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ECONOMIA SOLIDALE E MOVIMENTI SOCIAL

5.2 I Nuovi Movimenti Sociali: il contributo di Touraine.

I teorici dei nuovi movimenti sociali si caratterizzano per una visione dei movimenti sociali incentrata sull’auto-produzione di valori, strategie e stili di vita e non, come nel caso del paradigma precedente, sul loro ruolo di strumenti di pressione.

L’etichettatura dei movimenti sociali come nuovi viene operata in contrapposizione ai movimenti sociali tipici della società industriale, il cui fine ultimo era costituito dal controllo della produzione e dalla presa del potere politico. Con il tramonto della società industriale, si è passati in una nuova fase, che si potrebbe definire post-industriale o post-moderna, nella quale il concetto stesso di

società, con i suoi valori di riferimento, risulta indeterminato e, anzi, costituisce l’oggetto del contendere e la sfida a cui i nuovi movimenti sociali sono chiamati.

Infatti, come sottolinea North,

i teorici dei Nuovi Movimenti Sociali prefigurano una società post-moderna nella quale le maggiori decisioni intorno a ciò che questa stessa società si appresta ad essere non sono ancora state prese. In questo spazio liberato e deterritorializzato, i movimenti sociali sono coinvolti in un processo dinamico di autoproduzione di significato per questo mondo. Mentre i movimenti sociali della società industriale erano preoccupati di ottenere il controllo della produzione e della presa del potere statale, al contrario i nuovi movimenti sociali sono interessati al modo in cui i significati sono prodotti e al controllo delle immagini (North, 2006: 19, traduzione nostra).

I due maggiori autori di riferimento per questa scuola sono Alain Touraine e Alberto Melucci. Touraine definisce un movimento sociale come “il comportamento collettivo organizzato di un attore a livello di classe che lotta contro il suo avversario di classe per il controllo sociale della storicità in una comunità concreta” (Touraine, 1981: 77, traduzione nostra). Movimento sociale, dunque, per Touraine, equivale a conflitto tra due attori sociali finalizzato non tanto (o non solo) al controllo di risorse, ma al controllo della storicità che, per Touraine, rappresenta “la capacità di produrre una esperienza storica attraverso modelli culturali” (Touraine, 1987: 125).

Un movimento sociale, dunque, visto in questa ottica, è molto di più di un semplice gruppo di pressione, ma è un qualcosa che investe la dimensione culturale ed identitaria della società. Touraine, infatti, insiste molto sul passaggio epocale che dalla società industriale ha condotto a quella che egli chiama “Società Programmata”, una società nella quale gli attori sociali sono chiamati ad auto-produrre, cioè a “programmare”, il loro mondo e il loro sistema di valori su cui poi basare la loro azione conflittuale. Perno di questa nuova società non è più, come nel caso della società industriale, la produzione di beni materiali, bensì la “produzione tecnologica di beni simbolici”:

La società post-industriale deve essere definita con un più rigoroso riferimento alla produzione tecnologica di beni simbolici che modellano o trasformano la nostra rappresentazione della natura umana e del mondo esterno. Per queste ragioni, ricerca e sviluppo, elaborazione di informazioni, scienza biomedica e tecniche, e mass media sono le quattro principali componenti della società post-industriale, mentre le attività burocratiche o la produzione di attrezzature elettriche e elettroniche sono semplicemente settori in crescita di una società industriale definita dalla produzione di beni più che da nuovi canali di comunicazione e dalla creazione di linguaggi artificiali. Soltanto l’organizzazione di nuovi movimenti sociali e lo sviluppo di differenti valori culturali possono giustificare l’idea di una nuova società che io preferisco chiamare programmata anziché soltanto società post-industriale (Touraine, 1987: 127-128)

L’identità è, nella visione di Touraine, il primo di una serie di tre principi che un movimento sociale deve aver sviluppato per potersi definire veramente tale. Touraine definisce il principio di identità come “la misura in cui gli attori di un movimento sociale hanno sviluppato una identità come attori storici, riflessivamente consapevoli della loro capacità di creare il proprio mondo” (Touraine, citato da North, 2006: 22, traduzione nostra). La capacità di mettere in campo dei valori e degli stili di vita alternativi, dunque, costituisce un elemento assolutamente cruciale nella definizione dei nuovi movimenti sociali.

Il secondo principio individuato da Touraine è quello di opposizione, in base al quale gli attori di un movimento sociale devono aver ben chiaro chi siano i propri oppositori e le linee lungo cui tale opposizione si sviluppa. Infine, il terzo e ultimo principio è quello di totalità, in base al quale gli attori devono aver sviluppato una “analisi di ciò per cui il movimento sociale sta lottando e, riconoscendo la centralità di questa lotta per l’auto-produzione della società, capire qual è la posta in gioco nel conflitto con i loro oppositori” (North, 2006: 22).

Limitatamente ai nostri fini, l’analisi di Touraine costituisce un notevole passo in avanti rispetto al paradigma della mobilitazione delle risorse, dal momento che, ponendo l’accento sull’identità e sull’auto-produzione di valori come elementi determinanti che caratterizzano un movimento sociale, ci aiuta in misura notevole nel nostro tentativo di inquadrare l’economia solidale nell’ambito di una teoria dei movimenti sociali.

Le pratiche di economia solidale, infatti, si caratterizzano per il fatto di creare il proprio mondo attraverso la creazione e la messa in pratica di valori completamente alternativi rispetto a quelli dominanti. Dal punto di vista dell’identità, quindi, possiamo senz’altro affermare che le pratiche e le associazioni che fanno capo all’economia solidale rispondono in pieno ai requisiti individuati dal modello di Touraine.

Più sfumato, invece, si fa il discorso nel momento in cui si tratta di valutare l’economia solidale con il metro del principio di opposizione e del principio di totalità. Da questo punto di vista, non c’è un vero e proprio avversario politico contro cui i soggetti dell’economia solidale si pongono in conflitto o con cui competono per

dall’economia di mercato nel suo complesso, alle cui disuguaglianze e ai cui processi di esclusione e marginalizzazione l’economia solidale cerca di rispondere costruendo, sia pure in piccolo, un’altra economia e degli altri rapporti sociali basati sulla solidarietà reciproca e non sulla competizione e sulla esclusione.

Alla base dell’azione posta in essere dalle varie realtà che operano nell’ambito dell’economia solidale vi è, quindi, una visione alternativa di quelli che dovrebbero essere i rapporti economici e sociali tra gli individui. Come movimento, però, i soggetti che la praticano non effettuano alcuna rivendicazione nei confronti dello Stato e del potere in genere, ma si limitano a mettere in pratica i loro valori alternativi e a lanciare alla società il messaggio forte che un altro modo di intendere le relazioni economiche e sociali è possibile.

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