COLLEZIONISMO E MERCATO
III.1 La vendita della collezione Gaffé a Roland Penrose nel 1937
III.1.3 L'acquisto di Roland Penrose nel giugno 1937
La vendita del lotto di opere di Gaffé a Penrose fu un episodio fondamentale della storia del surrealismo inglese per una triplice ragione: consentì la costituzione del germinale stock di opere di quella che di lì a poco sarebbe stata l'unica galleria surrealista londinese, diretta da Mesens e Penrose; integrò cospicuamente la collezione privata di Penrose con prestigiose opere; infine, se contestualizzato, dunque inserito in un momento storico in cui il continente europeo era caratterizzato da un'estrema instabilità geopolitica, la vendita può essere interpretata in linea con l'attitudine condivisa da quei galleristi e commercianti che decisero di spostare i propri interessi e sedi – e di fatto le opere – in Gran Bretagna, poiché in quel momento percepita come una nazione sicura rispetto ad altre357.
A causa dell'ingente gruppo di opere rimasto invenduto fu certamente Mesens che esortò Penrose a presentare un'offerta di acquisto. L'idea di procedere in una vendita in blocco venne proposta a Gaffé in una lettera del 4 giugno, alla quale il collezionista belga rispose favorevolmente purché il prezzo netto di guadagno per lui non fosse inferiore a £ 6.500, inoltre autorizzò Mesens a domandare all'eventuale acquirente una somma maggiorata rispetto a quella richiesta in modo tale che l'eccedenza fungesse da commissione per il lavoro di mediazione358. In data 17 giugno Penrose riferì che l'offerta finale di £ 6.750 era stata accolta da Gaffé, che quindi cedette al surrealista inglese un totale di quaranta pezzi tra dipinti e disegni359.
Dopo gli accordi con Penrose, a causa dell'imminente necessità di denaro liquido, Gaffé ricontrattò il pagamento preventivamente concordato con Mesens per la mediazione dell'affare. Il collezionista belga chiese che la somma di £ 6.750 gli venisse totalmente, in cambio promise il versamento di una commissione in denaro pari a 50.000 franchi belgi, con in aggiunta: «mes trois grands et
357 Tra i galleristi espatriati in Inghilterra spiccano Alfred Flectheim e Georges Wildenstein. Cfr.
JOYEUX-PRUNEL 2017, pp. 560-566.
358 Cfr. lettera di René Gaffé a E.L.T. Mesens, 10 giugno 1937 (GETTY/MESENS,Box 4-Folder5).
359 Cfr. lettera di Roland Penrose a E.L.T. Mesens, 17 giugno 1937, cit.
importants Magritte que vous connaissez et qui représentent pour vous une valeur commerciale facilement réalisable»360. Inizialmente Mesens aveva chiesto per la mediazione il 5% sui prezzi di vendita delle opere e, come sua abitudine, un selezionato gruppo di dipinti, tra cui figurava uno dei de Chirico che fu venduto in mostra e che per questo fu sostituito da Gaffé con un «Braque cubiste ovale»
ancora in suo possesso361.
L'operazione fu un vero e proprio affare per Penrose vista l'alta qualità della collezione, tant'è che a distanza di anni egli ricordava: «To my surprise Gaffé accepted the offer, which today would be considered derisory»362. Osservando gli inventari redatti da Mesens nel giugno 1937 (figg. 64-66) nei quali sono menzionati i prezzi di acquisto ed i possibili valori di vendita, appare evidente la portata dell'investimento.
Fig. 64 Inventario della vendita della collezione Gaffé a Roland Penrose con elencate le opere di Picasso. Lista redatta da E.L.T. Mesens nel 1937.
360 Ibidem.
361 Ibidem.
362 PENROSE 1981, p. 170.
Fig. 65 Inventario della vendita della collezione Gaffé a Roland Penrose con elencate le opere di Joan Miró. Lista redatta da E.L.T. Mesens nel 1937.
Fig. 66 Inventario della vendita della collezione Gaffé a Roland Penrose con elencate le opere di Giorgio de Chirico. Lista redatta da E.L.T. Mesens nel 1937.
L'attribuzione di valore degli artisti fu gestita direttamente dai da Mesens, con il cui compito di creare un circuito collezionistico capace di accogliere le quotazioni preannunciate. Le stime, in particolare, rappresentano un importante strumento valutativo delle potenzialità dell'affare ed assumono grande rilevanza nei processi decisionali riguardanti le quote di immissione delle opere sui mercati
(figg. 67-68).
