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4. Il popolamento dalla tarda Antichità al primo alto Medioevo

4.3. La struttura del paesaggio dell’entroterra

4.3.11. Fattoria di Cagne

In relazione a quest’ultimo, il luogo corrisponde all’odierno toponimo Fattoria di Cagne, situato nella porzione nord-occidentale del territorio monterotondino, in un’area collinare prossima al paese (quota media 600 m s.l.m.) ricoperta da fitta vegetazione arbustiva.

Il toponimo “Cagne” è attestato dalle carte lucchesi come “locus Caina”; qui erano collocate almeno due case, di proprietà del vescovo di Lucca Peredeo, cedute alla chiesa di San Regolo 510 nel

marzo del 778511. È possibile che già nell’VIII secolo questo luogo avesse la fisionomia di villaggio

nota per le epoche successive; la documentazione di XI-XII secolo menziona infatti un gruppo di residenze rurali localizzabili appunto presso l’attuale fattoria Cagna512.

Nei terreni posti ad ovest dell’edificio poderale (circa 570 m s.l.m.), in una piccola radura incolta difficilmente ricognibile e delimitata dal bosco circostante, le indagini di superficie hanno individuato uno spargimento di materiale edilizio e ceramico fortemente deteriorato (UT 402). L’analisi di questi frammenti, basata su un limitato numero di forme riconoscibili, ha potuto constatare la presenza di una casseruola tipo Hayes 23B (Lamboglia 10A) in terra sigillata africana, prodotta tra seconda metà II secolo e prima metà V secolo; a questa si affiancano diversi frammenti

510 Per quanto concerne il sito di S.Regolo si rimanda al relativo paragrafo 4.3.5, dove si delinea la storia di questo importante sito che, nella prima età carolingia, vede l’accrescersi del suo patrimonio attraverso una mirata politica di donazioni. Il patrimonio era destinato a sgretolarsi progressivamente nel corso del X secolo, forse proprio in relazione alla politica, attuata dal potere regio, di riacquisizione dei beni un tempo appartenuti al fisco e concessi all’episcopato lucchese nel primo alto Medioevo (Collavini 2018).

511 ChLA 1, XXXVI, n. 1065, pp.69-75: 778 marzo 16, cfr. MDL, IV/1, n. 86 (Farinelli 2007, p. 63). 512 AIMAe, III, coo. 1173-1174 (Farinelli 2007, p. 63).

non meglio tipologizzabili che sulla base delle caratteristiche di impasto sembrano riferirsi alle produzioni da mensa in A e D della medesima classe. Associati ai prodotti di importazione si riconoscono alcune forme di ceramica comune di epoca romano-imperiale, interpretabili come piatti e scodelle. Un aspetto interessante è costituito dal fatto che l’analisi autoptica effettuata sugli impasti del poco materiale raccolto, ha evidenziato come quattro di questi abbiano caratteristiche tipiche delle produzioni altomedievali provenienti dal sito di Cugnano e da alcuni insediamenti del territorio513; il limitato stato di conservazione del materiale non rende tuttavia possibile ricostruire le

tipologie di appartenenza di queste forme e le relative cronologie.

Nonostante l’orizzonte cronologico certo si riferisca quindi alla fase centrale e finale dell’Impero, come suggerito dalla presenza di prodotti africani, e quindi ad un periodo diverso da quella trattato in questa sede, risulta comunque interessante notare come questo luogo, oggi immerso nella vegetazione boschiva, rientrasse allora tra le aree abitate. Allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile definire ulteriormente la natura di questo insediamento ed è pertanto più corretto parlare di frequentazione del luogo stesso; tuttavia ancora una volta la presenza di merci africane sembra suggerire che, almeno fino all’età basso imperiale, il sistema di smistamento di queste prodotti dagli scali costieri più volte ipotizzato, toccasse anche il sito di Cagna. Potremmo forse pensare, in via del tutto ipotetica, che quest’ultimo, data la posizione, si basasse su un’economia di tipo agro pastorale facilitato dalla ampia disponibilità di boschi, e allo stesso tempo potesse gestire le ingenti quantità di legname, risorsa di largo impiego, da essi ricavabili.

