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A quanto pare Porfirio sostiene che i fabbricatori di immagini osservano i movimenti dei corpi celesti e decretano quale rivoluzione di un determinato corpo celeste renda la

divinazione falsa oppure vera. Neanche in questo caso tali fantasmi avranno un valore

divino, giacché sono proprio gli elementi ultimi della realtà in divenire ad essere

maggiormente influenzati dai corpi celesti, e simpatizzano con le emanazioni che ne

discendono. Anzi, puntualizza Giamblico, è vero l’esatto contrario, poiché le realtà

mutevoli, trasformate per effetto dei movimenti esterni, daranno luogo a predizioni

incerte e inaffidabili, per cui non è possibile attribuire loro anche solo una piccola parte

della potenza divina. Né le potenze materiali sono demoni: questi ultimi, infatti, non

sono prodotti né da queste né dagli uomini, semmai producono le prime e plasmano i

secondi. Il demone è semplice e non va confuso con le immagini prodotte dai

fabbricatori. La natura dei demoni è differente da quella delle immagini, così come la

guida delle immagini è ben diversa da quella del capo dei demoni. Tuttavia, anche

secondo Porfirio (stando, almeno, a quanto riferisce lo stesso Giamblico), nessun dio o

demone può essere trascinato in basso dalle immagini. Si osservi, infine, che non è

possibile compiere nessuna operazione sacra senza l’ausilio di un dio o di un demone.

173.9-174.1

¹Alla\ parathrou=sin ouÂtoi,642 fhsi¿, th\n tw½n ou)rani¿wn fora/n, kaiì le/gousi ti¿noj tw½n kat' ou)rano\n meta\ ti¿noj hÄ ti¿nwn poleu/ontoj eÃstai yeudh= ta\ manteiÍa hÄ a)lhqh=, kaiì ta\ drw¯mena a)rga\ hÄ a)paggeltika\ hÄ a)potelestika/.643 ¹All' ou)de\

642 173.9:

ouÂtoi, vale a dire i fabbricatori di immagini. Cfr. Saffrey, Lettre à Anébon l’égyptien, cit., p. 36.

643 173.9-13:

¹Alla\ … a)potelestika/, secondo Porfirio i fabbricatori di immagini osservano i movimenti dei corpi celesti e sentenziano quale rivoluzione, di quale corpo celeste, e unita a quali altri astri, renda veritiera o falsa la divinazione, e quali fenomeni rendano a loro volta inattivi o rivelatori gli oracoli. Quanto al vocabolo a)potelestikav, esso designa le opere che vengono compiute dai fabbricatori di immagini, ma nel Libro II to\ ajpotelestikovn si riferisce precisamente alle operazioni compiute dalle classi superiori degli eroi, degli angeli e dei demoni (cfr. DM 74.18; 75.4; 88.8).

152

tou/twn eÀneka eÀcei ti ta\ fanta/smata tau=ta qeiÍon.644 Kaiì ga\r ta\ eÃsxata tw½n e)n tv= gene/sei kineiÍtai toiÍj ou)rani¿oij dro/moij kaiì sumpa/sxei pro\j ta\j a)p'au)tw½n katiou/saj a)porroi¿aj!645 ou) mh\n a)lla\ kaiì eiã tij au)ta\ met' a)kribei¿aj e)piske/yaito, ta)nanti¿a tou/twn e)pidei¿knusin.646

174.1-10

áA ga/r e)sti panta/pasin eu)meta/blhta kaiì a)po\ tw½n eÃcwqen kinh/sewn pantoi¿wj metatre/petai wÐste a)rga\ hÄ xrhmatistika\ hÄ e)paggeltika\ hÄ e)pitelestika\ hÄ aÃllote a)lloiÍa a)poteleiÍsqai, pw½j eÃnesti tau=ta kaiì mikra=j tinoj mete/xein e)n e(autoiÍj qei¿aj duna/mewj;647 ti¿ ouÅn; ai¸ e)nou=sai e)n taiÍj uÀlaij duna/meij stoixeiÍa tw½n daimo/nwn ei¹si¿n; ou) me\n ouÅn! ou)de\n ga\r tw½n kata\ me/roj ai¹sqhtw½n swma/twn genn#= dai¿monaj! polu\ de\ ma=llon tau=ta genna=tai¿ te kaiì froureiÍtai u(po\ tw½n daimo/nwn.648

