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L'educazione permanente delle donne in Caterina Franceschi Ferrucc

Prima dell'Unità: autrici di libri scolastici ed educat

3. L'educazione delle donne, un problema di cittadinanza.

3.9 L'educazione permanente delle donne in Caterina Franceschi Ferrucc

Non è un caso che uno dei primi studi di Caterina Franceschi Ferrucci, socia corrispondente della Regia Accademia delle Scienze di Torino, abbia a tema le vicende dello scienziato e

339 Maria Giuseppina Guacci Nobile, Letture pe' fanciulli da 9 a 12 anni, scritte da Maria Giuseppina Guacci Nobile, Napoli, Nobile, 1846. Su Guacci Nobile vedi Indice biobibliografico in appendice.

dermatologo croato di origine bolognese Luca Stulli340. Sono infatti le Accademie scientifiche,

sorte con la rivoluzione illuminista, ad aprire le porte alle donne d'ingegno, offrendo loro occasione di quello che sarà il primo vero e proprio scambio fra membri di una comunità scientifica. Le donne ammesse alle Accademie sono molto scarse, ma ci sono. Basti fra tutte ricordare la presenza di Laura Bassi Veratti, prima donna laureata dell'Università di Bologna. Gli editori, nella prefazione a Della educazione morale della donna italiana libri tre di Caterina Franceschi Ferrucci, evidenziano la notevole presenza di donne italiane autorevoli, “delle Saluzzo, delle Albrizzi, delle Michiel, delle Vordoni, delle Pepoli, delle Guacci e d'altre assai, il cui nome suona illustre a buon titolo” e la difficoltà, rilevata dalle madri italiane, del “non aver libri italiani che le aiutino ad educare le loro figliuole coll'ampiezza che chiede l'odierna civiltà”341

. Il libro si presenta, secondo gli editori, come il primo anello di una collana che comprenderà l'Educazione intellettuale della donna italiana, un Corso di

letteratura italiana e una Istoria civile d'Italia, seguita da Il Medio Evo studiato nelle sue instituzioni, nelle sue leggi, nelle sue feste e nelle opere degli scrittori, a completamento

dell'istruzione delle giovinette italiane. La scrittrice porterà a compimento solo le prime tre parti dell'annunziato progetto, mentre non ci resta traccia di una edizione della preannunciata

Istoria né del libro sul Medioevo. Il manuale è dedicato da Caterina ai figli Antonio e Rosa,

secondo il modello che solo un'adeguata educazione materna può portare gli uomini a sviluppare “i benefizi della civiltà vera”. La sua volontà è quella di “esporre e dichiarare alle italiane donne i principii della scienza dell'educare” ed è importante che metta l'accento sulla natura dell'educazione materna come scienza e non come prodotto innato e naturale. Alto compito della donna, per Ferrucci, è educare i figli ad essere rivolti al bello e al bene, a sentire profondamente l'identità e la grandezza italiana. Alle donne, in particolare, spetta il compito di mantenere l'armonia e l'ordine naturale delle cose, allontanando da sé eccessi, falsi desideri, passioni e interessi frivoli e venali. In lei forte deve essere la volontà, la capacità di vivere una vita secondo principi morali cristiani, essendo sola amica delle figliuole ed esercitando la benevolenza e non l'affettazione. Verso il prossimo deve evidenziare rispetto e capacità di lodare le virtù dei popolani e del popolo. Nella famiglia deve seguire i doveri del matrimonio, rispettare il marito e vivere a lui soggetta, praticare l'abnegazione, saper fare un buon uso del tempo, perseguendo la nettezza e l'economia domestica. Deve, come madre, aver cura della qualità delle persone che ammette nella sua casa, dei divertimenti e delle feste di famiglia, deve saper far tesoro della natura, del passeggiare in campagna e ammirare un paesaggio.

340 Caterina Franceschi Ferrucci, A perpetua onoranza del dottor Luca Stulli di Ragusi prose e versi, Bologna, dai tipi del Nobili e Comp., 1829.

