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La scolarizzazione secondaria femminile prima della guerra: separatezza e destino

Verso il Novecento

6 La scolarizzazione secondaria femminile prima della guerra: separatezza e destino

Per comprendere l'evoluzione della scolarizzazione secondaria femminile in età giolittiana, guardiamo alle cifre dell'istruzione obbligatoria, grazie ai dati elaborati dal Ministero di Agricoltura, Industria e commercio, Direzione generale della Statistica e del Lavoro, Ufficio Centrale di Statistica, presenti in Notizie sommarie su gli Istituti per l'istruzione media e

normale negli anni scolastici dal 1909-10 al 1911-12.

Fig. 1 Iscrizioni scolastiche nell'anno 1909/1010

nuovi e più progrediti metodi di rilevazione”, parallela a quella pubblicata nel Bollettino Ufficiale dal Ministero della Pubblica Istruzione, fino all'anno 1910-1911536. Nell'anno 1911-

1912 in Italia si contavano 1801 Istituti per l'istruzione media e normale, di cui 1.137 regi o pareggiati e 664 istituti privati per il medesimo grado di istruzione. Erano ripartiti in 530 ginnasi, di cui solo uno femminile e 236 Licei. Le scuole tecniche erano 529 di cui 12 femminili e le private 186 di cui 35 femminili. Gli istituti tecnici erano 102. Per quanto riguarda l'istruzione normale, le Scuole normali maschili o promiscue erano 42, le femminili 135, le complementari annesse a Scuole normali femminili erano 124537

. L'andamento sensibilmente crescente delle iscrizioni degli alunni nel triennio in questione, comune a tutti i tipi di scuole, è evidenziato dal compilatore come dovuto all'aumentato afflusso femminile anche nell'istruzione classica e tecnica: “Contribuisce però largamente a determinare l'aumento generale della popolazione scolastica la sempre maggiore partecipazione delle donne alle scuole per l'insegnamento classico e per l'insegnamento tecnico di primo grado”538

. Ma i dati sono comunque sconfortanti: nel 1909-1910 32.997 maschi appaiono iscritti al ginnasio contro solo 3.825 femmine. Il Liceo registra una drastica diminuzione degli iscritti che rende irrilevante il numero delle presenze femminili: iscritti al regi Licei sono 12.930 alunni maschi e 668 femmine. Per le scuole tecniche, triennali, l'andamento è il seguente: 58.635 maschi e 16.636 femmine, mentre si iscrivono agli Istituti tecnici 18.812 maschi e 1.462 femmine, anche se l'andamento delle iscrizioni segue un aumento proporzionale nel triennio. La forte prevalenza maschile dell'insegnamento classico (Ginnasi e Licei) è evidente nel dato raccolto per l'anno 1911-1912: 57.857 maschi iscritti in tutto il Regno, di contro a 6.442 femmine.

536 Ministero di Agricoltura, Industria e commercio, Direzione generale della Statistica e del Lavoro, Ufficio Centrale di Statistica, Notizie sommarie su gli Istituti per l'istruzione media e normale negli anni scolastici dal

1909-10 al 1911-12, Roma, Tipo-Litografia Umberto Sabbadini, 1916, p.6. Il riferimento è al Bollettino della

Pubblica Istruzione del 31 dicembre 1912 anno XXXIX Vol. II n. 64 Statistica degli alunni iscritti nelle scuole

classiche, tecniche e normali governative e pareggiate, nell'anno scolastico 1910-11 e prospetto riassuntivo del cinquantennio dal 1861-62 al 1910-11. Roma 1912.

537 Ministero di Agricoltura, Industria e commercio, Direzione generale della Statistica e del Lavoro, Ufficio Centrale di Statistica, Notizie sommarie su gli Istituti per l'istruzione media e normale negli anni scolastici dal

1909-10 al 1911-12, Roma, Tipo-Litografia Umberto Sabbadini, 1916, p.7.

Fig. 2 Iscrizioni maschi e femmine anno 1909/1910.

