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L’origine dell’alimentazione idrica dell’insediamento: ipotesi di ricostruzione

4.   La gestione dell’acqua negli insediamenti minori: l’esempio di Bliesbruck

4.3.   L’origine dell’alimentazione idrica dell’insediamento: ipotesi di ricostruzione

L’agglomerazione secondaria di Bliesbruck disponeva in età romana di un sistema di alimentazione idrica, che doveva incanalare l’acqua delle sorgenti situate in prossimità del sito. La presenza di acqua corrente sotto pressione è infatti testimoniata dall’esistenza di numerose tubature in legno, concentrate in maniera particolare nell’area centrale del sito, in corrispondenza della fontana e delle terme. Nonostante queste strutture non si siano conservate, è possibile individuare il loro posizionamento tramite il rinvenimento di “frettes”, anelli metallici che fungevano da giunzione tra due elementi di canalizzazione. Se dunque alcuni elementi della rete idrica urbana sono noti, non è altrettanto facile determinare l’origine e il percorso dell’acqua dalla sorgente alla periferia dell’abitato.

Per cercare di chiarire come doveva essere organizzata la rete di adduzione idrica è stata effettuata, nel luglio 2014412, una campagna di prospezioni pedestri sul versante est della valle della Blies, con l’obiettivo di verificare la localizzazione delle sorgenti e la eventuale presenza di strutture antiche legate ad un acquedotto.

Per questo studio si è scelto di utilizzare un ampio spettro di fonti e documenti, in modo da restituire un quadro del paesaggio storico che tenesse conto della stratificazione continua dei fenomeni antropici e naturali nella vallata.

In particolare la ricerca si è articolata come segue:

412 Dazzi, Moderato 2014. Si ringrazia in particolare Moderato per il supporto fornito durante le ricognizioni, la rielaborazione dei dati tramite QGIS e l’elaborazione grafica delle immagini.

• Raccolta dei dati già elaborati dalle analisi geofisiche eseguite negli anni precedenti nell’area della ricerca (in particolare 2006413, 2007414 e 2013415) e loro inserimento in ambiente GIS;

• Analisi dei dati LIDAR (precisione 5m per pixel);

• Analisi delle ortofoto aeree della vallata (voli 1929,1951, 1955, 1961, 1980, 2004, 2009, 2012);

• Raccolta dei dati geologici, geomorfologici e idrologici sull’area in esame;

• Analisi delle foto aeree oblique presenti nell’archivio del PABR416;

• Ricognizioni puntuali in alcune aree individuate dall’analisi delle fonti citate e mappatura delle anomalie/ elementi geomorfologici-idrologici tramite GPS;

• Elaborazione in ambiente GIS dei dati raccolti;

• Inserimento in ambiente GIS delle strutture idrauliche dell’insediamento note da indagini archeologiche e geofisiche;

• Elaborazione finale dei dati e risultati.

Per quanto riguarda la georeferenziazione ed elaborazione di dati si è scelto di utilizzare come base GIS il programma Quantum GIS (QGIS),417 che presenta i requisiti necessari per questo tipo di indagine: capacità di gestione e trasformazione di diversi formati di file (sia raster che vector), presenza di un buon numero di algoritmi per analisi spaziali, geomorfologiche, idrologiche, licenza Open Source. La base cartografica utilizzata è la carta IGN TOPO 25000 (2012) in formato raster.

4.3.1. Indagini geofisiche

Diverse compagne di prospezioni geofisiche sono state effettuate, prima nel 2006418, 2007419 e successivamente nel 2013420, al fine di indagare l’occupazione del versante est della vallata in corrispondenza del sito. Le analisi eseguite sono di tipo

413 Posselt 2006.

414 Posselt, Pfnorr 2007.

415 In corso di pubblicazione.

416 Parc archéologique de Bliesbruck-Reinheim.

417 www.qgis.org.

418 Posselt 2006.

419 Posselt, Pfnorr 2007.

420 In corso di pubblicazione.

magnetico (superficie prospettata: 229695 mq tra 2006 e 2007) ed elettrico (13481 mq nel 2007).