174.10-175.4

All' ou)de\ aÃnqrwpo/j tij pla/sai du/natai wÐsper e)k mhxanh=j daimo/nwn tina\j

morfa/j, a)lla\ to\ a)na/palin au)to\j ma=llon pla/ssetai kaiì dhmiourgeiÍtai u(po\ tw½n

644

173.13-14: ¹All' ou)de\ … qeiÍon, tali predizioni, ammonisce Giamblico, non avranno in ogni caso valore divino, in quanto anch’esse non si riveleranno altro che fantasmi.

645 173.14-16:

Kaiì ga\r … a)porroi¿aj, dal momento che le divinazioni mosse all’opera non contengono nulla di divino, ad essere mossi dalle rivoluzioni celesti saranno esclusivamente gli elementi ultimi (ta\ e[sxata) della realtà che è soggetta al divenire: essi, infatti, simpatizzano (sumpavsxei) con le emanazioni che ne discendono.

646

173.16-174.1: ou) mh\n

e)pidei¿knusin, da questo momento in avanti inizia la confutazione dell’argomentazione addotta da Porfirio. In tale frangente Giamblico afferma che le cose stanno esattamente all’opposto di come sono state disposte dal filosofo di Tiro, ribadendosostanzialmente il concetto secondo il quale le divinazioni che fanno leva sulle rivoluzioni celesti non contengono nessuna divina prescienza.

647

174.1-6: áA ga/r … duna/mewj, nuova interrogazione retorica di Giamblico sulla distinzione fra divinazione divina ed arte divinatoria: le realtà mutevoli – vale a dire le predizioni che discendono dalle influenze astrali -, che si trasformano per effetto dei movimenti esterni, e che sono rese inoperanti oppure operative, rivelatrici oppure efficaci, e ora di un tipo, ora di un altro, non possono avere in sé nemmeno una piccola parte della potenza divina.

648 174.6-10:

ti¿ ouÅn … daimo/nwn, la classe superiore dei demoni viene qui radicalmente distinta dalle potenze materiali: i suoi elementi non hanno nulla a che vedere con quanto accade nelle realtà del mondo in divenire. Non sono infatti i corpi sensibili o quelli parziali a produrre i demoni, ma è vero l’esatto contrario, che cioè sono i demoni a generare e conservare i corpi.

153

daimo/nwn, kaq' oÀson ai¹sqhtou= sw¯matoj mete/xei.649 ¹All' ou)de\ e)k stoixei¿wn tw½n ai¹sqhtw½n sumpeforhme/non ti plh=qoj a)pogenna=tai to\ daimo/nion, a)lla\ ple/on qa/teron au)to/ te/ e)stin a(plou=n kaiì periì ta\ su/nqeta monoeidw½j e)nergeiÍ.650 àOqen dh\ ou)de\ presbu/tera eÀcei ta\ ai¹sqhta\ e(autou= ou)de\ monimw¯tera, a)ll' au)to\ presbei¿# kaiì duna/mei diafe/ron toiÍj ai¹sqhtoiÍj metadi¿dwsin hÁn du/natai de/xesqai diamonh/n.651 Plh\n ei¹ mh\ ta\ eiãdwla dai¿monaj e)ponoma/zeij, ou)k o)rqw½j e)pisu/rwn th\n toiau/thn klh=sin.652

175.5-14

ãAllh me\n ga/r e)stin h( tw½n daimo/nwn fu/sij aÃllh de\ h( tw½n ei¹dw¯lwn!653 ta/cij te au)tw½n e(kate/rwn pa/mpolu die/sthken.654 Kaiì dh\ kaiì o( tw½n ei¹dw¯lwn xorhgo\j dia/foro/j e)sti para\ to\n me/gan h(gemo/na tw½n daimo/nwn.655 ¹Ame/lei kaiì su\ tosou=to sugxwreiÍj, mhde/na qeo\n hÄ dai¿mona le/gwn u(p' au)tw½n kaqe/lkesqai.656 Ti¿noj ouÅn eÃti ge/noito aÄn a)ci¿a dia/pracij i¸era\ hÄ tou= me/llontoj pro/gnwsij, hÀtij aÃmoiro/j