Verso la Patria la donna ha vari doveri, primo fra tutti quello del rispetto verso la presenza di Dio nel mondo e nel profondo di ciascuno di noi, dove si manifesta nelle forme della Provvidenza. Deve insegnare ai giovani le virtù morali della giustizia, della temperanza, della fortezza, perché è compito delle madri migliorare i pensieri e i costumi degli Italiani. Verso le giovinette, Ferrucci insegna ad allontanare la vanità, l'affettazione e la leggerezza, come sia una cattiva abitudine quella di trascorrere il tempo nell'ozio e nella maldicenza. Giudica importante per le donne le virtù della costanza, della riflessione, della grazia e indica i danni dell'incostanza e della variabilità dell'umore e delle maniere. Indulgenza e bontà sono i fondamenti del vero e del bene, che si riflettono anche nella quiete e nel bene delle nazioni. L'amore del bello è poi naturale negli italiani, a causa della presenza nei secoli del loro patrimonio artistico. La donna, infine, deve curare il suo intelletto per perfezionarsi durante tutta la vita e trovare la forza di entrare nelle profondità di se stessa per recuperare forza nei momenti di dolore, disillusione e nella vecchiaia, non temendo la solitudine, ma anzi vivendola come un momento di conoscenza e di riflessività interiore:

La donna è per la sua condizione costretta a vivere solitaria non poca parte del giorno. Or come la solitudine avvalora le anime forti, e porge alle gentili alimento di melanconici affetti e di soavi pensieri, così ella torna grandemente nociva a quanti non hanno assuefatto al bello ed al vero l'intelletto e la fantasia […] chiunque poi teme e fugge la solitudine, ignora le maggiori tra le dolcezze, di che il cuore sia consolato. Ché, quando, senza essere distratti dalle esterne impressioni, la fantasia, la memoria e l'affetto spiegano liberamente le forze loro, si crea nell'animo una virtù che dà vita al passato, luce al presente, e di liete speranze rischiara il dubbio avvenire342.

Il favore che i Libri di Caterina Franceschi Ferrucci incontrarono lungo tutto l'Ottocento, è testimoniato dal fatto che compaiono pubblicizzati dall'editore Le Monnier, nella terza di copertina di alcuni volumi della Biblioteca delle Giovanette, tra cui i Profili femminili della Contessa della Rocca Castiglione, nel 1890, sia Della Educazione Morale della Donna

Italiana, Libri III, sia Degli Studi delle donne italiane, che ho consultato nell'edizione del

1876 presso la Biblioteca Italiana delle Donne.

Il libro, dedicato alla figlia Rosa, che Caterina perderà ventenne nel 1857, si presenta diviso in tre libri. Nel Libro primo, dedicato alle “norme che sono da seguitare nell'educazione dell'intelletto”, si parla degli scopi ai quali deve mirare l'educazione intellettuale, di cui bisogna avere somma cura, gradualità, metodo e tempi adeguati. Nel Libro secondo si teorizza riguardo agli studi destinati alle fanciulle, approfonditi per età: dagli otto ai dieci anni

(capitolo primo), sino ai dodici anni (capitolo secondo), dai dodici ai quattordici (capitolo terzo). Nel Libro terzo l'autrice tratta degli studi nell'adolescenza e nella giovinezza, con un capitolo, il primo, dedicato alle giovinette dai quattordici ai diciassette anni, nel secondo dai diciassette ai venti. Nel Libro quarto Franceschi Ferrucci tratta “degli studii che sono d'ornamento alle donne, e di quelli che ciascuna di esse dee fare nella parti diverse della sua vita”343

, in sostanza si ragiona sullo studio delle lingue viventi, della musica, e degli studi consigliati alle donne “dai venti anni ai quaranta”, “dell'età matura” e “della vecchiezza”, ovvero una istruzione permanente, che sa cambiare scopi e forme col progredire e il trascorrere della vita. Nella prefazione la scrittrice parte dall'importanza per l'individuo della libertà sia individuale che collettiva, sottolineando l'importanza dell'intelletto e della coscienza sulla pura materialità delle passioni, che conducono, non moderate, alla violenza del forte sul debole, sul mite. A moderare il male interviene l'azione delle donne come madri e come prime educatrici. Invita a non cedere alle lusinghe di una emancipazione, parola che non ricorre nemmeno nel Vangelo, dove si parla invece di “dignità uguale gli esseri tutti dotati di libertà e di ragione”344

