• Non ci sono risultati.

4. Il popolamento dalla tarda Antichità al primo alto Medioevo

4.2. La struttura del paesaggio della Val di Pecora

4.2.9. Gavorrano Le Sugheraie-San Giovann

Nel territorio di Gavorrano in anni più recenti furono individuati altri due siti che sulla base del materiale ceramico rinvenuto toccano, seppure labilmente, le cronologie interessate da questa ricerche. In particolare, nel campo posto tra la SP n.60 del Puntone e la SP per Filare, a sud est del Podere Le Sugheraie, durante un sopralluogo condotto da chi scrive315, vennero individuate

evidenze riferibili ad un insediamento di medie dimensioni (UT 757). In superficie era localizzata una concentrazione di laterizi e ceramica vascolare che su base tipologica vennero datati, nel loro insieme, al periodo etrusco-romano, con la sola eccezione di una forma aperta, un piatto con orlo a tesa, verniciata di rosso. La tipologia di quest’ultimo rimanda fortemente alle produzioni più tarde di sigillata africana D, ed in particolare il piatto Hayes 111, ed è pertanto plausibile interpretarlo come una imitazione, databile tra VI e VII secolo; a questa forma meglio conservata si associavano pochi frammenti non diagnostici caratterizzati dalla presenza del medesimo rivestimento.

L’attestazione, seppure sporadica, di ceramiche riconducibili alla tarda antichità offre interessanti spunti riguardo ad una possibile frequentazione del sito in un’epoca più tarda rispetto alla fase principale di questo insediamento.

315 L’UT venne individuata durante una campagna di ricognizione archeologica sistematica condotta nel territorio di Gavorrano, finalizzata alla ricostruzione della maglia insediativa di epoca storica e del tracciato della via Aurelia nel tratto compreso tra Follonica e Castiglion della Pescaia. Il survey venne condotto da chi scrive nell’ambito dello svolgersi della tesi di laurea triennale, sotto la direzione scientifica del Prof. Franco Cambi.

Il secondo sito che ha restituito un modesto gruppo di ceramiche databili al medesimo orizzonte cronologico è localizzato a circa 2 Km dal precedente, in direzione Filare di Gavorrano, nella fascia pedecollinare del poggio su cui sorge il paese di Gavorrano, attraversata dal fosso di San Giovanni e ricoperta di olivi. Secondo la tradizione orale, in questo luogo sarebbe sorta un’antica struttura di epoca romana, trasformata nei secoli medievali in un edificio religioso, le cui rovine sarebbero state visibili ancora nella prima metà del XX secolo. I lavori agricoli eseguiti nell’area oltre ad una cospicua quantità di ceramica e materiale edilizio ritenuto antico, misero in luce cassoni di granito con il fondo munito di un foro di scolo, e numerose ossa umane. Attualmente, l’area è ricoperta solo in minima percentuale da un oliveto, mentre le attività di bonifica della soprastante miniera, svolte dalla società Montecatini, dopo un sostanziale livellamento ricoprirono il terreno con lo sterile della miniera stessa, demolendo i resti delle strutture ancora visibili.

Al momento del sopralluogo, delle suddette emergenze erano visibili soltanto alcuni lacerti murari realizzati in opera incerta e reticolata, e una vasta concentrazione di laterizi di medie dimensioni, malta e frammenti di intonaco di colore rosso. Ai materiali edilizi erano associati numerosi frammenti di ceramica, la cui tipologia induce a ritenere che in questo luogo insistesse realmente una struttura di epoca romana destinata di certo ad uso residenziale, ma per la quale non si può escludere un settore produttivo e di stoccaggio316; inoltre la presenza di lastre di marmo ed intonaco,

vetro e ceramica anche di importazione, confermerebbe l’ipotesi che si tratti di un’abitazione di rango elevato, la cui fase principale di occupazione si collocherebbe tra l’eta tardo-repubblicana e il medio Impero, coerentemente con il trend osservato nell’area circostante317. La presenza di terra

sigillata africana, attestata nelle produzioni di V secolo318, confermerebbe la continuità di vita

durante la tarda antichità, mentre alcune forme di acroma grezza319, lascerebbero intendere una

frequentazione del sito tra VI e VIII secolo, le cui tracce sono ad ora molto labili.

316 L’ipotesi, formulata durante lo studio dei reperti compiuto in occasione della tesi della scrivente,

utilizzando gli schemi interpretativi propri della topografia archeologica (Cambi-Terrenato 1994), si basa sul rinvenimento di ossi animali con evidenti tracce di macellazione, frammenti di anfore e dolia.

317 Per una sintesi sulle dinamiche insediative di questa area in epoca romana e tardo romana, si veda Ponta 2006, pp. 453-468.

318 Si riconoscono scodelle Lamboglia 52B, prodotta tra fine IV e V secolo.

319 Si tratta di olle realizzate con un impasto noto per le produzioni coeve di questo comprensorio,

caratterizzate da forma globulare ed orlo estroflesso con bordo variamente sagomato, dotate di alloggio per il coperchio (Tav. 4, 1; Tav.5, 1) e, talvolta, pareti filettate.

4.2.10 Marsiliana

Spostandosi nella zona più interna, ai limiti nord-orientali della pianura del Pecora, un altro caso interessante è costituito dal sito di pianura individuato nei pressi di Fattoria Marsiliana320; si tratta di

una concentrazione (20x10 m) e di uno spargimento piuttosto modesto, costituiti da laterizi, anfore e ceramica vascolare tra cui si distinguono diversi esemplari di africana da cucina, ed in particolare casseruole Hayes 23 (seconda metà II-inizi V secolo) molte diffuse nel territorio. Nella zona di maggior concentrazione associato alla ceramica è stato rinvenuto un pezzo di minerale ferroso grezzo, non sottoposto a fusione. Nonostante la cronologia dei materiali sia poco definita, la presenza di produzioni africane, tutte da cucina, orienta la frequentazione di quest’area tra il medio- basso impero e la tarda antichità, ed evidenzia l’arrivo di merci di importazione nell’entroterra durante questo periodo. Nell’ottica di una lettura diacronica di questo paesaggio, è interessante notare come i siti appena descritti siano localizzati nella pianura sottostante il poggio (192 m s.l.m.) su cui sorgono le rovine del castello della Marsiliana, menzionato nei documenti dalla metà dell’IX secolo, ma abitato con ogni probabilità fin dal 951321. La presenza di materiale ceramico ascrivibile

ad una generica età romana, individuato lungo i versanti est ed ovest del poggio, unito alle evidenze prima menzionate, contribuiscono a delineare un quadro fatto di insediamenti di medie dimensioni localizzati nella sottostante fascia pianeggiante, compresa tra il corso del fiume Pecora e del fosso Trecina, che in seguito ai mutamenti intercorsi, con ogni probabilità, tra il Tardoantico e l’alto

320 Cucini 1985, sito n. 222, p. 252. 321 Cucini 1985, sito 225, p. 253.

Medioevo, vennero abbandonati a favore del sito sorto in altura e successivamente incastellato. Le ragioni della lunga occupazione insediativa di questo luogo risiederebbero nel controllo dei giacimenti minerari ivi localizzati, soggetti ad un intenso sfruttamento in epoca medievale, che non può essere tuttavia escluso anche per epoca romana322.