649 174.10-14:

All' ou)de\ … mete/xei, non è possibile che un uomo, pure impiegando una tecnica particolare, possa plasmare dei demoni, ma sarà piuttosto lui ad essere plasmato e creato da questi, nella misura in cui partecipa di un corpo sensibile.

650 174.14-17:

All' ou)de\ … e)nergeiÍ, il demone non è formato da una massa di elementi sensibili aggregati insieme; piuttosto esso è semplice ed opera in modo uniforme sulle realtà composte.

651

174.17-175.2: àOqen dh\ … diamonh/n, in quanto esseri sensibili, gli esseri umani non sono più antichi né tantomeno più stabili del demone. Questi, superiore per antichità e potenza concede agli elementi sensibili di partecipare a quel grado di stabilità che essi possono ricevere.

652

175.2-4: Plh\n … klh=sin, la distinzio fra demoni e immagini deve essere netta: le immagini sono prodotto dei fabbricatori, mentre i demoni sono realtà ontologiche, immateriali e preesistenti all’arte mantica.

653

175.6: ei¹dw¯lwn, questo termine, spiega Moreschini, I misteri degli Egiziani, cit., p. 287, «significherebbe sostanzialmente la statua nella quale si nasconderebbe il demone, quello che i cristiani chiamavano «idolo». La demonologia di Giamblico ammette il demone, ma non l’idolo, come si vede». 654 175.5-7:

ãAllh me\n … die/sthken, la natura dei demoni è diversa da quella degli idoli e le classi di ciascuno dei due gruppi sono radicalmente diverse tra loro.

655

175.7-8: Kaiì dh\ … daimo/nwn, la cosiddetta guida delle immagini (ei¹dw¯lwn xorhgo\j) è espressione riferita a colui che fabbrica le medesime, e la sua figura è ben diversa, scrive Giamblico, dal grande capo dei demoni. Secondo alcuni sarebbe, questa, un’allusione ad Arimane, il primo dio superiore ai demoni nella teologia iranica (cfr. Moreschini, I misteri degli Egiziani, cit., p. 287).

656 175.8-10:

Ame/lei … kaqe/lkesqai, Giamblico postula un accordo potenziale con Porfirio sul fatto che nessun dio o demone possa essere trascinato in basso dalle immagini. Saffrey, Lettre à Anébon

l’égyptien, cit., p. 37, commenta nella maniera seguente: «’Tu l’admets’, scil. qu’il y a une différence

entre dieu ou démon et simulacre. C’est-à-dire tout ce que Porphyre vient de dire depuis le Fr. 59 (= DM 167.10.11) ne se rapporte qu’à la thaumaturgie du plus bas niveau dans laquelle les dieux n’intervennient d’aucune façon».

154

e)sti panta/pasi kaiì qeou= kaiì dai¿monoj;657 wÐste ei¹de/nai me\n xrh\ kaiì tau/thn th\n qaumatourgi¿an ti¿na eÃxei fu/sin, xrh=sqai de\ hÄ pisteu/ein au)tv= mhdamw½j.658

657 175.10-12:

Ti¿noj … dai¿monoj, nuova interrogazione retorica di Giamblico, per la quale qualsiasi operazione sacra o prescienza del futuro non potrebbe sortire alcuna efficacia qualora fosse totalmente priva di un dio o di un demone.

658

175.13-14:

wÐste … mhdamw½j, per concludere il nostro capitolo Giamblico fa rifarimento alla taumaturgia, intesa come l’opera degli dèi o dei demoni, esortando a indagarne la natura, però allo stesso tempo ammonendo di non servirsene, né di riporre fiducia in essa.

155

Cap. XXXI

Con questo capitolo Giamblico conclude il Libro III dedicato alla mantica divina e

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