V. Lunigiana e dintorn
2. Società e Politica
La città di La Spezia è il polo d'attrazione economica più vicino alla Lunigiana. La Spezia conosce uno sviluppo economico e demografico grazie ai primi stabilimenti industriali e infrastrutture portuali, tra cui solo per citarne alcuni, l'OTO Melara, i cantieri navali del Muggiano, la Termomeccanica, lo stabilimento FIAT San Giorgio. Ma è soprattutto la decisione di costruire il regio arsenale militare marittimo, i cui lavori iniziano nel 1862 per terminare nel 1869, ad influire sullo sviluppo della città e a creare posti di lavoro, con gli operai e i manovali impiegati 165 P. Quartieri, L'emigrazione nella Lunigiana toscana, in AA.VV., Studi Lunigianesi, vol. IV,
Associazione “Manfredo Giuliani”,Villafranca in Lunigiana, 1974, pp. 24-25
166 D. Kirk, Europe's population in the interwar years, League of Nations, New York 1946, p. 279 167 A. Treves, Le migrazioni interne nell'Italia fascista. Politica e realtà demografica, Einaudi,
nei lavori di costruzione di tutte le infrastrutture necessarie e il personale amministrativo militare e civile necessario alle attività dell'arsenale. Il numero dei residenti passa così dai 15.330 nel 1861 ai 73.603 nel 1901.168
Le altre due città della zona, Massa e Carrara, sono al centro delle attività di estrazione, lavorazione ed esportazione del marmo, ricavato dalle adiacenti Alpi Apuane, che si estendono dalla Lunigiana sud-orientale fino alla Versilia. catena montuosa caratteristica della zona per i suoi rilievi aspri, differenti dal vicino tratto dell'Appennino.
La città di Carrara è protagonista delle sommosse del gennaio 1894, che seguono di poco lo stato d'assedio della Sicilia deciso dal governo Crispi, per avere la meglio sul movimento dei Fasci siciliani. Sorto nel 1891, raggiunge il suo apice nell'autunno 1893 con scioperi ed agitazioni nell'isola, è di ispirazione socialista e libertaria, e si pone l'obiettivo di migliorare le condizioni dei lavoratori e di ottenere interventi e riforme in campo fiscale ed agrario.169
L'agitazione del 13 gennaio, «che doveva combinare l'espressione della solidarietà nei confronti degli insorti siciliani con un vero e proprio sciopero dei lavoratori del marmo» si trasforma in una sommossa:
«Senza alcuna organizzazione preventiva, […] nella serata del 13 si ebbero vari scontri dei manifestanti con i carabinieri e si registrò l'assalto a numerosi posti del dazio […]. Una volta impossessatisi delle armi sottratte alle guardie daziarie, i rivoltosi si concentrarono sulla Foce sparando ai carabinieri a cavallo, […] Il 14 gennaio era domenica, e i manifestanti utilizzarono le campane delle chiese per chiamare a raccolta i lavoratori e tentare l'assalto ai principali edifici pubblici, venendo fermati con le armi dalla cavalleria che sparò sulla folla. Il giorno seguente veniva proclamato lo sciopero generale, e il 16 si ebbero gli incidenti più gravi, allorché un nuovo tentativo di assalto alla città fu fermato da alcune centinaia di soldati che uccisero otto manifestanti e ne ferirono diverse decine. Il moto, così come si era rapidamente e spontaneamente costituito, altrettanto rapidamente si dissolse, […] Il gabinetto Crispi inviò a Carrara in qualità di commissario straordinario il generale degli alpini Nicola Heusch che il 17 gennaio proclamò lo stato d'assedio e istituì i tribunali di guerra. […] Furono pertanto denunciati ben 680 operai e celebrati 208 processi per direttissima, seguiti da 462 condanne a pene che variavano da uno a 30 anni».170
Sulla scia di un processo iniziato nel 1891 con il sorgere della prima Camera del 168 A. Bianchi, Storia del movimento operaio di La Spezia e Lunigiana 1861-1945, Editori Riuniti,
Roma 1975, p. 11
169 S. Fedele (a cura di), I Fasci siciliani dei lavoratori 1891-1894, Rubbettino, Soveria Mannelli 1994; S. F. Romano, Storia dei Fasci siciliani, Laterza, Bari 1959
Lavoro italiana a Milano, promossa da gruppi di proletari ed intellettuali legati al Partito Operaio Italiano prima e al Partito Socialista Italiano poi, nasce un decennio più tardi la Camera del Lavoro di Carrara, preceduta dalla creazione delle prime leghe di resistenza delle varie categorie lavoratrici:
