Prima dell'Unità: autrici di libri scolastici ed educat
3. L'educazione delle donne, un problema di cittadinanza.
3.7 Equilibrio e saggezza della donna in Anna Pepoli Sampier
Di Anna Pepoli Sampieri (1783 – 1844) la Biblioteca di San Giorgio in Poggiale di Bologna conserva le Sentenze e detti memorabili d’antichi e moderni autori, edito da Nobili nel 1824, e i tre libri La donna saggia ed amabile (Capolago, tipografia Elvetica, 1838)327. Secondo
Silvia Benati, “Il primo lavoro, lodato nel Giornale Arcadico (tomo XXIII, Roma, 1824) da Pietro Odescalchi come opera “di grande utilità ancora per tutti coloro che si piacciono ne’ gravi studi della morale e della filosofia”, era dedicato alla figlia Camilla nel momento in cui andava sposa, come sostegno teorico alla sua nuova vita coniugale, ed ebbe tanto successo da essere ristampato altre due volte. Il secondo lavoro, dedicato al marchese di Montrone, come “un frutto di quegli studi ne’ quali piacquevi drizzarmi ne’ miei verd’anni”, e intrapreso per “occupare con qualche profitto il tempo, poi ch’ebbi maritata l’unica diletta figliuola mia”, è particolarmente interessante per il sotteso impegno a rivendicare la dignità e l’importanza della donna nella vita della famiglia e della patria, sia pur inserita tre ruoli tradizionali di “reggitrice” (della casa), “educatrice” (della prole) e di “donna conversevole”328
. Nella premessa, Avviso al lettore, destina il testo non alle sole donne. Afferma infatti di aver voluto scrivere un libro utile, evitando al lettore la noia di dover rileggere “le tante opere antiche e moderne che trattarono di sì fatta importantissima materia” e, citando sempre la fonte, onde
327 Anna Pepoli, Sentenze e detti memorabili d'antichi e moderni autori, Bologna, Nobili, 1826; idem, La donna
saggia e amabile, Capolago, Tip. E libr. Elvetica, 1838.
non essere accusata di plagio. Dispiace infatti all'autrice, che ai libri pubblicati da donne si imputi di ripetere cose già dette da altri, perché “Le cose che si dissero in ebraico furono ripetute in greco, poscia in latino, ed ora in tutte le lingue moderne si ripetono come cose nuove, e pur sono antiche quanto il mondo”329. Vuole anche prevenire le accuse di essere
mossa da amore di parte, rispetto a ciò che gli stranieri dicono contro gli italiani e specialmente contro le donne. Quello che la spinge a scrivere è soprattutto “quell'amore che mi stringe alla patria, e che a tutti gli italiani è gratissimo”: questa infatti è per lei una delle rare occasioni in cui “sia concesso anche al più debole il parlare a viso aperto contra il più forte”330
. A fronte della prima parte, denominata La reggitrice, Anna inserisce un preambolo dedicato ai nobili: si rivolge direttamente a loro, esortandoli a considerare che la vera nobiltà non sta negli illustri natali, perché la virtù non è ereditaria. Quanto più i nobili sapessero essere giusti, magnanimi, liberali, tanto più sarebbero amati e rispettati. Ma non è così. Essi si presentano sovente “ingiusti, vili, avarissimi, rotti ad ogni vizio”331
, e dunque mentre corrotta è la vecchia nobiltà, se ne forma una nuova che non è scevra di tali difetti. Alla Reggitrice spetta il compito di seguire e sostenere l'andamento familiare con saggezza, fortezza d'animo, modestia, non disdegnando né il lavoro né la cura dei familiari e delle masserizie, ma anche la cura dell'igiene e della propria salute. Deve spendere in modo equo sia per la casa sia per il proprio abbigliamento, sapere di cucina e allestire conviti con buon gusto ed eleganza. Ogni “lodevole convito” ha bisogno di cinque parti: “cioè debito numero, apparenti e ben convenienti persone, atto luogo, comodo tempo, e non riprensibile apparecchio”332. Il secolo
attuale è per Pepoli accecato dal desiderio di possesso: “non può essere che codardo e paralitico quel secolo che si forma delle ricchezze e dell'oro un idolo esclusivo”333. La seconda
parte, dedicata alla Donna educatrice, si apre con questa considerazione già di stampo laico e risorgimentale: “Li genitori debbono alla loro patria la cura dell'educazione de' propri figliuoli. Conciossiaché gli uomini nascendo contraggono un'alleanza collo Stato, di cui eglino sono porzione, ed in certo modo appartengono essi più alla patria, di quello che agli stessi genitori”334
. Nel sottolineare l'importanza dell'educazione in ogni tempo e in ogni classe sociale, l'educatrice bolognese afferma che essa inizia nel momento stesso del concepimento, e grandissima importanza ha proprio la gravidanza, perché “la sanità della madre nel tempo
