3. La metodologia impiegata
3.1. La selezione del campione di studio
L’obiettivo principale di questo progetto, ovvero la ricostruzione del paesaggio tardoantico e del primo alto Medioevo della Maremma centromeridionale costiera ed interna (secoli IV-VIII), richiede di adottare una metodologia propria dell’Archeologia del Paesaggio, secondo la quale l’analisi congiunta di fonti di natura diversa permette di cogliere in maniera analitica i processi di formazione e trasformazione di un territorio161.
Questa ricerca è stata impostata sulla revisione dei dati archeologici provenienti da ricerche di superficie condotte a partire dagli anni ’80 dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena che, lette alla luce delle più recenti acquisizioni di carattere storico ed archeologico, possono offrire un contributo significativo nella ricostruzione del paesaggio.
La prima parte del lavoro ha previsto lo studio della documentazione pregressa, che solo in parte è edita, al fine di poter individuare un campione significativo di siti utile alla definizione del quadro insediativo per il periodo interessato. Trattandosi nella maggioranza dei casi di ricerche di superficie, i dati raccolti sono caratterizzati da una forte diacronia, compresa tra l’età etrusca e la prima età moderna; è risultato pertanto necessario effettuare una selezione iniziale basata sulle indicazioni cronologiche date al singolo sito/UT (Unità Topografica) dagli autori stessi delle ricerche, così da concentrare l’attenzione sulla fase oggetto del nostro interesse che si è rivelata essere anche quella maggiormente sfumata nelle sintesi prodotte in precedenza. nel caso di siti editi la cernita è stata svolta utilizzando i cataloghi prodotti dalla singole ricerche; nei restanti sì è ricorso all’utilizzo di materiale non pubblicato ma disponibile presso l’attuale dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali 162.
A questo proposito è doveroso precisare che uno dei criteri principali su cui si è basata la selezione del campioni di siti da sottoporre alla revisione dei materiali ceramici, l’attenzione data dai singoli ricercatori alle tematiche e alle cronologie trattate in questo progetto. Ad esempio, nel caso delle ricerche effettuate nel territorio campigliese, originariamente focalizzate sull’individuazione delle miniere sfruttate in particolare nei secoli centrali del Medioevo, e degli aspetti della produzione ad esse legati, si è scelto di revisionare non soltanto siti le cui cronologie si avvicinassero a quelle interessate, bensì le UT (unità topografiche) interpretate come grandi insediamenti/ villae; analogamente si è preferito includere nel campione i siti caratterizzati dalla presenza di classi ceramiche genericamente attribuite all’età romano “tardo imperiale” per le quali, in molti casi come si vedrà in seguito, alla luce di una maggiore conoscenza delle produzioni tardoantiche acquisite nel corso degli anni, è stato possibile riconoscere una frequentazione più tarda. Diversamente, nel caso delle indagini condotte da Silvia Guideri nel territorio di Roccastrada, e da Costanza Cucini in quello di Scarlino, la maggiore attenzione rivolta da entrambe all’elemento diacronico del paesaggio, associata ad una attenta analisi delle produzioni ceramiche circolanti nei singoli periodi
161 A questo riguardo si rimanda a Cambi-Terrenato 1994, in particolare pp. 117-159; Cambi 2000, pp. 250-257; Manacorda 2008, pp. 153-156. Un caso di studio esemplificativo di questa metodologia è costituito dal lavoro condotto da Maria Aprosio nel territorio di Brindisi, per i quale si veda Aprosio 2008, in
particolare pp. 15-29.
162 Si ringraziano gli autori delle ricerche per aver condiviso, quando richiesto, i dati e i materiali delle loro ricerche.
storici, ha indotto ad includere nel campione, salvo rare eccezioni, soltanto le UT già datate all’età tardoantica e altomedievale, confermando nella quasi totalità dei casi le datazioni pregresse.
