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Già nel 1989 l’Iniziativa centro europea (InCe) nasceva con lo sco- po di favorire la cooperazione regionale nell’Europa centrale, orien- tale e balcanica. Essa rappresentava inizialmente un forum politico e diplomatico7, ma si è evoluta nel corso degli anni adottando un

approccio progettuale per favorire la crescita economica ed il pro- cesso di integrazione europea, rafforzando la collaborazione con le istituzioni dell’Unione europea8.

Da allora, molti sono stati gli interventi programmatici per il tessuto economico-industriale europeo, ed in particolare per l’area adriatica. Si citano di seguito le linee di sviluppo strategico propo- ste, in anni recenti, dalla Commissione delle comunità europee, da Europa 2020 e dalle iniziative proprie dell’area adriatica, come il Programma sud-est Europa e la legge 84 del 2001.

In tema di sostegno alla crescita economica, la Commissione delle comunità europee ha identificato nel 2005 due principali am- biti di intervento nella politica pluriennale di coesione9. In primo

luogo, si stabiliva la necessità di investire in una esplicita politica di coesione per integrare meglio le priorità comunitarie nei program- mi di sviluppo nazionali e regionali. In secondo luogo, si intendeva favorire un maggiore impegno in loco, favorendo la cooperazione tra gli attori chiave: la Commissione, gli Stati membri e le regioni.

7 http://www.cei.int/.

8 http://leg16.camera.it/62?europa_estero=62

9 Commissione delle comunità europee, Politica di coesione a sostegno

della crescita e dell’occupazione: linee guida della strategia comunitaria per il pe- riodo 2007-2013, 2005. in http://www.programmasee.it/upload/Documen-

A tal fine la Commissione ha messo a disposizione di tali linee di investimento i fondi strutturali (Fesr e Fse) ed il fondo di coesione, con lo scopo di favorire:

– gli investimenti nei settori ad alto potenziale di crescita. Gli inve- stimenti potrebbero risultare estremamente proficui nelle regioni che, pur essendo teoricamente in grado di raggiungere il livello del resto dell’Ue, mancano talvolta dei fondi necessari per sfrut- tare tutte le opportunità esistenti;

– gli investimenti nei motori di crescita e di occupazione. La politi- ca di coesione è incentrata sugli investimenti nel capitale umano e fisico indispensabili per aumentare il potenziale di crescita e di occupazione, come le infrastrutture materiali e quelle connesse alle Tic, la capacità di ricerca e l’innovazione, l’istruzione e la formazione e l’adattabilità dei lavoratori;

– in generale, il sostegno all’attuazione di strategie coerenti a me- dio-lungo termine.

– lo sviluppo di sinergie e complementarità con le altre politiche co- munitarie. La politica di coesione imprime un notevole impulso all’attuazione delle altre politiche comunitarie. I progetti relativi alle reti transeuropee, ad esempio, sono finanziati direttamente dal fondo di coesione nei Paesi beneficiari, il che migliora note- volmente l’accessibilità rispetto al resto dell’Europa; la politica di coesione favorisce in misura considerevole la conformità con gli obiettivi più vasti dello sviluppo sostenibile, dello sviluppo infrastrutturale e delle risorse umane per la ricerca, nonché le politiche comunitarie riguardanti l’innovazione e le Pmi;

– la mobilitazione di risorse supplementari. Le attività cofinanziate nell’ambito della politica di coesione garantiscono un alto livello di addizionalità dei fondi Ue convogliando, in particolare, le ri- sorse destinate agli investimenti verso i settori in cui la spesa ha il massimo impatto e valore aggiunto. L’effetto leva che ne con- segue permette di disporre di risorse nazionali supplementari, pubbliche e private, per finanziare strategie di sviluppo coerenti su scala nazionale e regionale;

tuazione dei programmi di coesione favorisce il miglioramento delle capacità istituzionali per quanto riguarda l’elaborazione e l’applicazione delle politiche, la diffusione di una cultura della valutazione, gli accordi di partenariato pubblico-privato, la tra- sparenza, la cooperazione regionale e transfrontaliera e gli scam- bi delle pratiche migliori;

– la promozione di un’impostazione integrata per quanto riguarda la coesione territoriale. La politica di coesione può contribuire alla creazione di comunità sostenibili in quanto permette di af- frontare le questioni economiche, sociali e ambientali attraverso strategie integrate di rinnovamento, recupero e sviluppo delle zone urbane e rurali.

Europa 2020 è la strategia decennale per la crescita sviluppata dall’Unione europea10. Essa non mira soltanto a guidare l’Europa

fuori dal periodo di crisi economico-industriale degli ultimi tempi, ma intende anche creare le condizioni per un modello innovativo di sviluppo economico. L’Unione europea ha quindi fissato cinque obiettivi da realizzare entro la fine del decennio. Essi riguardano l’occupazione, l’istruzione, la ricerca e l’innovazione, l’integrazione sociale e la riduzione della povertà, il clima e l’energia.

