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Perché la Gallia Belgica?

2.   Campi e problematiche di studio

2.1.   Scelta dell’area di studio

2.1.1.   Perché la Gallia Belgica?

La scelta di studiare le strutture idrauliche della provincia della Gallia Belgica può sicuramente apparire singolare. Se infatti molte strutture idrauliche e monumenti dell’acqua sono noti in Italia e nelle regioni mediterranee, altrettanto non si può dire per il Nord Est della Gallia, le cui vestigia sono sicuramente meno spettacolari ma di cui sovente non si fa alcun cenno nelle pubblicazioni. Si potrebbe essere tentati, a torto, di considerare questa regione come sostanzialmente priva di strutture idrauliche di una

certa importanza, come terme, acquedotti, fontane e cloache, giustificando questa lacuna con la posizione periferica degli insediamenti o la mancanza di un reale bisogno in acqua delle città.

A questo dato si aggiunge poi un’impressione di ritardo nel processo di urbanizzazione, rispetto all’Italia o alla provincia della Narbonensis, ma che è dovuto in parte al fatto che i monumenti conservati in situ sono spesso pochi e poco studiati, e nella maggior parte del caso meno visibili, a causa anche del cattivo stato di conservazione dei resti archeologici che hanno lasciato poche tracce.

Il disinteresse da parte della comunità scientifica di fronte a queste realtà è sicuramente determinata dal fatto che gli studi sull’idraulica hanno a lungo preferito un approccio storico-architettonico, che privilegia le strutture più monumentali e meglio conservate a discapito di quelle meno visibili. È inoltre un dato di fatto che queste ricerche si sono concentrate sulle regioni mediterranee, tralasciando le province più settentrionali. Non dobbiamo dimenticare inoltre che, in contesti urbani a continuità di vita, le informazioni restituite dalle operazioni archeologiche sono spesso frammentarie e di difficile lettura.

Anche nel caso di acquedotti estremamente noti, infatti, conosciamo con esattezza il loro percorso extraurbano ma non il sistema di arrivo dell’acqua in città.

Ciò nonostante il progresso dell’archeologia preventiva e contemporaneamente la creazione di grandi progetti di scavi programmati su siti di una certa ampiezza consente oggi una migliore conoscenza della situazione riguardante le strutture idrauliche nelle città e negli insediamenti minori della Gallia Belgica. Oggi disponiamo di numerosi strumenti che agevolano la raccolta dei dati, come la Carte Archéologique de la Gaule o i bollettini scientifici pubblicati dal Service Régional d’Archéologie, oltre ai rapporti di scavo recenti, che forniscono numerose informazioni e una documentazione dettagliata delle operazioni.

Per questo motivo ci è sembrato importante restituire a questa regione un posto all’interno degli studi di idraulica antica. Si tratta infatti di un territorio chiave, che doveva rivestire un ruolo centrale: J.-Y. Marc ha fatto notare come la presenza dell’esercito, così come della famiglia imperiale (a Colonia) e delle élites (tra cui la

famiglia di Vespasiano ad Avenches) devono aver costituito dei fattori decisivi di romanizzazione e monumentalizzazione di queste province249.

Se dunque la presenza di acquedotti, terme e fontane costituisce uno dei “marker”

culturali della “romanizzazione”, sia negli aspetti tecnici che negli effetti sociali, il loro studio può aiutarci a comprendere le modalità di sviluppo di questo processo all’interno di un territorio specifico. La presenza di acqua corrente, condotta all’interno delle città e degli abitati e resa accessibile a tutti, attraverso la presenza di fontane pubbliche e terme, costituisce un elemento di confort e allo stesso tempo estetico, favorendo al contempo nuove forme di socializzazione e di incontro. È questa ragione che spingerà dunque alla costruzione di acquedotti monumentali, come quello di Colonia e Metz, ma anche di altri ben più modesti, ma con la stessa funzione di alimentare terme e fontane pubbliche. Queste ultime sono presenti anche negli insediamenti minori, segno che il lusso e il confort offerto dallo stile di vita romano non è appannaggio esclusivo delle grandi città.

J.-M. Demarolle 250, nel suo articolo sulle strutture idrauliche nel Nord Est della Gallia, si chiede dunque se, pur di fronte alla disparità dei dati e alla differenza nelle dimensioni e organizzazione delle strutture idrauliche, è possibile individuare dei processi regionali, in particolar modo per la zona compresa tra Senna e Reno.

Quest’area infatti sembra essere caratterizzata da una certa identità regionale, legata al contesto geo-politico. A questa unità si contrappone la difficoltà di stabilire con esattezza i limiti delle diverse ciuitates e la loro appartenenza ad una determina provincia.

Le ciuitates costituiscono la suddivisione di base delle province, composte a loro volta dalle città capita ciuitatum e dal territorio circostante. Queste riprendono in generale il nome dei popoli conquistati, anche se possiamo constatare che diversi scompaiono senza donare il loro nome ad un’unità territoriale.

Cesare251 riporta un elenco dei popoli dei Belgi, indicando che questi sono di origine germanica che, dopo aver attraversato il Reno, si sono installati nel nord della Gallia.