«La prima lega a costituirsi è quella dei fabbri, agli inizi del 1901; seguono poi la Lega lustratori, la Lega scalpellini, la Lega cavatori, la Lega muratori, la Lega sarti, la Lega lizzatori […] E il processo si dilata nei mesi successivi: altre Leghe si aggiungono, mentre la Lega cavatori, cresciuta a dismisura, si scinde per Leghe di frazione. Il 26 maggio 1901 può quindi costituirsi ufficialmente la CdL; a questo processo organizzativo dà il suo valido contributo la Federazione Nazionale Arti Edili ed Affini, più conosciuta come l'Edilizia, in cui le Leghe dei lavoratori del marmo si inquadrano.»171
Sia le leghe dei lavoratori, sia la Camera del Lavoro prevedono l'estraneità da «ogni questione politica», recependo i socialisti apuani le indicazioni del Partito sulla distinzione tra «movimento politico e movimento economico di classe»; nella prima Commissione Esecutiva della Camera del Lavoro troviamo accanto ai socialisti, anche repubblicani ed anarchici. Vi sono naturalmente delle differenze nel modo di concepire il sindacato da parte delle varie forze popolari, con i socialisti che individuano nell'Edilizia «un momento sindacale e di classe qualitativamente più avanzato», mentre anarchici e repubblicani esaltano la Camera del Lavoro «come strumento di diretta partecipazione politica».
Alla fine del 1901 la Camera del Lavoro può contare su circa 8.000 aderenti delle 23 leghe di Carrara, Massa e Versilia, mentre l'Edilizia conta 4.100 affiliati tra i marmisti della zona, distribuiti in 11 sezioni.172
Mentre nelle città della zona è avviato il processo di industrializzazione e di organizzazione dei lavoratori, nella Lunigiana interna l'attività industriale fatica a trovare il suo spazio in un'economia che si regge sostanzialmente sull'agricoltura e su piccole attività commerciali e artigianali, come la costruzione di oggetti e attrezzature necessari per le varie attività agricole (torchi, botti, tini, macine, panieri di vimini etc.).
Una terra, secondo la definizione dello studioso locale Giulivo Ricci,
«di piccoli imprenditori economici, politicamente attardata, dove il parroco, il medio proprietario terriero, il libero professionista, generalmente attestati su posizioni moderate, 171 L. Gestri, Documenti ed immagini, in L. Gestri (a cura di), Sindacato e lotte operaie nel territorio
Apuano (1901-1996), Edizioni Sophia, Pisa 1996, p. 13
clericali o vagamente liberali e paternalistiche, esercitavano una notevole influenza orientando i suffragi dei pochi abitanti che godevano del diritto elettorale politico»173
Da una parte abbiamo un movimento clericale saldo e presente soprattutto nelle campagne, dalla parte opposta una componente genericamente democratica espressa dalla piccola borghesia intellettuale ed artigiana, da cui usciranno successivamente i primi socialisti della Lunigiana.
Tra le prime attività industriali che si fanno spazio nel panorama lunigianese troviamo quelle di tipo estrattivo nel comune di Fivizzano, dove si trovano alcune cave di marmo delle Alpi Apuane, a cui sono connesse le attività inerenti al trasporto e alla lavorazione del prodotto. Troviamo anche un'altra attività di tipo estrattivo, come ad esempio alcune cave di arenaria, mentre sono presenti diverse fornaci, ad Aulla e a Pontremoli, queste ultime di proprietà delle ditte che stanno costruendo la linea ferroviaria La Spezia-Parma, che verrà completata nel 1894 e che rompe l'isolamento della regione, portando nuove speranze di sviluppo industriale nella zona.
Nel Fivizzanese sono presenti due opifici per il trattamento della seta, a Villafranca una fabbrica per la produzione di acido solforico e nitrico, seguita nel 1902 da uno stabilimento per la produzione di estratti concianti e coloranti. Mentre nella vicina Mulazzo si trovava un impianto di produzione di dinamite, che riceve i prodotti del primo impianto di Villafranca, che appare come «la piccola Manchester della Lunigiana», secondo la definizione di Lorenzo Gestri.174
Per quanto riguarda i primi movimenti politici, l'Alta Lunigiana e con essa Pontremoli, uno dei centri più popolosi della zona, sembra essere l'eccezione in un panorama in cui vi è scarsa coscienza politica e il diritto di voto è ancora privilegio di pochi, almeno fino al suffragio universale maschile del 1912.