In particolare gli obiettivi di Europa 2020 si declinano come segue:

– occupazione: l’obiettivo è un innalzamento al 75% del tasso di occupazione (per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni); – ricerca e sviluppo: si intende aumentare gli investimenti in ricer-

ca e sviluppo al 3% del Pil dell’Ue;

– cambiamenti climatici e sostenibilità energetica: l’obiettivo è ri- durre le emissioni di gas serra del 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990, raggiungendo il 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili ed aumentando del 20% dell’efficienza energetica;

– istruzione: si intende ridurre il tasso di abbandono scolastico pre-

coce al di sotto del 10%, aumentandolo al 40% dei 30-34enni con un’istruzione universitaria;

– lotta alla povertà e all’emarginazione: l’obiettivo è ridurre di al- meno 20 milioni le persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione.

Per stimolare la crescita e l’occupazione, l’Europa ha individuato sette iniziative prioritarie11. Nell’ambito di ogni iniziativa, le am-

ministrazioni europee e nazionali saranno chiamate a coordinare gli sforzi affinché risultino più efficaci. Tali iniziative sono legate allo sviluppo digitale, allo sviluppo delle piattaforme tecnologiche, alla mobilità dei giovani, all’efficiente utilizzo delle risorse, allo sviluppo di un piano industriale europeo, alla creazione di nuove professioni e competenze nonché alla creazione di una piattaforma europea contro la povertà.

In coerenza con gli obiettivi di Europa 2020, il Programma sud- est Europa (See), unico nella sua dimensione politica e territoriale, è intervenuto in un’area di cooperazione transnazionale tra le più complesse e variegate12. Lo scopo del programma See è migliorare

le condizioni di vita nella regione adriatica, rilanciando la competi- tività e lo sviluppo locale e regionale.

I Paesi partecipanti sono, ad oggi, sedici: Albania, Austria, Bo- snia-Herzegovina, Bulgaria, Romania, Croazia, Repubblica Jugo- slava della Macedonia, Grecia, Ungheria, Serbia, Montenegro, Slo- vakia, Slovenia e Repubblica della Moldavia. L’Italia partecipa con alcune Regioni e Province autonome (Lombardia, Bolzano, Trento, Veneto, Friuli-Venezia-Giulia, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata) così come l’Ucraina (figura 3).

11 Commissione delle comunità europee, «Communication from the Commission Europe 2020. A strategy for smart, sustainable and inclusive growth». 2012. Fonte: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ. do?uri=COM:2010:2020:FIN:EN:PDF.

12 South East Europe Programme (2007-2013). Fonte: http://www. southeast-europe.net/

Figura 3. Paesi aderenti al programma See.

La Regione Emilia-Romagna presiede il Comitato nazionale di co- ordinamento del programma e, attraverso la sua agenzia sviluppo Ervet (Emilia-Romagna valorizzazione economica territorio), è il punto di contatto nazionale (Contact Point Italia). Questo sito è uno degli strumenti del Contact Point Italia a supporto del pro- gramma. Fornisce informazioni sulle modalità di attuazione del See e dei relativi progetti in Italia.

Il programma See ha l’obiettivo di migliorare il processo di inte- grazione territoriale, economica e sociale dei Paesi coinvolti e di contribuire alla coesione, alla stabilità ed alla competitività dell’a- rea, attraverso lo sviluppo di partenariati transnazionali ed azioni

congiunte su questioni di importanza strategica. Tali obiettivi ge- nerali si declinano in obiettivi specifici, da raggiungere attraverso la realizzazione di progetti concreti e misurabili, sia dal punto di vista della cooperazione sia in merito a risultati visibili e rilevanti per il programma.

Dal punto di vista strategico, il programma See prende le mosse dagli obiettivi di Europa 2020 e dalle sfide che, a livello territoriale, si ravvedono nei diversi paesi e regioni adriatiche. I contratti e gli accordi per lo sviluppo di progetti specifici si fondano su una stretta collaborazione tra i coordinatori del programma e gli attori a livello locale (figura 4).

Il quadro di riferimento strategico

Scopi e obiettivi di EU 2020 Sfide territoriali chiave Azioni chiave

Il contratto / Accordo di partnership

Programma di riforma

nazionale, obiettivi nazionali Disparità ed esigenze di sviluppo

Programma operativo – logiche di intervento

EU 2020, GDP, tasso di

occupazione Indicatori di risultato Indicatori finali

Obiettivi tematici Obiettivi specifici relativi alle

priorità di investimento Azioni

Figura 4. Piano strategico-operativo del programma See13.

Gli obiettivi specifici del programma See sono tre:

– facilitare l’innovazione, l’imprenditorialità, l’economia della co- noscenza e la società dell’informazione;

– migliorare l’attrattività delle regioni e delle città con attenzione allo sviluppo sostenibile, all’accessibilità fisica, alla conoscenza e alla qualità ambientale;

– promuovere l’integrazione facilitando lo sviluppo di competenze bilanciate per la cooperazione territoriale transnazionale a tutti i livelli.

