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I bilanci della "Mostra Internazionale Surrealista"

I.2 Dall'"International Surrealist Exhibition" alle mostre surrealiste britanniche della fine degli anni Trenta

I.2.2 I bilanci della "Mostra Internazionale Surrealista"

Dai bilanci dell'esposizione, che furono redatti più di un anno dopo, il 18 novembre 1937, si evince che i conti furono chiusi in pareggio: £ 1.447,14 di

«Expenditure» e £ 1.447,14 di «Receipts» (fig. 12). A definire le entrate avevano contribuito i biglietti di accesso alla mostra, la vendita delle stampe, dei cataloghi e delle inserzioni pubblicitarie e naturalmente lo smercio delle opere, dai cui guadagni netti l'organizzazione ritenne il 20%117. I costi maggiori, invece, erano stati erogati per l'affitto delle New Burlington Galleries, la produzione dei cataloghi, i trasporti delle opere, le tasse doganali ed infine le spese pubblicitarie.

La realizzazione del progetto iniziale fu possibile grazie ad un finanziamento elargito da Penrose, che prestò £ 200 che poi gli furono restituiti118; inoltre, ulteriori fondi furono reperiti dai Guarantors, principalmente ricchi collezionisti britannici tra cui spiccano i nomi di Peter Watson, Edward James, Michael Straight e Montague Shearman, ma anche artisti e scrittori come Eileen Agar e Aldous Huxley, psicoanalisti tra cui James Strachey e Edward Glover, ed infine uomini d'affari quali William Crawford, della Crawford's Advertising Agency e J. Walter Thompson. Grazie alla costituzione di una rete di supporto territoriale fu possibile progettare ed attuare l'ambizioso evento, senza il quale, probabilmente, non sarebbe stato possibile creare un gruppo surrealista britannico e soprattutto attivare quel collezionismo interno e gravitante intorno ai neoaffiliati. Resta tuttavia, da chiarire se i conti si chiusero positivamente anche per i proprietari delle opere esposte, ossia i collezionisti, le gallerie e gli artisti prestatori.

Il documento con i bilanci mostra che l'entrata totale relativa alle vendite delle opere ammontava a £ 772,16, di cui sottratte le commissioni restavano £

117 Le inserzioni pubblicitarie presenti all'interno del catalogo della mostra includevano: la rivista inglese «Contemporary Poetry and Prose», l'agenzia internazionale di trasporti di opere d'arte Pitt

& Scott, l'Accademia di cinema di Oxford Street e lo studio fotografico Chancery Photo Studio.

Cfr. SURREALISM 1936a.

118 Nel documento con i bilanci della mostra il debito nei confronti di Penrose risulta saldato.

614, ossia il reale importo incassato dai detentori delle opere vendute119.

BILANCI DELL'"INTERNATIONAL SURREALIST EXHIBITION"

REDATTI IL 18 NOVEMBRE 1937

USCITE ENTRATE

Affitto della galleria £ 195 Biglietti di entrata £ 1.072,18

Cataloghi (stampe e produzione) £ 163,4 Vendita cataloghi £ 199, 2

Stampe e cancelleria £ 27,8 Pubblicità in catalogo £ 11

Spese "Bulletin" £ 44,3 Vendita stampe £ 3, 9

Trasporti £ 231,4 Varie £ 3

Assicurazione £ 20,6 Vendita dipinti £ 158, 4

Spese di viaggio e intrattenimento £ 97,5

Intrattenimenti £ 71,14

Fig. 12 Tabella dei conti di bilancio dell'"International Surrealist Exhibition" di Londra, redatti il 18 novembre 1937.

A proposito dei guadagni complessivi della mostra Annabelle Görgen rimarca l'insuccesso commerciale:

The London exhibition was a success, albeit less so in commercial term. Whereas the widely diverging press reports suggested there were 'plenty of buyers', few works were in fact sold, and most of these were bought by Penrose himself120.

Le opere vendute furono in tutto quindici: tredici pagate con transazioni monetarie e due tramite «échange». Tra gli acquirenti spiccano i nomi dei tre

119 Alla mostra furono esposte più opere di quelle effettivamente pubblicate nel catalogo, il quale fu prodotto a maggio.