Le opere giunsero nell'abitazione di Penrose solo a fine ottobre363. Il ritardo di consegna di circa tre mesi fu causato dalla decisione di tenere i pezzi più a lungo in deposito da Zwemmer per consentire ulteriori trattative. Il subentro di Penrose aveva comportato una ricontrattazione degli accordi iniziali. La nuova stipula è elencata da Mesens in una lettera inviata a Zwemmer a settembre:
En ce qui concerne les prix nets pour moi, je vous confirme ici notre accord verbal. Il est entendu que vous vendez aux prix qui vous plaisent mais que je dois obtenir le prix net exigé antérieurement par Monsieur Gaffé additionné de 50% des bénéfices prélevés par vous et moi pendant la durée des expositions364.
Figg. 67-68 Stime redatte da Mesens nel marzo 1940 delle opere della collezione Gaffé vendute a Roland Penrose nel 1937 (a sinistra elenco delle opere di Picasso;
a destra elenco delle opere di de Chirico e Miró).
In caso di vendita, quindi, il nuovo accordo prevedeva che Penrose avrebbe ricevuto il prezzo netto pattuito dal suo predecessore, ed in aggiunta avrebbe ottenuto il 50% dei benefici ricavati dalle cifre decise dai galleristi per
363 Scrive Penrose a Lee Miller: «My pictures have arrived, the house is just full of them and the overflow takes up most of the [?] bedroom. Certainly the effect is very impressive»; lettera di Roland Penrose a Lee Miller, 25/26 ottobre 1937 (RPA/PENROSE). La lettera è parzialmente trascritta in HARTLEY 2001, p. 16.
364 Lettera di E.L.T. Mesens a Anton Zwemmer, 14 settembre 1937 (BOZAR/MESENS).
l'esposizione. Il restante 50% dei guadagni veniva suddiviso equamente tra Zwemmer e Mesens, che in questa nuova contrattazione perdevano, rispetto ai primi accordi, il 30% dei ricavi il primo, ed il 20% l'altro. Il foglio di calcolo in cui venivano conteggiate le commissioni guadagnate per la mediazione, chiarisce quanto appena esposto: con la vendita dei quattro Miró, La terre labourée (£ 225), La famille (£ 75), Le lasso (£ 75), L'étoile (£ 35) era stato realizzato un totale di £ 410 ed un profitto di £ 41, di cui £ 20,5 (50%) per Penrose ed il rimanente £ 20,5 andava per metà a Mesens, di cui il 5% alla Société Auxiliaire des Expositions, mentre la restante parte, stando ai patti descritti nella lettera, a Zwemmer365.
L'accordo risultava estremamente vantaggioso per Penrose, probabilmente per indurlo all'acquisto. In una lettera inviata a Gaffé a giugno, Penrose sottolineava che dopo il pagamento sarebbe entrato in possesso dei dipinti rimanenti, inoltre dichiarava che i guadagni realizzati sulle opere già vendute sarebbero spettati a lui366. Nella risposta Gaffé affermava di voler restare estraneo alla richiesta formulata, poiché la questione dei benefici riguardava solo Zwemmer, Mesens e Penrose367. Risulta tuttavia poco credibile che Penrose al momento della discussione dell'affare con Mesens non avesse chiarito i termini di profitto, motivo per cui la lettera a Gaffé sembra essere piuttosto una richiesta formalizzata di rinuncia ad ogni forma ulteriore di guadagno da parte del belga368. Gaffé intuisce quanto sottaciuto, tant'è che rispose: «Il est bien entendu que je m'éngage à ne pas réclamer le montant des sommes émises par Zwemmer sur les tableaux vendus par lui – et je pense que c'est ce que vous désirez que je vous écrive»369.
L'arrivo delle opere nell'abitazione di Penrose a fine ottobre 1937 non concluse gli affari. Negli anni che precedettero lo scoppio della guerra i pezzi dell'ex-collezione Gaffé furono immessi a più riprese sul mercato dell'arte soprattutto attraverso la London Gallery370. Due di questi dipinti, La femme au nez
365 Cfr. ibidem.
366 Cfr. lettera di Penrose/Mesens a René Gaffé, non datata (RPA/PENROSE).
367 Cfr. lettera di René Gaffé a Roland Penrose, 30 giugno 1937 (RPA/PENROSE).
368 L'ipotesi è avvalorata dal fatto che il testo fu scritto per mano di Mesens a nome di Penrose.
Cfr. lettera di Penrose/Mesens a René Gaffé, non datata, cit.
