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La scompigliata matassa dei libri scolastic

Autrici scolastiche dopo l'Unità: manuali per “fare gli Italiani”

4. Autrici scolastiche dopo l'Unità

4.2 La scompigliata matassa dei libri scolastic

Fra il 1876 e il 1881, periodo in cui si alternarono alla Minerva i ministri Michele Coppino e Francesco De Sanctis, il controllo sui libri di testo adottati nelle scuole si rese più severo e sistematico proprio per il desiderio di mettere ordine in quella che sempre più si presentava come una “arruffata matassa”. Venne incaricata una Commissione per l’esame dei libri di testo, che aveva iniziato i suoi lavori già nel 1875. Dal ’76 vennero predisposte relazioni su gruppi di testi relativi alle scuole elementari: Carlo Tenca relazionò sui sillabari, i libri di lettura, di calligrafia e di grammatica, Angelo Massedaglia sui manuali di Geografia e Pasquale Villari su quelli di storia e di storia sacra. Negli anni successivi ci si affidò all’aiuto di esperti esterni per affrontare anche la parte relativa alla scuola secondaria: Pasquale Villari (testi di storia), Bertrando Spaventa (Filosofia), Francesco D’Ovidio (letteratura latina), Giosuè Carducci (letteratura italiana). Già negli anni Ottanta Pasquale Villari aveva rilevato

387 Ivi, p. 14. 388 Ivi, p. 192.

che, all’egemonia di poche, grandi case editrici scolastiche del Nord, era subentrata una specie di “speculazione al minuto”, fatta in ciascuna provincia. Obiettivo del Ministero era l’effettiva “creazione di un sistema scolastico realmente unitario” che conservasse inalterata la laicità dei testi e l’indirizzo prevalentemente civile, nazionale, di ciascun insegnamento. Nel 1879 il ministero incaricò il funzionario Luigi Pezzina di seguire i lavori della Commissione incaricata dell’esame dei libri di testo, che passò in rassegna ben 3.922 esemplari. Solamente per Lettere Italiane si avevano 21 autori nei Licei, 209 nei Ginnasi, 350 per le Scuole tecniche, 78 per le Scuole normali, e 702 libri di lettura nelle scuole elementari e popolari. La Commissione centrale per la revisione dei libri di testo, istituita nel 1881 durante il ministero Guido Baccelli, ribadiva che, tra i criteri per l’approvazione di un testo scolastico, oltre all’evidenza di essere scritto in buon italiano, ci fosse quello del seguire “solidi principi morali e civili atti a formare «l’uomo e il cittadino» e, se destinato alle scuole femminili, il fatto di “mirare a valorizzare il più possibile «i particolari e gentili uffizi della donna, nella famiglia e nella società»”. Molti autori come Antonino Parato, Vincenzo Troya e Giovanni Scavia, popolarissimi nella stagione risorgimentale, risultarono non più utilizzabili perché non abbastanza distanti da posizioni e materie ritenute ormai “confessionali”. Si apriva così una nuova stagione in cui la laicità diventava requisito indispensabile alla formazione del cittadino e della cittadina dello Stato unitario, e la necessità di un controllo centrale più sentita, tanto che nel 1893 il ministro Baccelli avanzò un tentativo di introdurre il testo unico per ogni ordine di scuola, tentativo che vide la ferma opposizione di autori e insegnanti (che spesso coincidevano). Anche gli stessi editori scolastici, attraverso l’organo della loro associazione, l’Associazione Tipografico-Libraria Italiana (ATLI), fece pervenire la propria protesta, cui il ministro rispose, nel 1894, sottolineando il “carattere limitato” dei cambiamenti suggeriti e “l’introduzione di testi unici solo per un “ristrettissimo numero di discipline”389»

4. 3 Antologie: evoluzione di un genere

Il Manuale di letteratura italiana di Francesco Ambrosoli, pubblicato a Milano nel 1831-32, fu uno dei più conosciuti e apprezzati manuali per le scuole secondarie, ed ebbe nel 1863 una nuova pubblicazione per l'editore Barbera390

