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La Galerie Mesens (1930-31)

TRA UTOPIA E MERCATO

II.1 La collezione di Roland Penrose e la diffusione del surrealismo in Gran Bretagna

II.2.3 La Galerie Mesens (1930-31)

L'acquisto del lotto di undici tele di Magritte, insieme alle opere già in possesso, fu funzionale ai nuovi progetti commerciali che Mesens, nonostante il crash economico del 1929, stava pianificando già nei primi mesi del 1930, e che di fatto si concretizzarono con l'apertura della Galerie Mesens233. Prima che il

230 Lettera di E.L.T. Mesens a René Magritte, 5 giugno 1930 (RPA/MESENS). La sottolineatura è presente nell'originale. Parte del documento è trascritto in MAGRITTE 1992, p. 118.

231 La richiesta di non superare la cifra pattuita dal vecchio contrato era stata espressa da Mesens.

La lettera è trascritta in MAGRITTE 1992, p. 118. Per un'identificazione delle tele offerte da Magritte, cfr. ibidemeGEURTS-KRAUSS 1998, pp. 66-67.

232 Cfr. MAGRITTE 1992, pp. 118-119.

233 Al momento non sono stati rinvenuti documenti d'archivio che attestino con precisione quali

progetto fosse attuato il gallerista passò alcuni mesi alla ricerca di partners con i quali condividere una qualsivoglia impresa commerciale finalizzata alla vendita e all'esposizione di dipinti. Dopo aver testato la sua naturale propensione al business, egli era ormai risoluto nel voler continuare a dedicarsi al mercato dell'arte. A causa del crisi economica i suoi ex-collaboratori, van Hecke e De Ridder, si erano ritirati dai grandi affari per continuare le proprie attività commerciali privatamente, scelta che indusse Mesens a cercare altrove dei soci da coinvolgere nell'«entreprise "commerce de tableaux"»234.

Una delle proposte vide protagonista l'editore francese Jacques-Olivier Fourcade, al quale Mesens domandò di adibire a spazio espositivo ed alla relativa vendita di quadri una sala che egli possedeva inutilizzata a Parigi235. La lettera inviata a Georgette Camille, che in quel momento lavorava nella Maison Fourcade236, chiarisce le strategie commerciali del progetto proposto e l'abilità di Mesens negli affari finanziari. La richiesta iniziale prevedeva che Fourcade fornisse la sala di cui era proprietario gratuitamente, mentre gli eventuali oneri tipografici per le mostre sarebbero state a carico dell'impresa. La galleria sarebbe stata un'ottima vetrina pubblicitaria per la casa editrice di Fourcade, la quale era stata aperta solo recentemente237. I ricavati proposti sarebbero stati ripartiti tra i tre collaboratori coinvolti, nelle percentuali del 40% rispettivamente per Mesens e Fourcade e del 20% per Camille. Per attivare l'affare, Mesens era ben cosciente

fossero le opere effettivamente possedute da Mesens durante gli anni di attività alla galleria L'Époque. Alcuni sintetici cenni sulla Gallerie Mesens sono forniti in GEURTS-KRAUSS 1998, pp.

59-67.

234 Lettera di E.L.T. Mesens a Georgette Camille, 14 marzo 1930 (GETTY/MESENS, Box 3-Folder 2).

235 Jacques-Olivier Fourcade aveva una libreria a Parigi in rue de Passy, che nel 1929 fu integrata da una casa editrice e trasferita al 22 di rue de Condé. Tra i collaboratori più stretti si ricordano Henri Michaux e Jean Paulhan. Cfr. VRYDAGHS 2008, p. 57.

236 Georgette Camille era una poetessa, traduttrice, critica letteraria per la testata

«L'Instransigeant», inoltre collaborò con numerose riviste tra cui «Cahiers du sud», «Le Grand Jeu» e «Bifur». Dal dicembre 1929 al dicembre 1931 fu segretaria di redazione di «Échanges», una rivista trimestrale di letteratura inglese e francese diretta da Allanah Harper ed edita da Fourcade. Per maggiori approfondimenti sulla Harper ed «Échanges»; cfr. JONSSON 2011.

237 Scriveva Mesens: «répétez lui [a Fourcade] que cela donne du mouvement autour de ses éditions»; lettera di E.L.T. Mesens a Georgette Camille, 14 marzo 1930 (GETTY/MESENS, Box 3-Folder 2).

della necessità di mettere insieme uno stock iniziale di opere funzionale alla pianificazione delle attività, tant'è che rimarcava a Georgette: «Que peut-il [Fourcade] faire sans moi? A-t-il un stock? Connaît-il suffisamment les peintres?