L'insegnamento tecnico (Scuole tecniche, Istituti tecnici e nautici) nello stesso anno registra 92.238 presenze maschili e 25.385 femminili, con una forte prevalenza per le regioni Lombardia (5.214 ragazze e 12.692 ragazzi), Piemonte (3.858 femmine e 10.130 maschi) e Emilia (3.258 femmine e 7.527 maschi)539

. Anche nella statistica per l'anno scolastico 1911/12, nella scuola normale sono iscritte 41.564 femmine e 4.108 maschi, confermando che fino ed oltre la grande guerra la Scuola normale è pressoché l'unica offerta formativa rivolta alle ragazze (Fig. 3).

Fig. 3 Percentuale di iscrizioni di femmine e maschi nella Scuola normale nel 1911/12. 539 Ivi, p. 17-19.

Come sottolinea Dina Bertoni Jovine, anche se la legge non prevedeva il divieto alle donne di frequentare ginnasi, licei e scuole tecniche, in realtà proprio la mancanza di un divieto dava l’”esatta valutazione di una consuetudine che non avrebbe mai consentito a una fanciulla di mescolarsi ai giovani sui banchi di scuola”540

.

6. 1 L'insegnamento Normale: l'unica fonte di istruzione superiore femminile

Prima di guardare ai dati statistici, sottolinea Carmela Covato, si può constatare l'esiguo numero di studi su questo tipo di scuola, fatto che ne “codifica la subalternità rispetto ai licei classici e scientifici”541

. Come scrive ancora Covato, diverse appaiono le cause della crescita della domanda di istruzione femminile dopo l'Unità:

È necessario sottolineare, innanzitutto, che 1'800 rappresenta il «luogo » di una significativa transizione da una prassi educativa dominante in un lungo arco di secoli che aveva considerato l'istruzione e gli studi contrari alla natura femminile sulla base di argomentazioni di carattere morale e biologico, a una progressiva, seppure lenta, scolarizzazione delle donne. La rivalutazione dell'infanzia come risorsa sociale, che trova echi significativi nella riflessione pedagogica, il consolidarsi della famiglia nucleare borghese e la centralità della funzione materna in alternativa al modello aristocratico ormai in declino, contribuiscono allo sviluppo, materiale e simbolico, di una nuova figura di donna, quella appartenente al ceto medio borghese, alla quale non si confà né la tradizionale ignoranza delle masse popolari né una cultura funzionale solo alla vita di salotto542.

Per le ragazze dunque l'istruzione appare “finalizzata al miglioramento della loro capacità di compiere la missione materna e il suo prolungamento nella missione educativa; la formazione culturale delle donne deve essere il proseguimento della loro “naturale” missione di madri ed educatrici: “Nasce così il compromesso del sapere femminile”543. Arrivando alle statistiche

riguardanti l'insegnamento normale, all'inizio della fase postunitaria troviamo registrati questi dati per le iscrizioni: nel 1861-62, 947 maschi e 2.795 femmine, nel 1875-76, rispettivamente 148 e 5.227; nel 1881-82 1.238 e 7.482, fino all'ultimo anno scolastico del secolo, in cui i maschi erano 1.323 e le femmine 19.864544. Cinquant'anni dopo, nel primo decennio del secolo, il disavanzo è

540 Dina Bertoni Jovine, Funzione emancipatrice e contributo delle donne all'attività educativa, in

L'emancipazione femminile in Italia: un secolo di discussioni (1861-1961), a cura della Società Umanitaria,

Firenze, La Nuova Italia, 1964, pp. 223-269. Dati e notizie sull'istruzione superiore femminile in Carmela Covato, Anna Maria Sorge, L'istruzione normale dalla legge Casati all'età giolittiana, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1994.