369 Lettera di René Gaffé a Roland Penrose, 30 giugno 1937, cit. Il corsivo è dell'autrice.
370 La London Gallery nasce come una società Ltd. i cui direttori inizialmente erano Penrose e
au quart de brie (fig. 69) di Picasso e La mort d'un esprit di de Chirico confluirono nello stock di questa galleria come pagamento dei conti di bilancio da parte di Penrose, e poi andarono nella collezione privata di Mesens371.
Fig. 69 «London Bulletin», 15-16, maggio 1939 (a sinistra è riprodotta l'opera di Picasso La femme au nez au quart de brie).
Entro la stessa data tre dipinti furono offerti in regalo ad amici surrealisti:
La bouteille de rhum di Picasso a Paul Éluard, Le coït (o Baiser) di Miró a Hugh Sykes Davies e Le regret di de Chirico a Mesens372.
Quella di regalare opere in cambio di favori o come «échange» di altri dipinti, come si è visto, era una pratica piuttosto comune nella cerchia surrealista, tant'è che un'analoga condotta verrà seguita quando nel 1938 Penrose acquistò un secondo grande blocco collezionistico, ossia la raccolta di Éluard. I doni furono
Mesens. In seguito si uniranno A.G. Batchelor, Anton Zwemmer e Peter Watson.
371 La mort d'un esprit risulta di proprietà di Mesens nell'inventario dattiloscritto e con annotazioni di Penrose datato dicembre 1939, cit. Il possesso dell'opera da parte di Mesens è confermato tempo dopo in una lettera a Soby; cfr. lettera di E.L.T. Mesens a James T. Soby, 13 marzo 1950 (MOMA/SOBY,Ref. II.C.2.7).La telaLa femme au nez au quart de brie fu pubblicata nel «London Bulletin», 15-16, maggio 1939, n. 6, come di proprietà di Penrose; tuttavia in una lettera datata 29 gennaio 1940 indirizzata a Barr, Penrose dichiarava: «This is to inform you that the Picasso painting "Femme au nez au quart de brie" is now the property of E.L.T. Mesens»; lettera di Roland Penrose a Alfred Barr, 29 gennaio 1940 (GETTY/MESENS,Box 4-Folder14). Nel 1940 a causa della chiusura della London Gallery lo stock del magazzino fu diviso tra Penrose e Mesens.
372 Le tre opere sono elencate nella nota di bilancio sotto la dicitura «Tableaux offertes à des amis». Cfr. nota di bilancio redatta da Mesens il 1 marzo 1940, cit.
realizzati dal surrealista inglese come forma di riconoscenza per mansioni o favori svolti dai tre amici oggetto dei regali373. Non è nota la data esatta delle tre offerte, tuttavia Le coït dopo essere andato a Sykes Davies tornò alla London Gallery, e qui esposto alla mostra su Miró del febbraio 1950374, successivamente fu comprato da Peter Watson ed infine, in un percorso di vendite geograficamente circolare, fece ritorno in Belgio, dove entrò nella collezione Urvater nel 1956375.
Le regret invece fu comprato il 2 luglio 1938 da Mitrinović tramite la London Gallery alla somma di £ 175376, ossia quasi il doppio della cifra di acquisto, che era stata di £ 90377. Un analogo incremento di valore aveva avuto il pastello Pastoral di Miró, venduto nel blocco Gaffé a Penrose a £ 18 e proposto a
£ 50 a Onslow Ford, che infine lo ottenne a £ 36, uno sconto dovuto al fatto che aveva realizzato cospicui acquisti di opere in galleria378.
Emblematico infine appare il caso Picasso che avendo le quotazioni più alte in termini di valori di mercato, vedeva per questo motivo delle oscillazioni in rialzo che non realizzarono mai il doppio della cifra di partenza, come invece era avvenuto per de Chirico e Miró379. Il dipinto con il valore maggiore in assoluto di tutta l'ex-collezione Gaffé era proprio la Jeune fille à la mandoline, rimasto nella collezione di Penrose fino al 1956, quando venne acquistato a New York da Nelson A. Rockefeller380.
L'unica opera picassiana venduta durante il periodo 1938-40 fu Tête de femme, un disegno d'epoca blu noto con il titolo di Profil de femme au chignon,
373 Cfr. infra, cap. III.2.3, pp. 160-171.
374 Cfr. THREE EXHIBITIONS 1950a.
375 Cfr. DE VIER HOOFDPUNTEN 1956, p. 10.
376 Lettera di E.L.T. Mesens a Roland Penrose, 9 luglio 1938 (RPA/PENROSE).
377 Sul retro di una fotografia con riprodotto Le regret Mesens scriveva: «Anciennes Coll. Eluard, Gaffé, Penrose, Mesens, Mitrinovich, Zwemmer, G. Onslow-Ford». La fotografia faceva parte dell'archivio fotografico della London Gallery, cfr. infra, appendice 5, p. 347, n. 24.
