Nel frattempo la situazione militare per la Repubblica è peggiorata. Sul finire del 1937, i nazionalisti hanno chiuso definitivamente il fronte nord con la conquista dei Paesi Baschi e delle Asturie, mentre il flusso di materiale proveniente dall'URSS si riduce, e la caduta del governo Blum in Francia rende più difficile il passaggio dei rifornimenti alla frontiera.83
L'offensiva repubblicana di Teruel, a cavallo fra la fine del 1937 e l'inizio del 1938, pensata per distogliere le truppe nazionaliste dal fronte di Madrid, non sortisce gli 80 P. Broué, É. Témime, La rivoluzione e la guerra di Spagna, cit., pp. 329-330
81 E. Hemingway, Per chi suona la campana, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1985, pp. 256- 258
82 S. G. Payne, La primera democracia española. La Segunda República, 1931-1936, Ediciones Paidós, Barcelona 1995, p. 411
effetti sperati. Anzi, le forze di Franco riescono a raggiungere il 15 aprile la cittadina costiera di Viñaroz, poco sotto la foce del fiume Ebro, formando un corridoio che divide in due la zona controllata dai repubblicani, separando la Catalogna dal resto della Spagna lealista.
Juan Negrín, cerca di sferrare un'offensiva diplomatica, pubblicando un piano in 13 punti il 1º maggio:
1. Assicurare l'assoluta indipendenza e integrità della Spagna. 2. Liberare il territorio spagnolo dalle forze straniere.
3. Difendere la Repubblica spagnola e uno Stato basato su principi democratici.
4. Indire un plebiscito appena finita la guerra.
5. Senza ledere l'unità della Spagna, proteggere e incoraggiare le culture delle sue varie popolazioni.
6. Garantire i diritti dei cittadini: libertà di coscienza e di pratica religiosa.
7. Rispettare le proprietà legali e di capitali stranieri. 8. Profonda riforma agraria e democrazia nelle campagne.
9. Legislazione sociale avanzata per garantire i diritti dei lavoratori. 10. Miglioramento della cultura fisica e morale della nazione.
11. Esercito indipendente dai partiti politici, strumento del popolo. 12. Rinuncia alla guerra come strumento di politica nazionale. 13. Ampia amnistia per tutti gli spagnoli.
Un vano tentativo, visto che Franco non è disposto ad accogliere alcun punto, non avendo intenzione di scendere a patti e con l'unico scopo di portare la guerra fino in fondo e vincerla.84
Nel frattempo anche la situazione internazionale complica ulteriormente le cose per la Repubblica. Il 16 aprile viene firmato a Roma dall'ambasciatore inglese Lord Perth e dal ministro degli esteri italiano Galeazzo Ciano l'accordo anglo-italiano, fra le cui parti prevede l'impegno dell'Italia a non avere rivendicazioni territoriali in Spagna e di ritirare le proprie forze ma solo una volta assicurata la vittoria di Franco.85
L'ennesimo affronto al Comitato di non-intervento e alla sua Commissione, ormai un'istituzione puramente simbolica, presieduta da Lord Plymouth, già Sottosegretario agli Affari Esteri inglese. La Commissione agisce con lentezza, affronta i problemi 84 A. Beevor, La guerra civile spagnola, cit., pp. 388-389
85 E. Collotti, Fascismo e politica di potenza. Politica estera 1922-1939, La Nuova Italia, Milano 2000, pp. 350-353
urgenti aggiornando le sedute, perdendosi in estenuanti discussioni sul considerare o meno armamenti le maschere antigas, ignorando però le prove concrete della violazione del patto di non-intervento.86
Ma soprattutto il 1938 è l'anno dell'annessione dell'Austria (marzo) e del territorio cecoslovacco dei Sudeti (ottobre) alla Germania. Mentre per la questione austriaca non viene attuata alcuna misura dalle grandi potenze, la questione dei Sudeti, territorio appartenente alla Cecoslovacchia ma con una forte presenza tedesca rischia di rompere gli equilibri europei, con una Cecoslovacchia dotata di un esercito efficiente e garantita da un trattato di alleanza con la Francia e l'URSS.
