LETS E GAS A CONFRONTO: RIFLESSIONI CONCLUSIVE SULL’ECONOMIA SOLIDALE
10.2 LETS e GAS a confronto: differenze.
Il confronto fra LETS e GAS, però, mette in rilievo anche alcune differenze fondamentali su cui è importante soffermare l’attenzione.
La prima differenza si colloca al livello dell’aspetto relativo alla motivazione dei membri alla partecipazione. Come abbiamo visto, per quanto riguarda i LETS, per i membri una delle motivazioni è costituita dal bisogno di relazioni sociali finalizzate alla costruzione di reti amicali e di mutuo aiuto. I membri di un LETS, cioè, si avvicinano ad esso principalmente per trovare quelle relazioni amicali e di buon vicinato che è difficile trovare nella normale vita quotidiana, specialmente nei contesti più urbanizzati.
Un’altra motivazione è quella più prettamente economica, che fa riferimento al fatto che molti membri riescono ad acquistare, attraverso il LETS, beni e servizi che altrimenti non si potrebbero permettere. Da questo punto di vista, quindi, il LETS svolge una importante funzione, oltre che di integrazione, anche di sostegno economico alle persone più in difficoltà.
Per quanto riguarda i GAS, invece, la motivazione principale è costituita dal cambiamento dello stile di vita e dalla critica ai modelli di consumo dominanti. I gasisti, cioè, più che dal bisogno di relazioni sociali, che sono pure importanti, sono mossi dalla consapevolezza critica che altri modi di produrre e consumare sono non solo possibili ma necessari e che, attraverso la loro azione diretta e la pratica quotidiana, essi contribuiscono alla costruzione di una nuova idea di relazioni economiche.
La seconda importante differenza che è emersa dall’analisi è la maggiore presenza nei LETS, rispetto ai GAS, di membri appartenenti a fasce economicamente più deboli. Infatti, sebbene non siamo in possesso di dati quantitativi che lo dimostrino in maniera inconfutabile, abbiamo avuto modo di cogliere, sia attraverso l’osservazione diretta che attraverso le interviste, il fatto che molti si avvicinano al LETS anche perché, trovandosi in stato di indigenza economica o comunque in difficoltà, riescono a trovare in esso un buon strumento di supporto.
Questo può essere spiegato col fatto che i LETS, avendo come principale caratteristica quella della costruzione di reti informali di solidarietà e di aiuto
reciproco, può risultare più attrattivo nei confronti di quelle persone che, essendo in condizioni di non agiatezza economica, cercano, anche attraverso questo tipo di strumenti, di trovare un aiuto su cui contare e anche una qualche forma, sia pur minima, di integrazione al proprio reddito convenzionale.
Per quanto riguarda i GAS, invece, come abbiamo visto nelle pagine precedenti, le fasce economicamente più basse potrebbero essere poco attratte per il fatto che l’obiettivo principale dei GAS non è quello di conseguire un risparmio sui prezzi di acquisto, quanto quello di incentivare una certa forma di agricoltura e di produzione col fine di salvaguardare l’ambiente e la salute delle persone.
Chi versa in condizioni di difficoltà economica, quindi, potrebbe non essere attratto da questo tipo di dinamica e potrebbe essere costretto a praticare un consumo costretto all’interno dei limiti dettati dalla propria condizione, con poco o nessuno spazio, quindi, per l’esercizio di condotte critiche e consapevoli.
Un’ultima, ma decisiva, differenza è data dal differente grado di incidenza che i beni e servizi scambiati all’interno dei LETS e dei GAS hanno sulla vita quotidiana dei membri. Per quanto riguarda i LETS, come abbiamo avuto modo di vedere, questa incidenza è molto bassa e contribuisce in maniera abbastanza residuale alla auto-sussistenza economica dei membri.
Questo accade perché i LETS, essendo basati su di un meccanismo di scambio basato a sua volta su ciò che le persone possono offrire a livello individuale, non possono competere con l’economia di mercato quanto a capacità produttive e a gamma di beni e servizi offerti. Le persone, quindi, sia pure attratte dal fatto di poter scambiare beni e servizi senza l’intermediazione del denaro, non trovano, e non possono trovare, all’interno del LETS tutto ciò di cui hanno bisogno per la loro sussistenza e sono, così, costrette a rivolgersi al mercato.
Per quanto riguarda i GAS, invece, il discorso è diverso in quanto essi, circoscrivendo il loro raggio d’azione prevalentemente al settore alimentare e privilegiando la filiera corta, riescono a creare dei circuiti di relazioni fra produttori e consumatori che si pongono come realmente alternativi rispetto a quelli tradizionali di mercato, senza bisogno alcuno di rincorrere modelli competitivi di produzione e, anzi, in aperto contrasto con questi.
Molti gasisti, infatti, riescono a soddisfare gran parte del fabbisogno alimentare proprio e della propria famiglia attraverso i prodotti acquistati all’interno del GAS, riducendo al minimo il ricorso ai supermercati e alla grande distribuzione organizzata; alcuni riescono addirittura a farne a meno del tutto.
Questo accade perchè i prodotti agro-alimentari che circolano all’interno dei GAS non presuppongono un tipo di agricoltura intensiva e ad alto tasso di capitale, ma anzi, al contrario, una agricoltura più a misura d’uomo, rispettosa dei cicli stagionali, orientata alla filiera corta e, dunque, senza la necessità di rapportarsi in maniera determinante alle forze produttive applicate su larga scala.
Questo significa che è possibile instaurare, a livello locale, delle relazioni fra produttori e consumatori non solo improntate ai criteri di sostenibilità e solidarietà di cui abbiamo detto, ma che riescano anche ad incidere significativamente sulla vita quotidiana delle persone pur collocandosi al di fuori della produzione massificata e standardizzata.
Le cose, però, si complicano notevolmente non appena i GAS si spingono al di fuori dei confini che delineano il circuito dei prodotti agro-alimentari e si avvicinano a prodotti non alimentari, come ad esempio l’abbigliamento, le calzature, ecc.
In questo caso il rapporto con i mezzi di produzione acquisisce una maggiore importanza ed è più difficile riuscire a trovare sul territorio piccoli produttori che soddisfino i criteri di sostenibilità privilegiati dai GAS. Per questo tipo di prodotti, quindi, i GAS non riescono, o non sono ancora riusciti, a creare le condizioni per un reale processo di autonomizzazione rispetto al mercato.
Questo pone un problema di rapporto con le forze produttive che non solo i GAS o i LETS, ma tutto il mondo dell’economia solidale non può eludere se vuole seriamente porsi come alternativo rispetto all’economia di mercato.