378 La proposta di acquisto emerge in una lettera di E.L.T. Mesens a Gordon Onslow Ford del 23 febbraio 1940 (GETTY/MESENS,Box 4-Folder14). Ringrazio Gerd Roos per la segnalazione del documento.
379 Picasso rimane uno degli artisti più richiesti in Gran Bretagna. Cfr. FITZGERALD 1996, pp. 190-261; GREEN 2012, pp. 20-29; BEECHEY 2012, pp. 10-19. Per la fortuna espositiva di Picasso negli anni Dieci e Venti, cfr. JOYEUX-PRUNEL 2015.
380 Cfr. THE SURREALIST AND THE PHOTOGRAPHER 2001, p. 120.
pubblicato nel secondo fascicolo del «London Bulletin» (fig. 70).
Fig. 70 «London Bulletin», 2, 1938 (a sinistra è riprodotta l'opera di Picasso Profil de femme au chignon).
L'acquisto era stato realizzato da Justin Thannhauser, il quale possedeva una galleria a Berlino e che nel 1937 a causa dell'ascesa del nazionalsocialismo fu trasferita a Parigi381. Le trattative d'acquisto tra Thannhauser e Mesens erano iniziate a gennaio del 1939 con una prima offerta da parte del mercante belga di £ 290382. Nell'ultima scambiata tra i due, il gallerista tedesco sottolineava le difficoltà di accontentare la proposta avanzata: «je ne pouvais pas me décider d'aller plus loin, étant donné l'état actuel du marché des tableaux, et la situation politique et économique en particulier. Je suis sûr, que vous aussi me comprenez»383. La contrattazione di acquisto portò, infine, alla pattuizione della cifra di £ 225,16, e l'affare fu concluso prima della monografica dedicata a Picasso alla London Gallery nel maggio di quell'anno, poiché la tela non compare tra quelle esposte384.
381 La galleria Thannhauser era stata fondata a Monaco nel 1909 da Heinrich Thannhauser. Dopo la prima guerra mondiale la gestione passò al figlio Justin che aprì due sedi espositive, una a Lucerna (1919-1937) ed una a Berlino (1927-1937). Per ulteriori approfondimenti sulle gallerie dei Thannhauser, cfr. BILSKI 2011, pp. 64-93.
382 Lettera di E.L.T. Mesens a Justin Thannhauser, 8 febbraio 1939 (GETTY/MESENS,Box 4-Folder 13).
383 Lettera di Justin Thannhauser a E.L.T. Mesens, 3 febbraio 1939 (GETTY/MESENS,Box 4-Folder 13).
384 L'opera, rimasta di proprietà della famiglia dopo la morte di Justin Thannhauser, fu donata
I rimanenti pezzi dell'affare Gaffé rimasero divisi tra la collezione di Penrose, quella di Mesens e lo stock della London Gallery, in mutevoli passaggi di proprietà che si protrassero fino alla definitiva chiusura della galleria nel 1950.
L'acquisto in blocco fu funzionale alla formazione del germinale nucleo di opere da destinare allo stock della nuova galleria surrealista, il quale verrà ulteriormente integrato, circa un anno dopo, con il secondo grande acquisto in blocco che vide nuovamente coinvolti Penrose e Mesens, ossia la vendita della collezione di Paul Éluard. L'intera trattativa Gaffé, dalla sua iniziale immissione sul mercato il 6 maggio con l'inaugurazione della mostra Miró, fino al 1 ottobre, termine del deposito da Zwemmer, si configura come un piano strutturato il cui fine era manovrare a fini speculativi il mercato dell'arte attraverso esposizioni che incrementassero i valori delle opere (fig. 71), ma fu anche un espediente per far espatriare un lotto di importanti opere d'arte moderna dal Belgio all'Inghilterra. Lo stratagemma risultò perfettamente riuscito in questo intento che seguiva dinamiche non nuove alla cerchia surrealista e che torneranno nel corso di questa trattazione. Tuttavia, seppur le opere furono quotate a prezzi ritenuti idonei per quel mercato, le vendite rimasero di fatto esigue.