L'intera faccenda viene risolta alla Conferenza di Monaco del 29 settembre, alla presenza dei rappresentanti di Germania, Gran Bretagna, Italia e Francia, ma non della Cecoslovacchia, che è costretta a cedere il territorio dei Sudeti alla Germania, preludio allo smembramento dello stato cecoslovacco della primavera del 1939.87
L'apparente pace raggiunta a Monaco mette fine alle speranze della Repubblica e di Negrín di una possibile guerra europea che possa coinvolgere le democrazie europee ed aiutare in qualche modo la Spagna.
L'unica iniziativa degna di nota del Comitato di non-intervento è la decisione del 5 luglio di ritirare i volontari stranieri, decisione accolta il 26 luglio dalla Repubblica e il 15 agosto dal governo di Franco, a condizione che il numero di ritirati sia uguale per entrambi i contendenti.88
Negli stessi giorni l'esercito della Repubblica sferra un'offensiva con quasi 90.000 uomini che prevede l'attraversamento del fiume Ebro in vari punti del suo corso. La notte fra il 24 e il 25 luglio inizia l'avanzata, che nel complesso raggiunge dai 5 ai 15 chilometri, con l'eccezione della zona centrale dell'attacco, dove Líster penetra per una quarantina di chilometri.
Anche questa offensiva è destinata a fallire, dopo un periodo di sostanziale stabilizzazione del fronte e, fra la fine di ottobre e l'inizio di novembre, i nazionalisti sferrano la controffensiva decisiva, costringendo quel che resta dell'esercito repubblicano a ripassare sulla riva sinistra dell'Ebro.89
La battaglia dell'Ebro è l'ultimo confronto a cui prendono parte le Brigate Internazionali, che vengono ritirate dalla Spagna:
«En la sesión de septiembre de la Asamblea General de la Sociedad de Naciones, el 86 P. Preston, La guerra civile spagnola, cit., pp. 123-124
87 A. Varsori, Storia internazionale. Dal 1919 a oggi, il Mulino, Bologna 2015, pp. 85-89
88 M. Tuñón de Lara, Storia della repubblica e della guerra civile in Spagna, Editori Riuniti, Roma 1976, p. 635
Gobierno republicano propuso la salida de todos los voluntarios que luchaban en España y como prueba de su buena fe (y de la antipatía que Negrín sentía por el Comité de Londres) ofreció la retirada de los voluntarios pro-republicanos bajo la supervisión de un organismo internacional. El 1 de octubre, la Sociedad de Naciones votó favorablemente la propuesta: fue constituida una comisión presidida por el general finlandés Jalander, el brigadier británico Molesworth y el coronel francés Homo. Se negoció con los países interesados la repatriación de los voluntarios de las respectivas nacionalidades. En el caso de los italianos, alemanes y austríacos, como evidentemente no podían volver a sus patrias, se concertó su repatriación a varios países hispanoamericanos; […] El 15 de noviembre de 1938, el mismo día en que los nacionales cruzaban el Ebro en lo que iba a ser el empujón final hacia la victoria, se celebró en Barcelona un desfile de despedida de las Brigadas. Fue un desfile lleno de espíritu de hermandad. Con su sacrificio y su entusiasmo, los extranjeros habían despertado la admiración de los españoles a quienes habían ayudado; [...]»90
In ottobre vengono anche portati in giudizio i dirigenti del POUM arrestati in primavera, escluso ovviamente Nin. Forse Stalin e i comunisti si aspettano processi teatrali con confessioni clamorose, proprio come accade contemporaneamente a Mosca, dove sono in corso le Grandi purghe per epurare il partito comunista dai cospiratori interni, che essi lo siano veramente o meno.91
Ma il processo prosegue in maniera diversa, ministri ed ex ministri repubblicani, tra cui Largo Caballero e Zugazagoitia (già ministro dell'Interno), testimoniano a favore degli imputati e la corte li assolve dall'accusa di tradimento e spionaggio, condannandoli però a varie pene detentive per le sommosse del maggio 1937 e per attività antirivoluzionarie pregiudizievoli allo sforzo bellico.92
Mentre le forze nazionaliste si preparano all'offensiva della Catalogna, nel dicembre 1938 il primo ministro repubblicano Negrín formula una nuova idea di regime politico, una «dittatura repubblicana» basata su un «Fronte Nazionale» in cui dovrebbero confluire tutti i membri dei partiti del Fronte Popolare.93
Chi dovrebbe far parte di questo nuovo grande partito?
