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Storia delle ricerche archeologiche

5.   La gestione dell’acqua nelle capita ciuitatum: l’esempio di Diuodurum/Metz 175

5.2.   Storia delle ricerche archeologiche

La storia delle ricerche archeologiche a Metz è stata recentemente oggetto d’interesse da parte degli studiosi. Nel 1982 M.Thillens564 affronta nella sua tesi di laurea (Memoire de Maîtrise) la storia delle ricerche archeologiche a Metz dal 1750 al 1852. Una prima sintesi sull’argomento è stata poi affrontata da J.-M. Demarolle565 e I.

Bardiès-Fronty566, nella parte introduttiva del volume della Carte Archéologique de la Gaule relativa alla città di Metz. Fondamentale resta la tesi di dottorato di J. Trapp567, sostenuta nel 2012 e recentemente pubblicata568, in cui l’autore effettua uno studio storico delle ricerche archeologiche a Metz dal 1896 al 2008, integrando anche i nuovi attori dell’archeologia contemporanea.

In questa sede ci limiteremo dunque a citare unicamente le scoperte antiche e le ricerche archeologiche concernenti le strutture idrauliche individuate nella città, rimandando alle opere sopracitate per eventuali approfondimenti.

Va ricordato che la storia delle ricerche archeologiche in questa regione si intreccia con le vicende storiche, che hanno visto il territorio della Mosella due volte annesso all’impero tedesco, in seguito alla guerra franco-prussiana, tra il 1871 e il 1918, e di nuovo tra il 1940 e il 1945, sotto il Terzo Reich. Queste vicende storiche determineranno dunque un cambiamento degli attori coinvolti nelle ricerche antiquarie e archeologiche, nonché la messa in opera di nuove pratiche di scavo e di tutela del patrimonio.

Le principali scoperte nella città di Metz vengono realizzate in occasione dei lavori di urbanizzazione intrapresi verso la metà del XVIII sec. da parte del governatore della città Maréchal de Belle-Isle. Tra il 1750 e il 1760 Place d’Armes viene ingrandita:

due frati benedettini, Dom François e Dom Tabouillot, raccontano nell’Histoire de Metz che due sale riscaldate per mezzo di ipocausti, databili in età romana, vengono messe in

564 Thillens 1982.

565 Demarolle 2005a, pp. 39-48.

566 Bardiès-Fronty 2005, pp. 48-58.

567 Trapp 2012.

568 Trapp 2015.

luce proprio in questa occasione sotto l’attuale Municipio, in seguito alla distruzione del chiostro del Capitolo della Cattedrale569.

Nel 1769 in rue des Bons Enfants -nella zona oggi occupata dal centro commerciale Saint-Jacques-, sono state rinvenute per la prima volta delle terme antiche, che saranno di nuovo scavate nel 1974570.

Sotto l’impulso delle nuove scoperte archeologiche viene creata, il 22 aprile 1757, l’Academie Royale de Metz, la prima società di eruditi della città, che contribuirà alla diffusione dell’informazione archeologica. I suoi membri si dedicheranno in particolar modo allo studio del percorso dell’acquedotto di Gorze che alimentava l’antica città di Metz.

Una delle opere essenziali realizzate in questi anni resta quella di dom Jean François (1722-1791) e dom Nicolas Tabouillot (1734-1799), che pubblicano tra 1769 e 1790 la prima Histoire de Metz571, opera erudita in 6 volumi, frutto di 30 anni di lavoro.

Nel primo volume in particolare si trova una raccolta d’informazioni su Metz antica, tra cui vengono enumerati alcuni monumenti della città, come la vasca in porfido proveniente dalle terme Nord e reimpiegata nella Cattedrale come fonte battesimale, o i resti dell’acquedotto. Una parte importante di questa raccolta è costituita dalle tavole d’immagini, ricche di reperti e monumenti che oggi sono in parte scomparsi572.

Nel 1836, sull’iniziativa di Simon, l’Academie decide di incaricarsi del restauro del ponte acquedotto di Jouy-aux-Arches, che giaceva in uno stato rovinoso. Gli interventi più urgenti furono sovvenzionati dal Conseil Géneral e dallo Stato, sotto la sorveglianza di Simon e di un altro accademico. In questa occasione venne tentata una prima datazione dell’acquedotto, situata erroneamente nel Basso Impero grazie alla scoperta di una moneta di Valente all’interno delle murature (doveva trattarsi invece di un intervento di riparazione successivo). Venne intrapreso inoltre un primo studio del bacino di decantazione di Jouy-aux-Arches, cercando di rintracciare il percorso

569 François, Tabouillot 1769; Trapp 2012, p. 25.

570 Trapp 2012, p. 25.

571 François, Tabouillot 1769.

572 Demarolle 2005a, p. 44.

dell’acquedotto, la sua tecnica di costruzione e il suo punto di arrivo in città, supposto sul colle Saint-Croix573.