Nel 1939 Gaffé tentò di tornare in possesso dell'amato dipinto di Picasso La jeune fille à la Mandoline; il collezionista aveva deciso di riallestire la sua raccolta picassiana dispersa con l'ingente vendita a Penrose del 1937. L'intento di Gaffé era procurarsi «une toile [di Picasso] de toutes les périodes importantes»385, aveva già acquistato un disegno del 1899, una Tête «de la période Lautrec»386, ed era in attesa di un dipinto «de l'époque des grosses femmes»387. Ma alla lista mancava la tela cardine della sua ex collezione, precedentemente acquistata a Parigi presso la galleria di Deniel-Henry Kanweiler; il desiderato dipinto nel 1939 era ancora di proprietà di Penrose. Nonostante il collezionista inglese non avesse intenzione di separarsi dall'opera, Mesens fece un'offerta di vendita a Gaffé pari a
£ 1.600, proponendo di versare £ 1.300 in contanti ed i rimanenti £ 300 in opere di scambio. Gaffé, che non aveva a disposizioni molti liquidi, tentò per primo di
dagli eredi al Solomon R. Guggenheim Museum di New York nel 1991, dove tutt'oggi si trova.
385 Lettera di René Gaffé a E.L.T. Mesens, 27 luglio 1939 (RPA/PENROSE).
386 Ibidem.
387 Ibidem.
contrattare l'acquisto attraverso la retribuzione in «échanges à la clé»388. In realtà il vero problema non verteva sulle metodologie di pagamento, ma piuttosto persuadere Penrose a separarsi dall'opera, «[il quale] il n'a pas besoin de vendre
"La jeune fille à la Mandoline", il ne désir pas vendre, il ne veut plus vendre ce tableau», annunciò Mesens a Gaffé389. Nonostante la posizione salda di Penrose, una nuova proposta arrivò da parte di Mesens ad agosto, egli offriva di nuovo l'opera a Gaffé, ma ad un prezzo maggiorato che ammontava a £ 1.800390. L'offerta fu comunicata a Penrose in una lettera: «Ci-joint [...] ma réponse à Gaffé, avec laquelle tu seras d'accord, j'éspère. Je suis complétement d'accord avec toi qu'il est péférable que tu gardes "La jeune fille à Mandoline"»391. Il verbo
"j'éspère" lascia intuire la necessità della vendita, infatti la London Gallery aveva in quel momento un'incessante bisogno di liquidi per continuare le sue attività.
L'introito però non arrivò, l'affare infatti non andò in porto e la tela rimase nella collezione di Penrose. Pochi mesi dopo, alla fine del 1939, la London Gallery chiuse, ed alla riapertura, dopo la guerra, La Jeune fille à la Mandoline fu nuovamente esposta nei rinnovati spazi di Brook Street, durante l'importante mostra consacrata al cubismo che fu organizzata nel 1947392.
In conclusione, l'arrivo delle prestigiose opere di Gaffé nella collezione di Penrose e nello stock della London Gallery, permise di progettare in questa galleria importanti esposizioni, tra cui le due monografiche dedicate a de Chirico e Picasso. Inoltre, con il suo investimento, Penrose evitò la dispersione del corpus, il quale, rimasto compatto fino al secondo dopoguerra, fu messo a disposizione delle attività espositive dal gruppo surrealista. I primi passaggi di vendita-acquisto relativi agli anni 1937-1940, vennero tutti effettuati dal nucleo di amici-artisti-collezionisti tacitamente associati a quel «support-system» che
388 Tra le tele offerte da Gaffé come pagamento figuravano: un Picabia, un Magritte, due Masson, un Derain, un grande Metzinger, infine diversi Miró e Braque. Cfr. ibidem.
389 Lettera di E.L.T. Mesens a René Gaffé, 15 agosto 1939 (RPA/PENROSE).
390 Cfr. ibidem.
391 Lettera di E.L.T. Mesens a Roland Penrose, 16 agosto 1939 (RPA/PENROSE). La sottolineatura è presente nell'originale, il corsivo invece è dell'autrice.
392 Cfr. THE CUBIST SPIRIT 1947, n. 11. Nel 1950 il dipinto fu esposto anche alla monografica dedicata a Picasso curata da Mesens al Casino Communal di Knokke - Le Zoute; cfr. PICASSO
1950, n. 18.
Malcolm Gee ha descritto come un apparato cosciente, sistematico ed attivo – si potrebbe quasi definire assistenziale –, i cui membri «were in a position to acquire contemporary works of art relatively cheaply and to profit from an eventual increase in their value»393.
Fig. 71 Grafico del valore medio delle opere vendute nel triennio 1937-40 provenienti dall'acquisto Gaffé di Roland Penrose.
393 Cfr. GEE 1981, p. 90.