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Giamblico si accinge a prendere in considerazione la terza fase del ragionamento di Porfirio, introdotto nel cap XIX, e riguardante la causalità degli esseri superiori nelle

pratiche divinatorie. La teoria qui proposta è la seguente: una nuova sostanza

nascerebbe dall’incontro fra la nostra anima ed il soffio divino che proviene

dall’esterno. L’istanza viene rigettata da Giamblico, il quale non ammette che due

sostanze di diversa natura possano produrne una terza della medesima specie, natura e

sostanza. Ciò che è trascendente non può costituirsi in unità con quello che è uscito da

se stesso. Pertanto, la divinazione attraverso piccole scintille non può essere ritenuta

autenticamente divina, giacché la divinazione divina non può dipendere dai movimenti

passionali e casuali dell’anima umana. Il rischio, infatti, sarebbe quello di sovvertire

l’ordine generale, trasformando gli esseri eterni in esseri mutevoli e temporali, ed

assistendo viceversa al mutamento di questi ultimi nei primi. Tale opinione sulla

divinazione viene dunque giudicata irrazionale.

150.3-18

Mh/pote ouÅn oÁ tri¿ton prose/qhka/j e)stin a)lhqe/steron, w¨j aÃra mikto/n ti gi¿gnetai u(posta/sewj eiådoj e)c h(mw½n te th=j yuxh=j kaiì eÃcwqen qei¿aj e)pipnoi¿aj.515 àOra dh\ ouÅn au)to\ a)kribe/steron, mh/ poi la/qwmen par' au)tou= parapodisqe/ntej kaiì th=j e)n au)t%½ fainome/nhj eu)prepei¿aj.516 Ei¹ ga\r pou/ ti e)k duoiÍn eÁn a)poteloiÍto, o(moeide\j tou=to kaiì o(mofue\j pa=n e)sti kaiì o(moou/sion! ouÀtw ta\ stoixeiÍa sunerxo/mena ei¹j tau)to\ e)k pollw½n eÀn ti a)perga/zetai, kaiì yuxaiì plei¿onej ei¹j yuxh\n mi¿an th\n

515 150.3-5:

Mh/pote e)pipnoi¿aj, ecco la terza fase dell’argomentazione porfiriana: una nuova forma di sostanza trarrebbe origine dall’incontro fra la nostra anima ed il soffio divino che proviene dall’esterno. Il composto va così a costituire una nuova uJpovstasi". Nel Libro II Giamblico ha già diviso e classificato

tutti gli esseri, ciascuno secondo le sue peculiarità: dell’anima umana è stato scritto che essa può congiungersi alla natura di chi vuole, ovvero distaccarsene, facendosi simile a tutti oppure differenziandosi (DM 69.1-4). In questo caso, infatti, l’A. giudica più vero (ajlhqevsteron) quanto qui è sostenuto da Porfirio, benché esorti quest’ultimo a considerare la cosa con maggiore precisione. 516 150.5-8

: àOra dh\ … eu)prepei¿aj, la tesi porfiriana va attentamente valutata, perché non si corra il rischio di lasciarsene persuadere.

117

oÀlhn summi¿gnuntai.517 Ou) me/ntoi to\ pantelw½j e)cvrhme/non pro\j to\ e)kbebhko\j e(autou= ge/noito aÃn pote eÀn, ou)de\ yuxh\ toi¿nun meta\ th=j qei¿aj e)pipnoi¿aj eÀn ti poieiÍ u(posta/sewj eiådoj.518 Ei¹ ga\r aÃmikto/n e)sti to\ qeiÍon, ou)d' h( yuxh\ pro\j au)to\ summi¿gnutai! kaiì ei¹ a)meta/blhton u(pa/rxei, ou)k aÄn e)k th=j sugkra/sewj ei¹j to\ koino\n a)po\ tou= a(plou= metablhqei¿h519

151.1-9

Pro/teron me\n ouÅn mikra\ ai¹qu/gmata a)negei¿rein e)no/mizo/n tinej kaiì qeiÍa e)n h(miÍn eiãdh, aÀper, eiãte fusika\ eiãte aÃllwj o(pwsou=n hÅn swmatoeidh=, a)du/nata dh/pouqen hÅn e)k tw½n tuxo/ntwn ei¹j ta\ qeiÍa meqi¿stasqai!520 e)n dh\ t%½ paro/nti th\n yuxh\n a)pofai¿nontai sunaiti¿an th=j qei¿aj sugkra/sewj, kaiì dh=lon oÀti i¹sa/cioj gi¿gnetai toiÍj qeoiÍj, di¿dwsi¿ te au)toiÍj ti mo/rion kaiì e)n t%½ me/rei de/xetai a)p' e)kei¿nwn, me/tra te toiÍj krei¿ttosin e)piqh/sei kaiì au)th\ a)p' e)kei¿nwn o(risqh/setai521

517 150.8-12:

Ei¹ ga\r … summi¿gnuntai, il ragionamento di Giamblico è il seguente: se da due cose ne risultasse una, questa sarebbe tutta della medesima specie (o(moeide\j), della medesima natura (o(mofue\j) e della medesima sostanza (o(moou/sion). In questa maniera accade che più elementi facciano di una molteplicità un’unità, così come le anime umane, unendosi tra loro, formano l’anima nella sua totalità. 518 150.12-15:

Ou) me/ntoi … eiådoj, la conclusione dei ragionamenti addotti sino a questo punto è la seguente: gli dèi, esseri interamente trascendenti, non possono costituirsi in un’unità con i prodotti del loro atto creativo, in questo caso le anime umane; essi non formeranno mai con esse una sostanza di una sola specie (u(posta/sewj eiådoj). Per l’irriducibilità degli esseri superiori a quelli inferiori cfr. anche

