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Come evidenziato nei paragrafi precedenti, la Cooperazione terri- toriale europea è stata sostenuta, e ha a sua volta ispirato, una serie di interventi programmati dalla Comunità europea aventi lo scopo

15 http://www.oics.it/index.php/it/tutte-le-news/625-ipa-adriatico-a-lu- glio-la-graduatoria-dei-progetti-finanziati.

di rafforzare la coesione economica e sociale e ridurre il divario tra i Paesi. Parimenti, la creazione di organismi propri, in grado di isti- tuire una regione comune a più Stati, rappresenta un ulteriore pas- saggio per garantire stabilità e forza a queste forme di cooperazione. L’Euroregione16 rappresenta appunto una struttura di coopera-

zione transfrontaliera con personalità e capacità giuridica fra due o più territori collocati in diversi Stati dell’unione. L’identificazione e istituzione delle Euroregioni deve avvenire nel rispetto dei criteri fissati dalla Associazione delle regioni di confine europee. In par- ticolare, deve esistere un’associazione di autorità locali e regionali, siano esse private (mediante associazioni non-profit) o pubbliche (ad esempio mediante accordi interstatali), su entrambi i lati di un confine nazionale. L’esistenza di un’assemblea parlamentare e di una squadra tecnico-amministrativa dotata di risorse proprie ne garantisce l’operatività.

L’atto 1082/2006 nel regolamento (Ce) del Parlamento europeo e del Consiglio il 5 luglio 2006 ha istituito ufficialmente i Gect (Gruppi europei di cooperazione territoriale)17. Si cita testualmente

dal suddetto regolamento (art. 8):

Per superare gli ostacoli alla cooperazione territoriale è necessario isti- tuire uno strumento di cooperazione a livello comunitario che consen- ta di creare, sul territorio della Comunità, gruppi cooperativi dotati di personalità giuridica denominati “gruppi europei di cooperazione territoriale” (Gect)

e (art. 11):

Il Gect dovrebbe avere la facoltà di attivarsi o per attuare programmi o progetti di cooperazione territoriale cofinanziati dalla Comunità, se-

16 G. de Vergottini, Regioni di confine comuni: dalla cooperazione alla

istituzionalizzazione, in «Rivista di studi politici internazionali», 245, 1995,

pp. 61-79.

17 Regolamento (Ce) n. 1082/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio

del 5 luglio 2006, relativo a un gruppo europeo di cooperazione territoriale (Gect), in «Gazzetta ufficiale dell’Unione europea», L, 210, 31 luglio 2006.

gnatamente a titolo dei fondi strutturali in conformità del regolamento (Ce) n. 1083/2006 e del regolamento (Ce) n. 1080/2006 del Parla- mento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale, oppure per realizzare azioni di coope- razione territoriale unicamente su iniziativa degli Stati membri e delle loro autorità regionali e locali, senza alcun intervento finanziario della Comunità.

Un Gect ha lo scopo di eseguire operativamente i compiti asse- gnatigli dai suoi membri. Come detto, tali compiti rientrano tra le azioni di agevolazione e promozione della cooperazione territoriale. Essi, inoltre, si limitano all’attuazione di programmi cofinanziati dalla Comunità, a titolo del Fondo europeo di sviluppo regionale, del Fondo sociale europeo e/o del Fondo di coesione.

Un Gect può anche realizzare altre azioni specifiche senza con- tributo finanziario della Comunità, come previsto dal suddetto re- golamento.

In Italia, a titolo di esempio, si sono costituiti la Comunità di lavoro Alpe Adria, l’Euroregione Alpi Mediterraneo, l’Euroregione Tirolo-Alto Adige-Trentino.

La Comunità di lavoro Alpe Adria nacque già nel 1978 e com- prende oggi tre Regioni italiane (Friuli-Venezia Giulia, Lombar- dia e Veneto), la Baviera, alcune regioni austriache (Carinzia, Alta Austria, Stiria ed il land del Burgenland), la Slovenia, la Croazia e, per l’Ungheria, il Baranya, il Somogy, il Vas e il Zala. Tra gli obiettivi prioritari del Gect, sono stati fissati i seguenti: il sostegno al transfer tecnologico, all’impiego di fonti energetiche alternative, alla cooperazione economica transfrontaliera, specie per iniziative mirate e puntuali nel campo del turismo; l’analisi per uno sviluppo mirato dei mercati del lavoro; l’attenzione al miglioramento delle condizioni di vita, di presenza demografica, di occupazione, di tu- tela paesaggistica e di fruizione ricreativa nelle aree rurali. Più in concreto, una incisiva operatività della comunità di lavoro richiede che sia dato sostegno all’attuazione d’infrastrutture efficienti, in collegamento con la politica delle reti di trasporto transeuropeo

(Ten) e con il processo Tina (Transport Infrastructure Needs As- sessment).