. La divisione fra lavoro dell'uomo (gli “ufficii virili”) tutto rivolto all'esterno, e lavoro della donna (“l'operosa e tranquilla solitudine della casa”), è “effetto di naturale necessità”. È importante che ogni donna acquisisca “l'uso di considerare le cose nel vero essere loro […] l'acquistare lucida cognizione dei motivi che c'inducono a volere e a disvolere”345. Secondo Caterina, la donna deve essere misurata, dignitosa, savia educatrice e

consigliera dei figli e del marito. Essa non ometterà di insegnare nulla che non sia compreso nelle leggi della natura, della morale e della religione. A lei è prescritto questo nobile compito, avendo l'educazione il fine di “vivere con giustizia, con fortezza, con dignità”346. Bisogna nei

fanciulli formare il loro giudizio all'esame e alla riflessione, perché nel fanciullo è in germe l'uomo, come nel fiore il frutto. Il buon istitutore dovrà moderare le passioni troppo sfrenate e rafforzare le volontà tiepide, in un equilibrio di tutte le facoltà mentali. È importante rendere salda l'attenzione, la volontà e frenare l'eccessiva immaginazione, che lo è soprattutto nelle donne, così come spesso esse non portano fino in fondo compiti assegnati o sono preda di volubili passioni. Anche la vita dei sensi va educata; così si educhino l'occhio, l'orecchio, a suoni o luci né troppo acuti né troppo gravi, si educhi il tatto, facendo attenzione soprattutto all'agilità delle “dita de' nostri figli, massime quelle delle fanciulle, affinché sia loro facile di poter ben condurre a fine gl'industriosi lavori d'ago e di maglia, ai quali non tanto occorre

343 Caterina Franceschi Ferrucci, Degli studi delle donne italiane, Libri quattro, Firenze, Successori Le Monnier, 1876, p. 389.

344 Ivi, p. VII. 345 Ivi, p. IX. 346 Ivi, p. 14.

ingegno sottile, quanto celerità e prestezza di mano”347, così come va moderato il gusto,

abituando le fanciulle a cibi frugali e vesti non lussuose, ma pulite. Le donne debbono coltivare gli studi non per essere ammirate e riempirsi di vanità, ma per seguire “l'adempimento di un obbligo naturale”348, mostrandosi sempre modeste nei modi. Esse

debbono prima educare se stesse, per poi ben educare i propri figli. Sui metodi d'insegnamento, consiglia di partire dai Dialoghi di Platone, per mostrare, come faceva Socrate, che attraverso il dubbio si può scoprire la falsità di alcuni giudizi, e smontare e rimontare idee e concetti. Il bravo maestro deve poi condurre gli alunni a “scoprire le cose oscure ed ignote per mezzo delle note e delle evidenti”349

. Importante è anche assicurarsi, prima di passare ad altri concetti, che gli alunni abbiano compreso quelli precedenti. Importante è anche “dividere in varie parti quelle dottrine, in che vogliamo erudirli. E mostrandone prima una faccia, e poi un'altra ed un'altra ancora, dare ad essi a mano a mano il concetto del loro intero”350

. Passa poi a dare consigli sul metodo da seguire nelle classi numerose:

Se poi il maestro o la madre avesse a istruire molti fanciulli, loderei che a quel modo d'insegnamento, il quale simultaneo si chiama, succedesse di quando in quando, e solo per certe materie determinate, l'altro che mutuo vien detto, pel quale il discepolo prende anch'egli ad ammaestrare i compagni suoi, di lui meno istruiti o d'età minore. Per questo esercizio prendono i giovani l'abito di parlare con ordine e chiarezza: serbano più facilmente il ricordo di quanto hanno di già imparato [...]Esso è poi in modo speciale utilissimo alle fanciulle. Ché queste dovendo un giorno essere le prime maestre de' figli loro, parmi bene che incomincino assai per tempo e scôrte da buona guida a far quello che poi sole dovranno fare”351.

Nel Libro secondo l'educazione è divisa per gruppi d'età. Dagli otto ai dieci anni, Ferrucci consiglia di utilizzare i primi racconti di Storia sacra, con gli esempi che derivano dalla vita dei Patriarchi, ma anche i racconti di Storia antica forniscono esempi di virtù civili e militari. Si parli alle fanciulle con vocaboli italiani e non stranieri e affettati, né si utilizzino i rozzi dialetti, ma solo il fiorentino, si ascoltino i racconti dei ragazzi ma non se ne esalti la fantasia, si sviluppino soprattutto la facoltà di osservare la realtà, passeggiando in campagna o in città e commentando ciò che si incontra lungo la via, sia insetto o officina352

. Dopo i sette anni si insegnino la scrittura e la lettura, facendo attenzione che questa ultima non sia cantilenante, si propongano i primi racconti e le prime brevi sentenze, “che poi le fanciulle cominceranno a