541 Carmela Covato, Anna Maria Sorge, cit. p. 16. 542 Covato, p. 34.

543 Covato, p. 35.

immutato: su un totale di 45.672 alunni iscritti nell'anno 1911-12, 41.564 femmine e 4.108 maschi, ovvero la quasi totalità delle iscrizioni. I 4.108 maschi provengono in prevalenza da Scuole normali maschili regie o pareggiate, 30 da Scuole normali maschili private e 381 risultano iscritti a Corsi magistrali annessi ai Ginnasi, così come 10 femmine. Nelle Scuole normali la situazione è drasticamente ribaltata: nel 1909-1910 2.667 maschi risultano iscritti a scuole normali maschili in tutta Italia, contro un numero di 12.221 femmine, più 536 da normali private. Anche le scuole complementari risultano completamente femminili, con 16.512 iscritte alle regie e 914 alle complementari private. L'insegnamento normale appare ben distribuito in tutte le regioni (a parte Umbria e Basilicata, che contano iscritti sotto il migliaio). Le regioni meglio rappresentate sono la Lombardia (5.880 iscritti), la Sicilia (4.905 iscritti), la Campania (4.735 iscritti), il Piemonte (4.466 iscritti), il Veneto (4.484 iscritti) e l'Emilia (3.511 iscritti)545

. Per i maschi la prevalenza delle iscrizioni si ha in Sicilia e nell'Italia meridionale mentre per le femmine “prevalgono i compartimenti settentrionali e centrali a quelli meridionali”546

. L'indagine passa poi a esaminare la situazione dei licenziati dalle scuole di primo grado e quelli dalle scuole di secondo grado, nei vari ordini di scuola, e anche qui appaiono interessanti confronti. Passando dalla licenza ginnasiale a quella liceale, i licenziati si riducono da 100 a 71, da quella di Scuola tecnica a quella di Istituto tecnico diminuiscono da 100 a 19, e passando dalle scuole complementari femminili alle normali scendono ancora da 100 a 78. Queste riduzioni sono frutto delle diverse finalità dei diplomi, e cioè

la licenza liceale è meta aspirata da tutti coloro che si dedicano ad essi, avendo la licenza di primo grado (ginnasiale) un assai modesto valore come titolo procacciante impieghi e occupazioni; è ancora maggiore, ma questa volta con un balzo assai notevole, negli studi tecnici dove, specialmente per la donna, la licenza della scuola tecnica può ritenersi un diploma di coltura sufficiente ad ottenere un proficuo collocamento547.

Nella provincia di Bologna le Scuole normali femminili negli anni esaminati sono due, di cui una comprende anche un corso complementare. Secondo l'Ufficio centrale di Statistica, nelle scuole normali e complementari femminili nell'anno scolastico 1910-1911 insegnano 33 insegnanti maschi ordinari di contro a 99 insegnanti donne ordinarie, più 11 straordinarie; nell'anno successivo, gli insegnanti sono saliti a 35 ordinari, su 105 donne ordinarie e 11 straordinarie. Anche se la legge Casati dà a entrambi i sessi la possibilità di accedere agli studi secondari, di fatto ginnasi, licei e scuole tecniche, contando solo iscrizioni e un intero corpo insegnamenti, in Storia della scuola e storia d'Italia, Bari, De Donato, 1982, p. 15.

545 Ivi, p. 21. 546 Ivi, p. 22. 547 Ivi, p. 28.

docente maschili, non risultano fra gli indirizzi scolastici scelti dalle famiglie per le figlie, alle quali si apre quasi esclusivamente la via del lavoro, nelle classi sociali più basse e per quelle provenienti dalle classi medio-borghesi, dell'insegnamento attraverso le scuole normali, ambienti scolastici ritenuti più consoni all'educazione della natura femminile548.

6. 2 Il cuore dei ragazzi, di Fiorenza, Ida Falorsi-Sestini, 1902

Nel 1902 vedeva le stampe la seconda edizione de Il cuore dei ragazzi, con illustrazioni di C. Sarri, per i tipi Bemporad di Firenze. Il libro reca una dedica dell'autrice “Allo zio Ernesto Sestini, con affetto e riconoscenza di figlia”. Segue una premessa indirizzata ai “Giovinetti lettori”, in cui ella rimarca l'impegno da lei profuso per realizzare il libro “il cui materiale costò, a raccoglierlo, cure e dispendi molti” e sottolinea la veridicità e storicità dei fatti narrati “anco nei loro minuti particolari”. Fiorenza parla di “esempi” con i quali, “in qualsiasi contingenza di luogo e di tempo, può, indirizzata al vero suo fine, la volontà umana”. Desidera che i racconti qui riportati servano ai ragazzi da esempio affinché “vi tempriate l'animo ad ogni eroica virtù, e segnatamente a quel malagevole e pur sì fecondo eroismo, ch'è l'adempimento dei quotidiani doveri”549

