2.7 LA SISTEMATIZZAZIONE DI TOMMASO D’AQUINO
2.7.1 L’ ESSERE E LA “ RATIO ” DELLA RELAZIONE
Secondo Tommaso d’Aquino, nella relazione, così come in tutti gli altri accidenti, vi sono due cose da considerare: l’essere e la “ratio”99. L’essere dell’accidente consiste nell’essere “in” un soggetto, cioè nella sostanza100. Da questo punto di vista, la relazione non ha nulla di particolare che la differenzi dagli altri accidenti e, alla stregua di ogni accidente, essa non è propriamente un ente, ma “di un ente”101. La comprensione di questa affermazione, benché si possa ricondurre alla ben nota dottrina dell’analogia della predicazione dell’ente, tuttavia, trova
98 Marenbon ha recentemente messo in guardia da conclusioni semplicistiche al riguardo. Sebbene gli autori
maggiormente studiati presentino un approccio omogeneo al problema della relazione, il quadro potrebbe apparire differente considerando i maestri della Facoltà delle Arti finora poco studiati, nonché le altre tradizioni (bizantina, islamica, ebraica). Per i nostri scopi, tuttavia, è sufficiente attenersi a quanto finora emerso dagli studi. Si veda: J. MARENBON, Relations and the Historiography of Medieval Philosophy, in “British Journal for the History of Philosophy” (2016), n. 24/3, 387-404.
99 «In relatione, sicut in omnibus accidentibus, est duo considerare: scilicet esse suum, secundum quod ponit
aliquid in ipso, prout est accidens; et rationem suam, secundum quam ad aliud refertur, ex qua in genere determinato collocatur; et ex hac ratione non habet quod ponat aliquid in eo de quo dicitur; sicut omnes aliae formae absolutae ex ipsa sua ratione habent quod aliquid in eo quod dicuntur, ponant» (TOMMASO D’AQUINO,
Super Sent., I, d. 26, q. 2, a. 1, co. [Mandonnet, I, 630]). Altre volte, accanto alla “ratio” si nomina anche la
quiddità: «Ad secundum dicendum, quod philosophus non accepit esse secundum quod dicitur actus entis (sic enim relatio non habet esse ex eo ad quod dicitur, sed ex subjecto, sicut omnia alia accidentia), sed accipit esse pro quidditate, vel ratione, quam significat definitio. Ratio autem relationis est ex respectu ad alterum. Unde ex hoc quod filius Dei refertur ad matrem, non oportet quod habeat aliam filiationem secundum rem, sed alium respectum relationis» (TOMMASO D’AQUINO, Super Sent., III, d. 8, q. 1, a. 5, ad 2um, § 63 [Moos, III, 294). Si veda, in
proposito, anche: A. KREMPEL, La doctrine, 307-354.
100 «Accidentis esse est inesse» (TOMMASO D’AQUINO, S.Th., I, 28, a. 2, co. [Leonina, IV, 321a]). Si tratta di
un’affermazione ricorrente nelle opere dell’Angelico.
101 «Sicut dicit Boetius, accidentis esse est inesse. Unde omne accidens non dicitur ens quasi ipsum esse habeat,
sed quia eo aliquid est, unde et magis dicitur esse entis quam ens». (TOMMASO D’AQUINO, S.Th., I-II, q. 110, a. 2, ad 3um [Leonina, VII, 313b]).
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la sua ultima e più profonda giustificazione nella dottrina dell’essere come atto (“esse ut actus”) che rappresenta il segno distintivo del pensiero dell’Aquinate102. Solo la sostanza possiede l’essere come atto, per il quale le compete il modo di essere sussistente103; gli accidenti, invece, acquistano la loro realtà a partire dalla sostanza, e pertanto avendo l’essere nella sostanza, compete a loro, come modo di essere, non il sussistere, ma l’inerire. In questo senso, si deve dire che l’essere di ogni accidente non è distinto e autonomo rispetto all’essere della sostanza, ma ciascun accidente possiede il proprio essere nella sostanza104.