. Per Ambrosoli, legato a un forte classicismo, la

389 Barausse, cit. pp. 36 – 59.

390 Su Francesco Ambrosoli (Como, 1797-Milano, 1868) vedi Alberto Asor Rosa, scheda ad vocem in Enciclopedia Treccani, online. Altre edizioni del fortunato manuale in IV volumi: Napoli 1835, voll. 2; Firenze 1863; ibid. 1866; ibid. 1872; ibid. 1875; ibid. 1881; ibid. 1885.

letteratura, come tutte le arti, è parte del progresso morale dei popoli. Difatti, afferma, “non potrà mai essere né morale né artisticamente perfetta veruna produzione dell'ingegno, che sia in qualunque modo contraria a questo bisogno e a questo dovere supremo, né mai buona critica quella che lasci inosservata tale violazione”391, anche se mette in guardia i giovani

letterati dal rischio di cadere nella pura imitazione dei classici. Un manuale innovativo era apparso a Francesco Torraca quello di Carlo Maria Tallarigo e Vittorio Imbriani, Nuova

Crestomazia italiana per le scuole secondarie, che aveva, rispetto al manuale dell'Ambrosoli,

delle novità importanti, come l'inserimento di testi omessi dai manuali precedenti per motivi di pruderie, come il Contrasto di Ciullo d'Alcamo, ed era, come sottolinea Rosanna Melis, “ricca di originalità; di amore per il diverso, ma anche per il bello; di passione per i documenti popolari e dialettali; di viva e continua consapevolezza dell'idea di patria, di insistita esibizione della produzione letteraria meridionale392

”. Altri autori come Licurgo Casini e Adolfo Bartoli avevano compilato delle Storie della letteratura italiana nel 1884, rispettivamente per l'editore Paravia e Sansoni. Proprio fra il 1884 e i primi mesi del 1885 venivano approvati dal Ministero i nuovi programmi di discipline umanistiche per le scuole secondarie, che stabilivano nuovi orientamenti anche nella compilazione dei manuali e nella scelta degli autori, addirittura riportando l'elenco dei periodi da trattare e l'elenco degli autori, ma soprattutto il fatto che lo studio della letteratura doveva essere fatto per “letture e commenti, premettendo le notizie storiche e biografiche”393. Le scuole di pensiero per la

compilazione del canone letterario erano principalmente due: quella che seguiva un criterio estetico (la scuola classicista) e quella che prediligeva un criterio storico, aderente ai fatti (la scuola napoletana, di Francesco De Sanctis), per cui ogni testo non è solo bello o brutto, ma è importante perché documento di un'epoca. Anche per questo, nello stesso manuale del Torraca, la poesia popolare e il dialetto trovarono posto come aspetti rilevanti di una cultura regionale, a partire già dai secoli aurei, cioè dai secoli XIII e XIV. Fra i testi infatti troviamo un Pianto delle Marie, con tracce di dialetto abruzzese, nella sezione definita Drammatica. Viene inserito Goldoni, un autore che secondo il classicista Carducci, era da evitare, mentre per De Sanctis è “l'iniziatore della nuova letteratura che si ispirava al vero e al reale”. Torraca stesso, allievo di De Sanctis, possiede quell' ”eclettismo” a cui ci abitueranno le autrici di manuali scolastici di fine Ottocento: l'apertura alle “cosmopolite colonie di stranieri” che popolavano l'Italia, la conoscenza delle lingue straniere viventi, la traduzione di romanzi e

391 La citazione è in Asor Rosa. 392 Rossana Melis, cit. p. 283

393 Francesco Torraca, Manuale della Letteratura Italiana compilato ad uso delle scuole secondarie, vol. I – sec. XIII, XIV, XV, Firenze, Sansoni, 1886, p. IX. Cfr. Rossana Melis, cit. p. 293 e Cantatore, cit. p. 254.

novelle, la frequentazione di ambienti giornalistici si riveleranno i tratti della letteratura di una “nuova Italia” che anche in Torraca dettero l'avvio a una vera e propria rivoluzione rispetto ai vecchi manuali scolastici394.

