LETS ON THE FIELD: IL CASO DI SHEFFIELD 7.1 Introduzione al caso di studio
7.7 Riflessioni conclusive sul caso di studio.
La ricerca sul campo che abbiamo condotto riguardo al LETS di Sheffield ha prodotto dei risultati che si pongono abbastanza in linea con le caratteristiche generali dei LETS riportate dalla letteratura, in gran parte esaminata nel capitolo precedente.
Il LETS di Sheffield si presenta come un LETS di medie dimensioni, con una membreship composta in gran parte da lavoratori in proprio e da lavoratori part-time e con una età media che si pone al di sopra dei 50 anni di età. La presenza di disoccupati è scarsamente significativa e questo può essere dovuto, come abbiamo avuto modo di capire dalle ricerche di Williams, soprattutto a motivi di carattere fiscale e alle difficoltà che i disoccupati hanno ad inserirsi in contesti informali.
Dal punto di vista delle motivazioni alla partecipazione da parte dei membri, ne abbiamo rilevato due tipologie. Una che pone maggiormente l’accento sul bisogno di relazioni sociali ed amicali; l’altra che sottolinea, invece, il ruolo che il LETS ha come spazio economico alternativo.
L’aspetto economico, infatti, al contrario di quanto potrebbe sembrare, gioca un ruolo importante nel momento in cui le persone si avvicinano al LETS per riuscire a soddisfare esigenze e bisogni che non si potrebbero permettere di soddisfare attraverso i normali canali dell’economia formale. Si tratta di un livello micro che, però, spesso assume un’importanza notevole a livello del miglioramento della qualità della vita delle persone.
E’, però, vero che, al di là di quanto appena affermato, vi è una scarsa incidenza quantitativa che gli scambi effettuati nell’ambito del LETS hanno, in base a quanto dichiarato dagli stessi membri, sulla loro vita quotidiana. Questo è dovuto, in gran parte, alla ridotta gamma di beni e servizi disponibili nell’ambito del LETS, dovuta a sua volta ad una posizione di assoluto svantaggio che i LETS hanno rispetto all’economia di mercato dal punto di vista dell’accesso ai mezzi di produzione e dell’utilizzo delle forze produttive.
Proprio per queste ragioni, è stata prospettata ai membri, per verificarne le reazioni, la possibilità di un coinvolgimento delle imprese capitalistiche nelle attività dei LETS. Questa possibilità di coinvolgimento delle imprese, però, è stata vista più come una minaccia che come un’opportunità, dal momento che comporta il rischio di uno snaturamento della logica stessa dei LETS i quali potrebbero essere contaminati da elementi, quali la competitività e la ricerca del profitto, che gli sono assolutamente estranei.
Ecco perchè, sebbene vi sia l’esigenza di un apporto tecnologico in termini di forze produttive che allarghi la gamma di beni e servizi attualmente offerti nei LETS,
questa esigenza non può essere soddisfatta a scapito della salvaguardia della natura e della stessa ragion d’essere dei LETS. Per questa ragione, non è possibile pensare ad un coinvolgimento tout court delle imprese capitalistiche, ma occorrerebbe guardare a quei soggetti produttivi che già operano secondo principi riconducibili a quelli dell’economia solidale oppure sollecitarne la nascita di nuovi.
Ciò su cui, però, vorremmo soffermaci in modo particolare è il fatto che il sistema dei LETS, per come abbiamo avuto modo di constatare attraverso l’analisi empirica, risponde in pieno alla definizione di movimento sociale come “segno”, riconducibile all’analisi di Melucci. I membri del LETS, infatti, attraverso la loro partecipazione attiva, lanciano un segno alla società nel suo complesso, testimoniando che un altro modo di concepire i rapporti economici e le relazioni sociali fra gli individui è possibile.
