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GLI INDICI DEL MERCATO DELL'ARTE

3.3 Da Rush a Nomisma: una rassegna della letteratura sui principali indici del mercato dell'arte

3.3.1 Il Mei-Moses Art Inde

Jainping Mei e Michael Moses, docenti di finanza alla Stern School of Business della New York University, hanno elaborato un indice che permette di avvicinare il mondo della finanza a quello dell'arte. Nel loro lavoro, Art as an Investment and the Undeperformance of Masterpieces (2002), hanno considerato i dipinti venduti presso le case d'asta di New York tra il 1950 e il 2000, tutti commerciati più di una volta ciascuno. Assunto come i due maggiori ostacoli nell'analizzare il mercato

aggiudicazioni d'asta. op.cit. p. 50.

165 Pesando J. E., Art as an Investment: the Market for Modern Prints. American Economic Review,

vol. 83, n.5, pp. 1075-1089.

166 Poiché le sedute d'asta si concentrano nei mesi di maggio-giugno e novembre-dicembre,

Pesando ha ritenuto calcolare la variazione ogni sei mesi, per ottenere risultati più attendibili. Cfr, Pesando J. E., Art as an Investment: the Market for Modern Prints. op. cit. p. 1077.

dell'arte siano l'eterogeneità delle opere e la non-frequenza del loro commercio, i due economisti hanno cercato di superare questi problemi costruendo un nuovo insieme di dati, basati sulle vendite ripetute, e facendo riferimento ai prezzi record raggiunti; si è così avuto un decisivo incremento nel numero delle comparazioni dei prezzi rispetto agli studi precedenti, come quelli di Baumol e di Goetzmann. Hanno raccolto quasi 5.000 coppie di dati riguardanti i prezzi delle opere vendute nel periodo 1875-2000; con questo grande numero di dati a disposizione, sono stati in grado di costruire un indice annuale per l'arte, così come degli indici minori (sempre annuali) per le opere americane, per gli Old Masters, gli Impressionisti e le pitture moderne per diversi periodi. Questi indici annuali vengono quindi utilizzati per indirizzare la discussione se la caratteristica rischio- rendimento delle opere d'arte sia in grado di reggere bene il confronto con i tradizionali titoli finanziari, come azioni ed obbligazioni167.

Studiare il valore delle opere d'arte con i metodi finanziari non è cosa possibile. I prezzi stilati dalle gallerie o direttamente dagli artisti non sono né affidabili né facilmente reperibili; al contrario, i prezzi delle vendite all'asta sono disponibili nei cataloghi, e possono andare a costituire un database che permette di determinare il cambiamento nel valore degli oggetti d'arte sia nei diversi periodi che nelle diverse collezioni. È stato allora creato un database per il mercato americano, principalmente quello di New York, e si sono analizzate tutte le vendite avvenute nelle maggiori case d'asta dal 1950 al 2000.

Se un'opera era già stata precedentemente venduta ad un'asta, si è recuperato il catalogo che ne riportava il prezzo di aggiudicazione.168 Molti dipinti contavano

più vendite ripetute, alcuni addirittura sei ciascuno; ogni rivendita (quindi ogni coppia di valori) rappresenta un unico punto nel database, che conta in tutto, come è stato detto, più di 5.000 voci.169 I dati sono stati continuamente analizzati, in

modo da garantire la costruzione dell'indice annuale a partire dal 1871.

167 Mei J. e Moses M., Art as an Investment and the Underperformance of Masterpieces. In

American Economic Review 92, n.5, 2002, p.1656.

168 Le fonti principali per questi studi sono state reperite alla “The New York Public Library” e alla

“Watson Library” del Metropolitan Museum of Art.

169 Per le opere vendute all'estero si è convertito il prezzo in dollari utiizzando i dati a lungo

termine forniti dalla Global Financial. Mei J. e Moses M., Art as an Investment and the Underperformance of Masterpieces. op. cit. p. 1657.

La totalità dei dati raccolti ha subito una suddivisione in tre grandi categorie: la prima riguarda gli American Paintings, databili tra il 1700 e il 1950; la seconda comprende gli Impressionisti e l'Arte Moderna (datata tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX); la terza riguarda gli Old Masters, intesi come le opere create tra la fine del XII secolo e prima della fine del XIX.

