VI. I percorsi dei volontar
4. Silvio Mar
Nella stessa seduta del 30 agosto 1940, viene assegnato al confino di polizia per 5 anni a Ventotene anche un altro dei nostri volontari in terra di Spagna, il pontremolese Silvio Mari.
Nato a Mignegno, frazione di Pontremoli, il 23 dicembre 1907, di professione venditore ambulante, esercita il mestiere soprattutto nella zona delle Marche, coinvolto in quel fenomeno migratorio interno all'Italia che avevamo già riscontrato per i componenti del gruppo del Merizzo, fatto di spostamenti dalla campagna lunigianese alle zone più sviluppate economicamente, molto spesso verso le città. Un'emigrazione quando possibile stagionale e non definitiva, in un panorama nazionale che vede l'inizio di quel fenomeno di urbanizzazione della popolazione che esploderà nel dopoguerra.
Già da un confronto fra il censimento del 1921 e quello del 1931 possiamo riscontrare una differenza nella percentuale della popolazione residente nei comuni inferiori ai 10.000 abitanti sul totale, che passa dal 54,8% al 49,7%; dall'altra parte la percentuale dei residenti nei comuni con oltre 100.000 abitanti passa dal 12,9% al 16,8%, variazioni mai registrate prima, al netto di alcune modifiche territoriali con accorpamenti e creazioni di nuove entità comunali operate dal regime fascista negli anni venti.224
Mari dunque si sposta nelle Marche, prima a Fano e poi a Pesaro, e in questa regione fra il 1931 e il 1934 viene multato varie volte per una serie di reati collegati alla frode commerciale e alla vendita di prodotti alimentari non a norma, venendo definito «di cattiva condotta morale» e «dedito al giuoco».225
In questo peregrinare fra le Marche e la Lunigiana, Mari è protagonista di un fatto curioso:
223 G. Chiappini (a cura di), Antifascisti della Lunigiana nella guerra civile spagnola, cit., p. 60 224 A. Treves, Le migrazioni interne nell'Italia fascista, cit., pp. 33-34
225 Scheda biografica della Prefettura di Massa, 19 settembre 1938, in ASM, cit., b. 100 fasc. Mari Silvio
«Il 2 maggio 1932 MARI Silvio di Carlo e BELLOTTI Vittoria […], si presentò all'anagrafe di questo Comune [Pontremoli] per avere la carta d'identità dichiarando all'impiegato le generalità false rispondenti al nominativo di certo GHELFI Firmino di Emilio e fu BELLOTTI Erminia, nato a Succisa (Pontremoli) il 27 novembre 1910. L'impiegato fece osservare all'interessato che il 31 ottobre 1931 gli era stata rilasciata altra carta d'identità Nº 2823 – ma questi rispose di averla smarrita. - Così senza preventivamente controllare la fotografia del cartellino, della precedente tessera scaduta – gli venne rilasciata l'altra Nº 3022 intestata al GHELFI suddetto e con fotografia del MARI Silvio che questi ne è tuttora in possesso.
