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La questione del rapporto con le imprese e con l’economia di mercato in generale

LETS ON THE FIELD: IL CASO DI SHEFFIELD 7.1 Introduzione al caso di studio

7.5 La questione del rapporto con le imprese e con l’economia di mercato in generale

Un’ulteriore questione che è stata sottoposta ai membri nel corso delle interviste è quella dell’opportunità di un coinvolgimento delle imprese nell’attività dei LETS, con il fine di incrementare la gamma di beni e servizi scambiabili all’interno del LETS stesso. Nelle risposte è prevalso un certo scetticismo a riguardo, dovuto principalmente al fatto che un coinvolgimento delle imprese viene visto come difficoltoso dal punto di vista della concreta fattibilità. La principale difficoltà riguarda l’utilizzo della moneta alternativa che, per le imprese, potrebbe rappresentare un problema soprattutto dal punto di vista della reale possibilità di spendere gli Stones

Certamente, con l’attuale crisi economica, ritengo che un coinvolgimento delle imprese potrebbe essere utile, ma come coordinatrice so che le imprese hanno avuto dei problemi perché tutti pagavano in Stones ed esse non avevano molte possibilità di spendere questi Stones, quindi si era venuta a creare una situazione abbastanza squilibrata.

Questi altri membri, invece, sottolineano il fatto che un coinvolgimento delle imprese sarebbe complicato perché esse non potrebbero trovare, all’interno del LETS, le condizioni per trarre un vantaggio dalla loro partecipazione.

Penso che potrebbe essere una buona idea, anche se sarebbe complicato. Se il LETS fosse di dimensioni più ampie, forse le imprese sarebbero interessate, ma che cosa riceverebbero in cambio? Se la gente comprasse con gli Stones, poi le imprese avrebbero il problema di spendere i loro Stones all’interno del LETS e questo potrebbe rappresentare un problema.

Non riesco a vedere come potrebbe funzionare. Le cose che saremmo in grado di offrire alle imprese sarebbero troppo piccole rispetto a ciò che ci potrebbero dare loro.

C’è, invece, chi sottolinea il fatto che il sistema dei LETS opera secondo una logica che è completamente diversa da quella delle imprese e che, per certi versi, si pone anche in concorrenza.

Sarebbe bello riuscire a trovare un modo per coinvolgere le imprese. Pensò, però, che esse siano focalizzate sulla logica dell’economia capitalistica e difficilmente si adatterebbero.

Non sono sicura che la cosa potrebbe funzionare, perché le imprese operano con un sistema completamente diverso e poi credo che vorrebbero essere pagate con soldi veri e non in moneta locale. Potrebbe funzionare se aprissero le loro menti, ma non vedo proprio come questo possa avvenire. Penso che per loro noi rappresentiamo una sorta di concorrenza, perché abbiamo un modo di fare completamente alternativo che non prevede l’utilizzo del denaro; le imprese, invece, basano la loro attività sul profitto, quindi non so se funzionerebbe. Mi piacerebbe sapere se c’è un modo di conciliare l’attività delle imprese con quella dei LETS, ma non riesco proprio a vedere come.

Al di là delle perplessità espresse da alcuni membri riguardo alla concreta fattibilità di una simile ipotesi, il dato che più rileva è un certo scetticismo riguardo alla conciliabilità delle differenti logiche che stanno dietro a ciascuna realtà: la logica della solidarietà e della mutualità per quanto riguarda i LETS; la logica della competizione e del profitto per quanto riguarda le imprese.

Risulta, quindi, più che avvalorato ciò che abbiamo affermato nel capitolo precedente a proposito della pericolosità di un coinvolgimento delle imprese nelle attività dei LETS che prescinda dalla natura dei soggetti che si intendono coinvolgere. Il coinvolgimento di imprese puramente capitalistiche, cioè, rischierebbe di

compromettere la natura dei LETS, incrinando la loro vocazione solidaristica e fiduciaria e fagocitandoli all’interno di una logica, quella del profitto e del guadagno individuale, che è sicuramente quanto di più lontano ed estraneo rispetto al loro ruolo e alla loro natura.

