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Il sistema di approvvigionamento idrico: considerazioni finali

4.   La gestione dell’acqua negli insediamenti minori: l’esempio di Bliesbruck

4.6.   Approvvigionamento idrico

4.6.10.   Il sistema di approvvigionamento idrico: considerazioni finali

Partendo dallo studio del sistema di approvvigionamento idrico del sito di Bliesbruck possiamo trarre alcune considerazioni in merito alla gestione dell’acqua in ambito urbano di un insediamento minore.

Innanzitutto quest’agglomerazione secondaria è fornita di un sistema di alimentazione in acqua corrente, che doveva dipendere da un acquedotto supposto sul versante est della collina che costeggia la vallata della Blies, ma che non è stato possibile individuare con esattezza. È improbabile infatti che l’acqua fosse condotta

495 Borau 2010, p. 232.

direttamente dalla collina tramite le tubature in legno del tipo di quelle rinvenute sul sito. Il diametro interno infatti è troppo piccolo per immaginare che queste avessero potuto reggere la pressione esercitata su un tragitto così lungo e scosceso. Dobbiamo perciò immaginare che l’acqua delle diverse sorgenti che alimentavano il sito fosse raccolta all’interno di una vasca di carico per poi essere immessa in una conduttura di trasporto principale. Anche se non dobbiamo pensare ad un grande acquedotto voltato del tipo di quello rinvenuto a Metz, doveva trattarsi di una struttura sotterranea probabilmente in muratura, adattata a condurre un flusso d’acqua comunque importante.

L’acqua condotta a valle doveva sicuramente essere direzionata verso un bacino di raccolta o vasca oscillatoria, dopo un percorso di diversa pendenza, in modo da perdere la propria forza prima di essere immessa in una rete di distribuzione a modulo minore. Le fonti localizzate infatti si situano rispettivamente a 237,5 m e 232,3 m s.l.m., mentre l’arrivo della fontana a 209,18 m s.l.m.: calcolando la distanza in linea d’aria si ottiene infatti una pendenza di circa 5%, troppo elevata dunque rispetto a quella degli acquedotti romani che in genere si aggira attorno all’1%, rendendo necessario dunque ridurre la forza del flusso d’acqua. La posizione di questa vasca non è stata individuata ma potrebbe situarsi in corrispondenza dell’area non esplorata del quartiere Est, o in un altro punto in periferia dell’insediamento.

È dalla vasca oscillatoria che dovevano partire le tubature in legno che sono state individuate sulla superficie dell’abitato. Interpretare l’organizzazione di questa rete di canalizzazioni è un’impresa quasi impossibile dal momento che queste hanno quasi tutte orientamenti e direzioni differenti.

Per la prima e seconda fase (fine I-inizi II - metà-fine II sec. d.C.) possiamo suppore che il sistema di canalizzazioni provenisse da nord-est, dal momento che le due tubature Ad1 e Ad3 presentano nel loro tratto iniziale un orientamento parallelo. Più difficile è definire l’origine e la direzione di Ad2, conservato su una lunghezza troppo breve. Sicuramente una parte consistente dell’acqua doveva essere diretta ad alimentare, oltre al frigidarium, la piscina costruita all’interno della palestra. Nel corso del II sec.

viene anche costruito il bacino sul retro del quartiere Ovest, che doveva costituire un’ulteriore mezzo di rifornimento idrico del sito.