Per quanto riguarda il reperimento delle informazioni, nel caso del territorio di Scarlino i dati raccolti da Costanza Cucini sono confluiti interamente nel più ampio volume curato da Riccardo Francovich163, mentre in merito al survey condotto da Alessandra Casini nel comprensorio di
Campiglia Marittima , una breve sintesi è riportata nel volume relativo alle indagini condotte nel medesimo castello164. Nel caso di Roccastrada, è stato possibile usufruire del lavoro di tesi di Silvia
Guideri e di alcuni suoi articoli di sintesi165, mentre per l’area costiera di Follonica e Gavorrano e
per il comprensorio interno di Monterotondo Marittimo ho potuto attingere direttamente ai dati di prima mano raccolti in occasione dei due miei lavori di tesi, e ad alcune pubblicazioni di più ampio spettro166. Per quanto riguarda infine il territorio di Massa Marittima, che rientra marginalmente
all’interno del transetto indagato ma costituisce un utile confronto, mi sono basata sulle indicazioni fornite da Luisa Dallai, che ha curato le ricerche di questo comprensorio, in merito alle tendenze insediative e socio-economiche emerse per il periodo trattato in questa sede167.
Come già anticipato, ai fini di selezionare il campione utile di siti, oltre al criterio cronologico, si è deciso di utilizzare anche l’interpretazione attribuita ai singoli siti, includendo, nello specifico, quelli di medio-grandi dimensioni, che corrispondono a fattorie, ville e villaggi; secondo una tendenza già nota, osservata direttamente nel territorio monterotondino168, in molti casi proprio
questo tipo di siti si contraddistingue per una maggiore continuità di occupazione, divenendo per la fase tardoantica ed altomedievale i centri demici di riferimento territoriale.
Una volta identificato per ciascun territorio il campione di siti/UT, con la sola eccezione dell’area di Massa Marittima169, si è proceduto a reperire i materiali conservati presso strutture preposte 163 Francovich 1985. All’interno del volume si trova un’intera sezione, a cura di Costanza Cucini, dedicata al territorio e comprensiva di un dettagliato catalogo dei siti rinvenuti durante le indagini (Cucini 1985, pp. 147-321).
164 Casini 2003, pp. 141-155.
165 Guideri S. 1986/1987, Archeologia dei paesaggi tra le valli dei fiumi Bruna ed Ombrone: il territorio di Roccastrada (GR), Corso di Laurea in Lettere, relatore Prof. Riccardo Francovich, Università degli Studi di Siena; Guideri 2000, pp. 11-18, Guideri 2001, pp.18-19.
166 Ponta E. 2005/2006,Viabilità romana e dinamiche insediative fra Castiglione della Pescaia (GR) e Populonia (LI)”, relatore Prof. Franco Cambi, Università degli Studi di Siena; il lavoro ha previsto anche la revisione sul campo dei siti individuati da Costanza Cucini nel tratto compreso tra il Puntone di Scarlino, Scarlino Scalo e Gavorrano. Per questa zona, lo studio dei materiali ceramici, che sarà descritta nel paragrafo a seguire, ha pertanto potuto usufruire di materiali inediti raccolti in prima persona durante i sopralluoghi appena menzionati.
Ponta E. 2011/2012, Dinamiche di formazione e trasformazione del paesaggio fra Tarda Antichità e Alto Medioevo. Il caso di Monterotondo Marittimo (GR), relatore Prof.sa Giovanna Bianchi, Università degli Studi di Siena; Ponta 2006, pp. 453-468 ; Ponta 2015, pp. 499-504; Dallai- Fineschi- Ponta- Travaglini 2009, pp. 29-56.
167 Dallai 2003, pp.337-343; Dallai- Farinelli 1998, pp. 49-75. Ringrazio l’autrice per aver condiviso, oltre ai dati materiali, osservazioni e ragionamenti di grande utilità.
168 Le dinamiche emerse dalle ricerche effettuate in questo territorio rappresentano a nostro avviso un caso studio molto interessante per il periodo e le questioni analizzate in questa sede; valutando i risultati ottenuti si è ritenuto opportuno utilizzare una metodologia di analisi il più simile possibile, adattandola di volta in volta alle esigenze specifiche.
169 Come detto poc’anzi per questo comprensorio il quadro relativo all’assetto insediativo, illustrato nel capitolo 4, è stato delineato sulla base delle letture interpretative e cronologiche elaborate e fornite da Luisa
dell’Università di Siena, e si è avviata la fase di analisi tipologica, che ha riguardato in particolare i reperti ceramici, e ha costituito una parte rilevante di questo lavoro.
Dallai; unica eccezione è costituita dal sito di Massa Vecchia, posto nella piana sottostante il poggio su cui sorge l’attuale Massa Marittima (cfr.4.2.11), per il quale si è provveduto alla revisione dei materiali depositati presso l’Ateneo di Siena.