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I GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALI COME NUOVA FORMA DI ESPRESSIONE DEL CONSUMO CRITICO, CONSAPEVOLE E

5. acquistare prodotti realizzati da cooperative sociali o da chi lavora con persone svantaggiate.

8.7 I GAS come movimenti sociali.

Per capire se e in che misura i GAS possano essere definiti come dei movimenti sociali, occorre innanzitutto intendersi su cosa sia un movimento sociale.

A questo proposito, partendo da quanto abbiamo già detto riguardo alle diverse scuole di pensiero in tema di movimenti sociali (vedi capitolo 5), possiamo dire che per i GAS vale molto di quello che abbiamo già detto a proposito dei LETS. I GAS, infatti, si caratterizzano per una dimensione quotidiana delle loro pratiche che non lascia spazio ad alcuna metafisica del potere e cerca allo stesso tempo di attualizzare il cambiamento, vivendolo nel presente piuttosto che posticiparlo all’infinito.

E’ anche vero, però, che essi fanno parte del più ampio mondo del consumo critico, i cui attori sono spesso protagonisti di vere e proprie campagne di boicottaggio di prodotti finalizzate ad esercitare pressione sui soggetti economici al fine di indurli a comportamenti eticamente ed ecologicamente responsabili. Quest’ultima caratteristica potrebbe far propendere per un inquadramento dei GAS nella categoria dei gruppi di pressione più che dei movimenti sociali, ma a ben vedere le cose non stanno esattamente in questo modo.

Un gruppo di pressione può essere definito come “un gruppo di persone, organizzate su basi volontarie, che mobilita risorse per influenzare decisioni e conseguenti politiche pubbliche” (Cotta, Della Porta, Morlino, 2001: 151). Questa definizione ricorda molto quella di movimento sociale operata dai teorici della mobilitazione delle risorse che, come abbiamo avuto già modo di vedere, è quella di “un insieme di opinioni e credenze in capo ad un gruppo di persone che rappresenta le proprie preferenze in ordine al cambiamento di alcuni elementi della struttura sociale e/o alla distribuzione dei benefici in una società” (McCarthy e Zald, 1977: 1217-1218).

In entrambi i casi, l’accento è posto sulla capacità dei gruppi di esercitare influenza sulle élites politiche al fine di indurle a recepire i cambiamenti di cui essi si fanno portatori o a concedere i benefici che essi richiedono. Questa, però, non è la caratteristica essenziale dei GAS i quali, sebbene spesso siano protagonisti di azioni mirate ad esercitare pressione sia sugli attori economici che su quelli politici, non fanno di questo l’obiettivo principale della loro esistenza.

Allo stesso modo dei LETS, i GAS sono composti da persone interessate a mettere direttamente in pratica i principi e i valori in cui credono e, per farlo, non hanno bisogno di esercitare pressioni o di avanzare richieste. I gasisti creano il loro mondo e si adoperano, hic et nunc, per dare una dimensione concreta e pratica ad una visione del mondo evidentemente alternativa rispetto a quella dominante.

Questo spiega, almeno in parte, l’atteggiamento critico che i membri dei GAS hanno rispetto alla politica tradizionale, evidentemente incapace di fare proprie le istanze provenienti da questo mondo. Tale atteggiamento critico, però, deve intendersi come diretto esclusivamente alla politica intesa in senso tradizionalmente partitocratrico e non anche all’idea di politica tout court, che rimane comunque presente, sia pure in forma radicalmente rivisitata, all’interno del mondo dei GAS.

Infatti, come si può leggere nella già citata ricerca su un campione rappresentativo di GAS lombardi (Forno, 2009),

chi partecipa ai gruppi di acquisto si caratterizza per un orientamento critico nei confronti della politica. Tuttavia il loro criticismo non sembra abbassare la loro voglia di fare politica. La politica per loro è importante, ma la loro idea di politica appare radicalmente diversa da quella tradizionale. […] I GAS sono dei laboratori di

pensiero politico, un’occasione per i cittadini di ritornare ad essere protagonisti della

politica (Forno, 2009: 49-50).

Concezioni dei movimenti sociali come quella propria dei teorici della mobilitazione delle risorse, incentrate principalmente sulla capacità dei gruppi di esercitare influenza sulle élites politiche, poco si addicono a casi come quelli dei gruppi di acquisto solidali, le cui finalità non sono esterne all’azione e alla vita dei gruppi stessi, ma coincidono con esse.