La presenza di materiale ceramico riferibile al periodo altomedievale potrebbero infine essere una interessante traccia archeologica di ciò che i documenti di VIII secolo indicano come “locus Caina”.

513 Si tratta di impasti di colore marrone-grigio o arancio con evidente anima azzurro-grigia visibile in sezione, duri, ricchi di inclusi di calcite di forma irregolare e dimensione media. Il confronto effettuato con i campioni di impasti altomedievali di Cugnano (VIII-X secolo) ha evidenziato una buona analogia; uno di questi, in particolare, sembra corrispondere maggiormente a quelli caratteristici di produzioni di VI-inizio VII secolo, rinvenuti su alcuni siti del territorio. Pr una descrizione del sito di Cugnano e della sequenza stratigrafica si veda nota 129.

4.3.12 Ficarella

Spostandosi verso sud-est, ai confini con il comprensorio comunale di Massa Marittima, si incontra un’area caratterizzata da poggi (quota media 550 m s.l.m) boscosi alternati a radure perlopiù adibite a pascolo, interessati da corsi d’acqua di portata limitata, e fonti, non sempre visibili ma richiamate dai numerosi idronimi che caratterizzano quest’area.

Ai fini della nostra ricerca è risultata di particolare rilievo la piccola conca pianeggiante denominata Piano di Sopra, prossima al toponimo Ficarella, ubicata in prossimità della confluenza tra il Botro del Castello, il torrente Milia ed un fosso secondario, ad una quota di circa 310 m s.l.m, in corrispondenza di un rilievo posto nel lato più occidentale della stessa.

Sulla sommità del poggio sovrastante, posto circa 150 m in direzione est, si trovano le rovine del castello di Cugnano, oggetto di indagine stratigrafica da parte dell’Università di Siena dal 2003 514.

514 Lo scavo è stato condotto a partire dal 2003 dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena in collaborazione con l’Universidad del Pais Vasco, sotto la direzione scientifica del prof. Riccardo Francovich e del prof. J.A. Castillo, e dal 2007 dalla prof.ssa Giovanna Bianchi. Dalle indagini è emersa la presenza di un insediamento, datato all’VIII- X secolo, impiantato sulla parte nord ovest del rilievo e delimitato a nord da un grosso taglio che racchiude un’ampia area del sito; a questo primo periodo segue la fase di XI secolo che vede la prima fortificazione in pietra di un insediamento già occupato da capanne lignee, per poi essere definitivamente incastellato nel corso del XII secolo, periodo a partire dal quale le fonti attestano il castello di Cugnano. Per una sintesi dettagliata dei risultati di scavo si veda Bruttini, Fichera, Grassi 2010; per il quadro storico: Farinelli 2007 scheda 27.05.

Nei pressi di Ficarella, a meno di 1 Km in direzione est, sono localizzati i ricchi giacimenti polimetallici di Poggio Trifonti515 che, fin dall’antichità516, come altri del vicino distretto massetano,

hanno consentito l’approvvigionamento spesso anche contemporaneo di diversi minerali; in conseguenza dei processi di formazione del giacimento, a profondità diversa ed in punti distinti del medesimo, è stato infatti possibile estrarre solfuri di piombo e argento (galena), oltre a ossidi e idrossidi di ferro.517

La documentazione scritta lucchese, redatta tra la metà dell’VIII e il X secolo, non riporta nello specifico il toponimo Ficarella /Piano di Sopra, mentre menziona, a partire dall’inizio del IX secolo, Trifonte; dalla lettura degli atti di concessione che lo riguardano, questo emerge come nucleo socio insediativo con funzione di inquadramento territoriale per altri centri demici minori localizzati nel medesimo comprensorio, tra i quali Paganico e Germaniano.