Il 27 luglio 1936 il vero GHELFI richiese a sua volta la carta d'identità a titolo di rinnovo […], e fu appunto dal confronto delle fotografie che venne chiarito l'equivoco e accertata la falsità in atto commessa dal MARI.»226
Un tentativo di celare la sua vera identità, forse per sfuggire alle varie ammende di cui abbiamo parlato sopra, non escludendo il movente politico della falsificazione, per un futuro espatrio all'estero, anche se fino alla sua dipartita per la Spagna non si era mai fatto notare politicamente, non essendo segnalati «precedenti politici negli atti dell'arma di Pontremoli» e non avendo mai espresso «idee sovversive».227
Queste ultime non mancano certo nella coscienza del Mari, che il 19 agosto 1937 viene segnalato dalla Direzione generale di P.S. transitante per Parigi e diretto in Spagna.228
Alla moglie Margherita Rossi viene revisionata la corrispondenza, da cui sappiamo che il marito le scrive prima da Parigi e da Lugano, mentre riguardo alle motivazioni dell'espatrio del Mari sostiene che «espatriò clandestinamente nella prima quindicina del mese di giugno», ma di «ignorare il motivo» della dipartita del marito.229
In Spagna Mari è arruolato come autista del 13º Battaglione della XIV Brigata Internazionale “Marselleise”, formatasi nel dicembre 1936, e poi diviene comandante di una imprecisata compagnia franco-belga.230
Come per Malachina, anche per Mari le dichiarazioni rilasciate dopo l'arresto del luglio 1940 ci permettono di fare luce sull'esperienza spagnola e francese, una fonte sicuramente utile in assenza di una memorialistica personale, ma da prendere sempre con le dovute cautele, per i tentativi degli interrogati di sminuire il loro ruolo tra le 226 Tenenza dei Carabinieri di Pontremoli al Capo di Gabinetto del Questore di Massa, 15 ottobre
1937, in Ivi
227 Scheda biografica della Prefettura di Massa, cit.,
228 Direzione generale della P.S. al Prefetto di Massa-Carrara e al Prefetto di Pesaro, 19 agosto 1937, in Ivi
229 Prefettura di Pesaro-Urbino alla Direzione generale di P.S., 27 ottobre 1937, in Ivi
230 Un battaglione franco-belga è effettivamente presente fra quelli componenti la XIV Brigata, vedasi la tabella in E. Acciai, Il contributo italiano al volontariato internazionale in Spagna, cit., pp. 81-82
file dei repubblicani:
«Verso la metà del 1937 da Pesaro […], espatriò clandestinamente in Svizzera, passando poi in Francia senza poter trovare una sistemazione in dette regioni per difficoltà ad ottenere permessi di soggiorno. Accettò pertanto l'offerta di uno spagnolo di recarsi in Spagna come meccanico autista e, […], giunse in autobus a Figueras, poi a Valencia e indi a Madrid lavorando sempre in officine per riparazioni d'automezzi. […] nel gennaio 1939 si imbarcò per Barcellona raggiungendo poi la frontiera francese. In Francia fu dapprima internato nel campo di concentramento di Argelle sur Mer [Argelès-sur-Mer]231, quindi trasferito in quello
di Gurs232, ove fu costretto a far parte delle Compagnie di lavoro e inviato in prossimità della
frontiera svizzera. Disertò dal lavoro passando la frontiera svizzera, ma dai gendarmi fu riconsegnato alle autorità francesi che lo rinchiusero nella cittadella di Besançon […] dove fu liberato dalle truppe tedesche. […]
Durante la permanenza in Spagna inviò denaro alla famiglia servendosi di intermediari che evidentemente facevano parte dell'organizzazione del Soccorso Rosso.»233
231 Argelès-sur-Mer è una località francese situata nel dipartimento dei Pirenei Orientali. La proposta di costruire un campo di accoglienza dei rifugiati spagnoli sul litorale risale al maggio 1938, ma è solo il 30 gennaio 1939 che vengono iniziati i lavori di costruzione del campo, collocato lontano dai centri abitati, ma vicino ad una stazione ferroviaria, per poter essere facilmente rifornito. Quando giungono i rifugiati la costruzione non è ancora terminata, con baracche e ripari di fortuna che accolgono migliaia di rifugiati in pochi giorni, fino a raggiungere la cifra di 130.000 uomini. Il 1º marzo vi sono ancora 81.000 persone, ma con l'apertura dei campi di Saint-Cyprien e Barcarès, Argelès si svuota progressivamente, fino all'evacuazione totale del 1º luglio 1939. Per
informazioni su Argelès-sur-Mer e sui campi d'internamento francesi: E. Acciai, I. Cansella, Storie di indesiderabili e di confini. I reduci antifascisti di Spagna nei campi francesi (1939-1941), Effigi, Arcidosso 2017; S. Barba, De la frontière au x barbelés. Les chemins de la Retirada 1939, Trabucaire, Canet 2009; G. Dreyfus-Armand, E. Temime, Les camps sur la plage, un exil
espagnol, Autrement, Paris 1995; R. Grando, X. Febrés, J. Queralt, Camps du mépris: des chemins de l'exil à ceux de la Résistance, 1939-1945, Trabucaire, Canet 2004; A. Koestler, Schiuma della terra, il Mulino, Bologna 2009; MinCulPop (a cura di), Gli italiani nei campi di concentramento in Francia. Documenti e testimonianze, Società editrice del libro italiano, Roma 1940; D.