C’è anche chi cerca di tenere insieme questi due aspetti, parlando di “natura bicefala dei GAS” e di “movimento di pressione” (Graziano, 2009), operando, con quest’ultima espressione, quasi una crasi tra “movimento sociale” e “gruppo di pressione”. Scrive, infatti, Graziano:

La realtà gasista è troppo complessa per poter venire facilmente incasellata in categorie politologiche ormai classiche quali movimento sociale e gruppo di pressione. Vi sono alcuni elementi che possono far pensare ad una piena assimilazione con i movimenti sociali, ed altri – per ora forse meno evidenti – che fanno oscillare il pendolo verso la categoria dei gruppi di pressione. Sembra forse più agevole (e prudente) concludere sul punto enfatizzando la natura bicefala dei GAS che […] costituiscono un movimento di pressione che si sviluppa, in piena autonomia ma in modo sinergico, su nodi territoriali diversi e nodi tematici affini (Graziano, 2009: 19)

A nostro avviso, invece, l’aspetto relativo all’esercizio di pressione sulle élites è secondario rispetto all’altro aspetto, ben più importante, collegato allo straordinario potenziale di simbolismo culturale che i GAS hanno per via della loro capacità di crearsi da soli il loro mondo.

Propendiamo, quindi, allo stesso modo che per i LETS, per una concezione dei GAS come movimenti sociali, a patto che, però, si abbandoni la prospettiva, propria della teoria della mobilitazione delle risorse (RMT), che considera il successo di un movimento sociale come indissolubilmente legato alla sua capacità di esercitare influenza sulle élites e si abbracci, invece, quella propria dei teorici dei nuovi movimenti sociali (NSM), ed in particolare di Melucci, che considera i movimenti sociali come dei gruppi che si fanno portatori di una diversa visione del mondo che configge con quella dominante e si infrange contro i suoi limiti, proiettandosi idealmente in direzione della rottura di questi ultimi.

Come abbiamo già avuto modo di vedere, Melucci definisce un movimento sociale come “una forma di azione collettiva, basata sulla solidarietà, che porta avanti un conflitto, infrangendo i limiti del sistema nel quale l’azione ha luogo” (Melucci, 1987: 139). La solidarietà, intesa non solo come propensione verso determinati valori, ma anche come “la capacità di un attore di condividere un’identità collettiva” (Melucci, ibidem), appartiene a pieno titolo al repertorio dei GAS che, con la loro pratica, ridisegnano, per lo meno in ambito alimentare, le modalità di relazione fra produttori e consumatori e, così facendo, confliggono con il sistema dominante di relazioni, infrangendone i limiti, sia pure su di una scala limitata sia dal punto di vista territoriale che da quello dell’impatto socio-economico.

Per Melucci, inoltre, i movimenti rappresentano un “segno” (Melucci, 1987: 7), cioè una testimonianza, concretamente pratica, del fatto che altri modi di pensare le relazioni sociali sono possibili. I movimenti, per Melucci, sono dei “profeti” che “parlano avanti” (Melucci, ibidem), che si fanno, cioè, anticipatori di un futuro dai contorni non ancora ben delineati che essi riscoprono nel presente della loro pratica quotidiana; parafrasando il titolo di un suo famoso, e pocanzi citato, libro, possiamo dire che, per Melucci, i movimenti “inventano” il presente.

Anche i GAS inventano il loro presente attraverso un nuovo modo di approcciarsi al consumo e nuove modalità di relazione con i produttori. Tutto questo

non rappresenta semplicemente un auspicio, proiettato verso il futuro, di una modifica dei rapporti sociali dominanti, bensì una pratica concreta che viene effettivamente posta in essere nel presente.

Per queste ragioni, a nostro avviso, i GAS, perlomeno stando alle loro caratteristiche così come le abbiamo delineate da un punto di vista teorico, rientrano a pieno titolo nella categoria dei movimenti sociali, a condizione di intendere questi ultimi non come gruppi di pressione, interessati più all’ottenimento di benefici che ad una trasformazione delle relazioni sociali, bensì come attori culturalmente consapevoli della propria storicità e anticipatori di un futuro possibile.

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