Riguardo al primo, questo luogo è stato identificato da Roberto Farinelli con l’odierno toponimo Serra Paganico, posto a circa 3 km in direzione sud-ovest rispetto a Ficarella; dalla documentazione scritta emerge che un gruppo di abitanti di Paterno, il villaggio precedentemente descritto, possedevano terreni in quest’area e, tra il 770 e 790, ne fecero dono alla chiesa di San Regolo in Gualdo518 arricchendola notevolmente. Quest’ultima, localizzata lungo la piana del Cornia ad una

distanza considerevole da qui, e controllata dall’episcopato lucchese, ne detenne la proprietà a lungo, come testimoniano atti di concessione a livello di case et res poste in loco Paganico, redatti ancora alla metà del X secolo, e indicativi dell’esistenza di un nucleo insediativo in quell'area. Anche una casa posta in loco Germiniano, nel 748 fu oggetto di donazione a favore della medesima chiesa, che ne detenne la proprietà fino almeno alla metà del IX secolo; sulla base delle indicazioni riportate delle fonti, il nucleo socio-insediativo di Germaniano è stato localizzato in un comprensorio oggi afferente al comune di Massa Marittima519 , posto a sud-ovest di Serra Paganico.

I documenti sopra menzionati attestano come il controllo della chiesa di San Regolo in Gualdo, e di conseguenza dell’episcopato lucchese, sul comprensorio sud-occidentale dell’attuale territorio monterotondino risalga almeno alla metà dell’VIII secolo, e sia ancora attivo nel corso del X secolo. Successivamente, con il riassetto territoriale conseguente alla crisi del sistema curtense e l’affermazione dei territori castrensi, i beni appartenuti alla chiesa di San Regolo confluirono, secondo una logica di ordine spaziale, nei distretti dei nuovi centri demici sviluppati nel comprensorio.

Nello specifico, nell’area prossima a Ficarella, sorsero due castelli, Rocchette Pannocchieschi, e Cugnano; stando alle fonti scritte bassomedievali, fu il primo, sviluppatosi nel X secolo su una cresta del poggio oggi denominata Poggio Trifonte520, ad ereditare il ruolo di collettore territoriale

svolto, nell’alto Medioevo, dal villaggio di Trifonte, come dimostra la confluenza all’interno del suo distretto della contrata di Paghanico e di Germaniano521.

515 Cuteri-Mascaro 1995, p. 67 n. 29. 516 Dallai, Francovich 2005, pp.126-142. 517 Dallai 2009b p.181.

518 Si rimanda a quanto scritto nelle pagine precedenti riguardo al sito di S.Regolo (4.3.5). 519 Farinelli 2007 p. 61

520 Farinelli 2007, p. 61.

Tuttavia, le indagini stratigrafiche condotte sui due castelli, hanno significativamente implementato i dati provenienti dalla documentazione scritta, facendo emergere che l’occupazione di entrambi i siti risale all’VIII secolo522, e che nel caso di Cugnano essa risulta particolarmente strutturata.

Le indicazioni fornite dalle fonti scritte ed archeologiche evidenziano, dunque, che durante l’alto Medioevo il comprensorio di Poggio Trifonte, all’interno del quale è localizzato anche il sito di Ficarella, fosse interessato da un popolamento organizzato, riconducibile al centro demico principale che la documentazione scritta sembra identificare appunto in Trifonte; tuttavia i dati archeologici relativi a questa fase, emersi dalle ultime campagne condotte a Cugnano523,

sembrerebbero riferirsi ad un sito di particolare rilievo.

Le indagini di superficie hanno messo in luce tre distinte aree (Fig.12) interessate dalla presenza di materiale archeologico (UT 368, 369, 375); una di queste (UT 368) è localizzata lungo il campo posto ad est della strada bianca che partendo dal podere Cugnanone attraversa Piano di Sopra dirigendosi verso nord; le restanti due (UT 369, 375), si trovano sul lato opposto della medesima strada, alle pendici di un lieve rialzamento del terreno attualmente coperto da bosco.