. Anche se la terminologia che Falorsi-Felsini utilizza è quella cui siamo abituati degli “esempî”, della “volontà” e della “eroica virtù”, subito dopo ammette che la più grande virtù è adempiere ai propri doveri quotidiani, come dire che il tempo ha ormai introdotto la sordina all'eroismo rutilante. Già dal titolo, il riferimento deamicisiano è d'obbligo, anche se qui le atmosfere eroiche pre e post-risorgimentali sono virate al moderno, con i riferimenti a una vicenda coloniale che vede, dalla fine del secolo, l'Italia impegnata nell'espansione coloniale in Africa. I racconti sono dedicati a forme quotidiane di eroismo giovanile: da quello che porta a combattere, anche se inutilmente, contro la malattia, ne Il malatino di Poppi550

, al valore della parola data da un piccolo comunardo francese a costo della vita in Fedele alla parola551

; dall'eroismo spontaneo che porta un ragazzo a salvare una bambina caduta fra i binari di un treno di Sulla strada ferrata

di Siena552

alle vicende di Jacopo Vaucanson, francese di Grenoble, fin da piccolo affascinato

548 Sulla cosiddetta natura femminile, destinata alla cura educativa e materna dei figli, e alla maternità allargata, sociale dell'insegnamento, soprattutto nelle classi inferiori delle scuole elementari, cfr. Annarita Buttafuoco Per

un diritto. Coeducazione e identità femminile nell'emancipazionismo italiano tra Ottocento e Novecento, in Emy

Beseghi, Vittorio Telmon, Educazione al femminile: dalla parità alla differenza, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1992, pp. 13-30.

549 Fiorenza, Il cuore dei ragazzi, Firenze, Bemporad, 1902, premessa ai “Giovinetti lettori”, s. p. 550 Ivi, pp. 1-14.

551 Ivi, pp. 15-22. 552 Ivi, pp. 23-30.

dai congegni della meccanica, cui si può dedicare solo di notte, visto che lo zio che lo mantiene agli studi vuole la sua totale applicazione agli studi classici. Inaspettatamente aiutato da un giovane servo, Vaucasson riesce a realizzare un delicatissimo automa, una figurina di donna che suona la cetra e lo zio, che ha assistito di nascosto alla prima prova del congegno magnifico capisce qual è la sua vera passione e l'accetta. Vaucasson divenne poi colui che diede a Parigi i primi telai da seta meccanici, provocando il declino delle manifatture di Lione a favore di quelle parigine. Il libro di Fiorenza introduce altri esempi di forti legami fra padre e figlio, come i due che salvano un bambino dall'incendio di una casupola nel brano Coraggio

ed energia553

. Al binomio padre-figlio in missione in Africa è dedicato un lungo racconto, In

Affrica, dove si descrivono, immerse nella vita di un villaggio della “colonia Eritrea”, le

vicende del contingente italiano, la cosiddetta spedizione Salimbeni, cui partecipa Emanuele, un ragazzetto di dieci anni, figlio del Maggiore dell'esercito italiano Federico Piano. Emanuele, per il coraggio con cui affronta i quattro mesi di prigionia assieme al padre e ai capi della spedizione, per la perpetrata invasione dell'Abissinia da parte del governo italiano, viene alla fine risparmiato e liberato dai suoi carcerieri, che ne ammirano la ferma volontà 554

. Fra i racconti più toccanti c'è Un figliuolo amoroso, storia di un allievo del Collegio militare di Napoli, che riesce a trarre in salvo i genitori e poi gli altri abitanti della sua casa, rovinata sotto i colpi crudeli del terremoto di Casamicciola del 1883555. Non meno esemplare il

racconto intitolato a Herbert Marsen Lanyon di Belfast, ammiraglio della nave Victoria, che dopo una collisione con un altro bastimento inglese, il Camperdown, si inabissa al largo delle coste di Beirut. La gestione dell'emergenza da parte del capitano è perfetta e consente di salvare tutto l'equipaggio: solo un giovane ufficiale cadetto, Lanyon, rimane al fianco del Comandante fino alla fine e al sacrificio di sé556. Chiude il libro la vicenda eroica dal titolo I

