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La condizione delle donne: Cristina Trivulzio di Belgiojoso

La questione femminile nel lungo Ottocento

1. Il dibattito culturale e politico femminile in Italia

1.1 La condizione delle donne: Cristina Trivulzio di Belgiojoso

L'emancipazionismo italiano a metà del secolo si inserisce in un dibattito culturale che vede in Italia la presenza di attiviste e scrittrici con esperienze internazionali, della prima generazione, come Cristina di Belgiojoso, Bianca Milesi Mojon, Laura Solera Mantegazza, Adelaide Bono Cairoli, Teresa Casati Confalonieri e della seconda, come Jessie White Mario, Ludmilla Assing, Dora d'Istria e Malvina Frank. Assieme a molte altre, attraverso saggi, articoli e conferenze presso circoli e su riviste militanti, come la fondamentale «La Donna» di Gualberta Alaide Beccari, parteciparono al dibattito internazionale da posizionamenti e con metodologie diversi che incontrano però alcuni punti di convergenza. Nel saggio Della

presente condizione delle donne e del loro avvenire, Cristina Trivulzio di Belgioioso aveva

anticipato il problema del mancato riconoscimento dei diritti della donna da parte dell'uomo. Mazzini aveva affidato a lei, durante la Repubblica romana del 1849, il servizio d'assistenza ai feriti negli ospedali della città113

; seguace delle idee del socialismo utopistico di Fourier, la principessa lombarda era stata in prima linea nel seguire e finanziare la lotta antiaustriaca nelle cinque giornate di Milano, cui partecipò organizzando un battaglione di 200 volontari napoletani che rallentarono moltissimo, stando ai diari del maresciallo Radetzky, l'avanzata

110 Si rimanda in specifico ai tre romanzi: Teresa, di Neera (Anna Radius Zuccari), uscito nel 1886; Una donna, di Sibilla Aleramo (Marta Felicina, detta Rina, Faccio), uscito nel 1906; La mia vita, di Ida Baccini, pubblicato nel 1896, ristampato con introduzione e cura di Lorenzo Cantatore, Milano, Unicopli, 2004.

111 Carmela Covato, ivi, p. 124.

112 Gabriella Seveso, Come ombre leggere. Gesti, spazi, silenzi nella storia dell'educazione delle bambine, Milano, Unicopli, 2001, pp. 26-27.

delle truppe austriache114. A seguito della condanna e della confisca dei beni da parte del

restaurato governo austriaco, era fuggita a Parigi, dove aveva aperto un salotto e una rivista,

La gazzetta italiana, ed era venuta in contatto con i più importanti intellettuali dell'epoca, tra

cui lo storico Thierry, gli scrittori Honoré de Balzac, Alfred de Musset, i musicisti Chopin, Liszt e Bellini. A seguito dell'amnistia, era tornata in Italia e si era occupata della realizzazione di opere filantropiche in aiuto ai ceti meno abbienti, come ricoveri, asili d'infanzia, scuole elementari e professionali per i figli dei contadini e cucine popolari nelle sue proprietà terriere a Locate (Milano). Cristina Trivulzio riteneva fondamentale l'istruzione per le donne, ma è cauta sulle riforme sociali, che devono seguire, a suo parere, una certa gradualità, un “intelligente realismo” per essere realizzate. Lo stato italiano nascente ha bisogno prima di rafforzarsi, poi potrà guardare, in modo specifico, alle richieste pur giuste e sacrosante delle donne:

i nostri legislatori, coloro che rappresentano la nazione italiana fatta libera, non debbono venir distratti dal gravissimo loro incarico; ma l'opera che a mio parere deve procedere la giustizia cui anelano alcune donne, può incominciare oggi115.

L'interesse del mondo scientifico verso il pensiero politico, storico e sociale della principessa lombarda, si è recentemente focalizzato sulla sua produzione letteraria, riscoprendo e analizzando opere come Rachele. Storia lombarda del 1848, all'interno del dibattito sul contributo delle donne alla costruzione simbolica e culturale del nuovo volto della nazione, inaugurato da storici come Ginevra Conti Odorisio, Fiorena Taricone e Alberto Mario Banti116

. Sia Rachele, costruito come un “romanzo campagnolo”, come quelli, contemporanei, di George Sand e Caterina Percotto, sia Emina, ispirato alla vita e ai costumi delle donne d'Oriente, che Cristina Trivulzio aveva avuto modo di osservare durante i suoi viaggi da esiliata in Turchia e Siria dal 1850 al 1855, riflettono la vita, le difficoltà e le contraddizioni della condizione femminile in Europa a metà del secolo. Proprio in Rachele, la principessa ci descrive la condizione della donna nell'antica società contadina lombarda, che lei conosceva

114 Isabella Bossi Fedrigotti, scheda ad vocem, in Eugenia Roccella, Lucetta Scaraffia, Italiane dall’Unità d’Italia

alla Prima guerra Mondiale, I, 2003, pp. 174-176.