È doveroso precisare che al momento delle ricerche, così come durante i sopralluoghi svolti negli anni successivi, l’area interessata si presentava come una radura pianeggiante lavorata limitatamente da mezzi agricoli e, in misura maggiore, adibita a pascolo; le pendici delle colline circostanti erano e sono a tutt’oggi caratterizzate da una copertura boschiva piuttosto fitta. Le indagini hanno dunque potuto godere di una buona visibilità del terreno limitatamente ai due campi lavorati, da cui provengono per questa ragione la maggior parte dei reperti; un numero esiguo di frammenti ceramici è stato inoltre raccolto nella zona boscosa adiacente l’estesa concentrazione identificabile nell'UT 375, in corrispondenza di un allineamento murario affiorante solo a livello superficiale (UT 373).

Le ceramiche rinvenute sul sito si riferiscono a differenti produzioni collocabili in un arco cronologico piuttosto lungo, compreso tra la media-tarda Repubblica e la prima metà del VII secolo d.C.524; il numero più significativo di frammenti è riferibile alle classi acroma depurata e grezza, a

cui si affiancano manufatti da mensa verniciati e contenitori da trasporto.

Come osservato già per altri siti, i materiali raccolti in superficie presentano un stato di conservazione limitato e sono caratterizzati da dimensioni assai ridotte; inoltre, non si può escludere

522 Per il sito di Rocchette Pannocchieschi si veda Belli-Francovich- Grassi- Quiròs Castillo, 2003; Grassi 2013; per Cugnano: Bruttini- Fichera-Grassi 2010.

523 A questo proposito si ricordi che l’origine del toponimo Cugnano viene tradizionalmente fatta risalire al nome di persona Aconius, indicando così l’antica proprietà di questo luogo (Pieri 1969, p. 89). Lo stesso Chris Wickham sottolinea come i toponimi che finiscono in “-ano” rappresentino vecchi nomi di possesso, che sottintendono la parola “fundus di”(Wickham 2009, p. 507).

524 Le cronologie più antiche sono rappresentate anche per questo sito, da vernice nera nelle produzioni dell’Etruria settentrionale e dall'area campana (III e il II secolo a.C.).

Ad esse si associano alcune pareti di anfore greco-italiche e Dressel 1 (ultimo quarto del IV alla prima metà del I secolo a.C.) e frammenti di mortaria, caratterizzati da un impasto ricco di inclusi chiari di medie dimensioni. L’età imperiale è rappresentata dalla terra sigillata italica, i cui pochi frammenti permettono un inquadramento generico al periodo di massima diffusione di questa classe (età augustea-tiberiana) a cui si affiancano, a partire dal II secolo, manufatti in sigillata africana; questa classe è attestata sul sito tanto con prodotti da cucina che da mensa .

che il numero originario di manufatti rivestiti in superficie fosse maggiore di quello ad oggi riscontrato a causa del comune fenomeno di deterioramento della copertura indotto, in molti casi, dall’acidità del terreno tipico dei distretti minerari.

Alla fase tardoantica si riferiscono le produzioni africane (già attestate per la fase pienamente imperiale), con la pentola Ostia III, fig. 267 (V secolo) e alcuni frammenti riferibili a generici tegami; quanto al vasellame da mensa si riconosce la scodella Hayes 65, n°1 prodotta tra il 320/400- 420 d.C. e attestata nelle stratigrafie di IV e pieno V secolo ad Ostia e Ventimiglia, a cui si affiancano frammenti poco caratterizzati che per tipologia d’impasto e di vernice vanno ricondotti alla sigillata di produzione D (seconda metà IV-inizi VII secolo d.C). Tra i prodotti di importazione africana si inseriscono infine le pareti di anfore inquadrabili genericamente tra la metà del II e il VI secolo.