Lo studio delle anomalie geofisiche è stato eseguito riprendendo i risultati delle prospezioni, georeferenziando le immagini di partenza e vettorializzando le anomalie già segnalate nel rapporto. L’area di indagine è situata a est della linea ferroviaria, a partire dalle coordinate 953713.384,169400.663 (Lambert I) fino a 954083.481,169872.315 (Lambert I).

Dai risultati delle prospezioni sono poi state isolate le anomalie più significative ai fini di questa ricerca, ignorando ad esempio quelle palesemente riferibili a canali di drenaggio moderni utilizzati in agricoltura. Queste si collocano sul versante ovest della collina “Bruckerberg”, a nord ovest e ad ovest del luogo chiamato “Kiefernberg”. Si tratta di una serie di anomalie lineari, alla base del pendio della collina, con direzione nord-est/sud-ovest e che presentano dimensioni differenti (Fig. 23). Si possono sostanzialmente suddividere in quattro sottoinsiemi (da nord a sud):

Gruppo A: AN09, AN10. Si tratta di due anomalie negative

rispettivamente di 20 e 34 m di lunghezza, forse parte di un sistema di drenaggio dei campi moderno (ma non contemporaneo, dal momento che non sono assiali con l’orientamento attuale dei canali).

Gruppo B: AN01, AN02, AN03, AN04, AN05, AN06, AN07, AN08, AN12, AN13, AN14.

All’interno di questo gruppo di anomalie si possono distinguere due sotto-gruppi:

AN01 e AN05 per la loro lunghezza (rispettivamente 198 m e 120 m) sembrano essere di natura diversa rispetto alle altre anomalie. In particolare, dall’analisi LIDAR l’anomalia AN01 sembra proseguire oltre la zona indagata ed è stato suggerito421 che possa essere la traccia di

421 Informazione di Benoit Lagache (équipe du Parc Archéologique de Bliesbruck-Reinheim).

un antico percorso romano. Le anomalie di dimensioni più ridotte potrebbero appartenere invece a strutture sepolte o, come viene suggerito anche dalla geofisica per AN 14, a drenaggi recenti.

Gruppo C: AN11, AN15, AN16, AN17, AN18, AN19, AN20, AN21, AN 27.

Individuate dalle indagini del 2013, queste anomalie vengono segnalate come canali o strutture murarie dai geofisici; hanno orientamenti diversi e convergenti a diversi livelli di profondità.

Gruppo D: AN22, AN23, AN24, AN25, AN26

Individuate dalle indagini geofisiche del 2013, vengono segnalate come canali di età romana (“Wasserkanale romisch”) o come drenaggi moderni. AN26 dall’ortofoto del 2012 sembra proseguire verso una possibile cava di estrazione della pietra e potrebbe far parte di un asse viario antico.

In conclusione, alcune di queste anomalie possono appartenere alla rete idrica antica: in particolare sembrano promettenti per complessità orizzontale e verticale gli ultimi due gruppi (C e D). Tuttavia a una prima verifica sul campo tramite survey non è stato possibile definire meglio la loro natura. Sarebbe necessaria una verifica puntuale tramite trincee di scavo (“shovel test”) per accertarne con esattezza definizione e rapporti stratigrafici.

4.3.2. Foto aeree

Le riprese aeree analizzate in questo studio comprendono sia le foto verticali che quelle oblique. Per quanto riguarda l’analisi delle foto aeree verticali si sono utilizzate le versioni digitalizzate e georeferenziate delle riprese del 1929, IGNF 1951, 1961, 1980 e le ortofoto 2004, 2009, 2012. Le foto sono state trattate lavorando su saturazione, contrasto e falso colore per fare emergere eventuali irregolarità e sono state

riesaminate in ambiente GIS insieme alla geofisica per verificare la visibilità delle anomalie riscontrate da quest’ultima.

In sintesi l’esame delle foto verticali non ha permesso di identificare delle irregolarità particolari (Fig. 24); tuttavia questo è stato utile in quanto ha messo in evidenza il proseguimento dell’anomalia AN26, che sembra allinearsi alla strada che porta alla presunta cava a est del villaggio moderno di Bliesbruck. Inoltre quest’analisi ha consentito il posizionamento delle fonti e delle zone umide422.