Peschanski, La France de camps. L'internement 1938-1946, Gallimard, Paris 2006; J.-C. Pruja, La guerre d'Espagne: de la République aux camps de l'exil: réfugiés dans les Pyrénées et sur la côte catalane, Sutton, Saint-Cyr-sur-Loire 2009; P. Ramella, La Retirada. L'odissea di 500.000 repubblicani spagnoli esuli dopo la guerra civile (1939/1945), Lampi di stampa, Milano 2003 232 Gurs è una località francese del dipartimento dei Pirenei Atlantici. Il 15 marzo 1939 le autorità
francesi decidono di costruire un campo per accogliere i rifugiati spagnoli e i combattenti delle Brigate Internazionali, ancora sistemati alla meglio nelle spiagge. Il 25 aprile viene ultimata la costruzione in uno spazio di circa 79 ettari, con 428 baracche, a loro volta raggruppate in 13 “îlot”, ognuno dotato dei servizi igienici e di cucina. Gli “îlot” erano divisi in quattro sottogruppi: i combattimenti repubblicani di origine basca (“îlot” A,B,C e D); i combattenti delle Brigate Internazionali provenienti da 52 paesi (“îlot” G,H,I e J); i militari dell'aviazione repubblicana (“îlot” E,F e G); gli altri combattenti antifranchisti (“îlot” K,L e M). Tra l'aprile 1939 e il maggio 1940 transitarono per il campo di Gurs 27.350 persone. Per informazioni sul campo di Gurs si vedano i tre studi di Claude Laharie: Gurs, 1939-1945. Un camp d'internement en Béarn, Atlantica, Biarritz 2005; Gurs, l'art derrière les barbelés 1939-1944, Atlantica, Biarritz 2007; Le camp de Gurs 1939-1945, un aspect méconnu de l'histoire de Vichy, J&D, Pau 1993
I tentativi di ridimensionare la propria posizione si rivelano inutili per Mari, che viene assegnato al confino per 5 anni a Ventotene, incrociando il suo percorso con quello di Malachina. Come quest'ultimo, anche Mari non dà «prova di ravvedimento» e può lasciare Ventotene solo l'11 agosto 1943, ritornando a Pontremoli. Circa due mesi dopo, il 17 ottobre, i Carabinieri di Pontremoli perdono le sue tracce, essendosi Mari allontanato verso «ignota destinazione».234
È l'inizio dell'esperienza resistenziale per Mari, che questa volta può combattere il fascismo nel paese natale, assieme alla moglie Margherita Rossi “Tina”.
Inizialmente Mari ha il ruolo di staffetta nel battaglione “Picelli”, altra denominazione derivata da un combattente antifascista morto in Spagna, il parmigiano Guido Picelli.
Nel battaglione “Picelli”, comandato da Fermo Ognibene “Alberto” prima e da Dante Castellucci “Facio” poi, Mari è inquadrato nel distaccamento “Antonio Gramsci”, comandato da Nello Quartieri “Italiano”, con commissario politico Antonio Cabrelli “Salvatore”, un altro dei nostri tredici volontari.
Nel settembre 1944 Mari viene nominato comandante dell'“Antonio Gramsci”, ora promosso al rango di battaglione, mentre in seguito agli accordi del 29 ottobre 1944, il “Gramsci”, assieme al “Vanni” e al “Matteotti-Picelli”, daranno vita all'omonima Brigata “Antonio Gramsci”. Al fine di non generare confusione, il battaglione di Mari assume il nome di battaglione “Giuliano Maccione”, sappista morto nelle carceri del XXI fanteria a La Spezia. Negli ultimi giorni prima della Liberazione, Mari diviene vice-comandante della “Brigata Beretta” della Divisione “Cisa- Parmense”, impegnata nel rallentare la ritirata delle truppe nazifasciste, che verranno poi accerchiate nella sacca di Fornovo dalle truppe alleate.
Nel dopoguerra, Mari si trasferisce a Roma, dove muore il 30 dicembre 1956.235