La frequentazione del sito durante la Tarda Antichità è stata inoltre confermata dal rinvenimento di una moneta, purtroppo parzialmente leggibile, che sulla base dell’iconografia rappresentata si inserisce pienamente nel V secolo d.C.525

Accanto alle ceramiche verniciate, come detto precedentemente, si affiancano un numero significativo di manufatti in acroma depurata e grezza, tra cui si riconoscono rispettivamente piatti, scodelle, anforette, olle e tegami riconducibili alla piena età imperiale; ai fini della nostra ricerca, è tuttavia interessante sottolineare che ai materiali romani si affiancano in percentuale significativa manufatti acromi riferibili alla tarda Antichità.

Nello specifico, sono state individuate due piccole anforette realizzate con un impasto depurato e caratterizzate da orlo estroflesso e labbro ingrossato, che trovano strette analogie con manufatti attestati a Ventimiglia e a Roma in stratigrafie comprese tra secolo V e inizio VII secolo d.C.526; a

livello cronologico risulta perfettamente coerente con quest’ultimi il frammento di ingobbiata di rosso riferibile ad una forma chiusa, purtroppo non tipologizzabile, e l’imitazione del piatto coperchio Ostia I , fig. 261 realizzata in ceramica acroma. A conferma della cronologia proposta, si aggiungono le caratteristiche degli impasti che corrispondono a quelle indiziarie, per questo territorio, della tarda Antichità.

Per quanto riguarda l’acroma grezza sono stati riconosciute olle e tegami preposte tanto alla cottura che alla preparazione dei cibi, alle quali si affiancano alcuni recipienti ansati; l’olla con orlo estroflesso richiama forme diffuse tra V e seconda metà VI527, mentre quella con orlo a tesa inclinata

corrisponde ad una tipologia diffusa tra la seconda metà del VI e gli inizi del VII528, coeva alle anse

a nastro stretto ripiegate su se stesse529 rinvenute sul sito.

Sulla base della distribuzione dei frammenti possiamo ipotizzare che quanto rinvenuto nelle UT 369 e 375 sia il risultato di azioni di dilavamento di materiale proveniente dal rilievo boscoso posto alle loro spalle; i materiali individuati nelle due aree hanno uniformità cronologica, mentre si osserva

525 Si ringrazia la dott.ssa Cristina Cicali per le indicazioni fornite in merito alla datazione della moneta. 526 Olcese 1993,fig. 69, n. 283; Ricci 1998, Tav. 11.

527 Olcese 1993, fig. 39, nn. 67-68. 528 Cantini 2005, tav. 30, n. 5.75.

529 Cantini 2005, tav. 19, n. 4.101 e 102. A questi frammenti si affiancano alcune pareti caratterizzate da un impasto molto simile a quello osservato nelle ceramiche provenienti dal vicino sito di Cugnano datato all’VIII-X secolo. L’attestazione di questi materiali sul sito di Ficarella potrebbe dunque essere ricondotto ad una frequentazione sporadica del luogo durante l’alto Medioevo, così come è altrettanto possibile ritenere che tale tipologia di impasto, osservata a livello autoptico, sia una caratteristica comune delle produzioni, circolanti nel territorio, di VI-inizio VII secolo e di quelle relative alla fase pienamente altomedievale.