fanciulli alla difesa di Venezia, che narra un episodio del Risorgimento, ovvero l'aiuto dato dai

ragazzi veneziani in difesa della città dal lungo assedio seguito alla rivolta dell'11 marzo del 1848, alla capitolazione finale, dopo una lunga lotta di resistenza, il 24 agosto dello stesso anno. Eroismo risorgimentale e coloniale trasmigrano l'uno nell'altro, con una fluidità che non vedrà soluzioni di continuità e farà parlare gli storici di un unicum disegnando i contorni del lungo Ottocento e del conflitto mondiale come quarta guerra d'Indipendenza.

553 Ivi, pp. 59-68.

554 Ivi, In Affrica, pp. 197-226. 555 Ivi, pp. 251-268.

6. 3 Carmela Baricelli, Serto muliebre (1904)

Si intitola Serto muliebre557, rievocando le corone che incoronavano le epigrafi classiche,

sinonimo qui di corona di nomi e presenze femminili, l'originale antologia letteraria creata da Carmela Baricelli per le scuole femminili. Nata a nel 1861, Baricelli fu insegnante, giornalista, attivista per i diritti delle donne e direttrice del periodico pavese L'Alleanza. Di umile famiglia operaia, il suo amore per l'istruzione la spinge a laurearsi nel 1887, presso l'università di Pavia, e ad abilitarsi all'insegnamento di Lingua e Lettere italiane nelle scuole normali (con la riforma Gentile, dal 1923 vennero chiamati Istituti magistrali)558

. Nella Biblioteca comunale di Cremona sono presenti 18 documenti, fra cui la maggior parte dei suoi manuali per le scuole. La dedica che apre il volumetto esaminato è “Alle giovinette italiane/ perché crescendo in virtù e sapere/ possano/ seguendo i Forti ed ispirando i Genî/ ridonare/ alla risorta Patria diletta/ la forza e lo splendore di cui fu regina. L'autrice”. Firmarsi autrice non è immediatamente automatico, per le compilatrici di antologie, forse è la prima volta che ciò accade. Ma veniamo alla Prefazione:

Il desiderio di far cosa utile alle giovinette studiose, future madri cittadine e future educatrici, mi suggerì l'idea di questo Serto, modesto però, quanto quello di un'umile operaia contenta, nel giorno di sue nozze, alla collana di perle veneziane offertale dallo sposo buono e laborioso.

Ne' lunghi anni di studio per il conseguimento d'una Licenza che deve condurle alla conquista del pane; oppresse da programmi farraginosi e da molteplici materie, spesso le alunne delle nostre scuole medie sfiorano appena le grandi opere poetiche, saltando a decine e centinaia di pagine, fermandosi ai passi più noti, rilevando appena le figure principali e quasi nulla le secondarie.

Eppure, è nello studio analitico delle individualità psicologiche create dagli scrittori, che meglio si conosce l'anima umana universale e lo stato della letteratura, in corrispondenza alle condizioni sociali e morali del suo tempo!

Eppure, è dallo studio delle Figure femminili create dai maggiori scrittori che si comprende la ragione logica della tendenza della donna al suo assurgere verso una condizione intellettuale più elevata e quindi, socialmente diversa.

Ben è vero che le ragioni storico-sostanziali di tale elevazione vanno cercate nel fatto sociologico; ma non sarà male ch'esse sieno avvalorate e, direi quasi, abbellite anche dal fatto storico-ideale che ci è offerto dalla letteratura, quando essa ci dà le sue più splendide pagine nella rappresentazione di donne sublimi o nella virtù inspiratrice, o nell'eroismo, o nel dolore, o nell'amore, o nell'arte.

Abbia dunque il mio volumetto, che potrà essere seguito da altri simili, il duplice scopo di aiutare le giovanette ne' loro studi scolastici e di invogliarle a leggere per intero le opere de' nostri maggiori poeti, quando, lasciate le scuole, scorreranno più tranquilli i giorni 557 Carmela Baricelli, Serto muliebre: Creazioni femminili de' nostri maggiori poeti presentate alle giovinette

delle scuole secondarie e normali da Carmela Baricelli, Pavia, Stab. D'arti Grafiche Ottani-Bernasconi, 1904.