La situazione si complica nelle fase 3 (fine II-inizi III – III sec. d.C.), in cui la sola adduzione conservata, diretta verso il bacino, proviene invece da sud, con un orientamento dunque totalmente differente dalle precedenti. La costruzione della fontana e le trasformazioni apportate all’impianto termale hanno forse determinato un cambiamento dell’intero sistema di alimentazione, provocando delle modifiche alla struttura e al percorso dell’acquedotto, forse per rispondere ad un nuovo bisogno in acqua? Innanzitutto per questa fase non abbiamo elementi che ci aiutino a comprendere in che modo fossero alimentate le terme. Gli scavi non hanno infatti evidenziato alcuna tubatura diretta verso il complesso balneare. Va detto inoltre che la soppressione della piscina, avvenuta alla fine del II sec. d.C., la quale doveva costituire una delle principali fonti di consumo, ha determinato in realtà una riduzione del bisogno in acqua del complesso termale, nonostante questo venga ingrandito con la costruzione di nuovi ambienti. O forse dobbiamo chederci se questa azione sia il risultato del fatto che la piscina consumava troppo acqua, determinando dei problemi di alimentazione? Rimane dunque impossibile rispondere a questi interrogativi, così come rimane sostanzialmente sconosciuto il sistema di alimentazione delle terme per questa fase. Nel corso del III sec. è abbandonato anche il bacino-cisterna, forse in concomitanza con la costruzione del bacino della fontana, che forniva ora acqua corrente fresca e di migliore qualità.

Durante la fase 4 (inizi III sec. d.C. – 260-275 d.C.) il bacino della fontana è provvisto di un nuovo sistema di alimentazione (Ad6), questa volta orientato da est a ovest. Nello spazio davanti alle terme un’ulteriore adduzione (Ad7) segue invece un andamento nord-sud, lo stesso della struttura Ad8 rinvenuta davanti alle facciate delle abitazioni del quartiere Ovest. Per queste ultime due non è possibile stabilire né il loro punto di origine né la loro direzione, né tantomeno la loro funzione. Resta inoltre la domanda di come fossero alimentate le terme in quest’ultima fase.

Un altro genere di osservazioni riguarda invece l’utilizzo di quest’acqua. I principali consumatori erano certamente i due complessi pubblici delle terme e della fontana. È difficile stabilire la quantità d’acqua consumata, dal momento che non sappiamo esattamente quali ambienti fossero provvisti di piscine e le vasche, né tantomeno conosciamo le loro dimensioni. Per quanto riguarda le terme, solo per il frigidarium e per la piscina disponiamo di un sistema di evacuazione: anche se non abbiamo il punto di arrivo delle tubature di adduzione possiamo dunque supporre che

queste due piscine fossero dotate di un flusso d’acqua continuo, con relativa evacuazione. Per gli altri ambienti termali non è chiara l’organizzazione dello spazio interno. Per quanto riguarda invece il bacino della fontana questo doveva essere riempito da un flusso d’acqua regolare, proveniente dal basso o fatto risalire per l’effetto della pressione fino ad una bocca di fontana di cui però non resta traccia. Il troppopieno del bacino era poi convogliato nella grande evacuazione diretta alle terme.

Come abbiamo già anticipato precedentemente, invece, nessuno dei due quartieri Est e Ovest era direttamente alimentato in acqua corrente. Gli abitanti dovevano quindi utilizzare principalmente i pozzi, il bacino-cisterna o recarsi alla fontana pubblica per attingere acqua. Dobbiamo considerare che le attività artigianali dovevano richiedere un certo quantitativo d’acqua, ed era quindi fondamentale per gli artigiani-commercianti averla a disposizione per i loro bisogni, oltre che domestici, produttivi.

È da osservare inoltre che quasi tutti i pozzi individuati sul sito si trovano nelle corti di parcelle in cui sono state rinvenute tracce di attività artigianali di tipo alimentare. Può trattarsi semplicemente di un caso, ma di sicuro questo tipo di attività doveva richiedere un certo quantitativo di acqua, che si trattasse di ristorazione o di produzione di alimenti, come ad esempio il pane.