I membri dei LETS non chiedono nulla allo Stato, ma si limitano a mettere direttamente in pratica i valori in cui credono, facendo della testimonianza diretta il migliore argomento a favore della bontà delle idee e dei principi che sono alla base della loro azione. Questo aspetto è molto importante, perché mette in luce il fatto che i LETS sono dei movimenti che non si propongono il conseguimento di obiettivi esterni rispetto a quello della loro stessa esistenza come piccoli mondi alternativi che si contrappongono alle relazioni mercificate dell’economia di mercato.
Il fine, nel caso dei LETS, è dato dalla concreta messa in pratica dei valori alternativi di cui essi sono portatori e che, per prendere in prestito il linguaggio di Melucci, assurgono al rango di “codici culturali” attraverso cui i LETS parlano alla società nella sua totalità ed intraprendono la sfida della sua trasformazione.
A questo proposito, poco rileva il fatto che, come è emerso nel corso dell’indagine empirica, il peso degli scambi effettuati dai membri all’interno del LETS risulta essere quantitativamente poco rilevante. Di questo risultano essere perfettamente consapevoli gli stessi membri i quali, come abbiamo visto, hanno dichiarato che i beni scambiati all’interno del LETS, in termini puramente quantitativi, incidono molto poco sul loro bilancio familiare complessivo.
Come per tutte le trasformazioni sociali, è necessario del tempo affinché i nuovi valori culturali mettano radici e arrivino a condizionare in maniera
predominante, così come oggi fa l’economia di mercato, la vita economica e sociale di una collettività.
Polanyi ci insegna come la stessa economia di mercato fosse un qualcosa di estremamente marginale nelle società pre-capitalistiche, mentre oggi è arrivata ad essere la modalità prevalente in cui si danno i rapporti fra gli individui. Per questa ragione, sarebbe completamente miope archiviare il discorso sui LETS, considerandoli marginali ed economicamente poco incisivi, dal momento che essi racchiudono un potenziale che è in grado di aggiungere un tassello importantissimo alla trasformazione della società nel senso di una sua caratterizzazione economica di tipo solidale e cooperativo.
Già oggi, però, i LETS rivestono una funzione importantissima, che è quella di sopperire ai processi di marginalizzazione ed esclusione propri della società capitalistica, dando alle persone che ad essi si avvicinano la possibilità di sperimentare modalità alternative di relazionarsi reciprocamente e spesso anche, come abbiamo avuto modo di vedere nelle interviste, di soddisfare bisogni che non riuscirebbero a soddisfare se dovessero fare affidamento soltanto sul mercato.
Il messaggio che i LETS lanciano alla società è molto potente: occorre ripensare i rapporti economici ed in particolare il rapporto di denaro, se non si vuole continuare a perseverare in un meccanismo economico che fatica sempre di più a riprodursi sulle sue stesse basi e che genera sempre più processi di marginalizzazione ed esclusione. L’azione dei LETS, quindi, si pone come il segno pratico di una possibile modalità di trasformazione della società nel suo insieme.
Per quanto riguarda il grado di consapevolezza dei membri relativamente al ruolo dei LETS in questo processo di trasformazione della società, questa consapevolezza emerge non tanto ad un livello generale e metanarrativo, quanto piuttosto a livello dell’ agire locale e della valorizzazione della propria comunità di riferimento e delle sue risorse. Nessun membro dei LETS immagina, sia pure lontanamente, di poter trasformare la società attraverso la presa del potere o attraverso una diretta influenza sulle elites politiche; tutti, però, sono convinti di poter esercitare, sia pure su piccola scala, una azione diretta al miglioramento delle relazioni sociali fra gli individui e all’instaurazione di rapporti di scambio improntati all’equità e alla solidarietà.
Qui sta la forza e il potenziale dei LETS: nell’essere, cioè, anticipatori di un futuro possibile che, anziché essere posticipato all’infinito, viene catturato nell’istantanea di un “qui e ora” che rappresenta la migliore testimonianza del fatto che altre modalità di organizzare la vita economica e sociale degli individui sono possibili.
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I GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALI COME NUOVA FORMA DI