Il numero di osservazioni di vendita e di rivendita per anno di acquisto, dal 1875 al 2000, vengono riprodotti nella figura 3.1.

Figura 3.1 Numero di osservazioni delle transizioni di vendite e rivendite

Fonte: Mei J. e Moses M., Art as an Investment and the Underperformance of Masterpieces.

Nel database sono reperibili 4.896 coppie di prezzi, delle quali 899 riguardano gli American Paintings, 1.709 gli Impressionisti e 2.288 gli Old Masters.

Si può notare come i dati siano abbastanza scarsi per il periodo dal 1875 al 1935, ma come aumentino rapidamente dopo il 1935. Dal grafico si evince inoltre come la maggior parte di opere acquistate sia detenuta per lunghi periodi di tempo (in media 28 anni) (Mei e Moses 2002); questo indica come le opere acquistate nel primo periodo vengano rivendute dopo diversi anni.

1875 1895 1915 1935 1955 1975 1985 1995 0 100 200 300 400 500 vendite rivendite

La discriminazione dell'insieme dei dati è un'importante nodo focale che porta all'interpretazione di questo studio: la procedura di selezione basata sulle vendite multiple avvenute nelle maggiori case d'asta americane tende a troncare entrambi i lati della distribuzione del rendimento (Mei e Moses 2002). Il campione scelto potrebbe soffrire di una “chiusura all'indietro” dei dati, come viene definita dagli autori, intendendo che i dati delle opere vendute prima del 1950 provengono solo dalle transazioni avvenute da Christie's e da Sotheby's.

Data la reputazione di queste case d'asta, il database può presentare delle incertezze riguardanti i dipinti di grande valore dopo il 1950; ad ogni modo, queste debolezze possono essere mitigate da due fattori. Il primo riguarda il fatto che i dati raccolti comprendono un grande numero di opere dal rendimento decisamente scarso; questo in parte è dovuto al fatto che le case d'asta sono obbligate a vendere tutte le opere che hanno a disposizione, che siano di grande valore oppure no. C'è comunque da sottolineare come Christie's e Sotheby's abbiano in passato incentivato la vendita di opere a basso prezzo di artisti affermati per attrarre nuovi collezionisti. Quindi, sono stati analizzati anche dati di opere che hanno avuto un crollo sostanziale. Secondo, i dati precedenti al 1950 vengono da case d'asta ben note, perciò sono stati esaminati sempre i prezzi di artisti ormai affermati. Ad ogni modo, i dipinti attualmente di grande valore che sono stati acquistati molto tempo fa a prezzi inferiori direttamente dagli artisti o dai galleristi, non sono stati compresi nel campionamento; ugualmente sono stati esclusi i capolavori di appartenenza alle collezioni museali (Mei e Moses 2002). A causa di queste distorsioni, il rendimento medio annuale di un investimento in arte delle opere vendute più di una volta deve essere considerato come approssimativo, poiché è legato al rendimento medio ottenuto dagli investitori nel corso del periodo; il rendimento potrebbe inoltre essere ridotto dai costi di transizione. Allo stesso modo, anche i titoli finanziari avranno sofferto in questo lungo arco di tempo di alcune distorsioni, come la liquidità del mercato o i costi di transizione. Questo punto sarà approfondito nel Capitolo 4.

La repeated sales regression (RSR) utilizza i prezzi di acquisto e di vendita dei singoli beni, per stimare le fluttuazioni del valore in un bene medio o

rappresentativo in un determinato periodo di tempo. Anderson (1974), Goetzmann (1993) e Pesando (1993) hanno applicato questo metodo al mercato dell'arte. Il beneficio di utilizzare questa metodologia è che l'indice che ne risulta si basa su prezzi relativi della stessa opera; lo svantaggio maggiore dipende dal fatto che l'indice è costruito su vendite multiple, che sono però solo una piccola parte di quelle realmente disponibili. Chanel e Ginsburgh (1996) hanno esposto le debolezze di questo metodo. Nella tabella 3.4 vengono riportati i valori dell'indice globale per il mercato dell'arte da Mei e Moses.

Lo studio sul rendimento del mercato dell'arte effettuato da Mei e Moses e l'andamento di tale segmento rispetto ai titoli azionari viene approfondito nel capitolo 5.