Se, invece, si considera la “ratio” dell’accidente, emergono le differenze per cui ciascun accidente rientra in un genere diverso. Dunque, è nella “ratio” che si vede la particolarità della relazione rispetto agli altri accidenti. Mentre gli accidenti assoluti come la quantità e la qualità esprimono qualcosa in rapporto al soggetto, la relazione esprime solamente il riferimento a un termine esterno al soggetto, ma non dice nulla del proprio soggetto105. La “ratio” della quantità e della qualità includono l’inerenza nella loro “ratio”; mentre la relazione non la include: essa
102 «Ad ipsam etiam formam comparatur ipsum esse ut actus» (TOMMASO D’AQUINO, CGent., lib. 2, c. 54, § 5
[Leonina, XIII, 392]). Sulla concezione dell’essere di Tommaso si veda in particolar modo: TOMMASO D’AQUINO,
De potentia, q. 7, a. 2, ad 9um (Bazzi, 192a-b). Per un’analisi di questo brano si veda: Ch FERRARO, La svolta metafisica di san Tommaso. Riflessioni sull’emergenza dell’esse e la fondazione della libertà radicale, LUP, Città
del Vaticano, 2014, 9-42.
103 Cf. J.F. WIPPEL, Essence and existence, in N. KRETZMANN ET ALII (eds.), The Cambridge History of Later Medieval Philosophy. From the Rediscovery of Aristotle to the Disintegration of Scholasticism (1100-1600),
Cambridge University Press, Cambridge, 1982, 395.
104 Non sembra del tutto corretta l’opinione di Henninger quando afferma: «The accidental being of the foundation
is identical with the accidental being of the relation» (M.G. HENNINGER, Relations, 23). Secondo lo studioso, l’“esse in” della relazione è identico all’“esse in” del fondamento, come se l’“esse in” di quest’ultimo avesse una sua dignità particolare da rivendicare nei confronti dell’essere della sostanza. Forse, si potrebbe dire che l’“esse in”, per ciascun accidente, possiede lo stesso statuto ontologico, perché trova il suo fondamento nell’essere della sostanza. Ma proprio in quanto è l’“esse in” di un certo accidente, si distingue dall’“esse in” di un altro accidente. Non si deve pensare l’“esse in” come qualcosa di slegato dall’accidente: l’“esse in” è l’accidente stesso considerato in rapporto al soggetto. Invece, l’“esse ad” non è l’accidente considerato in rapporto al soggetto, bensì in rapporto al termine ed è ciò che la “ratio relationis” significa. La posizione di Henninger ha un argomento forte nel fatto che, in ogni caso, la relazione non può inerire se non mediante il fondamento; per tale motivo – si potrebbe concludere con lo studioso – la relazione non ha un suo inerire nella sostanza che sia diverso dall’inerire nella sostanza del fondamento stesso. Quindi, ciò che Tommaso potrebbe escludere è che la relazione inerisca direttamente nella sostanza e non mediante il fondamento. Effettivamente, Tommaso riconosce che c’è un ordine ontologico nell’inerenza degli accidenti, ma questo ordine vale appunto per tutti gli accidenti. In particolare, vale per la qualità nei confronti della quantità. Per esempio, il colore inerisce nella sostanza mediante la superficie: «Ad secundum dicendum, quod accidens ex seipso non habet virtutem producendi aliud accidens; sed a substantia potest unum accidens procedere mediante alio, secundum quod illud praesupponitur in subjecto; et ita etiam accidens non potest esse per se subjectum accidentis, sed subjectum mediante uno accidente subjicitur alteri; propter quod dicitur superficies esse subjectum coloris» (TOMMASO D’AQUINO, Super Sent., I, d. 3, q. 4, a. 3, ad 2um [Mandonnet, I, 118-119]). Difficilmente si potrebbe concludere, da ciò, che la qualità non possiede un “esse
in” distinto dalla quantità o che i due “esse in” sono identici oppure che la qualità non possiede un proprio “esse in”. Oltre al testo citato, si possono vedere altri testi in cui Tommaso conferma questa dottrina: TOMMASO D’AQUINO, Super Sent., IV, d. 16, q. 3, a. 1, qc. 1, ad 3um, § 145 (Moos, IV, 795); TOMMASO D’AQUINO, S.Th., I,
q. 77, a. 7, ad 2um (Leonina, V, 247b-248a); S.Th., III, q. 77, a. 2, ad 1um (Leonina, XII, 197a); De anima, a. 13, ad
8um (Bazzi, 331b); In conclusione, perciò, si ritiene opportuno non seguire l’interpretazione di Henninger su questo
punto.
105 «Quantitas et qualitas sunt quaedam accidentia in subiecto remanentia; relatio autem non significat, ut Boëtius
dicit [in libro de Trinitate], ut in subiecto manens, sed ut in transitu quodam ad aliud» (TOMMASO D’AQUINO, De
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include il solo “respectus”. Da ciò deriva per la relazione anche la possibilità di non essere reale. Infatti, la relazione non implica la presenza di un soggetto, così come del resto non implica l’assenza del soggetto. Se il soggetto esiste nella realtà, la relazione potrà essere reale, altrimenti la relazione sarà di ragione106.