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4. Il popolamento dalla tarda Antichità al primo alto Medioevo

4.2. La struttura del paesaggio della Val di Pecora

4.2.11 Massa Vecchia

Al medesimo orizzonte cronologico risale un altro importante sito, posto ai piedi del poggio su cui sorge l’attuale abitato di Massa Marittima, e conosciuto localmente come Massa Vecchia.

Nei pressi di Podere Ortis, negli anni ’80 venne individuato un consistente deposito archeologico che nel tempo è stato in parte intaccato da lavori di regimazione delle acque, e dallo sviluppo della vegetazione che ha obliterato le strutture presenti.

Il sopralluogo effettuato da Costanza Cucini permise di individuare a quota 186 m s.l.m., lungo la vallecola del fosso di S. Giovanni, una vasta area (80x200 m circa) in cui affioravano materiali da costruzione, tegole, ceramiche relative ad un ampio arco cronologico, ed i resti della chiesa di S. Benedetto, a cui erano collegati una serie di ambienti323.

I saggi esplorativi effettuati nel 1982 dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana, nell’ambito del progetto di realizzazione della variante alla SS 439 Sarzanese-Valdera che avrebbe interessato l’area in questione, misero in evidenza che il sito era obliterato da un consistente deposito alluvionale di circa 1,5 m di spessore. A queste indagini non fecero seguito altre attività di scavo, ma solo sporadici sopralluoghi finalizzati al rilievo topografico delle strutture e alla raccolta di materiale da superficie, in parte revisionato da chi scrive.

Nello specifico, il materiale ceramico più antico è costituito da frammenti di difficile tipologizzazione di vernice nera la cui produzione sembra identificarsi, in base alle caratteristiche tecniche, con quella dell’Etruria settentrionale (III secolo a.C.). Alla fase pienamente romano-

imperiale si riferiscono invece i piatti Goudineau 39, le coppe Goudineau 38 e 40, i frammenti di ceramica grigia, tra cui si riconosce un’ansa con sezione ovale, associati a sigillate africane da mensa (produzione A) e da cucina, quali il piatto coperchio Ostia I, n. 261 (fine II-inizi V secolo d.C.), casseruole Hayes 23b (fine II-inizi V d.C.) e Ostia III, n. 267 (p.m. II- inizi V). Sulla base dei materiali rinvenuti il sito è stato interpretato come una fattoria di medie dimensioni sorta, in età tardo-repubblicana, in una zona fertile e ricca di acqua, preposta quindi ad un’attività prettamente agricola, la cui occupazione perdura per tutta l’età romano imperiale e si spinge almeno fino al V secolo.

A questo periodo si riferiscono infatti alcune sigillate africane di tipo D, tra cui si riconosce una scodella Hayes 59 (320-400/420 d.C.; Tav.3, 2) associata ad un numero significativo di parti non diagnostiche ma pertinenti alla medesima produzione, e ceramiche acrome che, per caratteristiche tecniche e tipologiche, risulterebbero coeve e di poco successive a quest’ultime324.

Al III secolo risale invece il fronte di un sarcofago marmoreo conservato all’interno del Duomo di Massa Marittima proveniente proprio da questo luogo; tra le notizie sporadiche raccolte da Costanza Cucini apprendiamo, infatti, che ancora nel XV secolo il sarcofago veniva impiegato sul sito di Massa Vecchia come vasca per la raccolta delle acque, e che venne travolto da una delle molteplici alluvioni intercorse nel corso del tempo. Inoltre, durante i lavori per l’escavazione di un pozzo, eseguiti alla quota soprastante il punto dove sorgono i resti della chiesa di S. Benedetto, vennero raccolte alcune monete risalenti ad una generica eta romana, cosi come l’impianto di una vigna poco distante, mise in luce alcune tombe alla cappuccina; la sistemazione dell’alveo del fosso di S. Giovanni, che costeggia il lato nord della chiesa, avrebbe infine fatto emergere un tratto di una strada lastricata databile, anche in questo caso, all’età romana. Questi dati concorrono a confermare l’occupazione dell’area per l’eta romana e tardoantica, senza tuttavia aggiungere dati consistenti per una corretta interpretazione del sito. L’estensione del deposito archeologico e la sua distribuzione nell’area hanno portato a ritenere che si possa parlare di un vicus modesto piuttosto che di un grande nucleo insediativo accentrato, data anche la totale mancanza di strutture murarie e materiale di pregio.