A partire del 1842 alcuni segmenti di mura antiche vengono scoperti nel settore dell’attuale Museo delle Cour d’Or: Simon conclude che doveva trattarsi dei resti di un antico palazzo imperiale, romano, forse influenzato dalla tradizione che vedeva in questo luogo il punto dove doveva essere situato il palazzo del re d’Austria574.

Durante l’annessione la città di Metz passa sotto il controllo dell’impero tedesco e diviene, insieme all’Alsazia e alla Mosella, territorio dell’Impero (Rechsland). La nuova organizzazione dei monumenti storici (Bau Kusntdenkmäler), farà di queste due regioni delle zone pioniere per la salvaguardia del patrimonio.

In questo periodo la maggior parte delle scoperte archeologiche fortuite è fatta a Sablon, a causa dell’attività di estrazione delle sabbiere575. Tra le scoperte più importanti vi è il rinvenimento, nel 1882, di un santuario ipogeo: questo edificio, largo 8-9 m, è formato da una struttura circolare profonda 7 m. All’edificio si accedeva attraverso una scala che portava ad un bacino ottagonale di circa 1 m di diametro situato al centro:

all’interno sono stati rinvenuti numerosi frammenti scultorei e architettonici. Questo complesso viene studiato poi da F. Möller576, che realizza una descrizione molto precisa dell’edificio. Nel 1879, nello stesso luogo, viene scoperta la stele votiva a Icovellauna, che viene subito associata al santuario.

Nel 1905 J. B. Keune, direttore dei musei di Metz, segnala la presenza, all’interno di un pozzo, di una pompa idraulica aspirante in legno e piombo, rinvenuta sempre nell’area del Sablon577. A Keune, uno dei principali attori dell’archeologia a Metz in questi anni, va il merito di aver contribuito allo sviluppo delle ricerche archeologiche nella capitale dei Mediomatrici, realizzando alcuni scavi esemplari e pubblicando le principali sintesi su Metz antica, in particolare sullo scavo dell’anfiteatro e delle necropoli del Sablon578.

573 Demarolle 2005a, p. 44.

574 Ibidem.

575 Trapp 2012, p. 41.

576 Möller 1883, pp. 249-287.

577 Bardiès-Fronty 2005, p. 50.

578 Trapp 2012, pp. 80-82, 91-93.

Con il ritorno della Mosella alla Francia, Keune viene allontanato e la direzione del Museo passa a Roger Clément.

Nel giugno 1924 l’imprenditore ed architetto L. Kommer riporta di aver trovato dei muri antichi in occasione della realizzazione di una larga trincea destinata a ricevere delle tubature di acqua e gas per la nuova rue Pasteur, a 2000 m della facciata nord della vecchia stazione. Si tratta di canalizzazioni in blocchi di calcare legati tra loro da giunti in malta idraulica che dovevano convergere verso un edificio di 48 m di lunghezza per 16 m di larghezza579.

A partire dal 1932 l’ingrandimento del Museo porterà alla scoperta dei resti di un grande stabilimento termale: Clément deciderà con grande intelligenza di integrare queste nuove scoperte al nuovo circuito museale, facendo del Museo di Metz un museo pioniere in materia di musealizzazione e permettendo al contempo la tutela e conservazione di questo importante patrimonio580. Se si esclude il carattere eccezionale di questa scoperta, possiamo però dire che in generale il periodo tra le due guerre non fu molto favorevole all’avanzamento delle conoscenze archeologiche, in parte a causa del rallentamento dello sviluppo urbanistico in questo periodo, ma anche a causa del fatto che Clément non disponeva di una vera formazione archeologica, e di conseguenza non produsse nessuna pubblicazione fondamentale sulle numerose collezioni del Museo.

Il 17 giugno 1940 la Mosella è di nuovo annessa al Reich tedesco, e già a partire dal 1 settembre la ricerca archeologica e le collezioni del Museo sono affidate a Edmonud Haussen, storico dell’arte modera e specialista di oggetti d’arte. L’attività del nuovo servizio di archeologia si pone in rottura con l’approccio più amatoriale delle società erudite precedenti: lo scopo della ricerca archeologica è infatti quello di dimostrare l’origine “germanica” della Mosella, giustificandone quindi l’annessione.

