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Il sistema di adduzione dell’insediamento: cronologia e fasi di utilizzo . 138

4.   La gestione dell’acqua negli insediamenti minori: l’esempio di Bliesbruck

4.6.   Approvvigionamento idrico

4.6.7.   Il sistema di adduzione dell’insediamento: cronologia e fasi di utilizzo . 138

Grazie ai dati raccolti possiamo tentare di ricostruire le fasi di trasformazione e utilizzo delle adduzioni dell’insediamento di Bliesbruck. L’intero sistema di alimentazione idrica ed evacuazione del centro pubblico e dei quartieri è stato suddiviso in 4 grandi fasi, che marcano le principali trasformazioni architettoniche e della rete idrica. Nonostante ciò la complessità di questo sistema fa sì che alcune strutture possano avere una durata di vita più lunga, prolungandosi nelle fasi successive.

In una prima fase (Fase 1), antecedente alla costruzione del grande emiciclo monumentale e corrispondente al primo utilizzo delle terme (Fig. 67), appartiene la

tripla canalizzazione Cn57091-45, Cn57091-46 e Cn57091-47 (che chiameremo per comodità Ad4). Questa è la prima adduzione ad essere realizzata o per lo meno la sola di cui conosciamo la data di realizzazione, in contemporanea con la costruzione della prima fase delle terme, tra la fine del I e gli inizi del II sec. d.C. Ad4 ha poi come TPQ per la fine del suo utilizzo il 175 d.C. circa, momento della costruzione dell’edicola 17, in seguito all’abbandono del precedente calidarium.

Ad una fase appena successiva (Fase 2), che corrisponde alla ristrutturazione delle terme e alle prime strutture dello spazio pubblico (Fig. 68), appartengono le tubature Cn57091-76/Cn57091-35/Cn57091-101 (Ad1), Cn57091-74 (Ad2) la tubatura Cn57091-71/Cn57091-36/Cn57091-42 (Ad3). In realtà non sappiamo con esattezza il momento in cui queste tubature sono state realizzate ma possiamo supporre che siano contemporanee o appena successive alla prima fase delle terme, verso la fine del I e gli inizi del II sec. d.C. Agli inizi di questa fase è poi ancora in uso Ad4, almeno fino al 175 d.C.

Per quanto riguarda la tubatura Ad1, questa conteneva materiale ceramico della prima metà del II sec. d.C., data in cui possiamo collocare la sua cessazione d’utilizzo.

Per le altre due tubature (Ad2 e Ad3), il TPQ che segna il loro abbandono è determinato dalla costruzione del grande emiciclo monumentale, tra la fine del II e gli inizi del III sec. d.C., che con le sue fondazioni taglia entrambe le strutture. Ad2 è inoltre tagliata da Ad5.

Se dunque una parte di questo sistema di alimentazione sembra indirizzato ad alimentare le terme (Ad3 e Ad4), la funzione di Ad2 resta sconosciuta, mentre Ad1 si dirige verso il quartiere a sud delle terme. Questo settore, meno noto perché solo parzialmente interessato dalle indagini archeologiche, era anch’esso composto da abitazioni provviste di ambienti seminterrati (cantine) e ambienti riscaldati, sul modello del quartiere Ovest. La canalizzazione Ad2 costeggia dunque la strada fino all’ingresso del quartiere in questione, ma non sappiamo quale edificio o area dell’abitato questa dovesse rifornire.

La presenza di questa tubatura solleva numerosi interrogativi sulla funzione di quest’area: chi erano i suoi abitanti? Quale edificio era così importante da potersi permettere un allacciamento al sistema di acqua corrente? Perché questa adduzione,

costruita ad un’epoca abbastanza precoce dell’occupazione dei sito, viene abbandonata relativamente presto, prima del momento di massima espansione e monumentalizzazione dell’insediamento? Solo un’indagine più approfondita del quartiere situato a sud delle teme potrebbe aiutarci a rispondere a questi interrogativi.

Alla terza fase (Fase 3) corrisponde invece la tubatura Cn57091-75/ Cn57091-70 (Ad5). Questa doveva costituire con ogni probabilità il primo sistema di alimentazione del bacino costruito al centro dell’edicola rettangolare (Fig. 69), e la sua costruzione taglia Ad1 e Ad2. Possiamo dunque datare l’utilizzo di questa tubatura tra metà-fine del II sec. fino al III sec., momento in cui viene abbandonato e sostituito da un nuovo sistema di alimentazione.

Alla quarta fase (Fase 4) appartengono le tre tubature Cn57091-69/ Cn57091-88 (Ad6), Cn57091-34 (Ad7) e Cn57091-05/ Cn57091-08/ Cn57091-103 (Ad8). Queste sono utilizzate durante l’ultima fase del sito, dagli inizi del III sec. fino al 260-275 d.C.

(Fig. 70 e 72).

In particolare la struttura Ad7, individuata davanti alle terme, viene costruita tra la fine del II e gli inizi del III sec. d.C., al momento della monumentalizzazione del centro pubblico. Purtroppo la sua funzione esatta, così come il suo orientamento restano indeterminati in mancanza di ulteriori elementi. Questa viene poi abbandonata attorno al 275 d.C., anno in cui le invasioni determineranno la parziale distruzione e il successivo abbandono di alcune aree dello spazio pubblico.

