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Con il presente capitolo Giamblico inaugura la trattazione sulla divinazione che si compie attraverso l’arte umana Porfirio ricorda le tecniche mantiche più diffuse nel

mondo antico, vale a dire la divinazione mediante le viscere, gli uccelli e gli astri.

Giamblico spiega che in virtù dell’affinità he esiste tra le cose e i segni mostrati, l’arte

congettura e inventa i propri responsi. Gli dèi fanno i segni mediante la natura, che in

tal modo produce i fenomeni, oppure mediante i demoni, i quali presiedono agli

elementi dell’universo, agli animali e a tutto ciò che si trova nel mondo. I demoni

manifestano simbolicamente il pensiero degli dèi e la rivelazione del futuro, ma

esercitano anche la facoltà di muovere l’intelligenza umana ad una acutezza maggiore.

135.1-14

Fe/re dh\ ouÅn404 e)piì to\n dia\ te/xnhj a)nqrwpi¿nhj405 e)pitelou/menon tro/pon mete/lqwmen, oÀstij stoxasmou= kaiì oi¹h/sewj plei¿onoj eiãlhfe! le/geij de\ kaiì periì

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Commento 135.1-8: questo tipo di divinazione, nettamente distinta dalle forme precedenti, è quella dell’arte umana (tevxnh ajnqrwpivnh). Porfirio ne menziona, essenzialmente, tre varianti: la divinazione mediante le viscere, gli uccelli e gli astri. Per Giamblico queste tre arti sono sufficienti a definire l’eij'do" in questione. In realtà Sodano fa notare come tale distinzione non fosse stata introdotta nella fattispecie da Giamblico, bensì costituisse retaggio della tradizione stoica: «su di essa è strutturato il De divinatione ciceroniano: cfr. I 12 («Ci sono due forme di divinazione e di esse una dipende dall’arte, l’altra è legata alla natura»), I 34 (ove le due specie sono più particolarmente definite), II 36, ecc. Nell’ambito della mantica professionale, l’abilità individuale ha la funzione di interpretare i segni premonitori: di questi, alcuni, né divini né mantici, rimangono all’interno della sfera fisica, naturale, e di essi sono interpreti a volte alcuni animali, i quali hanno un’istintiva preconoscenza di terremoti o di piogge o di venti e tempeste […]. Di questa capacità divinatoria inferiore aveva probabilmente trattato anche Posidonio: se l’accenno sbrigativo e poco chiaro di Cicerone (Div. 1, 109) che la conoscenza delle cose che si acquista con il tempo e con ripetute osservazioni si può raggiungere anche senza l’aiuto e la spinta degli dèi, ci pone effettivamente sulla via di un sistema posidoniano in cui trovavano direttamente posto anche le artes» (Sodano, I misteri egiziani, cit., p. 307). Le arti in questione sono la medicina, la nautica, ma anche l’agricoltura, come mostra lo stesso Cicerone, Div. 112: «Multa medici, multa gubernatores, agricolae etiam multa praesentiunt, sed nullam eorum divinationem voco». Per gli altri passi relativi alla divinazione in Posidonio cfr. Cicerone, Div. 1, 57, 129-130; 2, 21, 47. Per la traduzione di tutti i frammenti vedi Posidonio, Testimonianze e frammenti, a cura di E. Vimercati, Bompiani, Milano, 2004. 405

135.1: te/xnhj a)nqrwpi¿nhj, Quest’espressione corrisponde a quella che C. Addey, Oracles, dreams,

astrology, cit., p. 37, chiama, in maniera significativa, divinazione induttiva: «Iamblichus implies that inductive divination is inferior to the inspired mode of divination; this inferiority seems to stem from the

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tou/tou toiau=ta! oi¸ d' hÃdh kaiì dia\ spla/gxnwn406 kaiì di' o)rni¿qwn407 kaiì di' a)ste/rwn408 te/xnhn sunesth/santo th=j qh/raj tou= me/llontoj. Ei¹siì me\n kaiì aÃllai plei¿onej te/xnai toiau=tai, plh\n a)lla\ kaiì auÂtai¿ ge a)poxrw½sin e)ndei¿casqai pa=n to\ texniko\n eiådoj th=j mantikh=j. ¸Wj me\n ouÅn409 to\ oÀlon ei¹peiÍn, shmei¿oij410 tisiì

themselves, which proceed directly from divinity […] inspired divination is caused by the supreme power of the gods whereas inductive divination depends ultimately upon human interpretation and skill». Definizione equivalente è stata offerta da Sodano, I misteri egiziani, cit., pp. 307-308, il quale ha scelto espressioni quali divinazione tecnica e professionale. Questa si attesta ad un livello inferiore, ma in quanto tevxnh dovrà interpretare i segni ed i messaggi cifrati che sono nel cosmo, rendendo in tal modo possibile la predizione del futuro.

