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L’evacuazione delle acque: considerazioni finali

4.   La gestione dell’acqua negli insediamenti minori: l’esempio di Bliesbruck

4.7.   Sistema di evacuazione delle acque

4.7.6.   L’evacuazione delle acque: considerazioni finali

Durante la terza fase del quartiere, che va dagli inizi del III sec. al 260 d.C. circa, nuove modifiche dello spazio del portico determinano la costruzione di nuove canalizzazioni. In particolare nel settore settentrionale il portico viene trasformato in galleria, determinando uno spostamento delle canalizzazioni verso ovest. A queste modifiche vengono datate in particolare la canalizzazione Cn57091-10 davanti alla parcella 4 (Ev21) e Cn57091-13 davanti alla parcella 5 (Ev22).

Nuove canalizzazioni vengono poi costruite tra la strada e il portico del settore meridionale: Cn57091-15 davanti alla parcella 10 (Ev23), Cn57091-18 davanti alla parcella 11 (Ev24), Cn57091-19 davanti alla parcella 12 (Ev25), Cn57091-22 davanti alla parcella 13(Ev26), Cn57091-23 davanti alla parcella 14 (Ev27). Queste canalizzazioni, benché appartenenti alla stessa fase, sembrano però non essere in connessione diretta tra loro e per questa ragione si è scelto di trattarle come segmenti distinti. Altre evacuazioni secondarie vengono poi costruite sul retro di alcune parcelle:

Cn57091-04 (Ev19) dietro la parcella 1; Cn57091-20 (Ev28) dietro la parcella 12 e Cn57091-21 (Ev29) dietro la parcella 13.

Una seconda difficoltà è determinata dal fatto che a volte, anche quando si ha l’impressione che una canalizzazione, osservata su più segmenti, costituisca un’unica struttura, in realtà spesso si tratta di interventi diversi, realizzati con tecniche e materiali differenti e non necessariamente contemporanei. L’esempio più evidente è quello delle evacuazioni davanti alle parcelle del quartiere Ovest. In particolare davanti alle parcelle dalla 10 alla 14, nella loro ultima fase, ciascun segmento di canalizzazione sembra interrompersi in corrispondenza dell’ambitus che separa le parcelle tra loro. I singoli canali non presentano un allineamento perfetto ma in alcuni casi esiste uno scarto di diverse decine di centimetri, a testimonianza del fatto che non si tratta di una struttura unica. Anche le tecniche di costruzione risultano differenti – pareti in muratura, pietre disposte di taglio, etc. – così come le dimensioni. Sembra dunque che sia il proprietario di ciascuna parcella ad occuparsi della manutenzione dello spazio del portico e delle strutture di evacuazione ad esso associate. Questo stesso fenomeno è stato osservato anche a Vitudurum558 in Svizzera, dove lo straordinario stato di conservazione del legno ha consentito di osservare i successivi rifacimenti delle canalizzazioni. La parcella non comprendeva solamente l’edificio e il portico ma anche il tratto di canalizzazione ad essa associato.

I confinanti erano dunque sottoposti al dovere di manutenzione della canalizzazione così come del portico della propria parcella, in modo da consentire un ottimale scorrimento delle acque. Lo scopo principale era quello di garantire il drenaggio affinché l’acqua non potesse infiltrarsi nelle case. Le canalizzazioni funzionavano, in alcuni casi, anche da scarico delle acque di scolo domestiche e artigianali. Possiamo immaginare, dunque, l’esistenza di un’autorità locale incaricata di sorvegliare che ciascun proprietario si facesse effettivamente carico della manutenzione della propria parcella. Gli abitanti, a loro volta, erano liberi di costruire e utilizzare i propri canali in accordo con i loro bisogni.

A Bliesbruck non sono presenti grandi collettori fognari voltati sul modello di quelli attestati nelle capita ciuitatum. Non si tratta solo di una scelta giustificata dalle dimensioni inferiori dell’area urbana: l’impressione è soprattutto che si tratti di un modello di gestione differente, e che caratterizza gli insediamenti minori. Se infatti nelle

558 Pauli-Gabi et al. 2002; Ebnöther 2003, pp. 73-76.

città dovevano esistere dei grandi collettori pubblici, che raccoglievano le acque delle evacuazioni secondarie per poi convogliarle tutte verso l’esterno della città, nei quartieri di Bliesbruck i vari segmenti di canalizzazioni sembrano funzionare in maniera autonoma. Qui, come in altre agglomerazioni secondarie, non esiste una vera e propria rete di evacuazione pubblica, ma piuttosto un sistema di gestione regolato da rapporti di servitus, che consentivano il diritto di utilizzo ma allo stesso tempo il dovere di manutenzione delle strutture idrauliche interessate.

La servitutes stillicidii e fluminis consentivano di scaricare l’acqua piovana dal proprio tetto al fondo altrui, la prima sotto forma di acqua che cade dal cielo, la seconda mediante condutture559. La servitus stillicidii definisce un rapporto strettamente urbano, dal momento che concerne legami in un contesto di vicinato ravvicinato, e compare nel diritto a partire dal momento in cui l’ambitus lascia spazio a rapporti di vicinato immediato (paries communis). L’evacuazione delle acque di scolo si effettua invece tramite cloacae. Questa servitus consentiva di far passare i propri canali di scarico attraverso fondi altrui560, ed era tutelata da una serie di divieti che imponevano la manutenzione dei condotti fognari. Nel quadro degli insediamenti minori possiamo immaginare un ruolo centrale delle collettività locali, che distribuivano le concessioni e si occupavano di sorvegliare la loro effettiva applicazione nel rispetto delle norme vigenti.

In generale possiamo affermare che la pulizia e manutenzione del portico come della strada e dei suoi apprestamenti poteva essere, a seconda delle situazioni, a carico dei proprietari così come dei magistrati, ovvero dei poteri pubblici locali. Queste due modalità sembrano corrispondere a due diverse definizioni di questo spazio. Quando la pulizia e manutenzione è affidata agli abitanti, essi sono considerati allo stesso tempo responsabili della sporcizia e beneficiari principali della pulizia. In questo caso, indipendentemente dallo statuto giuridico del suolo, questo è trattato come una sorta di prolungamento delle abitazioni che vi si affacciano. Nel caso in cui, invece, la sua cura e manutenzione risulti a carico dei poteri pubblici, la strada viene trattata come uno spazio autonomo, indipendentemente dalle abitazioni che vi si affacciano561. Queste due

559 Guarino 1988, p. 637.

560 Guarino 1988, p. 637.

561 Saliou 2003, p. 46.

concezioni non si escludono a vicenda ma in alcuni casi possono convivere all’interno di uno stesso sito. Nel caso degli insediamenti minori sembra prevalere il primo esempio, confermato dai dati archeologici come dal fatto che fin ad ora le modalità di amministrazione così come lo statuto giuridico di questi insediamenti sono per la maggior parte sconosciuti.

La situazione è ancora diversa per quel che riguarda gli edifici pubblici delle terme e della fontana. In questo caso le evacuazioni sono di natura pubblica: la servitus serviva allora a proteggere le strutture dall’ingerenza dei privati, consentendo di far passare i canali di scarico anche quando attraversassero in fondo altrui. Per le botteghe delle terme e del centro pubblico invece doveva valere lo stesso sistema presente nei quartieri artigianali.