329 Pepoli Sampieri, cit. p. XI. 330 Ibidem, p. 12.
331 Ibidem, p. 20. 332 Ibidem, p. 57. 333 Ibidem, p. 65. 334 Ibidem, p. 89.
ch'è incinta, ha moltissimo potere sullo sviluppo dell'organizzazione del feto”335. È importante
inoltre che lo studio sia indirizzato a uno scopo pratico ed utile alla società. A suo parere l'apprendimento delle lingue antiche ha in qualche modo ritardato in Italia i progressi nella scienza e nelle arti. Per quanto riguarda le donne, nel capitolo quarto, sottolinea la loro superiorità intellettuale rispetto agli uomini: “io non reputo già le donne eguali in intelligenza e in altezza di senno agli uomini: conosco essere eglino ad essi in ciò di lungo spazio superiori”336
. Esse però sono meno portate degli uomini ai grandi principii o leggi, privilegiando l'osservazione su oggetti particolari alla costruzione di teorie generali. Afferma poi che “gli uomini devono avere a mente che le donne non sono state create per essere le schiave degli uomini”337
e che l'educazione materna può insegnare ai figli questa condizione. Un'altra indicazione per l'educazione femminile è quella di “accostumare le giovanette a trattenersi ogni giorno alcun tempo considerando sopra se medesime”338
, ed essendo la vita “un libro di cui ogni giorno leggesi una pagina”, bisogna trarne sempre l'insegnamento migliore per noi. Nella terza parte, dedicata a La donna conversevole, Anna Pepoli presenta una panoramica storica della situazione politica negli altri paesi, mettendo in luce come l'Inghilterra e Ginevra abbiano leggi che favoriscono in ogni modo l'istruzione e il merito delle donne, consentendo loro di ereditare beni al pari degli uomini. Passa poi a celebrare le donne illustri del passato, soprattutto le scienziate, come Laura Bassi. Invita a considerare i difetti da evitare per le donne, tra cui “il maligno parlare, il soverchio parlare, l'invidiare altrui beni ed amici o rapirli, il dare consigli non richiesti e giudizi poco accorti”. Seguono le regole dello stare amabilmente in società, sostenere una conversazione, non mostrarsi né troppo sapienti né troppo scontrose. Il capitolo undicesimo è dedicato alla descrizione dei sentimenti d'amore, d'amicizia, e della civetteria. È importante l'amicizia di persone virtuose, il saper mantenere segreti, il non tradire gli amici. Un intero capitolo, il diciassettesimo, è dedicato alle donne in stato di vedovanza e alle zitelle in età. Ad entrambe prova quanto anche questi stati di libertà possano risultare utili per vivere felicemente, seguendo la virtù o dedicandosi agli studi. Infine, anche l'età matura, che per le donne sembra essere la più difficile, può essere ricca di stimoli e soddisfazioni se si fa un bilancio di una vita condotta in modo operoso e saggio.
335 Ibidem, p. 95. 336 Ibidem, p. 113. 337 Ibidem, p. 114. 338 Ibidem, p. 255.