DM 33.17 e 203.15-204.4. 519 150.15-18:

Ei¹ ga\r … metablhqei¿h, la realtà divina non contempla la mescolanza con le realtà da essa stessa generate; a maggior ragione neanche l’anima umana potrà mescolarvisi e, priva di cambiamento, non potrebbe passare dal semplice al composto ad opera della mescolanza. Sodano, I misteri egiziani,

cit., pp. 312-313, commenta il passo accettando la tesi di Larsen, Jamblique de Chalcis exégète et philosophe, cit., p. 160, il quale «osserva la probabilità che in questo passo si respinga l’incarnazione di

Cristo, rifiutando che l’anima umana e il divino costituiscano una sola ipostasi […]. Inoltre era nozione ai Neoplatonici inaccettabile un’incarnazione unica, avvenuta una volta sola nel tempo […] Infine, all’intellettualismo greco e alla norma di alcuni valori neoplatonici era nozione incomprensibile che il dio si unisse con il corpo mortale, impuro nella sua abiezione».

520

151.1-4: Pro/teron … meqi¿stasqai, torna l’argomento affrontato nel capitolo precedente, e relativo alla divinazione attraverso piccole scintille (cfr. Platone, Leg. 677b). A quanto sembra, in un passato imprecisato, e sul quale – scrive Moreschini – non esisterebbe alcun riferimento dottrinale (cfr. Moreschini, I misteri degli Egiziani, cit., p. 255), alcuni hanno sperimentato questo tipo di divinazione, fisica o corporea che sia, la quale certamente non può valicare i limiti della casualità per raggiungere una condizione divina. Giamblico, del resto, ha cura di tenere sempre nettamente distinto il piano umano- corporeo da quello divino-incorporeo.

521

151.4-9: e)n dh\ t%½ … o(risqh/setai, questo genere di indovini ha fatto dell’anima umana una concausa della mescolanza divina, così che essa diventa pari in dignità agli dèi, dona loro una particella di se stessa e a sua volta ne riceve da essi, darà infine le sue misure a coloro che le sono superiori e sarà delimitata da essi.

118

151.9-152.7

oÁ de\ deino/taton wÒn le/gousi¿ tinej, oÀti kaiì e)n stoixei¿wn ta/cei oi¸ qeoiì prohgou/menoi e)nupa/rcousi toiÍj a)poteloume/noij u(f' e(autw½n, kaiì eÃstai ti parago/menon a)po\ xro/nou kaiì th=j kata\ xro/non summi¿cewj oÁ perie/xei tou\j qeou\j e)n e(aut%½.522 Ti¿ de\ dh\ kaiì eÃsti tou=to to\ su/mmikton th=j u(posta/sewj eiådoj; ei¹ me\n ga\r to\ sunamfo/teron, ou)k eÃstai eÁn e)k duoiÍn a)lla\ su/nqeto/n ti kaiì sumpeforhme/non a)po\ tw½n du/o! ei¹ d' w¨j eÀteron a)mfoiÍn, meta/blhta eÃstai ta\ a)i¿dia, kaiì ta\ qeiÍa tw½n e)n tv= gene/sei fusikw½n ou)de\n dioi¿sei! kaiì to\ gigno/menon aÃtopon me\n eÃstai a)i¿dion fuo/menon dia\ gene/sewj, a)topw¯teron de/ ti dialuqh/setai e)c a)idi¿wn u(festhko/j.523 Ou)damw½j aÃra ou)de\ h( toiau/th do/ca periì th=j mantei¿aj eÃxei tina\ lo/gon. Noh/swmen d' eÃti kaiì th\n para/docon tau/thn u(po/lhyin, eiãte mi¿an tij au)th\n qei¿h eiãte du/o.524

522 151.9-13:

oÁ de\ … e(aut%½, probabile allusione al mistero dell’Incarnazione nel Cristianesimo. Qui, infatti, Giamblico chiama ancora una volta in causa dei non meglio precisati tine", secondo i quali gli dèi,

che pure vengono prima di tutti gli esseri, sono posti nell’ordine di quegli elementi e nell’ambito di quelle cose che essi stessi producono. Dunque, in virtù di questo fatto, vi sarà qualcosa, prodotta dal tempo e dalla mescolanza che avviene mediante il tempo, che racchiuderà entro di sé gli dèi.

523 151.13-152.4:

Ti¿ de\ … u(festhko/j, di che genere è, chiede Giamblico, questo tipo di ipostasi? Se essa sarà l’una e l’altra cosa, dunque una mescolanza dell’anima umana e del divino, non sarà più una da due, ma composta e definita in due entità; qualora invece dovesse differenziarsi sia dalla sua componente umana che da quella divina, allora finirà che gli esseri eterni diventeranno mutevoli, mentre quelli divini saranno equiparati alle nature generate. Così ciò che avrà un’origine nella realtà in divenire sarà eterno per sua stessa natura, mentre sarà destinato a perire ciò che ha preso sussistenza dagli esseri eterni.

524 152.4-7:

Ou)damw½j … du/o, il capitolo non chiude definitivamente la questione, perché non viene ancora chiarito quale sia l’autentica natura di questo tipo di divinazione, se cioè la si debba considerare una oppure duplice. In ogni caso pare a Giamblico che, sinora, questa opinione sulla mantica non presenti alcun fondamento razionale.

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Cap. XXII

Secondo Porfirio l’anima genera una potenza immaginativa del futuro mediante

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