120 GÖRGEN 2016, p. 36.

promotori dell'evento, Roland Penrose, David Gascoyne e Humphrey Jennings, ma anche i due galleristi, Whyte e Jeffress, i collezionisti, Mr. Bray e Mary Ellis ed infine il Philadephia Art Museum, rappresentato in questa occasione da Henry Clifford. La maggior parte delle opere giunse da Parigi attraverso vari canali:

gallerie (Mouradian, Simon, Pierre e Paul Rosenberg), collezionisti (Mme. Paul Deharme, Valçensay, Roché, la viscontessa de Noailles, la principessa Bassiano, Mme. Tilly Visser, Christian Zervos) e gli stessi membri del gruppo surrealista (Breton, Éluard, Man Ray e Hugnet). Un secondo cospicuo numero di pezzi arrivò invece dal Belgio, significativamente non attraverso gallerie ma esclusivamente da privati: René Gaffé, E.L.T. Mesens, Maurice Singer e Claude Spaak. Queste, di fatto, erano, a metà degli anni Trenta, le due aree geografiche di riferimento del mercato dell'arte surrealista. Tuttavia, partecipò anche un piccolo gruppo di rappresentanti privati inglesi, che si resero disponibili a prestare alcune opere:

Paul Nash (Burra), Edward James (Dalí, Picasso), Roland Penrose (de Chirico, Ernst, Giacometti, Paalen), David Gascoyne (Dalí), John Woods (Giacometti), Alberto Cavalcanti (Magritte), Basil Wright (Magritte), McCaw (Picasso), Rees-Jeffreys (Picasso) e le due gallerie Zwemmer Gallery (Dalí, Picasso) e Mayor Gallery (Bigge, Klee).

L'artista che da un punto di vista commerciale beneficiò maggiormente dall'esposizione londinese, fu senza alcun dubbio Magritte, che ottenne un totale di otto opere vendute. Il pittore belga aveva in Inghilterra già un suo piccolo circuito collezionistico avviato dai due registi Alberto Cavalcanti e Basil Wright, entrambi collaboratori del GPO, una produzione cinematografica londinese alla quale cooperava anche Jennings. Il successo inglese di Magritte è in gran parte dovuto alle strategie commerciali del suo principale agente di quegli anni, ossia Mesens, che in una lettera inviata a Breton forniva alcune importanti indicazioni:

Cette exposition [l'"International Surrealist Exhibition"] sera, j'espère, magnifique. Pour Magritte, l'expédition se trouve facilitée par le fait qu'il y a plusieurs tableaux de Magritte qui sont, depuis le mois de janvier, dans cette ville. Ils n'ont été pas exposés et sont inconnus du public londonien. Ci-joint la liste des tableaux que Magritte voudrait exposer. Je ferai (pour ceux qui sont à Bruxelles) l'envoi des tableaux sur votre ordre. Je ne puis malheureusement vous donner aujourd'hui les dimensions que très incomplètement. Puis-je obtenir la garantie, de

vous, que tous ces tableaux seront assurés? Alors que vous demandez 6 toiles, nous nous permettons d'en annoncer sept. Mais le tableau appartenant à A. Cavalcanti est tout petit (un "2" ou "3 figure"?) et Magritte et moi tenons particulièrement à ce que cette petite œuvre soit exposée. En effet, son propriétaire est capable d'entrainer bon nombre de gens à s'intéresser à l'exposition et tous sont susceptibles d'acheter l'une ou l'autre chose. Outre les sept toiles, j'annonce encore, conformément à votre demande, 2 papiers collés et quatre gouache. Au total donc 13 pièces au lieu de 12 demandées121.

Quanto scritto da Mesens lascia intendere l'importanza che aveva la prassi espositiva nella fase promozionale e nella creazione di un nuovo circuito di acquirenti. Le mostre, quindi, rappresentavano una momento imprescindibile della divulgazione propagandistica e della legittimazione di valore dell'oggetto artistico122.