Je puis constituer un stock très intéressant en peu de temps», infine chiudeva la lettera sollecitando una risposta repentina238. A causa del mancato accordo tra le parti l'affare non andò a buon fine. Nella lettera di risposta che arrivò ad agosto, Camille asseriva che Fourcade avrebbe accettato la proposta con clausole ben diverse da quelle auspicate da Mesens. Infatti, l'editore francese declinò perentoriamente la concessione gratuita della sala, per la quale chiedeva invece un affitto di 1.500 franchi francesi al mese, inoltre reclamava un guadagno sulle vendite pari al 50%, e non al 40% come era nelle intenzioni del gallerista belga239.

A causa del disaccordo Mesens decise allora di attivare il progetto in autonomia. Così, aprì nel dicembre 1930 la Galerie Mesens, un proprio spazio espositivo ubicato a Bruxelles, in rue de la Pépinière240. Il piano imprenditoriale fu pianificato nell'estate del 1930, ma la galleria ebbe vita breve poiché fu chiusa solo un anno dopo la sua inaugurazione, a causa non soltanto della dilagante crisi finanziaria di cui anche il Belgio rimase vittima, ma anche perché nell'ottobre del 1931 aveva iniziato a lavorare al Palais de Beaux-Arts di Bruxelles, dove fu ingaggiato come addetto alle vendite241. Durante i mesi di attività alla Gallerie Mesens furono allestite esposizioni di Magritte, Arp, Miró, Marcoussis, Guiette, Ensor, Dufy, Chagall, Schirren, degli espressionisti Permeke, De Smet, van den Berghe e degli scultori Zadkine e Jespers242. La galleria si presentava dunque come una sorta di continuum dell'Époque, e di fatto Mesens usufruì per l'allestimento delle mostre delle opere provenienti oltre che dalla propria collezione, anche da quelle di De Ridder e van Hecke, i quali più volte avevano incaricato l'amico di mediare la vendita di opere in loro possesso243. Preludio

238 «D'ailleurs, l'on me propose en ce moment deux affaires très intéressantes...»; ibidem.

239 Lettera di Camille Georgette a E.L.T. Mesens, 11 agosto 1930 (GETTY/MESENS, Box 3-Folder 2).

240 Cfr. GEURTS-KRAUSS 1998, pp. 59-72.

241 Nel mese di agosto De Ridder scrive a Mesens a chiusura di una lettera: «Je te souhaite bonne chance avec tes nouvelles entreprises»; 12 agosto 1930 (GETTY/MESENS, Box 3-Folder 2).

242 Cfr. GEURTS-KRAUSS 1998, p. 64.

243 Nei mesi precedenti l'apertura della galleria, Mesens si mise spesso in contatto con De Ridder

all'avvio della galleria fu la costituzione di un piccolo stock di magazzino, il quale già annoverava i Magritte precedentemente acquistati, ma anche alcuni pezzi ricevuti come parte delle ricompense di mediazioni, come ad esempio la tela del pittore Hubert Malfait, proveniente dalla collezione De Ridder e da lui ceduta all'amico in pagamento di un lavoro di vendita svolto nel novembre 1929244.

Lo stock di magazzino della nuova impresa, fu costituito da Mesens grazie ad acquisti effettuati anche in gallerie della capitale belga, come ad esempio l'offerta, nel novembre 1930, che egli aveva fatto ad Émile Tielemans per un lotto di cinque opere, di cui, almeno la metà, appare come ben vendibile sui mercati nazionali245. Mesens, da buon gallerista, era ben cosciente che «les galeries ne vivent pas uniquement d'expositions que nous pouvons aimer», e per questo gli acquisti che era solito effettuare erano eclettici, tuttavia all'interno di un perimetro di scelte ben predefinito, spesso dettato dal suo stesso gusto personale246. La galleria non basò le sue attività esclusivamente sull'autofinanziamento, ma altri associati, soprattutto amici ed ex collaboratori, furono coinvolti nell'impresa, primo fra tutti van Hecke. Che la figura di Paul Gustave fosse anche in questo

che, come van Hecke, nonostante la chiusura dell'Époque continuava privatamente la sua attività di mercante d'arte. Ad esempio risale al marzo 1930 l'intermediazione di Mesens per la vendita di una statuetta di Archipenko di cui era entrato in possesso De Ridder. Cfr. lettere di André De Ridder a E.L.T. Mesens, 4 e 15 marzo 1930 (GETTY/MESENS, Box 3-Folder 2).

244 De Ridder aveva affidato a Mesens la liquidazione di un gruppo di opere di sua proprietà. Alla richiesta di Mesens di ricevere in cambio della mediazione una delle opere in suo possesso, De Ridder rispose: «D'accord pour te donner, pour ta commission, une toile de Malfait à choisir entre celles que je te montrerai dés qu'il te sera possible de venir à Anvers»; lettera di André De Ridder a E.L.T. Mesens, 4 novembre 1929 (GETTY/MESENS, Box 2-Folder 12).