Come abbiamo già visto ad un movimento clericale influente soprattutto nelle campagne, con il proprio riferimento nella curia di Pontremoli e nel vescovo, fanno da contraltare una piccola borghesia intellettuale e i ceti artigiani. Nascono nel periodo successivo all'unità d'Italia le Società operaie di Mutuo Soccorso, destinate a vita breve per via dell'ambiente non propizio ad iniziative del genere; vedasi il caso di Pontremoli, dove nel 1876 nasce una Società di questo tipo, ma è costretta ben presto a chiudere per l'ostracismo del vescovo e delle famiglie agiate della zona. Attorno alla figura dell'avvocato Pietro Bologna e di alcuni giovani intellettuali va 173 G. Ricci, Alceste De Ambris. Dal socialismo eroico di Lunigiana al sindacalismo rivoluzionario,
Aulla 1974, p. 23
174 L. Gestri, Capitalismo e classe operaia in provincia di Massa-Carrara. Dall'Unità d'Italia all'età giolittiana, Leo S. Olschki, Firenze 1976, pp. 59-61
formandosi l'interesse per il movimento operaio e socialista, in una zona fino ad allora quasi immune ad ogni influenza internazionalista.
Nel 1885 viene fondato il Circolo Operaio Pontremolese, che prima di approdare al PSI come linea politica, oscilla fra le diverse posizioni della democrazia borghese, avendo un unico punto fermo, l'anticlericalismo.
Di rimando, sotto la spinta del vescovo David Camilli, di posizioni intransigenti, nasce il 14 ottobre 1891 la Società Operaia Cattolica di Mutuo Soccorso, inaugurata con la benedizione della bandiera nel Duomo di Pontremoli e con le dichiarazioni del vescovo in chiave antiliberale.175
Assieme all'avvocato Pietro Bologna emergono altre due figure importanti del primo socialismo lunigianese, Alceste De Ambris e Luigi Campolonghi.
De Ambris, nato a Licciana Nardi il 15 settembre 1874, aderisce al giovane Partito socialista italiano, fondato nel 1892, tanto è vero che già nel 1894 viene proposto per il domicilio coatto perché «pericoloso in linea politica».176 Egli sarà protagonista
degli scioperi agrari di Parma del 1908, deputato alla Camera per il PSI nel 1913, acceso interventista nel primo conflitto mondiale e partecipe della breve esperienza della Reggenza del Carnaro come Capo di Gabinetto del governo di quest'ultima, nata dopo la conquista della città di Fiume da parte di Gabriele D'Annunzio e dei suoi legionari.
La Carta del Carnaro, la carta costituzionale della Reggenza, viene redatta da De Ambris e successivamente rielaborata da D'Annunzio, che la traspone in «prosa d'arte» e apporta alcune modifiche, fra cui l'utilizzo di «termini arcaici tratti dal linguaggio degli antichi statuti comunali e corporativi» per indicare le varie istituzioni.177
Inizialmente vicino al fascismo sansepolcrista, negli anni a seguire si allontanerà da questa posizione, andando in esilio in Francia nel 1923, dove fonda e presiede la Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo (LIDU), assieme all'amico Luigi Campolonghi, quest'ultimo segretario.