558 Sulla figura e l'impegno di Carmela Baricelli, Antonella Cagnolati, Tiziana Pironi, Cambiare gli occhi al mondo

intero : donne nuove ed educazione nelle pagine de L'alleanza (1906-1911), Milano, UNICOPLI, 2006; Tiziana

Pironi, scheda ad vocem in Chiosso, Sani, DBE, Dizionario biografico dell'educazione, 1800-2000, Milano, Bibliografica, 2013.

nell'operosa borgata ove saranno maestre, oppure nella serena casa ove siederanno a consolazione del focolare o della culla.

Così, sempre e dovunque esse sappiano confortare ed inspirare l'uomo colla triplice bellezza del cuore, della grazia e dell'intelletto. C.B.

Nella Prefazione si ritrovano alcuni nodi tipici dell'educazione femminile: il dover essere utile per le giovanette, in quanto formativa al ruolo tradizionale di future madri, cittadine ed educatrici; l'espressione della modestia, rispetto all'impresa di raccogliere sì un serto di figure femminili importanti, ma “modesto quanto quello di un'umile operaia” (secondo la fortunata definizione di Luigia Codemo); la volontà di non opprimere le ragazze con programmi farraginosi: si teme che un impegno intellettuale troppo intenso possa danneggiare l'organismo delle fanciulle ed esporlo a sforzi che ne limitino la capacità vitali e procreative. Quando poi la maestra cremonese scrive di “studio analitico delle individualità psicologiche” risente dell'influsso verghiano, ma anche della rilevanza che la psicanalisi comincia ad avere a inizi Novecento sulla produzione degli scrittori, da Ibsen a Svevo a Pirandello. Quando scrive che: “è dallo studio delle Figure femminili create dai maggiori scrittori che si comprende la ragione logica della tendenza della donna al suo assurgere verso una condizione intellettuale più elevata e quindi, socialmente diversa”, Baricelli ha compiuto il salto rispetto all'uso strumentale della letteratura come puro esercizio di stile retorico-grammaticale: la letteratura è occasione per la donna di emancipazione sociale. Da buona socialista ed emancipazionista, sa che la condizione della donna è assoggettata a quella sociale, pure, spiega, anche se “le ragioni storico-sostanziali di tale elevazione vanno cercate nel fatto sociologico”, la letteratura ce ne mostra quelle storico-ideali, fornendoci rappresentazioni di donne sublimi ed ispiratrici di virtù. Passa poi a tracciare i ritratti di Laura e Beatrice, le prime due grandi donne ideali della nostra storia letteraria e successivamente descrive le creazioni femminili partorite dalla mente di tre grandi autori classici: Ariosto (di cui descrive le figure di Bradamante, Angelica e Isabella), Tasso (di cui descrive i personaggi di Clorinda, Erminia, Armida) e Alfieri (con spiegazioni e sunti da Ragion nova, Merope, Antigone, e Virginia). L'operazione compiuta è dunque quella di una rilettura dei classici in chiave di creatori di genealogie letterarie femminili: le “personagge”559

che scaturiscono dalle grandi opere della nostra letteratura, pur se a firma maschile, possono offrirsi come exempla alle moderne piccole donne di virtù e sentimenti femminili.

559 L'invenzione delle personagge, fu il titolo di un Convegno della SIL tenutosi a Genova dal 18 al 20 novembre 2011, http://www.societadelleletterate.it/2012/05/io-sono-molte-linvenzione-delle-personagge-genova-2011/rilevato il 29/12/2016; dal convegno è stato tratto il libro a cura di Bia Sarasini, Roberta Mazzanti, Silvia Neonato,

6. 4 L'antologia di Romagnoli e Albertoni, Vita e lavoro (1907)

“Libro dedicato alle giovinette italiane” è il sottotitolo di questo manuale pubblicato da Bemporad nella collana Biblioteca scolastica, che le autrici dicono “possa essere utilmente