La realizzazione di una coesione effettiva del territorio implica uno sviluppo equilibrato dei trasporti e delle connessioni, e per- ciò la Comunità si impegna ad affrontare anche la questione dei corridoi, in particolare il Corridoio 5 a sud delle Alpi, verso l’area danubiana e ucraina18. Per adempiere i propri compiti, la Comunità

si è organizzata mediante una Assemblea plenaria, un Comitato di presidenza, una Segreteria generale e le Segreterie regionali.

L’Euroregione Alpi Mediterraneo, con il relativo Gect, si è isti- tuita nel 2009 tra le tre Regioni italiane Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e le due francesi di Provenza-Alpi-Costa Azzurra e Roda- no-Alpi. Le delegazioni delle Regioni e le Camere di commercio cooperano allo scopo di realizzare un piano di lavoro condiviso per creare occasioni ed opportunità di sviluppo.

L’Euroregione Tirolo-Alto Adige-Trentino19 è stata ufficialmente

riconosciuta nel 2011, dopo un avvio delle procedure di costituzio- ne del relativo Gect iniziate nel 2009. Essa riunisce le tre regioni che componevano il Tirolo storico: lo Stato federato austriaco del Tirolo, l’Italia con l’Alto Adige e il Trentino. Mediante il comu- ne ufficio di rappresentanza presso l’Unione europea a Bruxelles, questa Euroregione ha lo scopo di coordinare i progetti riguardo a agricoltura e foreste, tutela della natura, turismo, imprese, traspor- ti, istruzione, formazione e ricerca, cultura.

Importante interlocutore a livello comunitario per le Eurore- gioni è il Comitato delle regioni20, l’assemblea dei rappresentanti

18 Comunità di Lavoro Alpe Adria, Linee Guida nell’Europa degli anni

2000, in http://www.alpeadria.org/italiano/index.php?page=315561281&f=1

&i=733044516&s=315561281.

19 P. Pasi, L’Euroregione: basi storiche e normative e prospettive di sviluppo, in Aa. Vv., L’ordinamento speciale della Provincia Autonoma di Bolzano, Verona, Cedam, 2001.

20 Comitato delle regioni, Political Priorities, 2012-2015, in http:// cor.europa.eu/en/documentation/brochures/Documents/political-priori-

regionali e locali dell’Ue istituita nel 1994 proprio con lo scopo di rappresentare e promuovere gli interessi degli enti locali e regionali nel processo decisionale europeo. Ad oggi circa due terzi della legi- slazione Ue viene applicata a livello subnazionale e le Arl (Autorità regionali e locali) sono responsabili dell’attuazione della maggio- ranza delle politiche Ue. Per questo motivo il Comitato delle regio- ni è l’interlocutore delle Arl in materia di legislazione Ue e viene consultato dalla Commissione europea, dal Consiglio e Parlamento europeo sui temi che interessano gli enti locali e regionali. Il Co- mitato delle regioni ha la possibilità di contestare la Commissione europea, il Consiglio e il Parlamento europeo qualora non tengano conto dei pareri da esso espressi e, nei casi estremi, ha la facoltà di adire la Corte di giustizia dell’Unione se ritiene che le disposizioni sulla sua consultazione non siano state pienamente rispettate.

Le cinque priorità politiche concretamente stabilite dal Comita- to delle regioni dal 2012 al 201521 sono di seguito illustrate.

1) Attuare con successo la strategia di Europa 2020 sostenendo le Autorità regionali e locali.

Il Comitato si concentrerà sul contributo delle Autorità regiona- li e locali alla realizzazione della strategia Europa 2020, sia per quanto attiene l’attuazione sul campo dei suoi obiettivi sia in termini di diretto (e necessario) coinvolgimento delle Arl nella struttura di governance della strategia stessa. A tale scopo, il Co- mitato delle regioni monitora i patti territoriali e i meccanismi di governance multilivello all’interno degli Stati membri. La crisi economica rende i programmi dell’Ue ancora più importanti per le Arl, particolarmente per il loro sostegno al conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020. Di conseguenza, il comitato ha cominciato a studiare proposte per nuove politiche

ties-2012-2015/political-priorities-it.pdf.

21 Comitato delle regioni, Delivering on the Europe 2020 Strategy.

Handbook for Local and Regional Authorities, in http://cor.europa.eu/en/do-

di finanziamento e continuerà a emettere pareri sulle relative proposte legislative Ue. Nel campo dei fondi di gestione con- divisi, il comitato intende incoraggiare il rispetto e modalità di attuazione del principio di partenariato. Inoltre, nel 2012 la Ce ha pubblicato un secondo Atto per il mercato unico scegliendo dodici proposte legislative da applicare mediante “azioni rapide”. Il comitato si è quindi posto l’obiettivo di favorire queste azioni con un intervento diretto in ambito regionale volto a garantire un’applicazione tempestiva e corretta delle direttive Ue sul mer- cato unico.