347 Ivi, p. 24. 348 Ivi, p. 40. 349 Ivi, p. 52. 350 Ivi, pp. 53-54. 351 Ivi, p. 54. 352 Ivi, p. 92.

ripetere a memoria” e che dovranno avere sempre “un fine morale”. Importante, in questa fase della vita delle giovinette, è potenziarne la capacità di osservazione, che rafforza il ragionamento, evitando i pericoli di una eccessiva immaginazione. Dai sette anni le fanciulle dovranno accostarsi ai racconti di Storia santa (suggerisce i libri di monsignor Pellegrino Farini353

) e parallelamente si introduca lo studio della geografia, dalla forma del globo ai climi, ai fenomeni atmosferici, ai vulcani e al fondo del mare, dai cui sorprendenti effetti e meraviglie esse potranno vedere la potenza della divina creazione. Anche se suggerisce di abituare le giovani menti al culto del bello, Ferrucci è ben lontana dal considerare l'opportunità, per una donna, di diventare artista e poeta: suonare, dipingere e comporre versi le sottrarrebbero troppo tempo “al savio governo dell'animo e della mente, e al felice stato della famiglia”354

. Ferrucci teme “la forza delle passioni” nella fanciulla: solo dalla moderazione di esse si arriva alla bellezza, che è moderazione degli eccessi e armonia, “Perché negli eccessi delle passioni è grande bruttezza e deformità, sicché un animo delicato quasi istintivamente se ne ritrae”355

. Proprio la Ferrucci, che ha sperimentato su di sé quanto grande sia la forza delle passioni, positive e negative, la perdita di una figlia, la lotta politica, i sentimenti amorosi, sembra chiamare a raccolta la sua parte più razionale per aderire a questa visione educativa di pura classicità. Solo i classici, secondo Ferrucci, sono adatti a formare l'animo delle fanciulle, non l'esempio dei testi stranieri contemporanei, anche mal tradotti: “Ottimo consiglio sarebbe di pubblicare ad uso delle fanciulle una scelta di prose de' nostri Classici, ordinate secondo i tempi e le variazioni avvenute nel nostro idioma”356. Anche nelle

pagine dedicate allo studio della geografia fisica e astronomica, o delle scienze, con la divisione nei tre grandi regni animale, vegetale e minerale, Ferrucci non disdegna di dire la sua sui costumi della società a lei contemporanea, ad esempio introducendo, quando parla di minerali e di pietre preziose estratte nelle miniere, un lungo discorso contro l'uso dei matrimoni combinati e di convenienza

“Né tacerò, siccome sovente avviene in questo secolo vendereccio, che bellissime giovinette non abbiano schifo o pudore di far mercato de' loro più cari affetti, sposandosi ad uomini già venuti e decrepitezza, o per la viltà dell'animo contennendi, solo perché le possono contentare di preziosi monili e di nuove fogge, o tengono grande stato in città. Egli è inutile dire i mali che recano alle famiglie e ai costumi queste dispari e cupide nozze, potendoli ognuno che abbia alquanto di senno da sé vedere”357.

353 Ivi, p. 98. 354 Ivi, p. 107. 355 Ivi, p. 110.

356 Ivi, p. 127. Questo farà, cinquant'anni dopo, Emma Boghen Conigliani, con la sua Antologia della Letteratura

italiana.

Nel terzo libro, Caterina affronta gli studi che si convengono alle giovinette dai quattordici ai diciassette anni. Il punto di partenza è sicuramente sempre l'insegnamento religioso, che è la via per la felicità e moderazione delle passioni: i suoi riferimenti, che inserisce in nota, sono ai Pensieri di Pascal e a Gioberti. Per delineare la donna cristiana, assume ad esempio, dai

Proverbi, il ritratto della donna forte disegnato da Salomone

in essa riposa il cuore del suo marito, cui si porge mansueta e sommessa. Ella non teme il freddo o il disagio: levata all'alba comparte tra i servi le opere giornaliere, e a quelli è larga di cibo e di vestimenti. Mai non la vidi in ozio o perdere il tempo in vani piaceri. Miti e assennate suonano sempre le sue parole: l'umiltà e la costanza sono nel suo cuore: la grazia e la verecondia ne adornano la persona. Apre la mano sollecita ai poverelli e in tutto ascolta i consigli della prudenza. Niuno evento la coglie alla sprovveduta, ed ha sempre per gli altrui falli scusa e perdono. I figliuoli da lei educati alla fortezza e alla temperanza pubblicamente le danno onore; il marito n'esalta il pregio dicendo. Altre donne con saviezza ressero la famiglia: tu superi le più egregie nella sagacia e nella bontà. La bellezza svanisce e langue, siccome caduco fiore; la donna che teme Iddio, si acquista lode che sempre dura, ed è il presidio e la gloria della sua casa358.