Questa nuova pratica si basa sulla ricerca d’archivio e delle fonti, l’analisi delle collezioni, e sullo studio dei singoli manufatti. Due scavi in particolare illustrano bene questo tipo di propaganda: la necropoli merovingia di Enney e la basilica di Saint-Pierres-aux-Nonnais. Queste operazioni sono condotte con una metodologia che ben illustra l’avanzamento scientifico dell’archeologia tedesca dell’epoca581: durante lo

579 Trapp 2012, p. 105.

580 Bardiès-Fronty 2005, p. 50; Trapp 2012, pp. 108-109.

581 Bardiès-Fronty 2005, p. 53; Trapp 2012, pp. 113-119.

scavo viene messo in pratica il metodo stratigrafico, vengono realizzati rilievi, piante e sezioni in scala, nonché una descrizione dettagliata delle operazioni di scavo. Anche i materiali provenienti dallo scavo vengono studiati e restaurati582.

Nel 1945, al momento della riannessione della Mosella alla Francia, R. Clément recupera la direzione del museo; nel 1957 la Mosella è unita all’Alsazia nella circoscrizione di Strasburgo583. In questi anni M. Toussaint pubblicherà Metz à l’époque gallo-romaine (1948)584, un primo repertorio archeologico sulla città all’epoca romana, che comprende, oltre all’inventario delle scoperte, anche un’introduzione storiografica dal XVII sec. fino alla sua epoca.

Le operazioni archeologiche riprendono a Metz negli anni Cinquanta e Sessanta, in concomitanza con la ripresa dei lavori urbani. Gli scavi sono condotti da J.-J. Hatt, professore all’Università di Strasburgo, direttore delle antichità storiche della circoscrizione e direttore del Museo di Strasburgo. Egli fu il primo ad utilizzare in maniera sistematica il metodo stratigrafico urbano a Metz, applicando il metodo Wheeler sviluppato in quegli anni in Gran Bretagna585.

Tra il 1958 e il 1960 nuovi scavi sotto la chiesta di Saint-Pierre-aux-Nonnais, che continueranno negli anni successivi fino al 1987, porteranno alla scoperta di un edificio romano, interpretato poi come una struttura termale. Nel resto della città l’archeologia resta invece legata soprattutto a scoperte fortuite o scavi di emergenza, piuttosto che ad operazioni di archeologia programmata586.

Nel 1973, la costruzione di un centro commerciale distrugge un nucleo di abitazioni in cui erano stati rinvenuti i resti di strutture antiche. Nel 1974 viene condotto uno scavo di emergenza, diretto da E. Biehler e J.-P. Bertaux, che porterà la scoperta dei resti di un grande complesso termale e di un segmento delle mura antiche. Le terme erano formate da una piscina circolare lastricata di circa 20 m di diametro, grossi pilastri che dovevano sostenere una volta e delle fondazioni di due piscine a pianta ovale. Il rilievo delle strutture, realizzato da R. Jolin, permette di misurare l’ampiezza di perdita d’informazioni causate dalle cattive condizioni di lavoro riservate agli archeologi, che

582 Trapp 2012, pp. 120-123.

583 Bardiès-Fronty 2005, p. 54.

584 Toussaint 1948; Trapp 2012, pp. 129-132.

585 Trapp 2012, p. 138.

586 Bardiès-Fronty 2005, p. 54-55.

furono in certi casi ridotti a recuperare le macerie degli edifici distrutti e ormai fuori contesto. La decisione della municipalità di non conservare le vestigia antiche in situ incorporandole nel progetto provocherà l’intervento di Hatt, che cercherà invano di preservare questo edificio dalla distruzione. Purtroppo gli anni Settanta vedranno la distruzione di una buona parte dei resti antichi a causa di lavori di urbanismo che non sono ancora soggetti a delle vere e proprie restrizioni che tutelino il patrimonio storico ed archeologico: si tratta di un aspetto che verrà contestato apertamente, nel marzo 1973, dalla rivista Archeologia, che denuncerà con forza queste distruzioni587.

Una delle conseguenze di questi anni fu la creazione di una legislazione più rigida in materia di archeologia, e la creazione nel 1984 dei Services Régionaux d’Archéologie (SRA), che si sostituiscono alle circoscrizioni, sotto l’autorità del Prefetto delle Regioni e alla Direzione Regionale degli Affari Culturali. Gli anni Ottanta vedranno anche uno sviluppo più scientifico delle operazioni archeologiche: nuovi grandi cantieri, come quello dell’Arsenal, testimoniano questa nuova attività, insieme ad importanti pubblicazioni sulla storia di Metz e sul suo patrimonio archeologico. A queste ricerche si aggiungono gli scavi legati ad operazioni di archeologia preventiva, pubblicati annualmente nei Bilans Scientifiques Régionaux, insieme alla pubblicazione dei volumi della Carte Archéologique de la Gaule sulla Mosella (2004) e Metz (2005), che costituiscono un grosso lavoro di sintesi e raccolta dei risultati di vecchie scoperte e scavi recenti588.