4. 4 Donne in Commissione e autrici di libri di testo

Il primo nome di donna che incontriamo nelle Commissioni incaricate è quello di Giulia Molino Colombini, che fece parte della Commissione nell'anno 1877, quando questa bandì un concorso per la compilazione di un sillabario e di un primo libro di lettura per le scuole elementari395

. Come segnala nella relazione il presidente della Commissione Domenico Berti, l'educatrice torinese non poté portare a termine l'esame dei testi partecipanti perché morì prima della fine dei lavori. Ne resta la testimonianza di Berti:

Poco prima che la Commissione avesse compiuto i suoi esami avvenne la morte della signora Colombini, la quale, per quanto inaspettata e dolorosa alla Commissione, che perdeva in lei una compagna dotta e di accorto giudizio, cultrice valente degli studi educativi e scrittrice a buon diritto pregiata, nondimeno non nocque al lavoro, perciocché a quel tempo la massima parte dei manoscritti erano stati esaminati e giudicati”396.

Erminia Fuà-Fusinato e Giulia Molino Colombini furono presenti anche nei Convegni pedagogici dell'Italia post-unitaria, come l'VIII, svoltosi a Venezia nel 1878, in cui a lungo si discusse anche di educazione femminile. Ma moltissime altre furono le semplici insegnanti che presero in mano la penna per portare il proprio contributo intellettuale all'impresa editoriale ed educativa comune di formare cittadini e cittadine italiane degne di questo nome. Sfogliando la raccolta di leggi, decreti, ordinanze e circolari ministeriali sulla manualistica scolastica e sui libri di testo dal 1861 al 1922, infatti, i nomi femminili riferibili ad autrici di libri per i vari livelli di scuola sono oltre trecento397

. Fedele al fatto che alle donne sono riservati i livelli più bassi dell'istruzione, troviamo il maggior numero di autrici di testi nella

394 Rossana Melis, cit. p. 297-299. 395 Alberto Barausse, cit. p. 170. 396 Ibidem, p. 170.

397 Barausse, cit. Il volume è stato pubblicato nell'ambito del programma di ricerca interuniversitario «Editoria

scolastica e libri di testo in Italia e in Europa tra Otto e Novecento», cofinanzato dal MIUR e dall'Università

degli Studi di Macerata (PRIN 2005) e coordinato a livello nazionale dal prof. Roberto Sani. Ha preso le mosse dal programma scientifico di rilevante interesse nazionale (PRIN) 2002, cofinanziato dal MIUR, dal titolo

Leggere, scrivere e far di conto: il libro scolastico in Italia tra XX e XXI secolo, coordinato a livello nazionale

categoria dei sillabari e dei libri di lettura e di testo per le classi elementari. Una delle autrici di longseller più popolari è Silvia Albertoni, il cui lavoro di squadra con Fanny Romagnoli dà vita ad alcuni testi più volte ristampati.

4 . 5 Le Veglie casalinghe di Maria Viani Visconti (1878)

Uno dei primi manuali scolastici a comparire dopo l'Unità è Veglie casalinghe di Maria Viani Visconti Cavanna. Libro di lettura e di premio, dedicato a fanciulli e fanciulle e ricco di illustrazioni di Tedeschi398

, presenta 24 racconti educativi, alcuni strutturati a partire da proverbi (Grano pesto fa buon cesto, Chi non sa fare non sa comandare), altri basati sull'osservazione della natura (Osservare e riflettere, L'uccello e l'albero, Fiori e frutti, Che

giudizio hanno le api, Una scorserella fra le alpi della Valtellina, Bacofili principianti) altri

su insegnamenti e descrizioni di situazioni educative e morali (La matassa aggrovigliata, La

mamma non mi vuol bene!, Il dovere, Se avessi pensato che doveva morire!, O vorresti mietere prima d'aver seminato?, Un rimorso). La copia da me consultata reca il timbro della