406 135.4:

dia\ spla/gxnwn, è l’arte di fare predizioni mediante l’analisi delle viscere animali, fegato e intestino. Già in VP 54, 93, Giamblico ha sostituito tale pratica con la prescienza attraverso i numeri (th\n dia\ tw'n ajriqmw'n provgnwsin), ritenuta arte più pura e più divina, maggiormente appropriata ai numeri celesti degli dèi. Shaw, The geometry of grace. A Pythagorean approach to theurgy, in H. Blumenthal, E. C. Gillan (eds), The Divine Iamblichus, cit., p. 126, suggerisce che i numeri costituiscano dei veri e propri sacrifici noetici ed incorporei: «all theurgies were effected through, and were sacrifices of, numbers». Tutte le trasformazioni dell’anima sono numeriche: lo stesso corpo originario dell’anima possiede una struttura numerica (Tim. 34-6; 43b-44), divisa in parti al momento dell’incarnazione. Vige, pertanto, una stretta relazione fra il culto rituale e le discipline matematiche, il fine delle quali è prettamente religioso, giacché l’anima si trasforma proprio attraverso la recezione delle figure geometriche (Ibid., p.129). Ancora, Sodano, I misteri egiziani, cit., p. 308, precisa il fatto che, nel De mysteriis, «il segno divino nelle viscere della vittima (cioè nel cosmo) si realizza con il collegamento teurgico dio-mondo - «secondo che piace agli dèi» (136.13) -, esso non s’inserisce nel processo fisico né è conforme ad una legge fisica: questi sono piuttosto i mezzi di cui si serve il dio, il quale interviene in essi di volontà sua e li guida». 407 135.4:

di' o)rni¿qwn, è l’osservazione del volo degli uccelli (136.18-137.10). Anche per questa disciplina, si rende possibile un confronto con Posidonio, secondo la testimonianza di Cicerone, Div. I 117-131, specialmente Div. I 120 per la somiglianza con il De mysteriis. Ma, specifica Sodano, I misteri

egiziani, cit., p. 309, la dottrina di Posidonio è, nell’interpretazione del De mysteriis, trasformata:

«costituisce quasi un elemento secondario, subordinato, perché la sua identità di potere divino e legge naturale, che si realizza per mezzo della simpatia cosmica, risulta spezzata e la volontà del dio interviene dall’esterno a modificare la legge fisica: se gli uccelli a volte da se stessi si feriscono o se fra loro si uccidono, questo, secondo il De mysteriis, è un fatto soprannaturale, e gli uccelli sono soltanto

instrumenta». 408

di' a)ste/rwn, è la divinazione attraverso gli astri, Astroscopia (137.11-138.6). Scrive Sodano, I misteri

egiziani, cit., p. 309: «La possibilità che l’avvenire sia presentito mediante l’osservazione delle stelle è

dovuta all’azione degli dèi celesti sul corso dei corpi celesti e i segni divini scendono nel cosmo e intervengono su di esso per la legge della simpatia cosmica. È, questo dell’astroscopia, il caso in cui la sfera cosmica s’avvicina di più alla sfera trascendente, e la simpatia teurgica è concomitante alla simpatia cosmica, perché nel segno mantico l’attività divina può coincidere con l’attività fisica […]. Il segno, però, non è un prodotto della simpatia cosmica, esso viene dal dio. Qui il De mysteriis si distanzia dalla teoria tradizionale simpatetico-cosmica, che è, sostanzialmente, ripresa anche da Plotino (cfr. soprattutto Enn. II 3 [52]) e poi da Sesto Empirico (M. V 4): la simpatia cosmica rimane, in esso, subordinata, il segno divino appartiene piuttosto alla sfera sopracosmica».

409 Commento 135.8-14: la mantica di questo genere impiega dei segni compiuti dagli dèi in maniere diverse. Il principio regolatore è rappresentato dall’affinità che esiste tra le cose e i segni mostrati, sicché l’arte ne offre le possibii interpretazioni traendo delle conseguenze da certe probabilità. Per quanto concerne l’espressione iniziale, Saffrey, Lettre à Anébon l’égyptien, cit., p. 25, dubita fosse questo l’incipit dell’argomentazione porfiriana: «Il n’est pas certain que les lignes 5-8 qui suivent

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tou=to qei¿oij xrh=tai e)k qew½n e)piteloume/noij kata\ poiki¿louj tro/pouj. ¹Apo\ de\ tw½n qei¿wn tekmhri¿wn kata\ th\n sugge/neian411 tw½n pragma/twn pro\j ta\ deiknu/mena shmeiÍa sumba/llei pwj h( te/xnh kaiì stoxa/zetai th\n mantei¿an, e)c ei¹ko/twn tinw½n au)th\n sullogizome/nh.

135.14-136.10

Ta\ me\n ouÅn412 shmeiÍa oi¸ qeoiì poiou=si dia\ th=j fu/sewj th=j douleuou/shj au)toiÍj pro\j th\n ge/nesin,413 th=j te koinh=j kaiì th=j i¹di¿aj e(ka/stwn, hÄ dia\ tw½n genesiourgw½n daimo/nwn414 oiàtinej toiÍj stoixei¿oij tou= panto\j kaiì toiÍj merikoiÍj sw¯masi z%¯oij te kaiì toiÍj e)n t%½ ko/sm% pa=sin e)pibebhko/tej aÃgousi ta\ faino/mena meta\ r(#stw¯nhj oÀpvper aÄn dokv= toiÍj qeoiÍj. Sumbolikw½j de\ th\n

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