249 Marc 2011, pp. 230-231; per le questioni concernenti gli aspetti della romanizzazione nell’Est della Gallia cfr. Reddé et al. 2011.

250 Demarolle 1997, p. 372.

251 Caes., B.G., II, 4.

Anche Plinio il Vecchio enumera le ciuitas della Belgica, senza però specificarne i limiti territoriali252.

Le difficoltà legate alle modificazioni dei confini, unita alla disomogeneità delle fonti storiche, determineranno diversi problemi di appartenenza amministrativa di alcune città ad una determinata provincia: in particolare al momento della creazione della Germania, è difficile stabilire con certezza l’adesione delle ciuitas all’una o all’alta delle due province, o ancora alla Belgica253. Al contrario invece i limiti territoriali delle civitates dovevano essere ben definiti. Purtroppo la mancanza di documentazione a riguardo ci costringe a basare questa suddivisione sulla lista delle diocesi nota a partire dell’epoca medievale.

Per quanto riguarda invece la creazione delle capita ciuitatum, non è chiaro se la scelta del luogo sia inizialmente imposta dal potere imperiale o se si sia lasciata una certa libertà alle ciuitates stesse254. Non è nemmeno possibile stabilire con certezza se la preferenza sia stata accordata al luogo dove sorgeva già la capitale pre-romana, dal momento che non è chiaro se queste siano realmente esistite. Il risultato è un panorama fortemente diversificato, dove a capitali amministrative create ex nihilo, come Treviri, Toul o Saint-Quentin, si affiancano città che proseguono un’importante occupazione protostorica, come Reims e Amiens. Alcune di queste città presentano un reale sviluppo urbano, come Besançon, Amiens, Colonia, Reims o Treviri, mentre altre capita ciuitatum, come Toul, Thérouanne, Saint-Quentin o Cassel, sono dotate di un apparato monumentale e dimensioni più simili a quelle degli insediamenti minori.

Oltre alle capita ciuitatum anche gli insediamenti militari, come castra e castella, erano provvisti di strutture idrauliche come acquedotti e terme. Questi siti devono aver rivestito un ruolo chiave, sia per la loro posizione strategica sia per il loro ruolo: non dobbiamo dimenticare infatti che la presenza militare in questa regione costituisce un fattore importante nel processo di urbanizzazione. Durante l’Alto Impero la maggior parte delle truppe è stanziata lungo il limes renano. A partire dal XIX sec.

alcuni di questi campi sono stati fatti oggetto di scavo e relative pubblicazioni, fino ai

252 Plin., N.H., IV, 106.

253 Ferdière 2005, p. 144.

254 Bedon 1999, pp. 234-238.

lavori più recenti su Strasburgo255 o di Biesheim-Oedenburg256, permettendo una conoscenza approfondita dell’organizzazione urbana e delle strutture idrauliche presenti sul sito. Per quanto riguarda invece la flotta, la classis Britannica era installata sulla manica a Gesoriacum/Boulogne-sur-Mer. Anche in questo caso la posizione strategica doveva fare di questo avamposto un luogo chiave, che viene dunque dotato di terme e presenta tracce di un sistema di adduzione.

Un discorso a parte meritano poi gli insediamenti minori, che rivestono un ruolo fondamentale per garantire l’unità territoriale. In genere situati in corrispondenza di assi stradali importanti, alcuni di questi centri presentano una vera e propria organizzazione, urbana, come è il caso di Bliesbruck, che dispone di un centro pubblico e di quartieri ordinati secondo un piano urbanistico regolare. In altri casi la scarsità dei resti archeologici non consente di comprendere l’estensione e l’organizzazione dell’abitato.

Alcuni di questi insediamenti costituiscono in età romana dei centri termali, come Niederbronn-les-Bains e Plombières-les-Bains. In altri casi si tratta di semplici stationes, mansiones o muationes, situate lungo i grandi assi stradali. In tutti i casi però possiamo osservare come questi siano spesso forniti di acqua corrente o di strutture termali pubbliche, segno che questa pratica era importante non solo nelle grandi città.

Non bisogna però dimenticare che accanto a queste strutture continuano a sussistere sistemi alternativi di approvvigionamento idrico come i pozzi, estremamente diffusi nelle città così come negli insediamenti minori, anche qualora dotati di acquedotti.

Proprio lo studio delle differenze nella gestione delle risorse idriche e dell’approvvigionamento delle città potrà aiutarci a comprendere le diverse reazioni locali di fronte all’apporto di Roma. La varietà di situazioni presentate mostra infatti una varietà di comportamenti davanti a dei modelli socio-culturali trasmessi dal processo di “romanizzazione”, e di cui troppo spesso si sono sottolineati gli aspetti di omogeneità rispetto alle differenze. Dal momento che la costruzione di una acquedotto è considerata poi come un fenomeno tipicamente urbano, la sua presenza può aiutarci a misurare il grado di urbanizzazione di una parte della Gallia a lungo considerata come marginale o in ritardo rispetto alle altre province.

255 Hatt 1993; Kern 1998, pp. 64-69.

256 Reddé 2009; id. 2011.