“Scuola Normale Femminile di Ravenna”. La qualità tipografica del libro è alta, ma sia la grandezza del carattere, sia il tono dei racconti fanno pensare a una fruizione da parte delle insegnanti come libro da leggere in classe, e su cui successivamente lavorare. L'ampio spazio dato a racconti di carattere naturale fa pensare a un suo uso come sussidiario di scienze (la parte sui fiori, frutti e sui filugelli) in accompagnamento alle attività pratiche di agricoltura e all'allevamento dei bachi da seta che hanno accompagnato l'insegnamento elementare almeno fino a fine secolo. Visconti Cavanna porterà avanti oltre il crinale del secolo il suo interesse per il mondo dell'infanzia, per la natura e la geografia, per i viaggi, compilando altri manuali di scienze e una Storia del Giappone399.

4. 6 I manuali scolastici di Caterina Franceschi Ferrucci

Nella quarta di copertina di Profili femminili400

, a firma della Contessa Della Rocca

Castiglione, pubblicati nella prestigiosa collana rosso e oro “Biblioteca delle giovanette” di Le Monnier, c'è un'intera pagina volta a pubblicizzare le opere di Caterina Franceschi Ferrucci (foto 7-4-16), segno questo della popolarità di cui godettero durante tutto il secolo la scrittrice

398 Maria Viani Visconti, Veglie casalinghe. Nuovi Racconti per fanciulli e fanciulle di Maria Viani Visconti. Libro di lettura e di premio, Milano, Paolo Carrara, 1878.

399 Su Maria Viani Visconti si rimanda all'Indice biobibliografico delle autrici in appendice. 400 Contessa Della Rocca Castiglione, Profili femminili, Firenze, Successori Le Monnier, 1890.

e i suoi manuali. Il libro di lettura Una buona madre, Letture morali per le giovinette401è

dedicato alla «carissima nipote Vittoria Ferrucci Vaccai» da una Ferrucci già avanti negli anni, che chiede alla nipote di poterlo a sua volta, un giorno, far leggere alla piccola figlia Niccoletta (sic). La consuetudine di dedicare opere, soprattutto educative, ai nipoti e alle nipoti vanta una lunga tradizione che si può far risalire alle Lettere a Lucilio di Seneca. Nel corso dell'Ottocento, molti scrittori e molte scrittrici-educatrici in Europa e negli Stati Uniti dedicarono le loro opere narrative o istruttive ai nipoti, già fin dal titolo o nella parte paratestuale e introduttiva; fra queste Caterina Percoto, con Il manuale della zia, intravede nella “maternità educativa” sostenuta da nonne e zie, a causa delle frequenti morti delle madri naturali per parto o malattia, quella che diventerà la funzione sociale dell'educazione femminile, anche attraverso le insegnanti e le emancipazioniste, che ne faranno il fulcro delle loro battaglie per i diritti delle donne. Nella prima parte, il libro della Ferrucci si apre con un capitolo dedicato all'armonia ch'è in ogni parte dell'universo (pp. 1-10), cui accordare come in un coro il perfezionamento morale di ciascuna (pp. 11-21) e l'importanza dell'obbedienza all'autorità del dovere (pp. 22 – 30); segue la necessità di essere attente a rilevare l'errore nel nostro comportamento quotidiano (pp. 31-37). Il capitolo quinto, dal titolo Emilia e Luisa, è un lungo racconto su due esempi opposti di educazione materna e sui frutti che sortiscono. Marianna, che educa troppo liberalmente la figlia Luisa, ne fa una donna troppo legata all'ambizione, al piacere e alla vanità. Cade presto nella perdita di tutti i suoi beni, non è capace di accettare i mutamenti della sorte e presto si ammala e muore di una morte precoce. Ben diverso è il comportamento di Costanza, che educa alla moderazione, all'attività, al buon uso del tempo la figlia Emilia. Pur morendo anch'essa prematuramente, e la stessa sorte subendo Emilia, le loro vite trascorrono in modo opposto: Emilia è previdente, vive in modo parco, accetta i momenti di avversa fortuna ed educa alla stessa moderazione la figlia Agnese. In più sa istruirsi per amore del bene, accudire la casa e attendere ai lavori donneschi. Rimasta vedova, dopo la morte del marito burbero e violento, a cui non si è mai ribellata ma che ha sempre tollerato e supportato con equilibrio e pazienza, per mantenersi apre una scuola di lettura e cucito per le giovinette e, se anche non si arricchisce, vive con decoro ed è onorata e rispettata da tutti (pp. 38 – 50). I racconti di questo libro hanno come sfondo delle passeggiate di buon mattino in luoghi naturali compiuti da una madre, Maria, che dialoga con le sue tre figliolette. Gli episodi sono illustrati dalle belle incisioni di A. Mazzanti. La “scuola morale” di Maria è una scuola itinerante, che trova esempi nel vero (i poveri, gli infermi, la presenza

