa e difesa, in Dir. e

La dottrina ha ritenuto che l’art. 495 comma 2 sembra escludere ogni discrezionalità da parte del giudice in ordine all'ammissione della controprova richiesta dall’imputato e dal pubblico ministero, poiché appunto rispetto ad essa queste parti godono di un vero e proprio diritto113.

Una parte della dottrina ha sostenuto che la controprova è suffragata da una presunzione di rilevanza e, pertanto, va esclusa soltanto quando risulti superflua, conformemente a quanto disposto dalla direttiva n. 75 della legge delega114.

In senso contrario si è espressa la giurisprudenza, affermando che il diritto alla prova contraria garantito all'imputato dall'art. 495 comna 2 c.p.p. in conformità all'art. 6, comma 3 lett. d) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e del Patto internazionale sui diritti civili e politici, e attualmente a livello costituzionale all'art. 111 comma 3 Cost., può essere, con adeguata motivazione, denegato dal giudice solo quando le prove richieste sono

manifestamente superflue o irrilevanti ex art. 190 comma 1 c.p.p.115.

Nello stesso senso recentemente, si è ribadito che il diritto alla prova contraria garantito all’imputato dall'art. 495 comma 2 c.p.p., in conformità all’art. 6, comma 3 lett. d) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e del Patto internazionale sui diritti civili e politici, e attualmente anche dall'art. 111 comma 3 Cost., può essere, con adeguata motivazione, denegato dal giudice

solo quando le prove richieste sono manifestamente superflue o irrilevanti116.

113

CARINI, Terzietà istruttoria del giudice dibattimentale e testimonianza indiretta, in Giur. it. 2005 1787 s.

114

Rassegna Lattanzi-Lupo, VII, 145.

115

In applicazione di tale principio la Corte di cassazione ha annullato con rinvio la sentenza impugnata sul rilievo che il giudice di appello aveva escluso la prova a discarico richiesta dall'imputato, definendola apoditticamente superflua (Cass., sez. VI, 24 settembre 2003, n. 44736/03, Mordeglia, C.E.D. Cass., n. 227322)

116

Ne deriva che il giudice d'appello, cui sia dedotta la violazione dell'art. 495 comma 2, deve decidere sull'ammissibilità della prova secondo i parametri rigorosi previsti dall'art. 190 comm 1 c.p.p. (per il quale le prove sono ammesse a richiesta di parte), mentre non può avvalersi dei poteri meramente discrezionali riconosciutigli dall’art. 603 c.p.p. in ordine alla valutazione di ammissibilità delle prove non sopravvenute al giudizio di primo grado (Cass., sez. V, 9 giugno 2004, n. 26885/04, C.E.D. Cass., n. 229883).

Su questa linea si è poi sottolineato che il diritto all’ammissione delle prove indicate a discarico sui fatti costituenti oggetto delle prove a carico, che l’art. 495 comma 2 riconosce all’imputato, incontra limiti precisi

Si è anche precisato che diverse dalla prova contraria sono le cd. prove ex

adverso, che sono quelle che diventano rilevanti soltanto all’esito della

escussione delle prove orali. Tale ipotesi si verifica, ad esempio, quando un testimone afferma di non essere stato in un determinato luogo in un dato giorno, mentre la controparte può indicare un altro testimone o un documento per dimostrare il contrario: questa prova diventa rilevante solo quando il primo testimone ha riferito determinate circostanze e l’ammissione può essere richiesta solo dopo che l’escussione è avvenuta ed ha dato un certo risultato117.

Si è detto, inoltre, che bisogna fare distinzione tra la prova contraria o controprova e la prova contraria indiretta. La prima espressione si riferisce alla medesima vicenda processuale manifestata da quella diretta ed è l’esatto opposto, perché rappresenta l’altra faccia della stessa medaglia. La testimonianza indiretta, invece, è anch’essa un mezzo probatorio che ha come risultato quello di influenzare la decisione finale, però non riguarda la situazione “rovesciata” di quanto viene addotto dal soggetto avversario, ma vuole dimostrare un episodio diverso ed incompatibile con la definizione

degli eventi che la controparte vorrebbe fornire in modo semplice e lineare118