Per quanto riguarda i pozzi, questi sembrano essere tutti di natura privata, rispondendo ad un utilizzo domestico, ma questo non esclude che potessero essere resi accessibili anche agli abitanti delle parcelle vicine. La sola eccezione può essere costituita dal bacino del quartiere Ovest, che per la sua posizione lascia supporre un utilizzo pubblico. Il suo abbandono nel momento della costruzione del bacino della fontana pubblica non è forse casuale. Se infatti in un primo momento l’acqua corrente sembra riservata al solo funzionamento delle terme – dal momento che non sappiamo quale fosse la funzione delle altre canalizzazioni di adduzione – a partire dalla fine del II sec. d.C. la decisone di costruire il bacino al centro dello spazio pubblico testimonia una nuova volontà, da parte dell’amministrazione pubblica, di rendere l’acqua corrente disponibile a tutti, rimpiazzando l’antico sistema della raccolta di acqua piovana tramite il bacino-cisterna del quartiere Ovest.

I pozzi invece continuano ad essere utilizzati anche nel momento in cui viene costruita la fontana pubblica, segno che questa nuova forma di approvvigionamento idrico, resa

disponibile agli abitanti, non modifica per forza di cose le loro abitudini, che continuano a servirsi dei pozzi per i loro bisogni.

L’assenza di acqua corrente nelle abitazioni dei quartieri artigianali non deve sorprenderci: si tratta infatti di un lusso che solo gli abitanti più abbienti potevano permettersi, naturalmente sotto pagamento di una concessione496. Più singolare è il caso del quartiere Est, dove la dimensione delle abitazioni e la tecnica edilizia suggeriscono una maggiore ricchezza: non si tratta più quindi delle modeste abitazioni degli artigiani-commercianti, ma di dimore più lussuose, forse appartenenti alla classe dirigente. In questo caso sarebbe più facile immaginare l’esistenza di adduzioni in acqua corrente all’interno delle abitazioni, ma per il momento le indagini archeologiche non ne hanno individuato la presenza497.

È infine legittimo porsi la domanda di chi si occupasse della manutenzione di questo complesso sistema di adduzioni. Dal momento che l’acqua serviva solo gli edifici pubblici, dobbiamo immaginare la presenza di un’autorità incaricata della gestione e manutenzione della fontana, delle terme e del suo sistema di alimentazione idrica. Gli interventi di riparazione infatti, individuati anche in fase di scavo, dovevano essere all’ordine del giorno ed è difficile pensare che non esistesse un rappresentante dell’autorità politica presente sul posto e incaricato della manutenzione e controllo di questo complesso sistema. Purtroppo l’organizzazione politico-amministrativa di questi insediamenti minori è poco conosciuta. Doveva infatti esistere un’autorità preposta, che non risiedesse direttamente nelle capita ciuitatum e incaricata dell’ordinaria amministrazione pubblica, che in questo caso specifico si facesse carico della gestione e manutenzione della fontana, delle terme e dell’intero sistema di adduzione498.

Resta poi la questione del finanziamento di questa complessa rete di strutture. Per Bliesbruck non disponiamo di alcuna iscrizione che attesti un atto di evergetismo da parte di un privato per la costruzione della fontana e delle terme. Nonostante ciò non va dimenticata la presenza della vicina villa di Reinheim, il cui proprietario, senza dubbio un notabile, doveva disporre dei mezzi economici necessari per finanziare una tale

496 La pratica del dono gratuito dell’acqua è nota per i membri onorati della curia: cfr. Dessales 2008.

497 Il solo insediamento minore per cui sono note adduzioni all’interno delle abitazioni resta a nostra conoscenza Vitudurum (Pauli-Gabi et al. 2002; Ebnöther 2003, pp. 73-76).

498 Si tratta di un’istituzione ben nota a Roma (cf. Bruun 1991; id. 1997; id. 2001), ma per la quale non sappiamo quasi nulla altrove. Cfr. Dessales 2008; id. 2011; id. 2013; Saliou 1994.

struttura. L’assenza di documentazione epigrafica a riguardo non ci consente per ora di avanzare nessuna ipotesi sull’origine del finanziamento di queste due opere, fosse esso di natura pubblica o privata.