una distinzione piuttosto significativa delle forme funzionali riconducibile, forse, ad una analoga distinzione interna al sito. La concentrazione di vasellame da mensa, rinvenuta nell’UT 375 posta ad ovest del poggetto, potrebbe corrispondere ad una originaria zona abitativa, mentre i frammenti di anfore e mortaria dell’UT 369 apparirebbero come possibili indicatori di ambienti di servizio. Il sito denominato come Ficarella è composto dall’insieme delle tre UT sopra descritte, caratterizzate da una uniformità cronologica basata sulle produzioni ceramiche rinvenute. Esse, a loro volta, delineano una funzione abitativa e di servizio per le UT poste alla base del piccolo rilievo. La loro posizione, e questa sostanziale identità nei materiali, lascia ipotizzare che si tratti di dispersioni di materiali fittili provenienti, attraverso l’azione di dilavamento del terreno, da un unico contesto posto sulla collinetta ai piedi della quale essi si trovano. La presenza di una fitta copertura boschiva non consente un'indagine adeguata, ma il rinvenimento di alcuni orli di mortaria e di una struttura muraria, di difficile interpretazione, sulla sommità del rilievo, sosterrebbe tale ipotesi. La terza UT, localizzata a circa 100 metri ad ovest della suddetta collinetta, si differenzia dalle due precedenti in modo drastico, non dal punto di vista cronologico, ma bensì da quello funzionale; non sono presenti materiali da mensa verniciati e di importazione, attestati nelle altre due evidenze, ma solamente pochi frammenti di ceramica comune in associazione a materiali da costruzione (coppi, tegole e mattoni). L’elemento che caratterizza questa ultima UT è la presenza di pezzami di rocce fortemente alterate con mineralizzazioni a ferro, che orienta sensibilmente l’interpretazione di questa area come zona produttiva530.

Siamo dunque in presenza di un unico insediamento, dalle dimensioni notevoli e con chiare distinzioni funzionali interne; l’uniformità cronologica osservata per le tre aree sulla base dei loro rinvenimenti, riconduce, come osservato precedentemente, ad una occupazione del luogo che dalla tarda Repubblica attraversa l’intero periodo imperiale e sopravvive, senza drastiche contrazioni, sino alla Tarda Antichità, perdurando fino agli inizi del VII secolo d.C.

Se si considera valido il modello che vede l’esistenza di un legame spaziale stretto fra risorse del sottosuolo e stanziamento umano531, ampiamente dimostrabile, come si espliciterà nelle conclusioni

di questo lavoro, per molte aree delle Colline Metallifere532, si deduce come la presenza delle ricche

mineralizzazioni di Poggio Trifonte, associata all’abbondante risorsa idrica e boschiva della zona, abbia potuto costituire un fattore determinante per lo sviluppo delle diverse forme insediative individuate ed il loro perdurare a lungo.

La presenza dei castelli di Cugnano e Rocchette, di chiara natura mineraria, dimostra come nei secoli centrali del Medioevo, nella fase di massima richiesta di metalli monetabili, i bacini minerari del comprensorio rappresentassero una preziosa risorsa da sfruttare, controllare e difendere533. La

frequentazione di entrambi i siti a partire dall’VIII secolo, emersa dagli scavi, e la presenza dei

530 Un numero significativo di campioni di rocce alterate sono state sottoposte ad analisi strumentali eseguite con lo spettrometro portatile a fluorescenza (pXRF), la cui funzionalità diagnostica è stata

sperimentata già negli anni 2008/2009 sul sito di Ficarella, in collaborazione con il Dipartimento Chimico - Farmaco-Tecnologico dell'Università di Siena. I dati strumentali hanno confermato la presenza di ferro nei campioni di roccia (Dallai 2009, p. 183).

531 Farinelli-Francovich 1994, pp.443-446; Dallai-Francovich 2005, pp.126-142. 532 Dallai 2009a; Dallai-Ponta 2009b.

533Un esempio emblematico per questo territorio è rappresentato dal castello di Rocchette, cfr.Belli-De Luca-Grassi 2003; Grassi 2013.

vicini nuclei insediativi noti dalle fonti scritte, unite ai dati del survey di Ficarella, aprono invece nuove prospettive interpretative riguardo ad una possibile attività estrattiva, e produttiva, interessata ai soli idrossidi ferrosi, di cronologia differente.

Il loro sfruttamento, noto sin dalla media Età Imperiale, dovette per un certo periodo procedere parallelamente alla più redditizie escavazioni dei minerali non ferrosi, per poi perdurare durante fasi in cui il mutare delle condizioni economiche e sociali ridimensionò fortemente il mercato, mettendo fine alle grandi imprese di estrazione dei metalli preziosi; a queste, con ogni probabilità, si sostituirono attività a scala minore, fortemente parcellizzate, legate alla produzione di un metallo, il