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La rete delle emancipazioniste di La Donna di Gualberta Alaide Beccar

La questione femminile nel lungo Ottocento

1. Il dibattito culturale e politico femminile in Italia

1.8 La rete delle emancipazioniste di La Donna di Gualberta Alaide Beccar

Intorno a uno dei periodici femminili più importanti del secondo Ottocento, La Donna di Gualberta Alaide Beccari, rimasto attivo dal 1868 al 1890, si raccolse un folto gruppo di collaboratrici. La rivista dava visibilità e importanza a tutte le iniziative a favore delle donne che avvenivano in Italia e fuori. Essa si poneva come “laboratorio” di cittadinanza per tutte le donne, anche di diversi indirizzi politico-culturali, che si sentivano chiamate in campo ad esprimere la propria opinione “in quanto cittadine italiane”174

. Per questo motivo divenne, in un periodo in cui non era ancora sviluppato in Italia “un reale sforzo organizzativo di donne fra le donne”175

, un punto di riferimento importante e una rete di scambio, amicizia e solidarietà femminile non ancora pienamente indagata in ciascuna delle sue protagoniste. Il modello di donna offerto dalla rivista è un modello eroico e patriottico: una donna “impegnata e cosciente”176

, che non sottostà alla passività e rassegnazione cattoliche, che chiede piena parità di diritti con l'uomo: la possibilità di accesso a tutte le professioni, il diritto di voto amministrativo e politico, l'abolizione della patria potestà, la possibilità di indagare per scoprire la paternità della prole, l'abolizione della prostituzione legalizzata, “l'indegna schiavitù” contro cui si batterà proprio la campagna abolizionista della Mozzoni nel 1874. Fervente mazziniana, Beccari aveva voluto per la sua rivista solo collaborazioni femminili. Aveva, accanto ai doveri, una chiara visione dei propri diritti e condivideva con Mazzini l'ideale di una donna che fosse educatrice dei figli e, in senso lato, di tutta l'umanità. Come nota Marjan Schwegman, sia Mazzini sia Beccari incarnano un modello di leadership in cui vita e politica coincidono177. Entrambi agiscono con un coinvolgimento totale di vita e di

ideali, presentandosi essi stessi come “modelli esemplari”, al pari delle vite illustri dei tanti Plutarchi dell'epoca178. Schwegman mette l'accento sul fatto che i modelli di leadership che

essi incarnano pongono il problema “delle origini cristiane delle proposte dell'élite laica per un nuovo ethos pubblico”179

. Parole come missione, sacrificio, apostolato Beccari usò

174 Silvia Franchini, Simonetta Soldani, Donne e giornalismo. Percorsi e presenza di una storia di genere, Milano, Franco Angeli, 2004, p. 11.

175 Beatrice Pisa, Venticinque anni di emancipazionismo femminile in Italia. Gualberta Alaide Beccari e la rivista «La

donna» (1868-1890), Roma, Quaderni della FIAP, p. 6.

176 Ivi, p. 6.

177 Marjan Schwegman, Il sacrificio dell'io sull'altare della patria. Due leader laici: Gualberta Beccari e Giuseppe

Mazzini, in Emma Fattorini, Santi, culti, simboli nell'età della secolarizzazione (1815-1915), Torino, 1997, pp. 361-

375.

178 Sui Plutarchi di uomini e donne durante il Risorgimento, Ilaria Porciani, Il Plutarco femminile, in Simonetta

Soldani (eds), L'educazione delle donne. Scuole e modelli di vita femminile nell'Italia dell'Ottocento, Milano, Franco Angeli, 1989, pp. 297 – 317; Anna Ascenzi, Il Plutarco delle donne: repertorio della pubblicistica

educativa e scolastica e della letteratura amena destinata al mondo femminile nell'Italia dell'Ottocento,

Macerata, EUM, 2009; 179 Schwegman, cit. p. 364.

diffusamente nei suoi scritti, così come ricercò e curò i rapporti con il movimento emancipazionista europeo, ospitando sulle pagine della rivista articoli dal ginevrino Journal

des Femmes, dal parigino Les droits des Femmes, del Woman's Suffrage Journal,

dall'americano Woman's Journal, e un appello alla pace universale di scrittrici come Julia Hard Howe180

. La dimensione educativa era ben presente su La Donna, che si rivolgeva soprattutto a un pubblico “borghese” di educatrici, maestre, insegnanti. Molti articoli riguardavano “l'apertura di nuove scuole femminili, la frequenza di esse, le prime laureate, i problemi delle insegnanti e le loro rivendicazioni lavorative e salariali”, anche se Beccari non trascurava le associazioni femminili operaie, e diffondeva gratuitamente la rivista presso le loro sedi181

. Gualberta Beccari, nubile e affetta fin dalla giovinezza da una malattia nervosa che a tratti la paralizza e le impedisce di scrivere o parlare, si pone “alla massa di donne come leader femminile, come un'illuminata che rappresenta la retta via per il perfezionamento morale dell'umanità182

. L'investimento verso la dimensione educativa, a partire da una condizione personale di sacrificio e di apostolato politico-morale laico, era comune anche a Mazzini, punto di riferimento politico e spirituale per la Beccari. La tenacia che entrambi oppongono alle avversità e alle sofferenze appare come testimonianza della forza morale, ponendoli sullo stesso piano delle “vite esemplari” che popolavano i testi scolastici. Vita e ideali politici non appaiono disgiunti: Schwegman nota come nella nuova Italia le “questioni di politica fossero strettamente legate a questioni di identità, visto che la preoccupazione principale dell'élite politica era di costruire una nuova identità collettiva attraverso vari progetti educativi”183. La preoccupazione costante degli educatori è dunque in questi anni

ridisegnare i profili identitari dei cittadini e delle cittadine, alla luce delle necessità strutturali del nuovo Stato: lotta contro l'analfabetismo e ricerca di una lingua unitaria, scoperta della dignità del lavoro contro i pregiudizi dell'ancient regime, rispettabilità di ciascuno all'interno del proprio ceto sociale, solidarietà verso chi è in stato di infelicità e di bisogno. Per questi aspetti, le radici del liberalismo ottocentesco rimangono prevalentemente cristiane, come appariva dalle analisi di Malvina Frank e Dora d'Istria, mentre in quelli riguardanti il diritto di famiglia e la condizione femminile, la differenza tra moderate e radicali si farà, negli anni dal primo Novecento alla grande guerra, sempre più profonda e inconciliabile.

180 Beatrice Pisa, cit. p. 21. 181 Ivi, p. 26-27.

182 Marion J. Schwegman, Il sacrificio dell'io sull'altare della patria. Due leader politici: Gualberta Beccari e

Giuseppe Mazzini, cit. pp. 361-375.

Capitolo 2