La struttura Ad8, situata nel quartiere Ovest, è datata in maniera generale al III sec. la cessazione di utilizzo è datata questa volta al 260 d.C., momento in cui il quartiere Ovest viene abbandonato. Anche in questo caso la sua funzione e orientamento preciso restano da chiarire.

L’adduzione Ad6, che sostituisce Ad5, viene costruita invece leggermente più tardi, durante il III sec., per poi essere abbandonata attorno al 275 d.C. Questa struttura, che incontra alcune risistemazioni successive, doveva alimentare il bacino rettangolare questa volta da est.

A partire dalla fine del III sec. d.C. nessun sistema di adduzione è più attestato a Bliesbruck.

4.6.8. Il bacino del quartiere Ovest

La struttura a bacino Str57091-87487 è situata sul retro della parcella 10 del quartiere Ovest (Fig. 73). Si tratta di un ambiente sotterraneo di 5 m x 3,60 m, profondo 1,70 m e per l’aspetto simile ad una cantina. Due finestre a bocca di lupo si aprono sul muro MR36, mentre due larghe nicchie rettangolari (prof. 0,35 m) sono collocate nel muro ovest MR37. Le altre pareti presentano alla stessa altezza delle nicchie (0,90 m circa) dei fori. La scala, costruita all'interno della cantina, è larga 1 m e composta da alti gradini (0,40 m). Il suolo e la parte bassa della struttura sono rivestite da uno spesso strato di malta idraulica e sul bordo del fondo è presente il pulvino, tipico delle vasche, per garantirne l'impermeabilità. Questa strana struttura è a sua volta inserita all’interno di un altro ambiente a forma di L che doveva contornate le pareti nord e ovest del bacino.

In un secondo momento sono state posizionate ad intervalli irregolari, lungo i muri longitudinali e le scale, dei grossi blocchi tagliati in maniera grossolana (larghezza 0,32-0,60 m, altezza 0,15-0,18 m). Per posizionare i blocchi dei segmenti di pulvino sono stati asportati. Questa operazione sembra però essere stata interrotta dalla dismissione della struttura che viene abbandonata e progressivamente riempita.

Questa struttura, inizialmente interpretata come una cantina (“cave”), a causa della sua struttura, pone diversi problemi che rendono difficile la sua interpretazione.

Innanzitutto la sua forma riprende quella degli ambienti seminterrati o cantine presenti in gran parte sul sito, con la sola eccezione della posizione delle scale, collocate all’interno dell’ambiente principale e non alla sua imboccatura, e della presenza del rivestimento in cocciopesto e del pulvino. Questi ultimi due elementi confermano che si tratta di una struttura legata all’acqua, ma il suo funzionamento pone ulteriori problemi.

Non è stato infatti individuato, durante gli scavi, nessun canale di adduzione o di evacuazione, il che ci porta ad escludere che fosse una sorta di serbatoio collegato al sistema di adduzione in acqua corrente o alle terme. Come era dunque alimentato il bacino? Se ipotizziamo che questo servisse a raccogliere acqua piovana, tramite un sistema ad impluvium sul modello mediterraneo, la profondità di questa struttura ci appare disproporzionata, anche se non mancano i confronti per quanto riguarda la

487 Petit 2003, pp. 75-77.

Gallia, ad esempio a Sarrebourg488 o Bibracte489, nonostante in questo ultimo caso si tratti di strutture ben più antiche e monumentali. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, questa sembra al momento rivelarsi l’ipotesi più plausibile. Inoltre, la sua posizione in prossimità dell’asse stradale situato sul retro del quartiere Ovest fa pensare che il bacino non sia da collegare alla parcella 10 ma che si tratti di una struttura pubblica, come in altri casi noti nel mondo romano490. L’ambiente a forma di L che gli si addossa può essere forse immaginato come uno spazio porticato, aperto sulla strada, dal cui tetto l’acqua colava poi verso il bacino, e che allo stesso tempo riparava in parte l’acqua dalla luce mantenendola fresca. Diversamente questo poteva essere un ambiente di servizio, e in questo caso dobbiamo immaginare un altro sistema attraverso cui gli abitanti potevano approvvigionarsi in acqua.

Ignoriamo infine a cosa fossero riconducibili gli interventi di trasformazione individuati dagli scavi poco prima del suo abbandono. La data di costruzione del bacino è da situarsi nel corso del II sec. Questo è però poi abbandonato e progressivamente riempito del corso del III sec. d.C. Possiamo dunque chiederci se questo abbandono sia determinato dalla costruzione del bacino della fontana al centro dello spazio pubblico, che forniva acqua corrente, fresca e di migliore qualità, non rendendo più necessario il ricorso alla raccolta di acqua piovana. Se dunque in una prima fase del sito l’acqua corrente è riservata alle sole terme pubbliche, emerge agli inizi del III sec. la volontà di mettere quest’acqua a servizio dei cittadini, sostituendo il vecchio metodo che si basava sull’utilizzo del bacino-cisterna – possiamo immaginare che altri, non ancora individuati dagli scavi, fossero presenti sul sito.