Ciascun obiettivo specifico trova applicazione in uno o più “linee prioritarie”, che riguardano lo sviluppo dell’imprenditorialità e dell’innovazione, la protezione e miglioramento dell’ambiente, il miglioramento della facilità di accesso e lo sviluppo sostenibile. Esse si declinano ulteriormente in linee d’azione specifiche quali, ad esempio, la gestione del patrimonio naturale e delle aree protet- te, l’efficienza energetica, il miglioramento delle reti di trasporto primarie e secondarie, lo sviluppo di sinergie transnazionali a favore di aree di crescita sostenibile, e molte altre.

Stanti gli obiettivi stabiliti dal programma, è interessante ana- lizzare concretamente la tipologia di progetti in essere e quelli già completati, osservandone le tematiche dominanti e gli attori capo- fila.

In ambito di sviluppo imprenditoriale si sono conclusi undici progetti su temi multiformi. Si citano in particolare le linee di in- tervento sul sostegno all’innovazione settoriale (ad esempio nel set- tore automotive, finanziario, informatico, agroalimentare, tessile) e sulla protezione dei diritti industriali. Si nota che l’Italia ha avuto un ruolo centrale nella promozione settoriale, in particolare nel set- tore agroalimentare, tessile e per gli sviluppi distrettuali.

Sul tema della protezione ambientale si sono conclusi tredici pro- getti, focalizzati sulla prevezione dei rischi climatici, sulla coopera-

2012, See Conference, 29 June 2012, Bologna, in http://www.seeconferen- ce2012.net/pdf/Vicente_RODRIGUEZ_SAEZ.pdf.

zione per la tutela degli beni ambientali e sulla gestione delle risorse scarse e relativi impatti su settori specifici. Si citano a tal fine due progetti guidati da attori italiani per la gestione della scarsità delle risorse idriche europee per l’agricoltura, ed un progetto italiano sul- lo sviluppo dell’energia solare termica.

Gli undici progetti già ultimati, relativi allo sviluppo transna- zionale sostenibile si sono, ad esempio, focalizzati su linee di inter- vento per la promozione turistica. Ad esempio, tre progetti hanno riguardato lo sviluppo sostenibile dell’area del Danubio e sono sta- ti guidati, rispettivamente, dalla Regione Veneto, dalla Slovakia e dall’Ungheria. I progetti incentrati sul tema dello sviluppo urbano ed industriale sono stati guidati dalla regione Veneto, dalla Grecia, dall’Ungheria, dalla Romania e dalla Slovenia. Un progetto, guida- to dalla Grecia, ha riguardato lo sviluppo “sostenibile” di modelli innovativi di governance. Il Friuli Venezia Giulia ha condotto un progetto sugli sviluppi delle strategie transnazionali di cooperazio- ne dal titolo evocativo: “From Army to Entrepreneurship”14.

I cinque progetti già ultimati sul tema della accessibilità hanno riguardato il focus cruciale dell’efficienza logistica e delle relative infrastrutture. Due progetti, guidati dall’Italia, hanno riguardato le piattaforme multimodali, mentre la Grecia e l’Austria hanno svi- luppato due progetti sull’integrazione dei network logistici primari e secondari. Infine, la Romania ha coordinato un progetto sulla applicabilità di soluzioni innovative (digital divide).

Il piano di sostegni finanziari proposto per la politica di coesione europea, in accordo all’obiettivo della Cooperazione europea ter- ritoriale, è stato rivisto al rialzo per il 2014 (11,7 miliardi di euro complessivi), destinando il 73% dei finanziamenti a progetti di cross border cooperation, il 21% a progetti transnazionali e il 6% a proget- ti interregionali. Questo dimostra un interesse crescente per linee di

14 Si ricorda che il Friuli Venezia Giulia ha anche promosso, a partire dal 2007, l’International Desk South East Europe per gestire e alimentare un sistema organizzato di confronto sui rapporti di collaborazione con l’area del sud-est Europa.

azioni mirate che possano concretamente contribuire allo sviluppo economico, industriale e sociale.

Per quanto attiene i futuri programmi di cross border coopera- tion, ad esempio, la prossima call for proposals del programma Ipa (Instrument of Pre-Accession) adriatico copre i temi di cultura, tu- rismo, infrastrutture ed ambiente ed assegnerà circa settantacinque milioni di euro, dei totali duecentottanta milioni disponibili. Gli otto Stati coinvolti hanno presentato ben centotrentaquattro pro- getti. Questi verranno valutati dal Comitato misto di monitoraggio del programma di cooperazione transfrontaliero Ipa adriatico che elaborerà una graduatoria dei progetti ammessi al finanziamento (per fine luglio 2013)15.

Va infine citato l’impegno delle istituzioni finanziarie europee sul fronte del sostegno alla regione Adriatica. La Commissione, la Banca europea per gli investimenti (Bei), la Bers, la Banca di svi- luppo del Consiglio d’Europa e, potenzialmente, altri Paesi dona- tori di fondi, si sono infatti impegnati a coordinare e incrementare gli interventi tecnici e finanziari a supporto degli investimenti ne- gli Stati dell’area adriatica, come dimostra – per l’area dei Balcani occidentali – la creazione della Western Balkans Investment Fra- mework (Wbif).

III