Per gli studi storici, Ferrucci cita tra le sue fonti Guizot, Fleury, Necker de Saussure, individuando il senso della storia come progetto e visione di una grande Mente. Così nella poesia epica, l'epopea, consiglia alle fanciulle che vogliono raffinare la mente la lettura dei classici, di Omero, Tasso, Virgilio, e anche l'Ariosto, che meglio racconta gli amori, gli umori e i tratti dei “caratteri delle donne e de' cavalieri”, anche se ne consiglia una versione espurgata, quella dell'Avesani359

. Tra gli scrittori moderni Manzoni è da conoscere per le fanciulle. Anche i componimenti drammatici e teatrali, secondo Ferrucci, aiutano le fanciulle a discernere i fatti, senza però dover causare rossori per l'eccessiva espressione delle passioni. Il teatro deve essere quindi “educativo”, per “soccorrere di buoni esempi e di savie norme le menti delle fanciulle e de' giovinetti, affinché nel commendare o nel biasimare sceniche azioni colgano sempre nel segno, né mai si attentino di lodare ciò che induce il rossore nel loro volto, o mette colpevole turbamento nel loro cuore”360

. Invita poi a ben distinguere fra gli autori antichi, Greci e latini, che tanto bene seppero disegnare le passioni umane ed il vero, dai molti contemporanei che spesso si improvvisano autori, il più delle volte con scarso successo, guardando più agli esempi stranieri che a quelli della patria, “ai quali l'estro si converte spesso in delirio e il sentimento in furore”361. Per quanto riguarda la poesia lirica, in

cui “il lirico deve al pari dell'epico e del drammatico instruire dilettando i suoi leggitori”362

. 358 Ivi, p. 174. 359 Ivi, p. 218. 360 Ivi, p. 222. 361 Ivi, p. 229. 362 Ivi, p. 233.

Fra i poeti, sono da raccomandare Dante, Petrarca, soprattutto quello dell'amor di patria, il Tasso, il Chiabrera, il Parini. Leopardi, che ha in sé il germe del dubbio e della sofferenza, va conosciuto per l'altissimo stile, non essendo senza rischio presentarlo ai giovani. Dai diciassette ai vent'anni le giovinette sentono di aspettare un cambiamento nella propria vita, desideri nuovi, nuove compagnie oltre quelle dei loro cari. Sarà perciò cura della madre, sua diretta responsabilità, indirizzarle verso l'educazione religiosa, l'aiuto degli altri, la compassione, leggendo insieme le Sacre scritture, pagine educative del Fenelon o del Degerando (Il visitatore dei poveri)363

. Un capitolo è dedicato agli “studii psicologici e morali”364

. Dopo un accenno al sensimo, dottrina che secondo Ferrucci sta corrompendo i tempi moderni, mentre la “buona filosofia” è quella del Rosmini, spiega come le fanciulle non siano avvertite della severità della vita che le aspetta dopo il matrimonio: “per legge inviolabile del suo stato”, col matrimonio la donna “non ha più in proprio né affetti, né il tempo, né quanto è in essa di sagacia, d'ingegno, di attività. Ché per legge inviolabile del suo stato dee consacrare quelli al marito, questo ai figliuoli, e tutta darsi al governo della sua casa, onde vi regni la pace, e l'abbondanza vi sia congiunta alla parsimonia”365

. Tra le opere educative principali che consiglia alle fanciulle per diventare a loro volta buone educatrici, troviamo “i libri della Necker De Saussure, di Monsignor Dupanloup, di Raffaello Lambruschini, il trattato di Fenelon, Intorno all'educazione delle fanciulle, il discorso di Plutarco sull'educare i figliuoli, lo scritto del Capponi, quello di Niccolò Tommaseo, e con maggiore attenzione i libri dell'Ecclesiaste, e de' Proverbi di Salomone”. E mentre è importante che le fanciulle di abituino a vedere “in se stesse e nell'universo presente Iddio”, i valori su cui si fonda l'educazione delle donne di Franceschi Ferrucci saranno quelli che ritroveremo nei libri di testo di tutto il secolo:

una fanciulla sarà operosa, sarà modesta, quando abbia sempre veduta la madre sua attendere al lavoro, al risparmio, ai gentili studii; e dispregiando il mondo e i suoi piaceri trovar nella religione e nell'esercizio delle sante virtù cristiane conforto alle sventure, difesa e schermo contro