Per quanto riguarda le foto aeree oblique sono state isolate 3 riprese (recuperate dall’archivio del PABR) ad un altezza di circa 44 metri e con angolazione di circa 87 gradi effettuate presso la località di “Niedergailbach” (più esattamente nel vallone ai piedi della collina detta “Galbenberg”) e sul versante nord-ovest della collina di BruckerBerg. Nel primo fotogramma infatti sembra di poter riconoscere un’anomalia (AN29) di forma rettangolare, identificata in maniera molto generica anche dalle analisi geofisiche effettuate nel 1996. Questa si presenta come una discontinuità nel terreno erboso visibile a luce radente e orientata verso la prima zona umida all’interno del thalweg sottostante la cima di “Galgenberg”; le analisi microgravimetriche ne negano l’origine naturale e l’anomalia viene interpretata come un bacino, riempito in seguito all’abbandono da sedimenti fini. Il riscontro in survey ha identificato un lievissimo salto di quota in corrispondenza del limite dell’anomalia, che però è coperta da vegetazione e quindi difficile da delimitare. E’ stato possibile però rifinirne il posizionamento tramite ortofoto (2012) perché l’area dell’anomalia si presenta leggermente più chiara e priva di vegetazione rispetto al terreno circostante.

AN28 si trova invece a quota superiore, sul versante nord ovest della collina detta di “Bruckenberg”. L’anomalia riscontrata in foto aerea obliqua scattata a luce radente si presenta ancora una volta come una discontinuità nel manto erboso di forma rettangolare, orientata secondo le curve di livello.

4.3.3. Ricognizioni di superficie

Le prospezioni pedestri si sono concentrate principalmente sull’esplorazione delle zone umide, al fine di individuare le principali sorgenti e le eventuali strutture

422 Cfr. infra.

antropiche visibili sul terreno. Le sorgenti individuate (“Source 1” e “Source 2”)423 si trovano a monte, all’estremità delle aree umide indagate (Fig. 7-25).

Per quanto riguarda invece la presenza di eventuali strutture antiche, le principali difficoltà sono consistite nel fatto che queste zone, ricche di vegetazione, sono difficilmente accessibili e la lettura del terreno risulta estremamente complicata.

Nonostante questo è stato possibile individuare, lungo queste aree, delle sistemazioni antropiche, quali grossi blocchi di pietre disposte lungo le pareti dei fossati che dovevano condurre l’acqua, probabilmente ancora in uso nei periodi di pioggia e nelle stagioni umide. Purtroppo non è stato possibile determinare se si tratti di apprestamenti antichi o moderni, anche se possiamo supporre che l’acqua delle sorgenti seguisse lo stesso andamento anche durante l’antichità.

Le indagini sul terreno si sono poi concentrate sulla verifica di due anomalie (AN28 e AN29424) individuate dalle foto aeree. Si tratta di due strutture a pianta rettangolare, di cui una è stata anche oggetto di indagini geofisiche e interpretata come il possibile bacino di raccolta delle acque e punto di partenza dell’acquedotto (AN29).

Purtroppo in entrambi i casi nessuna struttura è risultata visibile ad occhio nudo, per la presenza di una folta vegetazione e per il fatto che entrambe si trovano attualmente in posizione sotterranea. Solo la realizzazione di sondaggi di scavo puntuali può aiutarci dunque a chiarire definitivamente la natura di queste strutture.

4.3.4. Ipotesi ricostruttive

L’assetto idrologico antico ha fortemente condizionato lo sviluppo delle dinamiche insediative della valle della Blies. La scelta di costruire l’agglomerazione secondaria in una determinata area del terrazzo fluviale non è casuale. Questa è infatti ricaduta sulla terrazza meridionale della vallata che, stando ai dati geologici, non doveva essere soggetta ad esondazioni del fiume già in età antica; lo stesso si può dire della villa di Reinheim, costruita sul terrazzo settentrionale. Appare ancora più significativa quindi la scelta di posizionare la necropoli proprio nell’area meno adatta all’insediamento umano, quella del ventaglio alluvionale (Fig. 6).