«He [Negrín] believes that nonparty military men […] must be included in the new party and also prominent representatives of the intelligentsia who are currently outside of the party and hence outside of the Popular Front. […] There is no returning to the old parliamentarism; it will be impossible to allow the “free play” of parties as it existed earlier, for in this case the Right might once again force its way into power. This means that either a unified political 90 F. Schwartz, La internacionalización de la guerra civil española, cit., pp. 202-203
91 A. Graziosi, L'Urss di Lenin e Stalin. Storia dell'Unione Sovietica 1914-1945, il Mulino, Bologna 2007, pp. 416-426
92 H. Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Einaudi, Torino 1963, pp. 594-595 93 G. Ranzato, L'eclissi della democrazia, cit., p. 593
organization or a military dictatorship is necessary. He does not see any other way.»94
Nei piani di Negrín quindi si profila un regime politico simile a quello che sta instaurando Franco nella zona nazionalista, con un forte partito nazionale che possa ergersi sopra il classico parlamentarismo, cercando di rappresentare tutta la nazione, almeno nelle intenzioni dei suoi sostenitori.
In ogni caso i piani di Negrín non avranno mai occasione di essere messi in atto, visto il crollo della Repubblica e della sua popolazione ormai stanca della guerra, che è sul punto di essere persa:
« […] there was a very general and widely felt exhaustion among the Spanish proletariat, the result of nearly thirty months of a civil war which had brought only cumulative material deprivation at home and a sense of growing despair in the face of an ever-bleaker international situation. This reached its nadir at Munich in September 1938, when not only Czechoslovakia but also the Spanish Republic was sacrificed on the altar of appeasement. But even more far reaching in its effects was the demoralisation of the middle classes, and specifically the perspective of financial and industrial interests in Catalonia, the very groups which constituted the power base of the PCE. For these groups the PCE was no longer a saviour, it was no longer seen either as providing protection against revolution and disorder or as a vehicle for winning the war; rather it had become the abiding obstacle to a negotiated settlement with Franco and the oligarchic interests which he represented. In Catalonia, the interests of capital naturally stood opposed to the principle of a scorched earth tactic because it would necessarily have entailed the destruction of factories, workshops and the capital equipment therein.»95
L'avanzata nazionalista si completa all'inizio del 1939, con la conquista di Barcellona il 26 gennaio e di tutta la Catalogna nel febbraio successivo, lasciando alla Repubblica la zona compresa tra Madrid, Valencia, Alicante ed Almeria.
A Madrid il colonnello Segismundo Casado rovescia il governo di Negrín il 5 marzo, riflettendo la disperazione della capitale ridotta alla fame e bisognosa di pace; viene creato anche un Consiglio di Difesa presieduto dal generale José Miaja, distintosi nella difesa di Madrid dell'autunno 1936. La speranza in una pace onorevole si infrange contro la volontà di Franco di ottenere una resa incondizionata, che viene formalizzata il 28 marzo. I membri della giunta Casado e del governo Negrín prendono la via dell'esilio, mentre le ultime città in mano ai repubblicani si arrendono e il 1º aprile Franco può dichiarare la fine della guerra.
94 R. Radosh, M. R. Habeck, G. Sevostanov (edited by), Spain Betrayed, cit., p. 499 95 H. Graham, P. Preston (edited by), The Popular Front in Europe, cit., p. 126