Di conseguenza, come già affermato sopra, se si vuole cercare di allargare la gamma di beni e servizi circolanti nell’ambito dei LETS coinvolgendo dei soggetti produttivi, l’attenzione deve essere rivolta verso quelle imprese che già operano secondo criteri solidaristici e che non fanno della logica del profitto la loro ragione di esistenza. In questo modo, da una parte si creerebbe un circuito virtuoso che sosterrebbe le realtà produttive economicamente solidali già esistenti e ne incoraggerebbe la nascita di nuove, dall’altra i LETS non sarebbero snaturati dal venire a contatto con una logica, quella dell’economia di mercato pura, che non gli appartiene.

Il fatto, però, che il LETS operi secondo una logica alternativa rispetto all’economia di mercato, non significa che esso non ne sia in qualche misura influenzato e non possa subire gli effetti delle diseguaglianze in essa presenti. Proprio questo lamenta un membro affermando che spesso, anche nel LETS, si possono venire a creare situazioni di squilibrio, situazioni in cui, cioè, le persone che stanno economicamente meglio sono avvantaggiate anche nell’attività che svolgono all’interno del LETS.

Penso che, in qualche misura, il LETS sia influenzato dall’economia di mercato perché, se la gente ha i soldi, avrà anche maggiori possibilità di sviluppare determinate abilità rispetto a chi, invece, non dispone di grosse possibilità economiche. Anche nei LETS ci possono essere delle diseguaglianze; ad esempio, certi beni e servizi possono essere maggiormente richiesti rispetto ad altri e chi è in grado di offrirli si trova indubbiamente in una posizione di vantaggio.

Un’altra fonte di possibili disuguaglianze viene individuata nel più alto “prezzo” richiesto da alcuni per determinate prestazioni. Nel LETS di Sheffield, come già ricordato sopra, viene suggerito di applicare un tasso di cambio tra lavoro e Stones tale per cui ad ogni ora di lavoro corrispondano 5 Stones, ma si tratta, appunto, solo di un suggerimento, essendo le parti libere di discostarsene. Il problema, secondo quanto ci riferisce questo membro, è che spesso, per alcuni tipi di prestazioni particolarmente richieste, si effettua un’operazione di ancoraggio degli Stones alla sterlina e si arriva a

chiedere all’interno del LETS lo stesso prezzo che si chiederebbe nell’economia di mercato.

Alcuni membri stabiliscono le tariffe equiparando gli Stones alle sterline. Per esempio, le terapiste chiedono 25 Stones per un massaggio, allo stesso modo in cui chiederebbero 25 sterline nell’economia di mercato. Penso che il cambio dovrebbe essere di 5 Stones per un’ora di lavoro, quindi io che offro sedute di riflessologia chiedo 5 Stones per ogni ora, ma alcune persone spesso mi danno qualcosa in più, anche se non la chiedo mai. Mi possono dare anche 10 Stones per seduta. Io credo che ognuno abbia delle capacità e abilità diverse, ma alla fine sta dando un’ora del suo tempo ed è esclusivamente in base a questo che bisognerebbe stabilire le tariffe.

Ma il concetto che più di ogni altro risente dell’influenza dell’economia di mercato e della sua potente presa sull’immaginario collettivo è sicuramente quello di “debito”. Parlare di debito nell’ambito dei LETS non è la stessa cosa rispetto all’economia di mercato. Nel caso dei LETS non c’è nessuna accezione negativa da assegnare a questo termine, anzi il fatto di cominciare ad operare in debito è proprio il primo passo per far sì che il LETS possa funzionare correttamente. Eppure le persone sono così abituate a pensare secondo la logica dominante propria dei rapporti mercantili, per cui il denaro o ce l’hai o lo prendi in prestito pagando un interesse, che sono spesso restie a fare questo primo passo e, piuttosto che cominciare da subito ad utilizzare i servizi che il LETS mette a disposizione addebitando il proprio conto, preferiscono aspettare che sia qualcun altro a contattare prima loro, in modo da poter guadagnare qualche Stones prima di spenderlo. Infatti, come spiega la coordinatrice del LETS,

ciò che la gente trova difficile da capire è il concetto di “debito”. Alla gente non piace avere dei debiti nel LETS, quindi, anche se ognuno parte da zero, la maggior parte dei membri aspetta di essere contattato da qualcuno che gli chieda di fare un lavoro e guadagnare così qualche Stone, invece di fare il primo passo e cominciare a spendere. Nessuno vuole cominciare con un debito, anche perché sono preoccupati di come saldare il conto. Per far funzionare il sistema, invece, qualcuno deve essere in debito o, come diciamo noi, deve assumere un “impegno”. Direi che questo aspetto è quello che maggiormente risente delle influenze dell’economia di mercato, perché la gente si preoccupa, vuole avere i soldi prima di spenderli. Noi cerchiamo di far capire alle persone che, anche se utilizzano i servizi di qualcuno, questo non è un debito, bensì una promessa che nel futuro anche loro faranno qualcosa per il sistema.

