I GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALI COME NUOVA FORMA DI ESPRESSIONE DEL CONSUMO CRITICO, CONSAPEVOLE E
8.3 Origine, distribuzione geografica e organizzazione dei GAS.
Il primo GAS ufficialmente censito in Italia fu formato a Fidenza nel 1994 (Rebughini, 2008: 36; Saroldi, 2001: 37, Valera, 2005: 15) e da allora il fenomeno dei gruppi di acquisto solidali ha conosciuto una straordinaria crescita. Se nel 2000 erano ancora solo 19 i GAS censiti in Italia, nel 2006 essi sono arrivati a raggiungere il numero di 342 nel 2006 (Sivini, 2008: 77) e quello di 566 nell’aprile del 2009 (Graziano, 2009: 11), subendo, quindi, una crescita di tipo esponenziale.
Per quanto riguarda la loro distribuzione geografica, questa non è uniforme su tutto il territorio nazionale, essendo i GAS presenti in misura più concentrata nel Nord del paese. Infatti, dei 342 GAS censiti nella ricerca di Sivini (2008), circa il 64% (219) si trova al Nord, il 29% (100) al Centro e circa il 7% (23) al Sud (Sivini, 2008: 78).
Questa differenza di concentrazione geografica fra Nord e Sud potrebbe essere imputabile al fatto che al Nord, essendoci una maggiore industrializzazione ed essendo quindi le contraddizioni del capitalismo in uno stadio più avanzato, anche le relative forme di resistenza controculturale sono più diffuse e sviluppate. Al Sud, viceversa, è ipotizzabile che finora si sia potuto accedere ad una alimentazione
qualitativamente migliore grazie alla differente struttura economico-sociale, in molte realtà ancora basata sulla presenza di reti informali e sulla cultura diffusa dell’auto- produzione. Infatti, come sostiene Sivini,
Una simile distribuzione sembra segnalare che le pratiche di consumo critico si sviluppano in particolare in aree nelle quali lo sviluppo capitalistico o industriale e le contraddizioni del sistema appaiono più evidenti. […] E’ possibile ipotizzare che la struttura sociale ed economica del sud abbia consentito, per un tempo più lungo, di avere accesso, abbastanza facilmente, ad un cibo considerato di qualità, in quanto fatto dal “contadino” che spesso è un parente, un amico, un familiare (Sivini, 2007: 5).
Le modalità attraverso cui un GAS prende vita sono, nella maggior parte dei casi, caratterizzate da un “basso grado di formalizzazione” (Rebughini, 2008: 36) e, infatti, spesso i GAS nascono fra gruppi di amici, fra condomini, fra colleghi (Valera, 2005: 8). Molto diffusa è anche la consuetudine di formare un GAS fra persone che fanno parte di un’associazione già esistente e che, quindi, condividono già un percorso comune.
Per quanto riguarda la struttura organizzativa, questa è, nella maggior parte dei casi di tipo informale. Infatti, soltanto il 21% dei GAS censiti possiede la forma di associazione (Sivini, 2008: 79). In particolare, Saroldi (2001: 41) individua quattro modelli organizzativi: gruppi senza struttura organizzativa formale (cosiddetti “gruppettini”); gruppi che rivestono la forma di associazione; gruppi che si appoggiano ad una organizzazione già esistente; struttura di servizio per più gruppi.
I gruppi del primo tipo, cioè quelli informali, sono la maggioranza. Il loro funzionamento è piuttosto semplice: qualcuno, magari con un sistema di turnazione, si occupa di raccogliere gli ordini e di gestire i rapporti con i produttori. Se i prodotti sono più di uno, si può anche pensare di incaricare una o più persone della gestione di un singolo prodotto, in modo tale che ogni prodotto abbia, dal punto di vista della gestione, il proprio referente. Le spese vengono sostenute dai membri, ciascuno in proporzione agli acquisti, senza l’applicazione di alcun ricarico sul prezzo dei prodotti.
Per quanto riguarda i gruppi che decidono di costituirsi in associazione, è stato questo il caso del primo GAS formatosi in Italia, cioè quello di Fidenza. In questo caso, i costi di gestione sono coperti attraverso una tassa di iscrizione oppure applicando al prezzo dei prodotti una piccola percentuale di ricarico. I gruppi che adottano questa modalità organizzativa funzionano attraverso una segreteria che si
occupa delle diverse mansioni attinenti al funzionamento del gruppo, dalla contabilità alla gestione degli ordini ai rapporti con i produttori, ecc.
La terza modalità organizzativa è costituita da quei gruppi che, per la loro attività, si appoggiano ad associazioni o cooperative già esistenti. E’ questo, ad esempio, il caso del GAC di Reggio Emilia che si appoggia, dal punto di vista logistico e organizzativo, sull’associazione MAG6. In questo caso, il funzionamento del GAS è garantito dalle strutture dell’organizzazione su cui i membri del GAS possono appoggiarsi e spesso l’associazione si fa anche carico della contabilità, come nel caso di Reggio Emilia. Al prezzo dei prodotti viene, di solito, applicato un piccolo ricarico per permettere la copertura dei costi di gestione.
Infine, l’ultima modalità è costituita dal caso in cui più gruppi di acquisto fanno riferimento ad un’unica cooperativa di appoggio che si occupa di organizzare e gestire gli ordini di tutti. E’ questo il caso, ad esempio, della Bottega del Mondo “EquaMente” di Torino la quale si occupa di fornire ad una serie di gruppi di acquisto solidali supporto in termini di raccolta e gestione degli ordini, nonché di rapporti con i produttori. L’organizzazione funziona pressappoco in questo modo: la cooperativa o l’associazione si occupa di far arrivare i prodotti presso la sua sede; i singoli GAS si preoccupano, invece, del ritiro e dello smistamento dei prodotti. I costi di gestione vengono coperti da una quota destinata al servizio fornito dalla associazione.
Nella maggior parte dei casi, comunque, i GAS sono costituiti da gruppi di persone che si organizzano in maniera informale e spontanea, senza essere sottoposte a nessun tipo di rigidità. Di solito, soprattutto quando i prodotti da gestire sono molti, viene individuato un referente per ciascun prodotto, il quale si occupa di raccogliere gli ordini e di gestire i rapporti con il produttore.
Dal punto di vista legislativo, i GAS sono riconosciuti dalla legge finanziaria 2008 che, ai commi 266-268 dell’art. 1, li definisce come “soggetti associativi senza scopo di lucro costituiti al fine di svolgere attività di acquisto collettivo di beni e distribuzione dei medesimi, senza applicazione di alcun ricarico, esclusivamente agli aderenti, con finalità etiche, di solidarietà sociale e di sostenibilità ambientale, in diretta attuazione degli scopi istituzionali e con esclusione di attività di somministrazione e di vendita”.
Dal punto di vista fiscale, è ormai pacifico che i GAS costituitisi in associazione possano richiedere un codice fiscale, mentre più controversa appare la questione relativa alla concessione della partita IVA, che in alcuni casi è stata concessa, in altri casi no. In ogni caso, come suggerisce Saroldi, al fine di evitare ogni controversia burocratica, esiste sempre la possibilità di “chiedere al produttore di emettere ricevute singole intestate al singolo socio ordinante” (Saroldi, 2001: 48).
Molto importanti sono i criteri di scelta dei prodotti e dei produttori. Nel paragrafo precedente abbiamo passato in rassegna i 13 criteri di scelta per un consumo consapevole indicati nel Documento Base dei GAS. Volendo semplificare il discorso, possiamo, con Valera (2005: 10-11), ridurli a 5:
1. Acquistare da piccoli produttori;