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ANALISI DELLA PERFORMANCE DEGLI INVESTIMENTI NEL MERCATO DELL'ARTE

4.3 I Fondi di Investimento in arte

Si è visto come l'arte non abbia sinora avuto una valutazione univoca sulla reale possibilità di diversificare un portafoglio azionario. Ma l'analisi si è concentrata su quelle figure che utilizzano principalmente le aste per effettuare i loro acquisti, considerandole come un tramite per fare il buon investimento.

Da qualche anno si sono sviluppati i fondi comuni di investimento in arte: individui facoltosi dalle grandi possibilità economiche affidano la gestione (e quindi la diversificazione) del proprio portafoglio azionario ad un gruppo di esperti che investono i loro capitali nel mercato dell'arte.

240 Frey B. S. e Eichenberger R., On the Rate of return in the art market: Survey and evaluation. In

Esistono vari modi per investire in arte. Se l'acquisto diretto richiede una conoscenza approfondita delle opere e degli artisti (adatto principalmente ai collezionisti “esperti”), gli investitori che ne sono privi possono ricorrere ai fondi di investimento in arte: sono dei fondi simili a quelli tradizionali per modalità e struttura, ma offrono all'investitore la possibilità di diversificare il proprio portafoglio finanziario tramite le opere d'arte241.

Gli Art Investment Funds rappresentano una nuova strada per coloro che desiderano investire una parte dei propri risparmi. Il funzionamento di tali fondi è simile a quello per gli altri asset finanziari, solo che cambia il campo di applicazione: l'acquisto di opere d'arte.

A sottoscrivere questi fondi sono gli HNWI visti nel paragrafo 4.2, ovvero individui che hanno a disposizione ingenti somme di denaro da reinvestire per diversificare il proprio portafoglio. Ed è solo a questi individui dal patrimonio medio-alto che viene proposta questa nuova possibilità di diversificazione, e vengono esclusi coloro che non hanno somme abbastanza elevate. L'arte continua ad essere una bene d'élite. Ma perchè scegliere questo fondo di investimento rispetto a quelli più tradizionali? La principale motivazione è la diversificazione: ogni sottoscrittore può decidere se concentrare le sue quote su un singolo artista e dividerle su diverse correnti, effettuando così una “diversificazione nella diversificazione” e abbassando non di poco il livello di rischio. Inoltre, chi decide di approcciare all'arte in questo modo avrà delle spese minori; quando un singolo individuo decide di acquistare un'opera all'asta, deve sempre calcolare circa un 20% di buyer's premium, mentre se acquista in galleria dovrà considerare una commissione che mediamente si aggira intorno al 30%. A queste percentuali vanno poi aggiunti i costi di trasporto, le assicurazioni, i costi di conservazione. Il fondo, invece, acquistando un gran numero di opere, può ottenere prezzi ridotti sulle commissioni con le case d'asta e con gli altri dealers. I costi somigliano a quelli degli hedge found: 2-5% di tasso d'ingresso, più un 2-3% per le commissioni di gestione e un 20% di tasso di performance242.

241 Signer R. e Baumann D., Il mercato dell'arte torna a crescere. In https://infocus.credit-

suisse.com/app/article/index.cfm?fuseaction=OpenArticle&aoid=306447&coid=162&lang=IT , 12 maggio 2011.

242 Pirrelli M., La corsa ai fondi di investimento in arte. In ArtEconomy24, in Plus24, supplemento

Questi fondi possono essere chiusi, privati o hedge; vengono sottoscritti su richiesta dell'investitore e spesso dislocati in paesi off shore; solitamente non sono vigilati, né dalla Fsa né da altre autorità, ad eccezione, in Italia, del fondo Pinacotheca di Vegagest autorizzato dalla Banca d'Italia (non ancora operativo)243.

I benchmark di riferimento di questi fondi sono indici come il Mei Moses, Artnet, Art Market Research e Artprice. Ed è proprio grazie ai risultati di questi indici che si dispone di dati utili per analizzare la performance e i benefici derivanti dalla diversificazione.

All'investitore non è richiesta una particolare conoscenza della storia dell'arte o dei movimenti artistici; sono i gestori del fondo, infatti, ad assemblare la collezione. Terminata la collezione e finito il periodo di investimento (il cosiddetto periodo di Lock-in) l'insieme di opere viene rimesso nel mercato per essere vendute secondo modalità precedentemente stabilite. I profitti che ne derivano vengono divisi tra gli investitori che hanno sottoscritto le quote.

Le tipologie di fondi in circolazione sono principalmente due: quelli a lungo termine (dieci anni) con lock up che vanno dai tre ai cinque anni e diversificazione su tutto il periodo della storia dell'arte, e quelli a breve termine (cinque anni) che puntano sul contemporaneo, dove è più facile fare trading244.

Andy Warhol, ad esempio, è ritenuto moneta scambiabile con gran facilità, così come Keith Haring e Roy Lichtenstein, per non parlare degli artisti indiani e cinesi emergenti245.

In teoria, secondo quanto detto sopra, investire in un art fund dovrebbe rappresentare un'attività meno rischiosa e meno onerosa dell'investire “direttamente” in arte; ma, nella pratica, gli esiti di cui si ha notizia certa non sono stati dei migliori. La crisi ha decimato molti di quei fondi lanciati nel mercato dal 2006, negli anni del boom del mercato; tra le vittime il Trading Art Fund lanciato da Chris Carlson e Justin Williams, che potevano vantare della presenza di un consigliore del calibro di Charles Saatchi, è andato in liquidazione alla fine del 2009246. Stessa sorte è toccata alla serie di fondi Osian's, in seguito

243 Pirrelli M., La corsa ai fondi di investimento in arte. In ArtEconomy24, in Plus24, supplemento

de Il Sole 24 Ore, 1 dicembre 2007.

244 Zorloni A., L'economia dell'arte contemporanea. Mercati, strategie e star system. op. cit. p.187. 245 Pirrelli M., La corsa ai fondi di investimento in arte. In ArtEconomy24, in Plus24, supplemento

de Il Sole 24 Ore, 1 dicembre 2007.

all'accantonamento di questa scelta da parte degli investitori ai primi sentori della tendenza economica negativa.

Il 2010 ha mostrato un inizio più solido in riferimento a tale segmento: ha visto le sottoscrizioni da parte della Pericca Merchant Bank di New York che ha lanciato il Contemporary Art Fund (fondo di diritto lussemburghese) e di Studio Investimenti Sg di San Marino che ha ottenuto l'approvazione dalla Banca Centrale di San Marino per il Regolamento di Gestione del Fondo Scudo Arte Moderna che investe l'80% in beni artistici e il restante 20% in asset finanziari. Nel 2011 è stato lanciato anche in Russia il primo grande fondo d'investimento in arte, Sobranie, quotato per 467 milioni di dollari. Ma la vera rampa di lancio arriva dalla Cina: il pericoloso boom del mercato dell'arte è contagiato dalla presenza di svariati Chinese Art Investment Trusts, moltiplicatisi negli ultimi anni; il governo ha definito obiettivo primario il settore dei beni culturali, e sono sorte così le borse valori dell'arte per investitori cinesi (la Shenzhen Cultural Asset and Equity Exchange)247.

Segue l'America Latina con Artemundi e Brazilian Golden Art Fund che hanno raccolto poco più di 100 milioni di dollari tra il 2009 e il 2011. Negli Stati Uniti si è recentemente costituita l'Art Investment Council, seconda associazione dopo la nascita nel 2009 di The Art Fund Association248.