Nell'ottobre 1926 Campolonghi e De Ambris promuovono a Nérac un convegno per avviare le trattative per la formazione di una concentrazione delle forze antifasciste, inizialmente intesa non come un fronte unico tra i vari partiti, ma come un unione di uomini che si muovono nell'azione unitaria antifascista pur avendo idee diverse, superando il concetto di partito:
175 Ibid., pp. 171-173
176 G. B. Furiozzi, Alceste De Ambris e il sindacalismo rivoluzionario, Franco Angeli, Milano 2002, p. 8
177 R. De Felice, La carta del Carnaro nei testi di Alceste De Ambris e di Gabriele D'Annunzio, il Mulino, Bologna 1973
«Forse riemergeva, nella proposta di accantonare o superare i partiti, l'eco dell'antica polemica del sindacalismo rivoluzionario nei confronti dei partiti, rinnovata dalla critica della condotta che i partiti antifascisti avevano avuto negli anni della crisi dello Stato liberale e dell'affermazione del fascismo, durante i quali essi si erano dimostrati inefficienti, inetti e impotenti a fronteggiare la distruzione della democrazia e l'instaurazione della dittatura, assistendo inerti alla propria disfatta. La sfiducia nei vecchi partiti era per molti aspetti anche l'espressione di uno stato d'animo generazionale, cioè l'insofferenza degli antifascisti più giovani verso organismi politici che appartenevano all'Italia prefascista e giolittiana, verso la quale essi provavano disprezzo e repulsione. […]
La consapevolezza che la vittoria del fascismo era dipesa, in misura notevole, dalle divisioni dei suoi avversari, più impegnati a combattersi fra di loro, che a unirsi per combattere contro il nemico comune, cominciava ad emergere anche fra gli stessi vecchi partiti».178
L'altro grande protagonista delle nostre vicende, Luigi Campolonghi, nasce a Pontremoli il 14 agosto 1876, iscritto al Collegio Maria Luigia di Parma, da cui viene espulso nel 1894 per propaganda sovversiva.
Campolonghi, De Ambris e Bologna danno vita il 23 gennaio 1898 al periodico socialista La Terra, «un foglio a carattere locale, sorto per dare più consistenza all'azione capillare che i giovani socialisti svolgevano nell'alta Lunigiana».
La pubblicazione avrà vita breve, infatti nel maggio dello stesso anno la Toscana viene posta in stato d'assedio dal generale Heusch, come conseguenza dei tumulti annonari della regione, che non hanno però luogo nella zona di Massa e Carrara, inspiegabilmente inclusa nel provvedimento di Heusch.
Il 13 maggio vengono sciolte le sezioni e i circoli socialisti lunigianesi, mentre è vietata la pubblicazione de La Terra nelle zone poste in stato d'assedio, motivo per cui il foglio verrà stampato a Parma. Vengono arrestati gli esponenti socialisti di Aulla e Pontremoli, tra cui l'avvocato Bologna, mentre Campolonghi ripara prima sui monti di Zeri e poi in Francia, dove si trova già De Ambris, colpito da una condanna per diserzione militare.179
Impegnato nell'attività di giornalista, diviene corrispondente di alcuni giornali italiani tra cui il Messaggero di Roma e il Secolo di Milano, che nel 1910 lo manda a Barcellona per seguire il processo dell'anarchico Francisco Ferrer e successivamente a Parigi come corrispondente, svolgendo durante la prima guerra mondiale una propaganda per favorire l'intesa fra Italia e Francia.
Nel 1923 torna in Italia per dimettersi da corrispondente dei due giornali presso cui lavora, ormai inesorabilmente convergenti verso il fascismo e ritorna in Francia, 178 E. Gentile, Fascismo e antifascismo. I partiti italiani fra le due guerre, Monnier, Firenze 2000,
pp. 270-273
dove abbiamo visto la sua esperienza incrociarsi con quella del conterraneo De Ambris.180
Alla vigilia della prima guerra mondiale la situazione della Lunigiana non è migliorata di molto rispetto alla fine del XIX secolo, con poche attività industriali sorte, come lo Jutificio di Aulla, mentre nei centri maggiori è sempre presente un piccolo ceto di commercianti e bottegai. L'analfabetismo, specie fra gli anziani, è ancora elevato, i servizi pubblici come acquedotti, fognature, strade sono carenti o inesistenti.181
Dal punto di vista politico, le varie amministrazioni comunali sono generalmente legate al democratico-costituzionale, con le opposizioni socialiste deboli o inconcludenti.
Nel comune di Pontremoli il partito socialista diventa invece una forza di maggioranza, grazie proprio a Pietro Bologna, eletto sindaco il 12 settembre 1910, alla guida di una lista “bloccarda”, composta da una maggioranza di socialisti e da uomini di altre correnti democratiche. Bologna sarà sindaco di Pontremoli fino al gennaio 1920 e la sezione socialista di Pontremoli verrà radiata dal partito “per indisciplina” nel 1914, a causa della scelta “bloccarda”, in un momento in cui nel partito prevalgono le posizioni massimaliste ed intransigenti.182