115 C. Trivulzio di Belgioioso, Della presente condizion delle donne e del loro avvenire, in «La nuova antologia», 15 e 31 gennaio 1866, in F. P. Bortolotti, Alle origini del movimento femminista in Italia 1848-1892, Torino, Einaudi, 1963, p. 91.

116 Cristina Trivulzio di Belgioioso, Rachele. Storia lombarda del 1848, con un saggio di Alberto Mario Banti e Novella Bellucci, Roma, Viella, 2012; fra gli studi di Alberto Magno Banti ricordiamo La nazione del

Risorgimento. Parentela, santità e onore alle origini dell'Italia unita, Torino, Einaudi, 2000; L'onore della nazione. Identità sessuali e violenza nel nazionalismo europeo dal XVIII secolo alla Grande Guerra, Torino,

Einaudi, 2005; Sublime madre nostra. La nazione italiana dal Risorgimento al fascismo, Roma-Bari, Laterza, 2011.

assai bene, essendo proprietaria di vaste tenute e da sempre vicina alle condizioni dei suoi affittuari. Parlando di Anna, la moglie del fattore Stella, ci dipinge una coppia contadina che amministra la tenuta di un conte nella Bassa Lombarda prequarantottina. La loro solidità familiare poggia su forti basi morali, anche se su una diseguaglianza di genere, moralità che invece, sembra supporre Cristina, va persa nel mondo aristocratico e borghese, e che comunque le sembra preferibile o degna di rispetto, dal momento che lei, invece, dovette subire i numerosi tradimenti del marito.

La Sig.ra Stella provava una gran fiducia nei confronti del marito e il cuore del Sig. Stella era pieno di tenerezza e premura per la fedele compagna; ma le abitudini domestiche delle campagne lombarde sono rimaste in tutto e per tutto simili a quelle dei secoli scorsi. Il pater familias rappresenta il padrone (e messere); la moglie e i figli gli rivolgono la parola alla seconda persona del plurale; se i figli sono ammessi a tavola, la moglie e le figlie invece non possono mai sedervisi, ma lo servono come fossero semplici domestiche. Nella famiglia dei contadini lombardi non assisteremo mai a un litigio tra marito e moglie, poiché mai alla moglie verrà in mente di opporre la sua volontà, la sua opinione, alla volontà e all'opinione del marito. Il linguaggio, il sostegno, i modi della donna verso il marito, esprimono il profondo rispetto che lui le ispira e la totale sottomissione che lei nutre nei suoi confronti. Quanto al marito, in cuor suo le rende tutti gli onori che ne riceve e lei lo sa bene. In simili coppie non esistono infedeltà né volubilità e anche la donna dai capelli ormai bianchi, dal viso pieno di rughe, possiede il cuore dello sposo con la stessa pienezza dei giorni della breve gioventù117.

Subito dopo, però, ci descrive anche il pensiero delle nuove generazioni di donne quarantottine, facendo commentare alla protagonista, Rachele, una giovane poco più che ventenne, la trasformazione avvenuta in Anna dopo la disgrazia della improvvisa morte del marito, quando ha dovuto prendere in mano le redini dell'azienda, trasformazione che per Pietro, il figlio primogenito del fattore Stella, è frutto della disgrazia stessa:

Quindi avete avuto bisogno di una disgrazia per rendervi conto di quanto valesse! Continuò Rachele con una strana esaltazione. Voi uomini trovate naturale e giusto che una donna capace di eguagliarvi e persino di sorpassarvi diventi vostra schiava volontariamente, vostro strumento, vostra ombra, per lasciarvi godere in pace, senza lotta, senza rimorsi, del vostro illusorio trionfo su di lei! Per essere felici avete bisogno di essere obbediti e ammirati, che le donne più sagge e intelligenti si trasformino in macchine per evitare di contrariare o disturbare il signore e padrone!

Secondo Cesare, un altro fratello di Pietro, Rachele attinge queste parole alla stampa repubblicana e Pietro, che sposerà la giovane ardita e anticonformista, dopo averla salvata da un tentativo di violenza da parte di due guardie austriache, trova il modo di accettarle, con la moderazione che contraddistingue le posizioni stesse dell'autrice la quale, solo sette anni dopo, scriverà Della presente condizione delle donne e del loro avvenire.