TRA UTOPIA E MERCATO
II.1 La collezione di Roland Penrose e la diffusione del surrealismo in Gran Bretagna
II.1.1 Genesi della collezione
L'artista surrealista inglese Roland Penrose (fig. 18) aveva sempre interpretato la sua collezione d'arte come «a collection that collected itself»127.
Fig. 18 Rogi André, Ritratto di Roland Penrose, 1932.
Egli non si considerò mai un vero collezionista poiché la sua raccolta, a suo avviso, si era generata involontariamente, principalmente attraverso gli acquisti nati per sopperire ai problemi economici che incombevano sugli amici surrealisti128. Keith Hartley, curatore del museo d'arte moderna di Edimburgo,
127 PENROSE 1981, p. 162.
128 Afferma Antony Penrose: «Penrose with his innate modesty preferred to become involved and
evidenzia che dal 1934 «there were signs that Penrose was looking for other ways to satisfy his creative impulses», un impulso che, secondo lo studioso, venne soddisfatto proprio attraverso l'atto collezionistico129.
La prestigiosa raccolta di Penrose è oggi ben conosciuta a livello internazionale grazie all'attività del figlio Antony, il quale, con costanza, continua ad approfondire e divulgare l'operato del padre130, ma anche per via delle mostre che la Scottish National Gallery of Modern Art di Edimburgo ha allestito negli ultimi due decenni, e che sono il frutto dell'acquisizione da parte del museo di un'ingente parte della collezione di Penrose e del suo archivio privato131. Nonostante questa regolare attenzione prestata alla collezione dell'artista, ad oggi è tuttavia assente uno studio che analizzi il corpus collezionistico di Penrose in modo ampio e trasversale, e soprattutto che contestualizzi la raccolta in relazione alla prassi collezionistica propria del movimento surrealista, gruppo a cui Penrose di fatto era affiliato fin dalla fine degli anni Venti.
«I was born – scrisse – in a cloud smelling strongly of oil paint, honest banking and piety»132. Il padre di Roland, James Doyle, era infatti un pittore specializzato nella ritrattistica ed in temi religiosi, mentre la madre Josephine era la figlia di Lord Peckover, un ricco banchiere dell'East Anglia. Quell'onestà e
support from within. Neither consided themselves as collectors [il plurale è motivato dal riferimento a Roland ed al collezionista Edward James]»; PENROSE 2016, p. 193.
129 HARTLEY 2016, p. 181. Tale assunto rimanda alle teorizzazioni Braddock, che vede nell'atto collezionistico modernista una vera e propria pratica artistica, comparabile alla creazione di un'opera d'arte; cfr. BRADDOCK 2012, pp. 1-28.
130 Una parte della collezione di Penrose è ancora di proprietà del figlio Antony ed accessibile su appuntamento presso l'abitazione in Sussex, la Farley House and Gallery, dove Roland si era trasferito con la sua famiglia dal 1949. Una delle ultime conferenze tenute da Antony Penrose (AAH Annual Conference, University of Edinburgh, 2016), intitolata Roland Penrose: The Discreet Collector, verteva sulla figura del padre come collezionista. Il testo è stato pubblicato nel catalogo della recente mostra dedicata alle collezioni di Edward James, Gabrielle Keiller, Ulla e Heiner Pietzch e dello stesso Penrose; cfr. PENROSE 2016.
131 Il gruppo di opere della collezione Penrose acquistato dalla Scottish National Gallery of Modern Art è elencato in GOODING 2004, pp. 44-46. A tali acquisti fu dedicata una mostra allestita nel museo di Edimburgo nel 2001, nel cui catalogo è pubblicata un elenco delle opere transitate nella collezione di Penrose; cfr. ANOTHER WORLD 2010. Per le altre esposizioni, cfr. Cfr.
HARTLEY 2001; SURREAL ENCOUNTERS 2016.
132 PENROSE 1981, p. 16. Per ulteriori dettagli biografici, cfr. PENROSE 2001; KING 2016.
pietà menzionate da Penrose provenivano dall'ambiente domestico, in quanto i membri della sua famiglia erano fedeli devoti del movimento cristiano dei quaccheri. Roland crescendo sentì sempre più la pressione di tale fede e nel giugno 1922, una volta conseguita la laurea in architettura presso la prestigiosa università di Cambridge, decise di trasferirsi nella capitale francese con il pretesto di studiare pittura. Una volta raggiunta Parigi si iscrisse ai corsi dell'Académie Othon Friesz, scuola che abbandonò per proseguire la sua formazione nello studio del pittore cubista André Lhote. Non appena arrivato in Francia conobbe Yanko Varda, artista grazie al quale entrò in contatto con Georges Braque e successivamente con il gruppo surrealista133. In questo vivo contesto culturale conobbe la poetessa Valentine Boué, che diventò presto sua moglie, e con la quale si trasferì prima a Cassis-sur-Mer, fuori dalla grande metropoli, e poi nei dintorni di Gascony, presso villa Le Pouy, non lontano dal paese di origine di Valentine.
La crisi coniugale però indusse Penrose al rientro a Parigi, dove rimase fino al 1935, anno che sancì il definitivo ritorno a Londra134.
A distanza di anni, nel narrare la genesi della propria raccolta, Penrose confessava di aver sempre nutrito un'intima ritrosia nei confronti dell'atto collezionistico:
It was probably a reaction against the stately, well-ordered collections at Wisbech that gave me a dislike from an early age for the classical idea of collecting. A collection shared too many characteristics with a cemetery. [...] It was not until after the great American slump of 1930, when I found that friends such as Max Ernst had become nearly penniless and were still producing the most original and exciting work, that in a modest way I began to buy. [...] However it was not until my return to London after the death of my parents that I began to feel the lack of that richly creative atmosphere in which I had lived in Paris and decided that if I could not have my friends around me all the
133 Al 1933 risale un acquisto realizzato da Penrose nello studio di Braque, ossia la natura morta Glass and Fruit-Dish (Verre et Compotier); cfr. BRAQUE 1968, p. 68. Come era già capitato in altre occasioni, Penrose aveva certamente notato la tela sulla rivista «Cahiers d'art», poiché l'opera, già riprodotta nel 1932 (cfr. «Cahiers d'art», 1-2, 1932, p. 25), era stata ripubblicata nel numero monografico dedicato all'artista nel 1933; cfr. «Cahiers d'art», 1-2, 1933, p. 76.
134 Penrose aveva sposato Valentine Boué nel 1925, pochi anni dopo il suo trasferimento a Parigi.
time I would make up for it by buying their works135.
Certamente la genesi della collezione di Penrose non avvenne come atto volontario teso alla costruzione di una raccolta d'arte, ma fu un corpus definito in reazione a delle contingenze. Tale tesi è avvalorata dal fatto che una volta tornato a Londra, non avendo ritrovato quella stimolante atmosfera culturale che aveva incontrato in Francia, egli tentò di ricreare, attraverso il reperimento di opere di artisti con cui era entrato in contatto a Parigi, quel contesto incline alle sperimentazioni in quel momento assente in Inghilterra. Così, in solo tre anni, tra il 1935 e il 1938, Penrose riuscì a mettere insieme «the finest collection of surrealist and cubist art in the country»136.