401 Caterina Franceschi Ferrucci, Una buona madre, letture morali per le giovinette di Caterina Franceschi Ferrucci, 2^ ed. riveduta e corretta dall'autrice, Firenze: Successori Le Monnier, 1885.

della morte, il povero, la mendicante) per dichiarare la dignità di ogni uomo di fronte a Dio e la necessità, per chi più ha, di non disprezzare, ma di amare e onorare chi versa in uno stato sociale diverso dal nostro, lo straniero o la povera ragazza che non ha mezzi per risollevarsi dal suo destino.

4. 7 Il manuale di Luisa Amalia Paladini

Il Manuale per le giovinette italiane, di Luisa Amalia Paladini402

, è dedicato a Massimina Rosellini Fantastici, come a colei che “ne precedeva nel dettare libri utili pe' fanciulli e pe' giovinetti”. In questo libro confluirono gli articoli di argomento pedagogico da lei scritti sul periodico Messaggero delle donne italiane403

. Nell'introduzione, rivolta alle giovinette italiane, l'autrice specifica che “alla giovinetta di quindici anni si para il mondo con le sue illusioni e i suoi disinganni, co' i suoi piaceri e i suoi dolori, co' vizi e le virtù su”. Questa è l'età più difficile, perché non si è più bambine che giocano con le bambole ma donne, non solo, donne cristiane e «cittadine di una patria»404

. Come accade per i libri di Franceschi Ferrucci, Paladini scrive di aver voluto fare opera utile, sottolineando che ha sempre citato gli autori da cui ha attinto, anche per invogliare le giovanette a leggerli e, se non l'ha fatto, quello che scrive è ricordo di di antiche letture di autori ignoti. La virtù essendo uguale nei secoli, è difficile non ripetere quello che è già stato detto dagli antichi. Il manuale è un vero e proprio galateo, composto da venti capitoli tutti riguardanti temi ritenuti importanti per la vita di una donna: la bellezza, il lavoro, del vestire, delle passeggiate, dei divertimenti e spettacoli, dei doveri verso i genitori, verso i parenti, dell'amicizia, del conversare, della influenza sociale della donna, della religione, delle idee generali sugli studi delle donne, degli studi delle giovani popolane, degli studi delle fanciulle di civile condizione, delle belle arti. Altri capitoli trattano di temi riguardanti l'economia domestica, vita in villa, l'esempio di Maria Gaetana Agnesi, dei modi per vivere felici, e delle passioni come la gola, la paura, l'ira, l'ambizione, la vanità, l'invidia, la calunnia, la maldicenza. Mentre la bellezza ha valore solo se unita al sapere e alla virtù, il lavoro è importante anche per chi in futuro dovrà sorvegliare una casa,

402 Per notizie su Luisa Amalia Paladini (Milano 1810 - Lecce 1872) si rimanda all'Indice Biobibliografico in appendice. Il testo è Idem, Manuale per le giovinette italiane, sesta edizione, Firenze: Successori Le Monnier, 1873.

