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Il lato della domanda mirato all'investimento

ANALISI DELLA PERFORMANCE DEGLI INVESTIMENTI NEL MERCATO DELL'ARTE

4.2 L'interesse economico verso le opere d'arte

4.2.2 Il lato della domanda mirato all'investimento

La domanda “speculativa”, in questo caso intesta come il lato della domanda teso all'investimento, nasce da tutti quei soggetti come le banche, le corporate art collections e i fondi pensionistici che in questi ultimi anni hanno deciso di legare la propria immagine a quella dell'arte e con l'intenzione di ottenere delle rivalutazioni del capitale investito. In base ai criteri perseguiti è importante fare una distinzione tra colui che viene definito investitore rispetto al semplice speculatore.

L'investitore ha come obiettivo quello di diversificare il suo portafoglio (e quindi anche il suo patrimonio) e considera il bene artistico come un bene rifugio; agisce solitamente in un'ottica di medio-lungo periodo, acquistando le opere solo quando il mercato dell'artista è già formato (quindi nel momento in cui la domanda è

231 The Boston Consoulting Group, Federico Lalatta Costerbosa, “Quale potenziale per le

Fondazioni e gli Istituti di Credito dai prestiti di opere d'arte?”. Atti del convegno Valorizzazione

del Patrimonio Artistico delle istituzioni finanziarie, Fondazione Pinacoteca Giovanni e Marella

Agnelli, Torino, 14 aprile 2011. Ulteriori informazioni sono state tratte da

http://www.arteconomy24.ilsole24ore.com/news/2011/04/09/25_B_PRN.php ,

http://www.arcadja.com/artmagazine/it/2011/04/06/valorizzazione-del-patrimonio-artistico-delle- istituzioni-finanziarie-opportunita-e-problematiche-dellattivita-di-prestito/ .

232 The Boston Consoulting Group, Federico Lalatta Costerbosa, “Quale potenziale per le

Fondazioni e gli Istituti di Credito dai prestiti di opere d'arte?” op. cit.

sostenuta da accertamenti sicuri sulla base dei dati ottenuti dalle aste internazionali). Per compiere le scelte giuste, spesso si fa guidare da un Art Advisor.

Lo speculatore, invece, tende ad agire in un'ottica di breve periodo: acquista nel momento in cui il mercato di un artista si deve ancora formare; e se il trend dell'artista acquistato non dovesse salire, tende a disfarsi velocemente delle opere. A differenza degli altri buyers, lo speculatore ha come scopo quello di trovare un impiego finanziario che gli possa garantire il rendimento più elevato: punterà maggiormente su quelle opere caratterizzate dal più rapido rialzo delle quotazioni. Egli acquista, in poche parole, per “fare l'affare”: sarà particolarmente sensibile all'aumento dei prezzi, al rischio finanziario e a tutti quegli altri rischi che potrebbero insorgere (ad esempio una possibile falsificazione)234. In realtà in

questo brevissimo elenco dei protagonisti della domanda “speculativa” potrebbero essere citati anche gli investitori in art funds: alcuni di questi, infatti, per ottimizzare il proprio portafoglio finanziario affidano la gestione del loro patrimonio a gestori esperti, con l'unico obiettivo di aumentare le proprie ricchezze. Ma di questo ne parleremo in un altro paragrafo.

Le principali determinanti della domanda “speculativa” sono una funzione dell'andamento dei rendimenti sui mercati finanziari, della disponibilità di liquidità per fortune fatte altrove (per esempio nel campo immobiliare o borsistico) e della presenza di strutture di mercato aggreganti la domanda e l'offerta, come le case d'asta235. I vantaggi che si possono ottenere da questo tipo di

investimento, scrive sempre la Zorloni, possono essere ricondotti principalmente a quattro motivazioni. La prima è la diversificazione: l'investitore che mira ad ottenere un buon tasso di ritorno dai propri risparmi deve diversificare i propri investimenti, valutandone la redditività nel lungo periodo senza compiere operazioni affrettate. Poi c'è l'elemento della redditività: si è visto nei paragrafi precedenti come le analisi svolte sulla domanda per le opere d'arte si siano concentrate in particolar modo sull'andamento dei valori economici dei beni stessi, rilevati tramite i prezzi di aggiudicazione delle aste. L'analisi delle variazioni dei prezzi ha spinto gli economisti ad ipotizzare un andamento parallelo

234 McAndrew C., Fine Art and High Finance. op. cit. p. 24.

tra il mercato dell'arte contemporanea e il mercato borsistico, anche nel tentativo di valutare e misurare il grado di fungibilità tra investimento in opere d'arte e investimento in titoli azionari (Trimarchi, 2004). Al terzo posto si trova la fiscalità: in alcuni paesi chi acquista in opere d'arte può godere di alcune agevolazioni fiscali rispetto a chi investe invece nei più tradizionali settori dell'immobiliare e finanziario. Il principale vantaggio per i privati che desiderano investire in opere d'arte e che vivono in paesi che non pongono tassazioni, è quello di non pagare tasse sul Capital Gain in caso di plusvalenza dalla compravendita di opere d'arte; inoltre, sulle opere d'arte non vengono mai applicate le tasse di successione, nemmeno se il capitale ereditato supera la soglia di non tassabilità236. Inoltre, dal 1996 un libero professionista può dedurre l'1%

dell'acquisto come spesa di rappresentanza; ciò significa che un'impresa può detrarre come costi di produzione le spese per quadri se li colloca in un locale di rappresentanza237. Ultimo elemento è la fruibilità: l'arte più di ogni altra forma di

investimento garantisce una fruizione estetica al possessore dell'opera.

Acquistare un'opera d'arte come bene di consumo o come investimento dipende esclusivamente dalle preferenze dell'acquirente e dai suoi intenti finanziari. Ad ogni modo, sottolinea la McAndrew, nessuna delle due posizioni estreme può portare esclusivamente vantaggi. L'elemento della liquidità nel mercato dell'arte è troppo bassa da permettere le tattiche dei comuni investitori certi di trarne un profitto; inoltre, anche i collezionisti più appassionati sarebbero degli imprudenti se non tenessero conto delle implicazioni finanziarie del loro investimento238.