2) Assicurare la valorizzazione del ruolo delle Autorità regiona- li e locali negli investimenti.

Il Comitato delle regioni si pone come primo obiettivo la richie- sta (e difesa) di un “forte” bilancio europeo e Quadro finanziario pluriennale (Qfp) al fine di evitare tagli rilevanti nella politica di coesione dell’Ue. Una volta assunta una decisione politica sul Qfp 2014-2020, il comitato intende aiutare le regioni ad utiliz- zare i fondi Ue in modo efficiente attraverso il monitoraggio e lo scambio di buone pratiche. Il Cdr sosterrà inoltre le Arl, rife- rendo sulle loro attuali sfide finanziarie e difendendo i loro diritti davanti ai responsabili delle decisioni a livello europeo e nazio- nale. Il Cdr deve convincere la Ce e gli Stati membri che il patto per la crescita e l’occupazione, nonché i programmi nazionali di riforma, otterranno risultati positivi solo se la loro applicazione segue un approccio di governance multilivello.

3) Impegno con i cittadini nel dibattito sull’Europa.

Il Cdr intende impegnarsi nel promuovere strumenti di demo- crazia partecipativa per sviluppare la consapevolezza di essere cittadini europei e favorire un coinvolgimento democratico nella politica locale ed europea. A tal fine il Comitato punta a coinvol- gere le Arl nell’informazione ai cittadini sulle elezioni del Parla- mento europeo 2014 mediante campagne elettorali sviluppate a livello territoriale e azioni di comunicazione locale.

4) Sviluppare la dimensione territoriale delle relazioni esterne dell’Ue22.

Le Arl vengono identificate e valorizzate quali attori politici cre- dibili in virtù della propria vicinanza ai territori di riferimento. Il Cdr intende quindi favorire l’internazionalizzazione delle Arl, la partecipazione ad una governance globale e il loro rapporto a rete. Ciò al fine di potenziarne il ruolo quali attori transnazionali e interlocutori centrali sui temi economici, ambientali e sociali. Il Cdr sostiene l’azione delle Arl non solo nella politica di vici- nato dell’Ue ma anche nei confronti della Cina e degli altri Paesi terzi che costituiscono dei partner strategici per il futuro. Per quanto riguarda l’allargamento dei confini futuri, il Cdr mira a garantire che gli enti locali dei Paesi candidati e in via di adesione siano coinvolti nel processo, come accadde nel 2006 con la Croazia. Il Cdr ha inoltre istituito un Comitato consulti- vo misto (Ccm) con il Montenegro, inteso a preparare la strada per l’integrazione del Montenegro nell’Ue. Il primo incontro tra i membri del Cdr e gli enti locali del Montenegro nell’ambito del Ccm si è tenuto il 14 novembre 2012, a pochi mesi dall’aper- tura dei negoziati di adesione con questo Paese.

Il Cdr può contare su una serie di reti regionali e internazionali istituzionalizzate, quali l’Assemblea regionale e locale euromedi- terranea (Arlem), la Conferenza degli enti regionali e locali del partenariato orientale (Corleap) e il Patto dei sindaci – la piat- taforma europea attraverso la quale gli enti locali e regionali par- tecipano alla lotta ai cambiamenti climatici – di cui continuerà ad avvalersi per le relazioni strategiche con le Arl dei Paesi terzi. Per sostenere questi obiettivi il Cdr dovrà aggiornare la sua stra- tegia di cooperazione con il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), con le principali organizzazioni internazionali e regionali a vocazione territoriale e con gli attori substatali nei Paesi terzi.

22 Comitato delle Regioni, Division of powers between the EU, the mem-

ber States and Regional and Local Authorities, in http://cor.europa.eu/en/docu-

5) Governance multilivello, decentramento e sussidiarietà.

Il Cdr intende affrontare chiaramente il rischio di una riduzio- ne o eliminazione del decentramento esistente negli Stati mem- bri. La funzione legislativa della Ue, per essere efficiente, deve strutturarsi tenendo conto del suo impatto territoriale. Per que- sto motivo il Cdr intende assicurare che la legislazione Ue sia conforme al principio di sussidiarietà e sia rispettata una gover- nance multilivello, stanti le recenti tendenze alla concentrazio- ne politica. Come previsto dal protocollo di cooperazione con la Commissione europea, il Cdr intensificherà le sue attività in materia di promozione di patti territoriali nel quadro della stra- tegia Europa 2020.

IV