Tuttavia è plausibile ritenere che i depositi alluvionali abbiano obliterato un contesto più consistente e di maggior pregio di quanto percepibile, così come è altrettanto ragionevole credere che la chiesa di S. Benedetto sia stata costruita in sovrapposizione alle strutture più antiche.

Allo stato attuale della questione non ci sono dunque indizi concreti circa la possibilità di identificare questo luogo con la “Massa Veterniensi” citata da Ammiano Marcellino come luogo di nascita dell’imperatore Gallo Cesare Treboniano, figlio di Galla Placidia e Costanzo III325. Tale

ipotesi appare tuttavia molto suggestiva ed interessante; se tale identificazione fosse reale in questa zona di immediato entroterra follonichese rientrerebbero proprietà fondiarie di pertinenza diretta dell’imperatore, come del resto il toponimo “Massa” lascerebbe intendere. Si ricordi infatti che con il termine massa nel linguaggio giuridico tardoromano viene indicato un insieme di fondi rustici, tra i quali rientrerebbero le grandi proprietà imperiali, senatorie ed ecclesiastiche; secondo L. Cracco Ruggini quest’ultime avrebbero goduto di una particolare condizione giuridica da cui sarebbe derivata un’autonomia maggiore rispetto alle terre riferibili alle civitetes326. Su questo specifico 324 Dallai 2003, p. 341.

325 Amm. Marc., Res Gestae, XIV, 11-27; Enciclopedia dell’Arte Antica, pp. 918-919. 326 Cracco Ruggini 1995, p. 228, n. 17.

aspetto si trova in disaccordo Domenico Vera il quale ritiene che, già nel tardo Impero, non si possa parlare più di extraterritorialità neppure per le proprietà imperiali e, tantomeno, per quelle senatorie327. E’ opportuno ricordare che il termine massa, inteso come massa fundorum, viene

utilizzato per la prima volta all’interno del Liber Pontificalis, e più precisamente nella Vita di Papa Sylvestro, attivo tra il 314 e il 335 la cui redazione risale al periodo della guerra greco gotica. Nel testo vengono riportate le donazioni di vari tipi di beni tra i quali si citano quelli fondiari, denominati come fundus, possessio e, in un paio di casi, come ager. E’ interessante notare, come sottolinea Domenico Vera, che le donazioni riportate risalgono agli anni reali del pontificato di Sylvestro, gli stessi dunque in cui l’imperatore Costanzo Gallo nasceva “apud Tuscos, in Massa

Veternensi”328.

Nell’ottica della tematica affrontata in questa sede, risulta ad ogni modo significativa l’evidente continuità di occupazione di questo sito, contraddistinto da una condizione idrogeologica molto particolare, che lo rende un luogo piuttosto difficile da insediare; le frequenti alluvioni a cui è soggetto dovette di certo rendere necessario il reiterarsi di sistematiche opere di regimazione delle acque che tuttavia non ostacolarono la lunga occupazione di questo luogo. Come visto, infatti, l’insediamento qui emerso risulta essere abitato, senza alcuna soluzione di continuità, dal periodo tardo-repubblicano fino al Tardoantico, per poi conoscere un’intensa occupazione durante i secoli centrali del Medioevo.

Attualmente risulta invece di difficile identificazione la presenza, sul posto, del nucleo abitativo altomedievale, citato nelle fonti documentarie come luogo di pertinenza del ducato di Lucca, e facente parte della diocesi di Populonia 329. Tra gli elementi indiretti che hanno portato ad ipotizzare

che il luogo possa corrispondere al sito in questione, la presenza di ceramiche acrome grezze e semidepurate, che per impasto sarebbero riconducibili ai secoli alto medievali; inoltre una serie di elementi architettonici in anidrite (pietra locale), che furono murati all’interno del duomo di Massa nel 1880, ma che le caratteristiche stilistiche orientano all’alto Medioevo, o comunque ad una fase pre romanica precedente alla cattedrale stessa. Analogamente anche alcuni frammenti di scultura ed una decorazione del portale del duomo, presentano caratteristiche tipiche della produzione altomedievale, avvalorando quindi l’ipotesi che si tratti nel loro insieme di materiale di spolio proveniente da un altro edificio religioso, collocabile forse proprio a Massa Vecchia.

327 Vera 1999, pp. 992-993. Nella Vita Sylvestri la localizzazione delle masse italiche si fa riferimento costante a un territorio civico, segno che sul pano fiscale e amministrativo la città mantiene il controllo sul contado.

328 Amm. Marc., Res Gestae, XIV, 11-27.