245 Le cinque opere, di proprietà privata, che si trovavano in conto-vendita presso la galleria Tielemans erano: un disegno di Klee, uno di Papazoff, una gouache di Zadkine, un dipinto di Lurçat ed uno di Ernst. La galleria Tielemans era un'oreficeria che si occupava anche della vendita di arte contemporanea, situata al 41 Chaussée de Charleroi (vicino all'ex galleria L'Époque ormai chiusa). Mesens, per le tele a cui era interessato, fece un'offerta pari a 5.000 franchi belgi; cfr.

lettera della galleria Tielemans a E.L.T. Mesens, 9 novembre 1930 (GETTY/MESENS, Box 3-Folder 2).

246 Lettera di E.L.T. Mesens a Georgette Camille, 14 marzo 1930 (GETTY/MESENS, Box 3-Folder 2).

caso implicata emerge da una lettera redatta in occasione della liquidazione dello stock dello spazio espositivo di Mesens, nella quale van Hecke scriveva247:

Il a été question de la liquidation Galerie Mesens. [...] je suis maintenant très occupé [...] mais si tu pouvais me rencontrer un soir, je serais très content de me trouver avec toi, pour toi-même et pour la liquidation des comptes que tu me feras connaître248.

Il documento lascia intendere che l'affare non aveva visto la cooperazione solo di van Hecke, ma anche di Georges Vriamont, uno scrittore e ricco editore musicale belga, nonché collaboratore del Palais des Beaux-Arts di Bruxelles249. La fondazione di sociétés anonymes costituite, in genere, da benestanti magnati, era piuttosto comune in Belgio per le imprese commerciali relative all'arte, poiché permetteva di impegnarsi in progetti finanziariamente a rischio salvaguardando, tuttavia, i propri patrimoni personali e mettendo a repentaglio esclusivamente la quota d'avvio della società.

Una volta liquidata la galleria e saldati i debiti, Mesens continuò privatamente l'attività di mercante in parallelo con il lavoro al Palais des Beaux-Arts, dove aveva ottenuto, nel 1931, un vero e proprio contratto che gli consentì una maggiore tranquillità finanziaria250. Significativo è quanto scritto da Christiane Geurts-Krauss a proposito degli anni di Mesens trascorsi al Palais: «Il [Mesens] profit de ses nombreux loisirs pour augmenter sa collection personnelle

247 L'autrice, ad oggi, non ha ritrovato nessun inventario che chiarisse la composizione dello stock della Galerie Mesens.

248 Lettera di P.-G. van Hecke a E.L.T. Mesens, 23 aprile 1933 (GETTY/MESENS, Box 3-Folder 7).

249 Egli era stato patrocinatore di James Ensor e Paul Magritte, il fratello musicista di René.

250 Il 9 febbraio 1931 van Hecke aveva fondato un'associazione senza scopo di lucro chiamata L'Art Vivant, tra i cui membri comparivano personalità vicine al Palais des Beaux-Arts, come Gilbert Périer (segretario generale), Claude Spaak (segretario) e Alex Salkin-Massé (tesoriere), insieme a molti altri nomi del panorama culturale, artistico ed industriale del Belgio. Fu proprio grazie a van Hecke che Mesens era probabilmente entrato in contatto diretto con il gruppo dirigente del Beaux-Arts, dove nel 1931 era stata istituita l'Association auxiliaire des expositions diretta da Spaak fino al 1933, nella quale il surrealista collaborò come venditore ed organizzatore di mostre. I gravi problemi economici indussero L'Art Vivant alla liquidazione e per questo il suo stock fu venduto in un'asta privata nel maggio 1933. Per ulteriori dettagli su L'Art Vivant, cfr.

DEVILLEZ 2012a, pp. 91-101; per l'Association auxiliaire des expositions, cfr. GEURTS-KRAUSS

1998, pp. 73-80.

et pour s'adonner à d'autres occupations, comme la poésie, l'édition de livres et de revues d'avant-garde bien entendu»251. Durante il periodo al Beaux-Arts, infatti, il collezionista raccolse un numero considerevole di opere che in parte conservava a casa dei genitori, dove ancora viveva, mentre un secondo cospicuo gruppo era depositato nei magazzini del Palais ed utilizzato, con i pezzi di proprietà di quest'istituzione, per le mostre252. Questi anni furono estremamente fruttiferi per Mesens, non solo in virtù dell'incremento esponenziale della raccolta-stock personale, ma anche perché rappresentarono un'ottima scuola formativa dove perfezionare le innate capacità organizzative e le abilità mercantili sondate nelle pregresse esperienze commerciali della seconda metà degli anni Venti.