403 Sull'attività giornalistica della Paladini sulla rivista Messaggero delle donne italiane, vedi Simonetta Soldani,

Donne educanti, donne da educare. Un profilo della stampa femminile toscana (1770-1945) in Silvia Franchini,

Simonetta Soldani (eds), Donne e giornalismo. Percorsi di una storia di genere, Milano, Franco Angeli, 2004, pp. 309-361, in particolare pp. 321-324.

poiché, infatti, “chi non sa fare non sa comandare”405. I lavori importanti per la donna

rimangono il filare, rammendare, tenere in ordine ogni cosa, essere operose e occupate: si dice infatti che la prosperità degli Stati viene dalla prosperità delle famiglie; e la prosperità delle famiglie viene in parte dalle donne: quindi esse contribuiscono grandemente al ben essere civile e morale delle nazioni406

. Nel capitolo dedicato all'abbigliamento, Paladini mette in ridicolo l'amore delle donne italiane per la moda francese e la preferenza che accordano a quanto viene dall'estero, anche se le manifatture italiane sono di ottimo livello, e fa l'esempio della burla di un negoziante che rivende ad altissimo prezzo uno stesso taglio di seta italiana, alla stessa donna che aveva rifiutato di acquistarlo il giorno prima, pretendendone uno francese. Ella invita gli “stranomaniaci”407

, cioè gli estimatori a tutti i costi di prodotti provenienti dall'estero, a preferire la qualità dei prodotti italiani a vantaggio dell'economia del proprio paese. Un'altra abitudine che stigmatizza è l'abitudine delle ragazze di stare alla finestra o al balcone, con il rischio di farsi dare delle «civette in sulla gruccia»408

: è salutare per loro il regolare esercizio fisico e compiere passeggiate, per ossigenarsi, evitando anche l'annosa e pericolosa moda di strizzarsi troppo il busto, abitudine che provoca danni anche gravi ai polmoni. Fra le feste e gli spettacoli, quello più adatto alle fanciulle è il teatro, ma non il teatro francese, che presenta passioni e avvenimenti troppo forti sotto forme seducenti, si preferisca invece il teatro italiano. Per quanto riguarda l'educazione, sia delle ragazze del popolo (cui raccomanda molta matematica per imparare a far di conto) sia delle ragazze di civile condizione, suggerisce per imparare la lingua e la grammatica italiana la lettura di lettere di ottimi autori, rimandando al suo lavoro scritto appositamente per le giovinette409,

non essendoci che le lettere, dopo la lettura dei nostri buoni poeti, fra le letture disponibili e più piacevoli per chi è donna410.

4. 8 Manuali di Felicita Pozzoli

Nei Dialoghi istruttivi per l’adolescenza411

di Felicita Pozzoli, il primo dialogo, Il mazzolino412

, ha come dedica “Per l’onomastico dell’egregia signora Felicita Morandi” e

405 Ibidem, p. 18 406 Ibidem, p. 22. 407 Ibidem, p. 29 408 Ibidem, p. 32

409 Luisa Amalia Paladini, Lettere di ottimi Autori sovra cose di famiglia, Firenze, Le Monnier, 1861. 410 Ibidem, p. 135

411 Felicita Pozzoli, Dialoghi istruttivi per l’adolescenza, Milano, Tipografia già Domenico Salvi e C. (Direttore Lodovico Bortolotti) via Larga 19, 1871. Dedicato “Alla santa memoria di Angelo, mio padre”.

racconta di cinque bambine che accordano tra loro per offrire un mazzo di fiori alla Direttrice, scegliendo fra quelli che simboleggiano l’amore, la bontà, la riconoscenza, e su tutti il “fiore della memoria” affinché anche altri la ricordino. Felicita Morandi fu infatti molto amata e