Più che di “debito”, quindi, sarebbe più corretto parlare di una forma di responsabilità che i singoli assumono nei confronti della collettività dei membri. Ciascun membro, cioè, nel momento in cui usufruisce di beni e servizi nell’ambito del LETS, pagandoli in moneta locale e quindi “addebitando” il proprio conto, è come se si impegnasse nei confronti della collettività degli altri membri a ricambiare in futuro ciò che ha ricevuto oggi.

Come si può notare, siamo ben lontani dalla fredda e chiusa equivalenza mercantile, in base alla quale lo scambio è, per definizione, scambio di equivalenti e, pertanto, nel momento in cui viene effettuato, rimane un’esperienza chiusa in sé stessa, che non apre, cioè, ulteriori spazi per l’alimentazione di circoli virtuosi. Lo scambio nell’ambito dei LETS, invece, è un’esperienza che “responsabilizza” i singoli, ponendoli in condizione di innescare meccanismi virtuosi attraverso cui mettere in circolo non solo beni e servizi, ma , con essi, relazioni umane e sociali.

La questione del denaro, dunque, è abbastanza presente nelle parole degli intervistati. Quello che emerge è un comune sentimento di rifiuto del ruolo che il denaro è venuto assumendo al’interno della società capitalistica e un tentativo di ricondurlo alla sua funzione originaria, cioè quella di semplice intermediario.

In particolare, nell’ambito dei LETS non esiste interesse. In questo modo, non si ha alcun incentivo ad accumulare somme di denaro, dal momento che non viene garantito alcun “premio” per la liquidità risparmiata. Al contrario, i singoli membri cercano di spendere il più possibile il loro denaro, perché solo in questo modo la ricchezza può circolare e aumentare. In sostanza, viene privilegiata la ricchezza “reale” rispetto a quella puramente “monetaria”, proprio l’esatto opposto di ciò che avviene nell’economia capitalistica.

Da questo punto di vista, i LETS rappresentano un microcosmo di quella che potrebbe prefigurarsi come una più ampia e generalizzata riforma del sistema monetario (Kennedy, 1995). Magrit Kennedy, infatti, sostiene che l’interesse sia la principale causa dell’inflazione e della conseguente svalutazione del denaro. Il problema, sostiene la studiosa tedesca, è che la gente paga gli interessi non solo quando prende a prestito denaro, ma ogni volta che acquista qualcosa. Il costo del capitale, cioè, è presente, in maggiore o minore misura, in ogni bene, pubblico o privato, che viene venduto sul mercato.

Kennedy (1995:12) ha stimato che, in media, paghiamo circa il 50% di interesse su ogni bene o servizio che compriamo. Questo significa che, se si abolissero gli interessi, i prezzi subirebbero una consistente diminuzione, generando anche una maggiore competitività per quelle regioni o per quei paesi che si muovessero per primi in tal senso:

introdurranno il nuovo sistema monetario, ma anche creerebbe un enorme vantaggio per le industrie e i prodotti che competono sul mercato nazionale e su quello globale (Kennedy, 1995: 40).

Ma ci sarebbe anche un altro vantaggio, molto più importante. Il denaro circolerebbe di più, non avendo le persone interesse a mantenerlo depositato. In questo modo si creerebbe molta più ricchezza reale rispetto a quanta se ne potrebbe creare con i vincoli imposti dall’attuale sistema monetario, con conseguenze virtuose relativamente alla diminuzione della disoccupazione e all’aumento del benessere collettivo. I LETS, sia pure in piccolo, mettono già in pratica questo principio e rappresentano la dimostrazione pratica di come un meccanismo di questo genere possa funzionare, valorizzando le risorse locali e rinvigorendo, dal punto di vista economico, le regioni depresse.

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