423 Cfr. supra.

424 Cfr supra.

Gli abitanti dell’insediamento antico sembrano inoltre aver preso delle misure per mettere in sicurezza l’abitato da possibili inondazioni causate dai corsi d’acqua presenti sul versante est della collina. Se le sorgenti erano utilizzate per alimentare un sistema di adduzione, ciò non esclude la possibile presenza di un troppo pieno, che doveva confluire un fossato o una canalizzazione in modo da non rappresentare un pericolo per gli abitanti in caso di grandi piogge. Nel caso invece in cui queste sorgenti non alimentassero il sito è ancor più probabile che si sia ricorso a delle sistemazioni artificiali per irreggimentare i corsi d’acqua ed evitare così delle frane o inondazioni.

L’esistenza di una pianificazione del rischio idrogeologico sembra dimostrata dalla presenza di due grandi canali scolmatori alle estremità nord e sud dell’agglomerazione, che oltre a rappresentare i limiti fisici dell’abitato dovevano servire a drenare l’acqua proveniente dal versante collinare proteggendo il sito. Questi canali sono stati individuati durante alcuni scavi archeologici425 (Fig. 26).

Per quanto riguarda invece il punto di origine del sistema di approvvigionamento idrico e il suo percorso extraurbano, purtroppo i dati a disposizione ci consentono di formulare delle semplici ipotesi, che possono trovare conferma solo con la realizzazione di sondaggi di scavo puntuali nelle zone indagate. Le due sorgenti individuate (“Source 1” e “Source 2”) potevano partecipare all’alimentazione in acqua dell’insediamento, supponendo che queste non abbiano cambiato posizione rispetto all’antichità, attraverso un sistema di condotti e tubature che però non ha lasciato tracce visibili sul terreno. Nonostante ciò non è detto che in antichità non esistessero altre sorgenti che erano utilizzate, ad esempio per l’alimentazione del presunto bacino AN29.

L’unico modo per verificare se effettivamente queste fonti facessero parte della rete di adduzione costruita in età romana resta quello della verifica di presenza di strutture sotterranee tramite dei sondaggi di scavo.

In base ai dati raccolti sono state formulate alcune ipotesi di percorso per eventuali condutture dirette dalla collina all’abitato. In particolare il “reseau 1”, che terminava sicuramente in un canale scolmatore che delimita il sito a nord, poteva essere stato realizzato proprio per convogliare le acque provenienti dalla collina, onde evitare che queste inondassero l’insediamento. Ancora oggi è infatti visibile una sorta di

425 Schaub, Petit 1991; Casadebaig, Bontrond 2007c.

fossato che attraversa le zone umide, le cui pareti mostrano tracce di sistemazioni antropiche. Questo sistema di bonifica è dunque mirato alla protezione del sito da fenomeni alluvionali e smottamenti di terreno. Un’altra possibilità è che questo canale costituisse il troppo pieno del supposto bacino AN29, convogliando le acque verso il limite nord del sito.

La “Source 2” poteva dirigersi direttamente verso l’abitato, inizialmente seguendo un orientamento sud-est/nord-ovest, per poi curvare in direzione est-ovest, seguendo l’andamento dell’area umida (Rete B)426. Il suo legame con la struttura AN28 non è stato provato.

Per quanto riguarda il “reseau 3”, questo è stato ipotizzato seguendo il tracciato delle zone umide partendo dal bacino AN29: questo poteva ridirezionare il flusso dell’acqua verso l’insediamento con un percorso ipotizzato da est ad ovest, di cui potrebbe rimanere traccia nell’orientamento delle zone umide attuali, dove sono state indentificate alcune sistemazioni antropiche purtroppo non databili.

Anche il legame tra le due strutture AN28 e 29 non è stato provato e necessiterebbe ulteriori verifiche tramite sondaggi di scavo.

Si tratta, come abbiamo già detto, solo di ipotesi che necessiterebbero di indagini più approfondite. Non è stato possibile inoltre comprendere in che modo questo sistema si allacci alle tubature in legno rinvenute all’interno dell’abitato, che in più presentano orientamenti diversi fra loro.